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Autore: SyamTwins    05/07/2010    0 recensioni
"La prima volta e unica volta che l’aveva visto era quando aveva 13 anni, quel giorno era stato concordato il loro matrimonio." Questa è la prima ficci che posto, fatemi sapere se vi piace.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Manila quella notte non aveva sonno. Era l’allieva più giovane di tutte, nonché la più debole. Sfuggita per un pelo a una matrimonio combinato con un uomo di quasi settant’anni. La rabbia per essere trattata come un oggetto privo di dignità, per la sua condizione, per non essere in grado di decidere la propria vita l’avevano accecata. La sera stessa del matrimonio era esplosa in uno scatto d’ira davanti a tutti gli invitati. La contessina di Neuerland che faceva la ribelle, invece che starsene composta e sottomessa a fissare il pavimento mentre veniva concessa a un vecchio senza che le fosse stato chiesto niente in proposito. Ecco ciò che avevano pensato gli invitati sbalorditi e indignati.
«Che c’è? Ora che c’è, brutte oche? Ma non ce l’avete un po’ d’amor proprio e un po’ di dignità che vi permettano di rivoltarvi a questo clima di segregazione???», aveva esclamato in piena cerimonia strappandosi quel maledetto velo bianco, pestandolo con rabbia e montando su uno de tavoli imbanchettati. Era scoppiato il putiferio. Il suo promesso sposo l’aveva tirata già dal tavolo strattonandola per l’abito e l’aveva presa a calci, sputandole addosso. I suoi genitori, conte e duchessa, avevano abbandonato la sala, imbarazzati. Gli invitati le avevano lanciato cibo e piatti addosso, poi lo sposo l’aveva trascinata giù per le scalinate del palazzo. La ragazza già con gli occhi lividi e il vestito insanguinato. La rabbia… oh quanta! Per una volta che una donna si era ribellata, era stata picchiata a sangue. E aveva solo 14 anni. Una ragazzina indifesa che aveva tutto da fare, ancora. Era questo il destino delle donne, no? Perché in fondo, erano solo donne. Che rabbia che provava ancora.
Una volta per strada il marito e gli invitati avevano iniziato a tirarle addosso delle pietre, mentre lei piangeva rannicchiandosi e gemendo sotto i duri colpi scagliati senza alcuna pietà. E allora era scattato qualcosa in lei. L’ira ceca aveva fatto vibrare impercettibilmente l’aria. Le pietre erano rimaste sospese a mezz’aria, immobili, tremanti per una frazione di secondo, e poi erano piombate a terra. La ragazza era rimasta al suolo ansimante, con l’abito nuziale impastato di sangue, polvere e lacrime, tutti i presenti erano rimasti ammutoliti.
«Avete visto che ha fatto? E’ una strega, una fattucchiera! FIGLIA DI SATANA, MUORI!!!!», si era levata una voce nella folla. Era scoppiato un boato. La giovane aveva fatto appena a tempo a rialzarsi che dovette lanciarsi in una corsa folle per il bosco del castello, inseguita da tutti gli invitati, ansimante, infreddolita, coi tacchi rotti e il corpo pieno di abrasioni. Sporca e piangente. Solo la voglia di sopravvivere l’aveva salvata, facendola correre veloce come il vento più di tutti gli uomini. Lei era solo una donna. Ma era migliore di tutti loro messi insieme. Neuerland distava solo due giorni a piedi da Linden. La ragazza non aveva fatto soste per dormire, né per mangiare, né per lavarsi o per curarsi le ferite. Aveva continuato il cammino, salvo brevi soste nascosta nella macchia in preda a una paura ceca. Arrivata in prossimità del Lago, spossata, debole, stanca e affamata. Con le ferite infettate, aveva fatto due passi stanchi nell’acqua gelida e poi vi si era abbandonata dentro, sentendo la circolazione riattivarsi. Quei giorni Manila non se li sarebbe mai scordata. Fu salvata dalle sacerdotesse che esplorarono i suoi ricordi e visto ciò che lei aveva fatto la sera del matrimonio con le pietre, l’avevano presa con sé. Ma il suo potere era debole. Il più debole di tutti.
La ragazza sedette sulla riva del lago, sospirando. Il ricordo era così vivo che sentiva ancora la rabbia imperversarle. Sulle braccia e sull’addome c’erano evidenti cicatrici, segni indelebili di quella notte.
«Io so, che pensi… sì sì».
Manila trasalì nel sentire quella voce irritante nella notte. Eppure l’argine era deserto.
«Sono qui», trillò la stessa vocina. Appiattita nell’acqua, come un ragno, c’era una ragazzina scheletrica, con la faccia mezza immersa nel lago. La pelle era diafana, i capelli lunghissimi galleggiavano sulla superficie acquatica, e gli occhi, di un bianco splendente e spaventoso, la osservavano perfidi.
«Tu chi sei?», esclamò Manila terrorizzata, si alzò in piedi ma inciampò in una radice sporgente e cadde nuovamente al suolo.
La figura nel lago ghignò:«Io sono… te», mormorò sghignazzando. Manila scosse la testa spaventata, la caviglia le lanciava fitte dolorosissime.
«Tu stai pensando che non è giusto, non è così? Non è giusto che gli uomini comandino e decidano al posto delle donne trattandole come oggetti, umiliandole e considerarle dei semplici giocattoli… Tu vorresti essere più forte dell’uomo più forte del mondo, comandarli a bacchetta, picchiarli… vorresti fargli provare ciò che provano le donne, l’umiliazione! Vuoi privarli della loro dignità come loro hanno fatto con te, ma non puoi… il tuo unico potere è quello di far tremare gli oggetti, che paura…», la canzonò la figura sibilando, strisciando nel fango e riemergendo a poco a poco.
«E tu che ne sai?», pianse la ragazza rannicchiandosi spaventata.
«Io sono te», ripetè la ragazzina.
«No, tu sei una figlia del male, sei un demonio, vattene!», piagnucolò la ragazza. La figura le puntò addosso quei maledetti occhi bianchi, poi scattò fulminea, saltò a riva e la urtò correndo. Era viscida.
«Anche tu lo sei… sei cattiva, sei partorita da Satana! Sei un mostro!», la figura muovendosi come un ragno la raggiunse, e piegò la testa di lato facendo scricchiolare le ossa del collo.
«No, io sono una persona, io non sono cattiva…», singhiozzò.
«Sei l’unica a pensare di essere una persona… Ma sei solo una donna», sghignazzò la creatura.
«Se tu fossi me penseresti anche tu che sono una persona… che sono più umana di tutti gli uomini», Manila la respinse, ma al contatto con la sua pelle viscida ritirò la mano disgustata.
«Infatti lo penso… Manila, noi siamo un’unica cosa. Tu sei il corpo, e io il tuo spirito. Sono ciò che completerà il tuo potere e ti renderà invincibile. E allora tutti gli uomini soffriranno sotto il giogo della nostra potenza», la creatura avvicinò la faccia a quella di Manila. Non era così spaventosa, anzi. Non fosse stato per quegli occhi inquietanti, aveva i tratti di una ragazza bellissima. Il volto ovale, le labbra simmetriche, una lacrima tatuata sotto l’occhio sinistro. Per un attimo in lei Manila intravide la sua unica possibilità di vendetta. Vide una parte di sé che la rendeva qualcosa di più di una semplice donna, la rendeva LA Donna. Vide in quella creatura qualcuno di cui fidarsi.
La ragazzina dagli occhi bianchi ghignò, tese le mani artigliate verso il volto della ragazza, lo prese dolcemente osservandola. Avvicinò il volto al suo e posò le labbra viscide su quelle di Manila. La baciò, un bacio corto inizialmente, poi quando vide che Manila rispondeva, confusa, sussurrò:«Sei mia, stupida». Infilò violentemente la sua lingua biforcuta nella bocca dischiusa della ragazza, che rovesciò gli occhi mentre nella sua bocca fluiva un vapore nero e minaccioso. Restò in quella posizione per almeno mezz’ora mentre il corpo della creatura si trasformava in fumo e le si insinuava dentro. Infine chiuse la bocca, lo sguardo si fece nuovamente fermo, penetrante.
«Mi mancava la sensazione di avere gli occhi colorati», ghignò la ragazza. Ormai per le figlie di madre terra… non c’era più scampo! Si alzò malferma sulle gambe, poiché aveva la caviglia storta. Poco male, lei non lo sentiva il dolore. Silenziosamente si avviò verso il templio, nei recessi della sua mente una piccola voce urlava di lasciar andare il suo corpo. Scosse la testa:«Sta’ zitta stupida. Manterrò la promessa, prima le sacerdotesse… assorbiamo i loro poteri e poi la nostra vendetta. Ce la pagheranno quegli esseri immondi, tranquilla», già pregustava le sue due vittorie. E dopo, anche lei sarebbe stata libera di lasciare il mondo dei mortali…
  
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