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Autore: ladymisteria    08/07/2010    3 recensioni
L'ultimo anno dei famosi Malandrini, tra nuovi amori, incredibili peripezie e vecchi nemici sempre in agguato...
Questa fanfiction è stata riveduta, ampliata, corretta e riscritta a seguito dell'imperdonabilmente lungo periodo di abbandono da parte della sua autrice.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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«Mamma?! Che… Che ci fate tu e papà qui?» balbettò la ragazza, incredula, riprendendosi un po' dallo shock di trovarsi i genitori davanti agli occhi.

Andromeda Tonks era una donna molto attraente, con morbidi capelli castani e grandi occhi scuri. Occhi che in quel momento parevano aver perso la loro gentilezza - sostituita da una furia cieca.

«Abbiamo ottenuto il benestare di Albus Silente per trattenerci qui ad Hogwarts il tempo necessario a sistemare una questione con te, Dora» iniziò il mago - un uomo biondo e allegramente panciuto - prima che la moglie lo interrompesse.

«Quello che tuo padre vuole dire è che siamo qui per impedirti di commettere un grave errore» sibilò la donna, fissando la figlia.

I ragazzi guardarono di sottecchi Remus, vedendolo tenere gli occhi fissi sul pavimento, pallido e provato come dopo lo scontro con Greyback.

Sirius fu il primo a distogliere lo sguardo, puntandolo sulla cugina e il marito.

«Andromeda, Ted, ma che diavolo…?» sbottò, confuso.

«Ti prego, Sirius, di tacere. Se fosse stato per te non avrei certo scoperto che questo… Questo essere… Si era avvicinato alla mia bambina» lo interruppe la donna.

I capelli di Tonks si tinsero di nero tempesta.

«Non sono una bambina!» sibilò, gli occhi che mandavano scintille.

«Non sei nemmeno un’adulta!» controbatté Andromeda, secca.

Cadde il silenzio.

Poi James si schiarì la gola.

«Perché non ci diamo tutti quanti una calmata e non andiamo a parlare di questo da un'altra parte?» chiese, cauto.

Lanciò uno sguardo all’amico, rimasto immobile come una statua.

«Inoltre, se mi è permesso esprimere un'opinione, credo che tu stia un po' esagerando...».

Andromeda Tonks spostò la sua attenzione su di lui.

«Esagerando?».

La donna non sembrava credere alle proprie orecchie.

«La mia unica figlia è sotto chissà quale maledizione, lanciatole da quel mostro, e tu pensi che il chiamarlo con il nome che merita sia esagerare?!» esclamò, furibonda.

«Andromeda, basta!» intervenne Sirius, alzando la voce. «Non hai alcun diritto di chiamare Remus in questo modo!».

«Lascia stare, Sirius» mormorò una voce alle spalle del ragazzo.

Tutti ammutolirono. Remus Lupin stava ancora fissando il pavimento, la voce che gli tremava.

«Dora…» mormorò.

«Il suo nome è Ninfadora!» lo interruppe Andromeda, velenosa.

«Tonks!» sibilò la ragazza.

Il licantropo parve non essersi nemmeno accorto dell’interruzione.

«Ti prego di ascoltare quanto dice tua madre. Sa sicuramente ciò che è meglio per te» esalò, alzando gli occhi sui presenti. «Per quanto mi riguarda, credo che salterò la cena».

E senza un’altra parola scomparve ai piani superiori.

Andromeda Tonks lanciò uno sguardo furente a Sirius e alla figlia.

«Voi due, con noi. Adesso!» precisò.

 [*]

In un'aula deserta, Tonks e Sirius davano fiato alle loro ragioni da quasi un'ora - solo in minima parte ascoltati da un'Andromeda furente e da un Ted non particolarmente convinto delle azioni della moglie.

«Come te lo devo dire mamma? Remus non mi ha fatto alcun incantesimo! Non sono sotto alcuna maledizione, è una mia scelta! Io amo lui e lui ama me. Punto! Perché devi vedere inganni e trame nascoste ovunque?!» ripeté Tonks per l'ennesima volta.

Andromeda sbuffò divertita.

«Perché è un lupo mannaro, bambina mia! Quelli come lui uccidono i maghi, le streghe e tutti coloro che non sono come loro! Per l’amor del cielo, ma che cosa vi insegnano in questa scuola?» sbottò contrariata.

«Dannazione Andromeda, parli come se non conoscessi affatto Lunastorta! Come se non l'avessi mai incontrato prima di stasera! Lui non è come gli altri licantropi, quando ti deciderai a capirlo? Non hai ascoltato, prima, quando ti ho detto quello che è accaduto con Greyback? Credi che se Remus fosse uguale a quel criminale avrebbe agito così? Avrebbe messo a repentaglio la propria vita in questo modo?!» intervenne Sirius, infervorato.

La donna fece spallucce.

«Certo che ho ascoltato, Sirius! Ho sentito quando hai detto che voleva liberarsi di Greyback; che era stanco di doversi sempre guardare le spalle e di non poter fare ciò che più gli piaceva. E ho visto ciò che ha fatto per ciò che è veramente: solamente una serie di azioni per raggiungere uno scopo. Ha fatto solo i suoi interessi!» replicò, freddamente.

Sirius sgranò gli occhi, voltandosi verso Ted.

«Ted, ti prego. Dimmi che non condividi le sciocchezze che tua moglie sta dicendo!».

L'uomo - rimasto muto fino a quel momento - esitò.

«Onestamente Sirius, non so che pensare. Chi ci assicura che non sia un pericolo esattamente come Greyback?» mormorò.

Sirius emise un verso frustrato.

«Chi ve lo assicura? Io! E James, Lily, Lidia, Tonks... Lo stesso Silente! Per la miseria, credete che Silente sarebbe stato così pazzo da permettere a Remus di frequentare Hogwarts, se non fosse stato sicuro al cento per cento che non c'erano rischi per gli altri studenti? O credete forse che Remus abbia stregato anche lui?» domandò, sprezzante. 

Sospirò.

«Sentite, lo conosco da quando avevano entrambi undici anni...».

Ted sospirò a sua volta.

«Lo stesso si può dire di quell'altro ragazzo, Minus. E guarda alla fine che è successo...».

L'Animagus non rispose subito.

«D'accordo, avete ragione. Quel viscido ratto di Minus ci ha preso in giro tutti quanti per anni, ma non potete onestamente paragonarlo a Remus!» esclamò.

Andromeda sbuffò di nuovo.

«Sbaglio o fu proprio grazie al tuo caro amico Remus che Minus entrò a far parte della vostra piccola banda?» domandò, gelida.

«Perché non voleva che io e James lo includessimo nella lista delle vittime dei nostri scherzi! Questo non dimostra quanto Remus abbia a cuore il benessere di chi lo circonda, anche di coloro che alla fine si rivelano essere suoi nemici - pur avendo in precedenza giurato di essere suoi fratelli? Perché è questo che Remus è, per me: un fratello!».

La donna lo fissò.

«Tu hai già un fratello, Sirius. Uno vero. E per quanto la cosa possa non piacerti, senza di lui non avremmo mai saputo niente di quanto stava succedendo qui a Hogwarts tra nostra figlia e questo tuo cosiddetto "fratello"» replicò, secca.

Sirius strabuzzò gli occhi.

«Regulus?! E’ stato Regulus ad avvisarvi?!».

Tonks fissò brevemente il cugino, vedendolo stringere i pugni dalla rabbia.

«E da quando conta più la sua parola della mia? Da quando preferisci ascoltare le parole di chi si accompagna regolarmente con futuri Mangiamorte, piuttosto che quelle di chi ha sempre sputato sulle assurde - ed immorali - convinzioni della nostra famiglia?!» sibilò l'Animagus, senza riuscire a nascondere completamente il proprio disappunto per l'apparente "tradimento" di Andromeda. 

«Da quando questo qualcuno ha deciso che la sicurezza di mia figlia viene dopo i capricci di un abominio» rispose la donna.

Tonks scattò in avanti.

«SMETTILA DI CHIAMARLO COSI'!» urlò.

«Non usare quel tono con me, signorina!» l'avvertì la madre.

«Allora tu non chiamare il mio ragazzo in quel modo!» ribatté Tonks, dirigendosi alla porta.

«Ninfadora Tonks, torna immediatamente qui!» sibilò Andromeda, accennando a fare qualche passo verso la figlia.

Ma la ragazza la fissò con un misto di disgusto e delusione.

«Vai al diavolo» sputò, prima di uscire sbattendo la porta dietro di sé.

Rimasto solo con i due coniugi, Sirius sospirò nuovamente, passandosi una mano tra i lunghi capelli corvini.

«Come ho detto, conoscevi già Remus e ciò che è. Da quando è diventato un mostro?» chiese, rassegnato.

Andromeda tornò a concentrarsi su di lui.

«Da quando ha osato avvicinarsi a mia figlia, Sirius».

Il ragazzo non poté trattenere un sorrisetto sconfitto.

«Quindi Remus è un bravo ragazzo con un grande cuore che va ammirato per il coraggio con cui - nonostante la tremenda maledizione che minaccia di precludergli una vita normale - combatte per ciò che ama, ma solo se non si avvicina a Ninfadora, giusto? Perché in quel caso diventa improvvisamente un pericolosissimo mostro assetato di sangue, pronto a uccidere chiunque si trovi davanti senza fare distinzione tra uomini, donne e bambini... E' questo che intendi dire, Andromeda?».

Si sedette su un banco, fissando la cugina interessato.

«E dimmi, fanno male?».

Andromeda e Ted si scambiarono un'occhiata confusa.

«Di che parli?» domandò Ted, stranito.

«Ma delle tremende ferite che Remus vi ha inflitto quando tua moglie gli ha detto di allontanarsi da vostra figlia, di cos'altro? Voglio dire, è risaputo che i licantropi sono tremendamente possessivi verso ciò che ritengono loro, e che sono pronti ad aggredire chiunque tenti di separarli da essi...».

Tornò a guardare Andromeda negli occhi scuri.

«Quindi, avanti: mostramele. Non preoccuparti di scandalizzarmi: ne ho viste decine - se non centinaia - costellare il corpo di Remus dopo ogni luna piena durante la quale aveva preferito attaccare se stesso piuttosto che chi lo circondava» precisò. «Mostrami che mi sbaglio. Mostrami che Remus è effettivamente una minaccia per Tonks, e che in realtà non la ama come dice. Perché se vi ha attaccato, è chiaro che non ha alcun rispetto per Ninfadora e il suo affetto nei vostri confronti».

Andromeda si morse nervosamente il labbro. 

«E' un lupo mannaro!» ripeté ancora.

«E Ted è un Nato Babbano».

Andromeda spalancò gli occhi scioccata e arretrò di qualche passo.

Ted, dal canto suo, dovette ammettere che il ragazzo aveva decisamente fatto un buon punto.

«Cosa... Che c’entra questo con….» borbottò Andromeda, nervosa.

«C’entra eccome. Non ricordi anni fa, quando fu a te che venne preclusa una relazione con Ted?» disse Sirius tranquillo.

La donna scosse il capo, ferita.

«Lui non è un mostro!» mormorò.

«Lo è per tutta la tua famiglia, escludendone pochissimi appartenenti. Dimmi, allora, Andromeda Black: ci sono poi così tante differenze tra quanto ti disse Druella e quanto tu stessa hai detto a Ninfadora questa notte?».

Si alzò dal banco sul quale si era seduto, dirigendosi anche lui alla porta.

«Sai una cosa Andromeda? Per quanto tu ed io possiamo negarlo, siamo sempre Black. Lo saremo fino alla fine dei nostri giorni. E mi dispiace dire che sono proprio momenti come questo che dimostrano chi di noi ha davvero rifiutato quella famiglia, e chi invece continua a nascondersi dietro vecchi pregiudizi» sospirò, scrollando le spalle sconfitto. «Onestamente, non so perché ho sperato che tu fossi diversa. Sei pur sempre una Serpeverde».

Detto questo lasciò i due soli, e per diversi minuti nessuno parlò.

«Non ha tutti i torti» mormorò alla fine Ted alla moglie, il cui volto era diventato improvvisamente inespressivo.

[*]

Sirius raggiunse James, Lidia, Lily e Tonks - i cui occhi arrossati non lasciarono dubbi sul suo aver pianto. 

«Remus?» chiese a James, che scosse la testa.

«Stavolta dobbiamo lasciarlo in pace, Sirius...» mormorò.

Lily annuì.

«Ha tutto il diritto di stare da solo con i suoi pensieri. La nostra presenza non cambierà nulla. Non stavolta».

Anche Sirius annuì in silenzio, chiedendosi se mai l’amico avrebbe avuto un po’ di pace nella sua vita.

   
 
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