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Autore: Sara Izzie    08/07/2010    4 recensioni
E se, dopo aver confessato ad Harry i suoi timori sul figlio, Remus Lupin fosse scomparso nel nulla? E se Tonks decidesse di non svelare al figlio l'identità del padre? E se i due si rincontrassero qualche anno più tardi, e Lupin scoprisse che Tonks è fidanzata? Cosa succederebbe?
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un nuovo capitolo! Non è stato facile scriverlo, non so perchè ma ero un pò indecisa su come far andare avanti la storia, poi ho adottato una soluzione e svilupperò quella. Ringrazio chi ha recensito i capitoli precedenti, spero ci saranno recensioni anche per questo! Ne ho bisogno per sapere se gradite la storia ;) Ora non mi resta che augurarvi buona lettura! Grazie a tutti!

6- SAY IT'S POSSIBLE


Non serve strappare le pagine della nostra vita,
basta saper voltare pagina e ricominciare”
(Jim Morrison)



Per un attimo Lupin pensò che Tonks fosse in preda ad una paresi, e il sangue gli ribollì nelle vene. Il suo sguardo era fisso su di lui, come se le parole che aveva appena udito l'avessero ipnotizzata.
“Dora..?”
Lei non si mosse, l'unico rumore nella stanza era il respiro di entrambi.
Remus sbatté le palpebre, confuso, poi avvicinò il suo volto a quello di lei.
E le soffiò in faccia.
Tonks chiuse gli occhi e si divincolò, lanciandogli uno sguardo torvo.
“Remus”
“Si?”
“Sei un grande bastardo
Lupin rise. “Cosa ho fatto di male?!”
Ninfadora si alzò in piedi, sospirò e puntò un dito contro l'uomo che aveva davanti, che fece un passo indietro.
“Tu! Tu sei ricomparso all'improvviso! E ora non puoi venire qui e guardarmi con quegli occhi e pretendere che io cada ai tuoi piedi di nuovo..!”
“Lo so Dora scusami, te l'ho già detto..”
“Non chiamarmi Ninfadora!”. La sua voce rimbombava nella stanza ed era più spaventosa di una Strillettera.
“Non ti chiamo Ninfadora, ti chiamo Dora..!” ribatté Lupin nel tentativo di discolparsi.
“Bene, non farlo!”
“Ma ti piaceva essere chiamata così, non ti dava fastidio!”
“Appunto!” esclamò Tonks a voce così alta che Remus ringraziò il cielo che la casa fosse mezza isolata “Mi piaceva prima! Prima che tu te ne andassi e ci lasciassi da soli, prima che io fossi costretta a trascorrere otto anni della mia vita piangendo tutte le notti perché non avevo l'uomo che amavo accanto a me, prima che mio figlio cominciasse a chiedermi perché il suo papà non c'era più!”.
Questa volta Lupin non ribatté. Si risedette al tavolo, e riprese a sorseggiare il suo caffè, mentre Tonks si voltò dall'altra parte, avvicinandosi alla finestra e abbassando la testa, con i capelli divenuti immediatamente nero pece.
“Tu non hai idea” cominciò lui dopo un lungo silenzio “Di come sia stato per me. Ho vissuto in solitudine per nove anni, sapendo di aver lasciato mia moglie e mio figlio per la paura di .. di uccidervi. Ho avuto paura, Dora. Ogni giorno mi chiedevo se fosse giusto quello che stavo facendo, perché vi avrei messo in pericolo entrambi. E credimi non volevo lasciarvi, ho provato e provo tutt'ora la sofferenza più grande della mia vita parlando con un bambino che non sa chi sono e vedendo un altro uomo che..” la mano destra di Tonks si mosse, appoggiata al muro “.. bacia la donna che amo ed è con lei ogni notte.. il sol pensiero mi divora letteralmente..”. Alzò lo sguardo verso di lei; i capelli erano ora di una tonalità rosso acceso, ma era ancora girata di spalle. “Perché so che se avessi scelto diversamente, ora ci sarei io qui a prendermi cura di te e Teddy..”
“Non ha più importanza ora giusto?” disse Ninfadora, finalmente girandosi verso di lui e avvicinandosi piano al tavolo, incerta se sedersi o meno “La tua scelta l'hai fatta..”
“E' vero, ma voglio rimettere a posto le cose” rispose lui tranquillo “Non.. io lo so che tu ami quell'uomo. Voglio solo recuperare il tempo perduto con Teddy.. lo so che sembra sciocco da parte mia ma..”
“Perché è sciocco Remus!” replicò lei sedendosi “Hai continuato a ripetere che te ne sei andato per paura di farci del male, cosa alquanto stupida, e ora pretendi di essere il padre di Teddy!? Mi vuoi far credere che all'improvviso le tue paure sono sparite!?”
“Non sono sparite!” spiegò Remus con la voce più alta del solito “Io ho ancora paura Dora, ho il terrore di farvi del male! Ma non.. non posso sopportare questa situazione! Ho un bisogno smisurato di mio figlio!”
E di te..- pensò, ma non ebbe il coraggio di dirlo.
Io.. io potrei obbligarti a dirgli chi sono ma non voglio, la scelta sta a te Dora, tu l'hai cresciuto. So che non vorresti perché questo significherebbe avermi di nuovo nella tua vita, ora che hai l'altro..” aggiunse Lupin sottolineando le ultime parole “Ma ti prego, ti chiedo di prendere in considerazione la mia richiesta”.
Per un attimo sembrò che Tonks fosse di nuovo sull'orlo dell'esplosione, poi prese in mano la sua tazza del caffè e fece un cenno d'assenso col capo. “Va bene”.
“Grazie” mormorò Remus, e si sentì improvvisamente leggero. “Bene ora.. ora è meglio che vada, immagino avrete da fare..”. Si alzò in piedi cercando di non guardarla. “Ti ringrazio del caffè”
“Di niente..” rispose lei, e si alzò a sua volta. Si guardarono di nuovo. Entrambi si opposero fermamente all'istinto di abbracciarsi dopo tanto tempo; i capelli di Tonks, nonostante i sentimenti contrastanti continuassero a sconvolgerle la mente, erano rosso fuoco, segno evidente del suo stato d'animo in quel momento, cosa che Lupin fece cortesemente finta di non vedere, e gli ci volle tutto l'autocontrollo di cui era dotato per non prenderla e sbatterla al muro nel giro di dieci secondi, e al diavolo tutto. La sua ragione gli impediva di farlo, soprattutto per il fatto che un bambino girava per casa.
“Remus vai a casa?”. Teddy entrò in cucina con una di quelle strane motociclette giocattolo babbane tra le mani.
“Si campione, mi dispiace, ho alcune cose da fare” rispose lui sorridendo, e gli scompigliò i capelli.
“Grazie per aver preso Ciuffo!”.
Lupin sorrise di nuovo, e si avviò verso la porta, seguito da Tonks.
“Bene ehm..” la guardò, con la mano già appoggiata sulla maniglia “Se decidi qualcosa.. da stasera vivo a casa di Harry e Ginny, fino a quando non mi troverò un lavoro e tutto il resto..”
Ninfadora annuì.
“Mi dispiace. Sul serio” aggiunse. Aprì la porta, e, sceso il pianerottolo, si smaterializzò.
Tonks sbatté la porta dietro di sé, vi si appoggiò con la schiena e chiuse gli occhi, respirando profondamente.
Perché proprio a me? Maledizione.


Lupin non fece in tempo ad entrare nel soggiorno di Villa Conchiglia, che si trovò di fronte Bill e Fleur, entrambi ansiosi di sapere qualcosa della 'conversazione'.
“Allora?” lo incitò Bill.
Remus incrociò le braccia. “Le ho chiesto scusa, abbiamo parlato, e le ho detto che voglio passare più tempo con Teddy, dopodiché la decisione di rivelargli o meno la mia identità sta a lei. Questo è tutto”.
Fleur non parve molto soddisfatta. Fece una smorfia e incrociò a sua volta le braccia, rimproverando Lupin con lo sguardo.
“Io l'ho sompre detto che voi anglèsi non sapete come trattar le donne!” sentenziò “Quella Tonks è una pastisciona ma ti ama Lupìn!”
“Io direi di no, altrimenti non starebbe con quello” rispose Lupin “Ma..” aggiunse, prima che Fleur potesse replicare “Non voglio parlare di Dora adesso. Harry mi ospiterà a casa sua per un po', almeno fino a quando non avrò trovato un lavoro e potrò prendermi una stanza”.
“Bene” sorrise Bill battendogli una mano sulla spalla “Sono contento di sapere che torni in pista Remus!”
“Oui, ma non in questo stato!” esclamò Fleur contrariata, guardando Lupin da capo a piedi e scuotendo la testa “Lupìn, vieni con me, ti fascio risplòndere!”.
“Mi raccomando, devi essere un fiorellino!” aggiunse Bill ridacchiando. Lupin si voltò verso di lui, lo sguardo supplicante, ma era troppo tardi: Fleur l'aveva già preso per un braccio e lo stava trascinando in bagno. Sarebbe stato un calvario. Si, decisamente.


Tre ore e mezza dopo, Remus tornò nel soggiorno accompagnato da Fleur, che sembrava una scienziata pazza con in mano ben sette profumi e diverse creme. Bill, che era uscito per lavoro e poi rientrato, si alzò dal divano sorridendo soddisfatto, alla vista dell'incantevole creatura che si trovava davanti -e non stiamo parlando di Fleur.
Lupin sembrava appena uscito da un salone di bellezza. Indossava un paio di jeans blu e una camicia ben stirata, il volto non era più pallido e sporco, bensì pulito e splendente, i capelli ordinatamente lavati, profumati e pettinati. In sintesi, un perfetto uomo che qualunque donna sarebbe stata felice di avere.
“Ora ti riconosco Remus!” esclamò Bill annuendo “Te l'avevo detto che Fleur ti avrebbe rimesso in sesto!”
“Veramente mi sembrano un po' esagerate tutte queste creme.. e i profumi poi!” replicò lui incerto.
Fleur scosse la testa. “Zitto Lupìn, sei tonto charmant così! Tonks ti adorerà!”.
Beh, essere charmant non è che sia la mia massima aspirazione in questo momento” commentò lui “E non vedo perché dobbiamo sempre parlare di..!”
Ma Fleur lo zittì di nuovo con una bella spruzzata di profumo.


Tonks sedeva sul divano, tra le mani una pila di scartoffie del Ministero. Essere un Auror aveva i suoi vantaggi, ma comportava anche analizzare, compilare, leggere e rileggere documenti. E questa era di certo la parte meno divertente del lavoro. Accanto a lei, Teddy dormiva con la testa appoggiata sulla gamba sinistra della madre. Ninfadora posò i documenti e gli accarezzò i capelli, sorridendo.
Suo figlio era la sua felicità; le dava la forza di andare avanti anche nei momenti più tristi. Immediatamente il suo pensiero si legò a Remus, alla conversazione di quel pomeriggio. Nella sua mente erano ancora ben impresse le parole di lui, il tono con cui le aveva pronunciate, il suo sguardo che lei conosceva molto bene. Tonks voleva che Teddy sapesse la verità, ma aveva il terrore che Lupin potesse abbandonarlo di nuovo, come aveva fatto nove anni prima.
Eppure sembrava sincero. E così sicuro della sua decisione.
Ma non poteva decidere da sola. Pensò che sarebbe stato giusto coinvolgere anche Peter, perché permettere a Remus di vedere suo figlio voleva dire riammetterlo anche nella sua vita. Pareva che Peter le avesse letto nel pensiero, perché proprio in quel momento riaprì la porta di casa, di ritorno dal lavoro. Il tempo era letteralmente sfuggito di mano a Tonks, erano già le cinque del pomeriggio, e lei non aveva guardato nemmeno la metà dei documenti affidati dal Ministero.
“Ciao tesoro!” esclamò Peter togliendosi la giacca e lasciandosi cadere sul divano “Che fai?”
“Devo guardare questi documenti per domani..” spiegò Tonks indicando la pila di fogli svolazzanti accanto a lei.
“Devi prenderti un periodo di riposo” suggerì lui accarezzandole i capelli.
“Oggi che hai fatto?”
“Oggi?” ripeté Tonks, cercando le parole giuste “A proposito di oggi.. c'è una cosa che devo dirti”
“Ti ascolto”
“Remus è venuto qui”.
Peter si mise più comodo e incrociò le braccia.
“Ok.. e?”
“E abbiamo parlato” proseguì lei “Di Teddy. Lui vorrebbe riavvicinarsi a suo figlio.. mi ha chiesto.. di prendere una decisione al riguardo e io la voglio prendere con te”.
Peter sembrò vagamente sorpreso da questa affermazione, ma annuì.
“Va bene.. ma dovresti prenderla da sola.. riguarda vostro figlio..”
“Io non voglio” precisò lei “Penso che non sia coinvolto solo Teddy, ci sono dentro anche io Peter. Fino al collo. Riavere mio marito intorno.. lui non è morto, noi siamo ancora sposati, non abbiamo divorziato.. e io sto con te. Credo sia giusto avere anche il tuo parere”.
A Peter il ragionamento quadrò.
“Allora? Che ne dici?”
“Io..” mormorò lui “Io penso che dovresti dargli una possibilità. E' tornato e Teddy ha il diritto di sapere chi è suo padre..”
“Già..”
“Però, Dora..” la guardò e le strinse una mano “Io voglio che tu sia del tutto sincera con me in questo momento. Lui non deve intaccare il nostro rapporto. Io ti amo, voglio stare con te e sono convinto che per te sia lo stesso, ma ora devi dirmelo tu. Se ami ancora lui lo devo sapere”.
Tonks sorrise e lo baciò.
Stai tranquillo, io non provo più nulla per Remus Lupin”.


Per Remus era tutto così strano; trovarsi davanti al cancello di casa Potter, rivedere tutti dopo nove anni .. gli sembrava di essere su un altro pianeta. Certo, essere vestito e conciato come un damerino lo faceva sentire dannatamente ridicolo, ma almeno non avrebbe fatto brutta figura. Sarebbe stato charmant, come diceva Fleur, e ciò contribuiva ad aumentare la sua autostima, decisamente crollata nell'arco dell'ultimo decennio. Doveva essere debitore a Bill, per averlo convinto a tornare, e a Harry, per avergli dato la possibilità di rimanere da lui. Per tutto il giorno non aveva sperato altro che vedere Tonks smaterializzarsi davanti a lui e dirgli che poteva vedere suo figlio. E magari lei gli avrebbe detto che l'amava ancora e che potevano essere una famiglia felice.
Decisamente no, in un'altra dimensione, forse.
Nella brezza serale di Godric's Hollow, Lupin posò una mano sul cancello e lo aprì. Bussò alla porta, e quando questa si aprì, riconobbe davanti a sé il volto familiare e la chioma rossa di Ginny Weasley.
Lei gli sorrise radiosa, e lo abbracciò immediatamente, tenendolo stretto.
“Remus! Non hai idea di quanto mi sei mancato!”
“Ginevra Weasley” disse lui liberandosi dall'abbraccio e accarezzandole i capelli “Dio, guarda come sei cresciuta!”.
Dietro di lei sbucò una testolina dai capelli neri. Un bel bambino guardava Lupin, gli occhi azzurri e un sorriso sul volto. “Emus! Emus!” esclamò, alzando le braccia verso l'uomo.
Remus sbatté le palpebre e si abbassò per stringere la mano del bambino. Poi guardò Ginny, ancora scioccato.
“Non mi dire che lui è..”
“Nostro figlio” completò Ginny annuendo “James Sirius Potter. La fotocopia di suo padre e di suo nonno”.
“Ma non mi dire..!”. Finalmente Lupin capì quante notizie aveva perso. Nove anni erano stati estremamente lunghi. E nonostante tutto, sembravano esserci buone notizie. “Quanti anni ha?”
“Due anni” rispose Ginny sempre sorridendo “E' una vera peste! Scommetto che i nomi che gli abbiamo dato sono stati determinanti!”
Risero entrambi.
Ginny si rivolse a James: “Dov'è il tuo fratellino? E' di là con il papà..?”
Remus spalancò di nuovo gli occhi. Era allucinato.
“Come il suo fratellino!? Vuoi dire..?!”
“Due figli, si” spiegò lei, e da una porta che dava sul corridoio spuntò l'altro bambino, che camminava con difficoltà. Ginny lo prese in braccio. “Fa ancora un po' fatica a camminare, ha mosso da poco i primi passi.. ti presento Albus Severus Potter”.
Lupin si passò una mano fra i capelli. “Ho come l'impressione che dovrò recuperare molti arretrati!”
“Decisamente” rise Ginny, e proprio in quel momento Harry Potter scese dalle scale. Non appena vide Remus lì, in piedi sulla soglia di casa, ancora scioccato per i bambini Potter, gli andò incontro e senza dire una parola lo abbracciò.
Lupin era contento. Felice. Si sentiva a casa.
“Harry James Potter, non so come ringraziarti!” disse, battendogli una mano sulla guancia “Prometto che me ne andrò presto”.
“Non dire sciocchezze ed entra” rispose Harry prendendogli la borsa dei vestiti di mano e conducendolo in salotto “Ci sei mancato Remus, eravamo tutti in pensiero per te, non abbiamo saputo niente in tutti questi anni”.
“Lo so e mi dispiace seriamente per essermene andato in quel modo”. Si sedettero tutti e due sul divano, mentre Ginny guidava James e il piccolo Albus in cucina.
“Credevo di fare il bene di Dora e Teddy.. e sono contento che mio figlio sia cresciuto bene, ma penso che ora abbia bisogno di me”.
Harry annuì. “Si, lo credo anch'io”.
“Horace continuerà a prepararmi la pozione Antilupo. Nelle notti di luna piena uscirò di casa e andrò da Bill. Vicino a Villa Conchiglia c'è un capanno, posso fermarmi lì” spiegò Remus “Ma non voglio che questo problema diventi un ostacolo tra me e mio figlio. Avrei dovuto capirlo prima”.
“L'importante è che tu l'abbia capito” convenne Harry, e lui sorrise.
“Ma ora dimmi di voi. Hai messo su famiglia vedo”.
“E non è più paranoico!” esclamò Ginny dalla cucina, e arrivò tenendo tra le mani un vassoio con tre bicchieri di Whisky Incendiario. Risero, e Lupin sentì che piano piano stava tornando tutto come una volta.
Trascorsero la cena tra chiacchiere, risate e racconti. Harry aveva così tante cose da dire e Lupin da ascoltare che ne avrebbero avuto ancora per un po'. Quando tornarono nel soggiorno dopo aver mangiato, il campanello di casa suonò, e Ginny andò ad aprire.
“Oh, ciao Tonks!”
“Ciao Ginny, Remus mi ha detto che è qui da voi e avrei bisogno di parlargli, se non vi dispiace”.
“No, figurati! E' di là con Harry, aspetta che lo chiamo.. REMUS!”
Lupin si alzò in piedi e andò in corridoio. Appena vide Tonks si fermò.
“Ciao Dora”
“Ciao”
Ginny spostò lo sguardo dall'uno all'altra. “Vi lascio parlare, se avete bisogno sono di là.
Ed entrò in soggiorno chiudendo piano la porta. Lupin si infilò le mani nelle tasche, e Ninfadora fece un passo verso di lui, ma rimasero a un metro di distanza. Lui si ritrovò solo a sperare in quel momento, a sperare che lei dicesse di si, e non sapeva cosa avrebbe fatto se lei avesse rifiutato.
Tonks era in silenzio, e Lupin la contemplò per un attimo. I suoi capelli erano di una deliziosa tonalità di rosa, quella che a lui piaceva tanto.
“Bene, allora..” cominciò lei schiarendosi la voce “Io e Peter ci abbiamo pensato e pensiamo che tu debba passare del tempo con Teddy..”
Il volto di Remus si illuminò. Le sue speranze si concretizzarono.
Aveva detto di si.
Poteva vedere Teddy.
Avrebbero potuto fare insieme tutto ciò che fanno padre e figlio.
Aveva l'occasione di ricominciare.
In quel momento avrebbe voluto piangere, ma si trattenne. Cercò di non scomporsi e sorrise.
“Grazie Dora”.
“Non chiamarmi così” ripeté lei.
“Non ti chiamerò mai per cognome. Per me sei sempre e solo Dora” precisò lui sostenendo il suo sguardo.
Tonks si strinse nella giacca.
“Perfetto. Allora.. vado”.
Si voltò per aprire la porta ma inciampò nel portaombrelli. Lui la afferrò prima che potesse picchiare il naso per terra; si era abituato bene alla sua goffaggine, era la cosa che la rendeva più tenera e incredibilmente irresistibile ai suoi occhi.
“Grazie..” mormorò Tonks rialzandosi e aprendo la porta. Lupin represse per la seconda volta in quel giorno l'istinto di stringerla a sé. Si voltò di profilo, incerto se andare o rimanere lì a guardarla mentre spariva. Lei fece un passo fuori, sul pianerottolo, poi si fermò con la mano ancora sulla maniglia.
E in un secondo se la trovò tra le braccia. Lo stringeva forte, la testa appoggiata all'incavo del suo collo. Una lacrima gli bagnò la pelle e andò ad insinuarsi sotto la camicia. Lui le mise una mano tra i capelli e l'altra sulla schiena. Non disse nulla, la tenne stretta a sé, e capì che le era mancato, capì quanto aveva sofferto. E forse i sentimenti di lei non erano più gli stessi, ma niente li avrebbe mai più separati.
Poi lei mollò la presa.
Con lo sguardo basso si staccò da lui, uscì dalla porta ancora aperta, e Lupin la guardò svanire all'improvviso.


  
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