Un nuovo capitolo! Non è stato facile scriverlo, non so perchè ma ero un pò indecisa su come far andare avanti la storia, poi ho adottato una soluzione e svilupperò quella. Ringrazio chi ha recensito i capitoli precedenti, spero ci saranno recensioni anche per questo! Ne ho bisogno per sapere se gradite la storia ;) Ora non mi resta che augurarvi buona lettura! Grazie a tutti!
6- SAY IT'S POSSIBLE
“Non
serve strappare le
pagine della nostra vita,
basta saper voltare
pagina e ricominciare”
(Jim Morrison)
Per un
attimo Lupin pensò che Tonks fosse in preda ad una paresi, e
il
sangue gli ribollì nelle vene. Il suo sguardo era fisso su
di lui,
come se le parole che aveva appena udito l'avessero ipnotizzata.
“Dora..?”
Lei non
si mosse, l'unico rumore nella stanza era il respiro di entrambi.
Remus
sbatté le palpebre, confuso, poi avvicinò il suo
volto a quello di
lei.
E le
soffiò in faccia.
Tonks
chiuse gli occhi e si divincolò, lanciandogli uno sguardo
torvo.
“Remus”
“Si?”
“Sei
un grande bastardo”
Lupin
rise. “Cosa ho fatto di male?!”
Ninfadora
si alzò in piedi, sospirò e puntò un
dito contro l'uomo che aveva
davanti, che fece un passo indietro.
“Tu! Tu sei ricomparso
all'improvviso! E ora non puoi venire qui e guardarmi con quegli
occhi e pretendere che io cada ai tuoi piedi di nuovo..!”
“Lo so Dora scusami, te
l'ho già detto..”
“Non chiamarmi
Ninfadora!”. La sua voce rimbombava nella stanza ed era
più
spaventosa di una Strillettera.
“Non ti chiamo Ninfadora,
ti chiamo Dora..!” ribatté Lupin nel tentativo di
discolparsi.
“Bene, non farlo!”
“Ma ti piaceva essere
chiamata così, non ti dava fastidio!”
“Appunto!” esclamò
Tonks a voce così alta che Remus ringraziò il
cielo che la casa
fosse mezza isolata “Mi piaceva prima!
Prima che tu te ne
andassi e ci lasciassi da soli, prima che io fossi costretta a
trascorrere otto anni della mia vita piangendo tutte le notti
perché
non avevo l'uomo che amavo accanto a me, prima che mio figlio
cominciasse a chiedermi perché il suo papà non
c'era più!”.
Questa volta Lupin non
ribatté. Si risedette al tavolo, e riprese a sorseggiare il
suo
caffè, mentre Tonks si voltò dall'altra parte,
avvicinandosi alla
finestra e abbassando la testa, con i capelli divenuti immediatamente
nero pece.
“Tu non hai idea”
cominciò lui dopo un lungo silenzio “Di come sia
stato per me. Ho
vissuto in solitudine per nove anni, sapendo di aver lasciato mia
moglie e mio figlio per la paura di .. di uccidervi. Ho avuto paura,
Dora. Ogni giorno mi chiedevo se fosse giusto quello che stavo
facendo, perché vi avrei messo in pericolo entrambi. E
credimi non
volevo lasciarvi, ho provato e provo tutt'ora la sofferenza
più
grande della mia vita parlando con un bambino che non sa chi sono e
vedendo un altro uomo che..” la mano destra di Tonks si
mosse,
appoggiata al muro “.. bacia la donna che amo ed è
con lei ogni
notte.. il sol pensiero mi divora letteralmente..”.
Alzò lo
sguardo verso di lei; i capelli erano ora di una tonalità
rosso
acceso, ma era ancora girata di spalle. “Perché so
che se avessi
scelto diversamente, ora ci sarei io qui a prendermi cura di te e
Teddy..”
“Non ha più importanza
ora giusto?” disse Ninfadora, finalmente girandosi verso di
lui e
avvicinandosi piano al tavolo, incerta se sedersi o meno “La
tua
scelta l'hai fatta..”
“E' vero, ma voglio
rimettere a posto le cose” rispose lui tranquillo
“Non.. io lo so
che tu ami quell'uomo. Voglio solo recuperare il tempo perduto con
Teddy.. lo so che sembra sciocco da parte mia ma..”
“Perché è sciocco
Remus!” replicò lei sedendosi “Hai
continuato a ripetere che te
ne sei andato per paura di farci del male, cosa alquanto stupida, e
ora pretendi di essere il padre di Teddy!? Mi vuoi far credere che
all'improvviso le tue paure sono sparite!?”
“Non sono sparite!”
spiegò Remus con la voce più alta del solito
“Io ho ancora paura
Dora, ho il terrore di farvi del male! Ma non.. non posso sopportare
questa situazione! Ho un bisogno smisurato di mio figlio!”
E di te..-
pensò, ma non ebbe il coraggio di dirlo.
“Io..
io potrei obbligarti a dirgli chi sono ma non voglio, la scelta sta a
te Dora, tu l'hai cresciuto. So che non vorresti perché
questo
significherebbe avermi di nuovo nella tua vita, ora che hai
l'altro..” aggiunse
Lupin sottolineando le ultime parole “Ma ti prego, ti chiedo
di
prendere in considerazione la mia richiesta”.
Per un
attimo sembrò che Tonks fosse di nuovo sull'orlo
dell'esplosione,
poi prese in mano la sua tazza del caffè e fece un cenno
d'assenso
col capo. “Va bene”.
“Grazie”
mormorò Remus, e si sentì improvvisamente
leggero. “Bene ora..
ora è meglio che vada, immagino avrete da fare..”.
Si alzò in
piedi cercando di non guardarla. “Ti ringrazio del
caffè”
“Di
niente..” rispose lei, e si alzò a sua volta. Si
guardarono di
nuovo. Entrambi si opposero fermamente all'istinto di abbracciarsi
dopo tanto tempo; i capelli di Tonks, nonostante i sentimenti
contrastanti continuassero a sconvolgerle la mente, erano rosso
fuoco, segno evidente del suo stato d'animo in quel momento, cosa che
Lupin fece cortesemente finta di non vedere, e gli ci volle tutto
l'autocontrollo di cui era dotato per non prenderla e sbatterla al
muro nel giro di dieci secondi, e al diavolo tutto. La sua ragione
gli impediva di farlo, soprattutto per il fatto che un bambino girava
per casa.
“Remus
vai a casa?”. Teddy entrò in cucina con una di
quelle strane
motociclette giocattolo babbane tra le mani.
“Si
campione, mi dispiace, ho alcune cose da fare” rispose lui
sorridendo, e gli scompigliò i capelli.
“Grazie
per aver preso Ciuffo!”.
Lupin
sorrise di nuovo, e si avviò verso la porta, seguito da
Tonks.
“Bene
ehm..” la guardò, con la mano già
appoggiata sulla maniglia “Se
decidi qualcosa.. da stasera vivo a casa di Harry e Ginny, fino a
quando non mi troverò un lavoro e tutto il resto..”
Ninfadora
annuì.
“Mi
dispiace. Sul serio” aggiunse. Aprì la porta, e,
sceso il
pianerottolo, si smaterializzò.
Tonks
sbatté la porta dietro di sé, vi si
appoggiò con la schiena e
chiuse gli occhi, respirando profondamente.
Perché proprio a me?
Maledizione.
Lupin non fece in tempo ad
entrare nel soggiorno di Villa Conchiglia, che si trovò di
fronte
Bill e Fleur, entrambi ansiosi di sapere qualcosa della
'conversazione'.
“Allora?” lo incitò
Bill.
Remus incrociò le braccia.
“Le ho chiesto scusa, abbiamo parlato, e le ho detto che
voglio
passare più tempo con Teddy, dopodiché la
decisione di rivelargli o
meno la mia identità sta a lei. Questo è
tutto”.
Fleur non parve molto
soddisfatta. Fece una smorfia e incrociò a sua volta le
braccia,
rimproverando Lupin con lo sguardo.
“Io l'ho sompre detto che
voi anglèsi non sapete come trattar le donne!”
sentenziò “Quella
Tonks è una pastisciona ma ti ama
Lupìn!”
“Io direi di no,
altrimenti non starebbe con quello”
rispose Lupin “Ma..” aggiunse, prima che Fleur
potesse replicare
“Non voglio parlare di Dora adesso. Harry mi
ospiterà a casa sua
per un po', almeno fino a quando non avrò trovato un lavoro
e potrò
prendermi una stanza”.
“Bene”
sorrise Bill battendogli una mano sulla spalla “Sono contento
di
sapere che torni in pista Remus!”
“Oui,
ma non in questo stato!” esclamò Fleur
contrariata, guardando
Lupin da capo a piedi e scuotendo la testa “Lupìn,
vieni con me,
ti fascio risplòndere!”.
“Mi
raccomando, devi essere un fiorellino!” aggiunse Bill
ridacchiando.
Lupin si voltò verso di lui, lo sguardo supplicante, ma era
troppo
tardi: Fleur l'aveva già preso per un braccio e lo stava
trascinando
in bagno. Sarebbe stato un calvario. Si, decisamente.
Tre ore
e mezza dopo, Remus tornò nel soggiorno accompagnato da
Fleur, che
sembrava una scienziata pazza con in mano ben sette profumi e diverse
creme. Bill, che era uscito per lavoro e poi rientrato, si
alzò dal
divano sorridendo soddisfatto, alla vista dell'incantevole creatura
che si trovava davanti -e non stiamo parlando di Fleur.
Lupin
sembrava appena uscito da un salone di bellezza. Indossava un paio di
jeans blu e una camicia ben stirata, il volto non era più
pallido e
sporco, bensì pulito e splendente, i capelli ordinatamente
lavati,
profumati e pettinati. In sintesi, un perfetto uomo che qualunque
donna sarebbe stata felice di avere.
“Ora
ti riconosco Remus!” esclamò Bill annuendo
“Te l'avevo detto che
Fleur ti avrebbe rimesso in sesto!”
“Veramente
mi sembrano un po' esagerate tutte queste creme.. e i profumi
poi!”
replicò lui incerto.
Fleur
scosse la testa. “Zitto Lupìn, sei tonto charmant
così!
Tonks ti adorerà!”.
“Beh,
essere charmant non è
che sia la mia massima aspirazione in questo momento”
commentò lui
“E non vedo perché dobbiamo sempre parlare
di..!”
Ma Fleur
lo zittì di nuovo con una bella spruzzata di profumo.
Tonks
sedeva sul divano, tra le mani una pila di scartoffie del Ministero.
Essere un Auror aveva i suoi vantaggi, ma comportava anche
analizzare, compilare, leggere e rileggere documenti. E questa era di
certo la parte meno divertente del lavoro. Accanto a lei, Teddy
dormiva con la testa appoggiata sulla gamba sinistra della madre.
Ninfadora posò i documenti e gli accarezzò i
capelli, sorridendo.
Suo
figlio era la sua felicità; le dava la forza di andare
avanti anche
nei momenti più tristi. Immediatamente il suo pensiero si
legò a
Remus, alla conversazione di quel pomeriggio. Nella sua mente erano
ancora ben impresse le parole di lui, il tono con cui le aveva
pronunciate, il suo sguardo che lei conosceva molto bene. Tonks
voleva che Teddy
sapesse la verità, ma aveva il terrore che Lupin potesse
abbandonarlo di nuovo, come aveva fatto nove anni prima.
Eppure sembrava sincero.
E così sicuro della sua decisione.
Ma non
poteva decidere da sola. Pensò che sarebbe stato giusto
coinvolgere
anche Peter, perché permettere a Remus di vedere suo figlio
voleva
dire riammetterlo anche nella sua vita. Pareva che Peter le avesse
letto nel pensiero, perché proprio in quel momento
riaprì la porta
di casa, di ritorno dal lavoro. Il tempo era letteralmente sfuggito
di mano a Tonks, erano già le cinque del pomeriggio, e lei
non aveva
guardato nemmeno la metà dei documenti affidati dal
Ministero.
“Ciao
tesoro!” esclamò Peter togliendosi la giacca e
lasciandosi cadere
sul divano “Che fai?”
“Devo
guardare questi documenti per domani..” spiegò
Tonks indicando la
pila di fogli svolazzanti accanto a lei.
“Devi
prenderti un periodo di riposo” suggerì lui
accarezzandole i
capelli.
“Oggi
che hai fatto?”
“Oggi?”
ripeté Tonks, cercando le parole giuste “A
proposito di oggi.. c'è
una cosa che devo dirti”
“Ti
ascolto”
“Remus
è venuto qui”.
Peter si
mise più comodo e incrociò le braccia.
“Ok..
e?”
“E
abbiamo parlato” proseguì lei “Di Teddy.
Lui vorrebbe
riavvicinarsi a suo figlio.. mi ha chiesto.. di prendere una
decisione al riguardo e io la voglio prendere con te”.
Peter
sembrò vagamente sorpreso da questa affermazione, ma
annuì.
“Va
bene.. ma dovresti prenderla da sola.. riguarda vostro
figlio..”
“Io
non voglio” precisò lei “Penso che non
sia coinvolto solo Teddy,
ci sono dentro anche io Peter. Fino al collo. Riavere mio marito
intorno.. lui non è morto, noi siamo ancora sposati, non
abbiamo
divorziato.. e io sto con te. Credo sia giusto avere anche il tuo
parere”.
A Peter
il ragionamento quadrò.
“Allora?
Che ne dici?”
“Io..”
mormorò lui “Io penso che dovresti dargli una
possibilità. E'
tornato e Teddy ha il diritto di sapere chi è suo
padre..”
“Già..”
“Però,
Dora..” la guardò e le strinse una mano
“Io voglio che tu sia
del tutto sincera con me in questo momento. Lui non deve intaccare il
nostro rapporto. Io ti amo, voglio stare con te e sono convinto che
per te sia lo stesso, ma ora devi dirmelo tu. Se ami ancora lui lo
devo sapere”.
Tonks
sorrise e lo baciò.
“Stai
tranquillo, io non provo più nulla
per Remus Lupin”.
Per
Remus era tutto così strano; trovarsi davanti al cancello di
casa
Potter, rivedere tutti dopo nove anni .. gli sembrava di essere su un
altro pianeta. Certo, essere vestito e conciato come un damerino lo
faceva sentire dannatamente ridicolo, ma almeno non avrebbe fatto
brutta figura. Sarebbe stato charmant,
come diceva Fleur, e ciò contribuiva ad aumentare la sua
autostima,
decisamente crollata nell'arco dell'ultimo decennio. Doveva essere
debitore a Bill, per averlo convinto a tornare, e a Harry, per
avergli dato la possibilità di rimanere da lui. Per tutto il
giorno
non aveva sperato altro che vedere Tonks smaterializzarsi davanti a
lui e dirgli che poteva vedere suo figlio. E magari lei gli avrebbe
detto che l'amava ancora e che potevano essere una famiglia felice.
Decisamente no, in
un'altra dimensione, forse.
Nella
brezza serale di Godric's Hollow, Lupin posò una mano sul
cancello e
lo aprì. Bussò alla porta, e quando questa si
aprì, riconobbe
davanti a sé il volto familiare e la chioma rossa di Ginny
Weasley.
Lei gli
sorrise radiosa, e lo abbracciò immediatamente, tenendolo
stretto.
“Remus!
Non hai idea di quanto mi sei mancato!”
“Ginevra
Weasley” disse lui liberandosi dall'abbraccio e
accarezzandole i
capelli “Dio, guarda come sei cresciuta!”.
Dietro
di lei sbucò una testolina dai capelli neri. Un bel bambino
guardava
Lupin, gli occhi azzurri e un sorriso sul volto. “Emus!
Emus!”
esclamò, alzando le braccia verso l'uomo.
Remus
sbatté le palpebre e si abbassò per stringere la
mano del bambino.
Poi guardò Ginny, ancora scioccato.
“Non
mi dire che lui è..”
“Nostro
figlio” completò Ginny annuendo “James
Sirius Potter. La
fotocopia di suo padre e di suo nonno”.
“Ma
non mi dire..!”. Finalmente Lupin capì quante
notizie aveva perso.
Nove anni erano stati estremamente lunghi. E nonostante tutto,
sembravano esserci buone notizie. “Quanti anni ha?”
“Due
anni” rispose Ginny sempre sorridendo “E' una vera
peste!
Scommetto che i nomi che gli abbiamo dato sono stati
determinanti!”
Risero
entrambi.
Ginny si
rivolse a James: “Dov'è il tuo fratellino? E' di
là con il
papà..?”
Remus
spalancò di nuovo gli occhi. Era allucinato.
“Come
il suo fratellino!? Vuoi dire..?!”
“Due
figli, si” spiegò lei, e da una porta che dava sul
corridoio
spuntò l'altro bambino, che camminava con
difficoltà. Ginny lo
prese in braccio. “Fa ancora un po' fatica a camminare, ha
mosso da
poco i primi passi.. ti presento Albus Severus Potter”.
Lupin si
passò una mano fra i capelli. “Ho come
l'impressione che dovrò
recuperare molti arretrati!”
“Decisamente”
rise Ginny, e proprio in quel momento Harry Potter scese dalle scale.
Non appena vide Remus lì, in piedi sulla soglia di casa,
ancora
scioccato per i bambini Potter, gli andò incontro e senza
dire una
parola lo abbracciò.
Lupin
era contento. Felice. Si sentiva a casa.
“Harry
James Potter, non so come ringraziarti!” disse, battendogli
una
mano sulla guancia “Prometto che me ne andrò
presto”.
“Non
dire sciocchezze ed entra” rispose Harry prendendogli la
borsa dei
vestiti di mano e conducendolo in salotto “Ci sei mancato
Remus,
eravamo tutti in pensiero per te, non abbiamo saputo niente in tutti
questi anni”.
“Lo so
e mi dispiace seriamente per essermene andato in quel modo”.
Si
sedettero tutti e due sul divano, mentre Ginny guidava James e il
piccolo Albus in cucina.
“Credevo
di fare il bene di Dora e Teddy.. e sono contento che mio figlio sia
cresciuto bene, ma penso che ora abbia bisogno di me”.
Harry
annuì. “Si, lo credo anch'io”.
“Horace
continuerà a prepararmi la pozione Antilupo. Nelle notti di
luna
piena uscirò di casa e andrò da Bill. Vicino a
Villa Conchiglia c'è
un capanno, posso fermarmi lì” spiegò
Remus “Ma non voglio che
questo problema diventi un ostacolo tra me e mio figlio. Avrei dovuto
capirlo prima”.
“L'importante
è che tu l'abbia capito” convenne Harry, e lui
sorrise.
“Ma
ora dimmi di voi. Hai messo su famiglia vedo”.
“E non
è più paranoico!” esclamò
Ginny dalla cucina, e arrivò tenendo
tra le mani un vassoio con tre bicchieri di Whisky Incendiario.
Risero, e Lupin sentì che piano piano stava tornando tutto
come una
volta.
Trascorsero
la cena tra chiacchiere, risate e racconti. Harry aveva così
tante
cose da dire e Lupin da ascoltare che ne avrebbero avuto ancora per
un po'. Quando tornarono nel soggiorno dopo aver mangiato, il
campanello di casa suonò, e Ginny andò ad aprire.
“Oh,
ciao Tonks!”
“Ciao
Ginny, Remus mi ha detto che è qui da voi e avrei bisogno di
parlargli, se non vi dispiace”.
“No,
figurati! E' di là con Harry, aspetta che lo chiamo..
REMUS!”
Lupin si
alzò in piedi e andò in corridoio. Appena vide
Tonks si fermò.
“Ciao
Dora”
“Ciao”
Ginny
spostò lo sguardo dall'uno all'altra. “Vi lascio
parlare, se avete
bisogno sono di là.
Ed entrò
in soggiorno chiudendo piano la porta. Lupin si infilò le
mani nelle
tasche, e Ninfadora fece un passo verso di lui, ma rimasero a un
metro di distanza. Lui si ritrovò solo a sperare in quel
momento, a
sperare che lei dicesse di si, e non sapeva cosa avrebbe fatto se lei
avesse rifiutato.
Tonks
era in silenzio, e Lupin la contemplò per un attimo. I suoi
capelli
erano di una deliziosa tonalità di rosa, quella che a lui
piaceva
tanto.
“Bene,
allora..” cominciò lei schiarendosi la voce
“Io e Peter ci
abbiamo pensato e pensiamo che tu debba passare del tempo con
Teddy..”
Il volto
di Remus si illuminò. Le sue speranze si concretizzarono.
Aveva
detto di si.
Poteva
vedere Teddy.
Avrebbero
potuto fare insieme tutto ciò che fanno padre e figlio.
Aveva
l'occasione di ricominciare.
In quel
momento avrebbe voluto piangere, ma si trattenne. Cercò di
non
scomporsi e sorrise.
“Grazie
Dora”.
“Non
chiamarmi così” ripeté lei.
“Non
ti chiamerò mai per cognome. Per me sei sempre e solo
Dora”
precisò lui sostenendo il suo sguardo.
Tonks si
strinse nella giacca.
“Perfetto.
Allora.. vado”.
Si voltò
per aprire la porta ma inciampò nel portaombrelli. Lui la
afferrò
prima che potesse picchiare il naso per terra; si era abituato bene
alla sua goffaggine, era la cosa che la rendeva più tenera e
incredibilmente irresistibile ai suoi occhi.
“Grazie..”
mormorò Tonks rialzandosi e aprendo la porta. Lupin represse
per la
seconda volta in quel giorno l'istinto di stringerla a sé.
Si voltò
di profilo, incerto se andare o rimanere lì a guardarla
mentre
spariva. Lei fece un passo fuori, sul pianerottolo, poi si
fermò con
la mano ancora sulla maniglia.
E in un
secondo se la trovò tra le braccia. Lo stringeva forte, la
testa
appoggiata all'incavo del suo collo. Una lacrima gli bagnò
la pelle
e andò ad insinuarsi sotto la camicia. Lui le mise una mano
tra i
capelli e l'altra sulla schiena. Non disse nulla, la tenne stretta a
sé, e capì che le era mancato, capì
quanto aveva sofferto. E forse
i sentimenti di lei non erano più gli stessi, ma niente li
avrebbe
mai più separati.
Poi lei
mollò la presa.
Con lo
sguardo basso si staccò da lui, uscì dalla porta
ancora aperta, e
Lupin la guardò svanire all'improvviso.