Ciao a tutti! Allora questo
è il mio secondo capitolo di ''Le nostre strade cambiano''.
Spero vi piaccia. Aspetto tanti commenti e recensioni. Grazie ancora di
tutto!
Cook è uscito da
qualche minuto. Effy dorme
tranquilla; non la vorrei svegliare, ma non riesco a resistere.
Appoggio la mia
mano sulla sua delicatamente.
Poi le do un leggero bacio
sulla fronte.
Lei si muove lievemente. Apre gli occhi con
curiosità.
-Freddie…sei qui.-
dice a bassa voce, ancora
stordita dal sonno.
- Sì. Sono qui.
– rispondo sorridendo.
Sono titubante ma glielo devo
dire in qualche modo.
-Eff…Cook
è stato qui poco fa.-
Sembra confusa, come se non
avesse capito nulla di
quello che ho appena detto.
Finalmente risponde.
-
Perché
è andato via?- chiede turbata.
-
Aveva…delle cose
da fare. – rispondo- ma mi ha detto di consegnarti
questo.-
Mi alzo e prendo il biglietto
che Cook ha appoggiato
sul comodino poco fa.
Mi alzo e mi avvicino alla
porta.
-
Ti lascio alcuni minuti per
leggerlo.-
Effy è confusa. Ma
la sua risposta in compenso è
molto lucida.
-No! Freds…per
favore, resta. Ti prego.- mi chiede
lei supplicando.
-Va bene. Resto qui.
– ritorno dentro alla stanza
ma mi allontano fino all’angolo del muro. Mi sembra giusto
che almeno Cook
abbia modo di salutarla con la massima privacy.
Effy apre il foglietto e lo
legge. Dopo pochi
minuti mi fa cenno di avvicinarmi.
-Leggilo. –
-No. Non mi sembra una cosa
corretta. –
-Su. Forza.-
Annuisco e lo leggo seppure
contro la mia volontà.
Apro delicatamente il foglietto quasi avessi paura
di rovinarlo e lo leggo attentamente.
Effy.
Sono io. Ho deciso
di partire oggi stesso, prima che mi becchino e mi facciano ritornare
in
gattabuia. Non ho avuto ancora modo di parlare con Freds, ma so
già che vuoi
stare con lui. L’ho
sempre saputo che
lui era il buono, il gentile, il giusto. Io sono un criminale. Sono
sbagliato.
Non
andrei mai bene per
te. Sappi solamente che… ti amo,cazzo. Non sapevo amare,
credevo di non essere
il tipo che ‘’ama’’. Beh mi
sbagliavo. Ora lo so. Un ultima cosa: vedi di non
trattare male Fredster. Ha sofferto tanto. E vedi di uscire presto da
quella
gabbia di matti. Addio.
Ti
amo,Cook
-
Lui ti vuole bene. Lo sai
vero?- Effy mi riporta alla realtà.-
Io la guardo immediatamente.
-Sì. Me ne vuole
davvero. –
Sono ancora commosso dal
biglietto. Dopo tutto quello
che gli ho fatto, ossia essere stato il fortunato che Effy ha scelto,
nel
biglietto non dice nulla di cattivo su di me. Anzi, mi raccomanda ad
Effy.
-
Lui ti ama. Lui…mi
ha detto di dirtelo. – dico senza pensarci.
-
Lo so. Ma il fatto
è che io amo te. Tantissimo.- i suoi occhi sono
finalmente sereni e brillanti.
Mi perdo in quell’azzurro
cielo e la bacio felice.
-Cook….troverà
la sua strada.- mi assicura lei.
- Lo spero – dico
io abbracciandola teneramente.
È ora. Cook sta
per andarsene. Ha salutato già
tutti gli altri. Tranne me e JJ.
Ci aspetta in stazione.
-Allora è proprio
vero. Se ne va. – dice
lui tristemente.
-Già. –
annuisco e mi siedo accanto a lui.
Dopo pochi minuti ecco
arrivare Cook. Ha una felpa
col cappuccio e degli occhiali da sole.
-
Che cazzo ti sei messo
addosso? Sembri uno di quei fighetti dei Bristol
Rovers! – dico io ridendo.
-
È una copertura
geniaccio.-
JJ ride sommessamente.
-
Non ci credo che questa
è l’ultima volta che ci vediamo. –
-Non
deve essere per forza l’ultima volta. Può essere
una gita, un viaggio di un
mese, una pausa per riprendersi dallo stress, un modo per staccare la
spina,
qualcosa per…-
-JJ!-
esclamiamo contemporaneamente io e Cook per farlo tacere.
-Scusate,
mi sono incantato.-
-
Hey, senti piccolo J. Sai che questo non è proprio un addio.
Magari che ne so,
tra un anno potrei tornare per vedere cosa circola qui in giro. O alla
ricerca
di qualche pollastrella. -
Ora
ridiamo tutti e tre. E questa non è una risata tesa,
forzata. E’ come un
calmante. Tutta la tensione sta uscendo dai nostri corpi adesso.
È qualcosa che
ci fa stare bene.
-Ultimo
tiro?- dico guardando Cook.
Cook
sorride come un bambino a cui sono appena state regalate delle
caramelle.
-Contaci
bello. – è la sua risposta.
JJ
non ha mai fumato, ma pare aver capito che fumare una sola sigaretta
non può
essere un dramma, tantomeno in questa occasione.
-Tieni
Double J. Aspira e via. Padrone dell’universo. –
dice Cook porgendogli la
sigaretta che nel frattempo si era acceso.
JJ
esegue come un cagnolino. Prima tossisce, poi sembra capire come si fa.
-Sì,
così bello. È una bella sensazione,no?
– esclama Cook.
Ci
sediamo tutti e tre nuovamente sulla panchina. Sono le 18. La stazione
è
praticamente deserta.
JJ
è diventato di un colore pallido impressionante.
-Ehi,
tutto bene? – dico preoccupato.
JJ
mi guarda:
-
Sì tranquillo,
è solo che non sono abituato sai.. –
-
Lo avevo capito. Comunque,
è solo questione di esercizio. – gli spiego
io mentre gli rubo la sigaretta dalle dita. Inspiro il fumo, per poi
farlo
uscire lentamente.
Cook si alza e si appoggia ad
una colonna accanto
alla panchina.
-Vi ricordate quando eravamo
piccoli? Cazzo, che
avventure.- esclama ridendo.
-Già. Le nostre
scommesse con le biglie. – dice JJ.
-Bei ricordi quelli.-
concordo io.
-Ahhh i bambini. Loro non
hanno i nostri cazzo di
problemi. Loro la vita la vivono. Fanculo ai problemi. – dice
chiaramente.
Sentiamo un fischio in
lontananza. Sta arrivando il
treno.
JJ come preso dalla fretta di
non riuscire a fare
tutto in tempo, tira fuori immediatamente una cosa dalla tasca.
È una foto.
-Tieni, guardala quando ti
sentirai solo. – dice
porgendola a Cook.
La vedo; è una
foto di noi tre da bambini, nel
parco dove andavamo sempre da piccoli. JJ è steso per terra,
al centro. Cook è
in piedi e ha in testa una corona di cartone. Col dito indica un punto
in
lontananza. Io sono seduto accanto a JJ e sto ridendo come un matto.
-
Grazie bello. Lo apprezzo.
– dice Cook, visibilmente commosso.
Prende JJ e lo abbraccia.
-
Mi mancherai un mondo.
– gli dice piangendo e ridendo contemporaneamente.
-
Anche a me. –
risponde JJ.
Quando hanno finito di
salutarsi, ormai il treno è
vicino alla stazione.
Cook mi guarda..
-Allora…addio.-
dico io commosso.
Lui annuisce.
-Addio. – si limita
a dire.
Ci guardiamo per qualche
secondo senza sapere cosa
fare o dire.
Poi Cook si decide e viene verso di me.
Mi abbraccia forte, io ricambio.
-
Freds. Stammi bene vecchio.
– mi sussurra all’orecchio.
-
Anche tu. Anche tu.
– rispondo io tra le lacrime.
Cook si stacca. Il treno si
è appena fermato
accanto alla stazione. Scendono circa 10 persone.
Cook si avvicina al treno, ma prima di salire si
volta un ultima volta .
Non dice nulla. Ci guarda solamente. Come per
studiare i nostri visi, da tenere per sempre nella sua testa, nei suoi
ricordi.
Io gli sorrido – Su
bello. Il treno non aspetta
mica te. – gli dico ridendo.
Lui
annuisce sorridente ed entra. Le porte scorrevoli del treno si
chiudono.
Vediamo
Cook sedersi in un posto accanto al finestrino.
Ci
guarda. Ci fa un
ultimo cenno con la
mano.
Io
e JJ lo ricambiamo. Il treno parte lentamente. Poco a poco, il viso di
Cook
sparisce, mentre il treno ha ormai passato le sbarre. Una pioggia
leggera
inizia a scendere. Siamo rimasti solo io e JJ.
Io
gli appoggio un braccio sulla spalla.
-Andiamo
bello.- mi limito a dire, ancora scosso.
-Ti
accompagno. – gli dico.
-Sì
grazie.- risponde lui con voce spenta.
-Sai,
non avrei mai pensato che i Tre Moschettieri si sarebbero separati un
giorno. –
mi dice JJ, prima di entrare in casa.
La
pioggia aumenta, io mi sto incominciando a bagnare del tutto, ma non mi
interessa.
-Tornerà.
Lo so. – gli rispondo io speranzoso.
–Ha solo bisogno di trovare la sua strada.
Ma non è un addio questo. Conosciamo Cook. –
continuo.
JJ
annuisce. – Ci vediamo in giro. – dice infine, poi
chiude la porta.
La
pioggia ora è veramente fitta. Pesanti gocce sembrano
trafiggermi..
Inizio
a correre verso casa mia. Mentre corro rivedo Cook da bambino, che mi
difendeva
sempre quando qualche prepotente se la prendeva con me.
Per fortuna JJ abita vicino al mio quartiere.
In cinque minuti sono arrivato. Entro immediatamente nel capanno. Tolgo
i
vestiti bagnati; metto una maglietta verde che trovo ripiegata sulla mia poltrona e un paio di
pantaloni della prima
tuta che trovo, appoggiata alla sedia.
Mi
sdraio sul pavimento, in balia delle lacrime che mi stanno rigando le
guance,
rendendo la mia vista offuscata.
Da
steso noto qualcosa di bianco, che si trova sotto la porta.
Mi avvicino e la sfilo piano, cercando di non
rompere nulla.
È una lettera. Mi alzo in piedi e la apro
violentemente, strappando completamente la busta.
Tiro fuori la lettera con mani
tremanti.
‘’Pensavi
davvero che ti
avrei salutato con un semplice ciao?
Ti
odio, tanto,
tantissimo. Perché Effy ti ama. Lei ti ama. E fa un male del
cazzo, bello. Come
un buco nel petto. Un buco senza fondo. Ho proprio una bella vita
schifosa. La
mia famiglia non sa nemmeno che esisto.
Anzi
lo sa, ma è più
comodo ignorarmi. Non sono bravo a fare niente. Anzi so fottermi il
cervello
con delle pillole, bere come un assetato, fare del casino. Belle
aspirazioni di
vita, vero? Ma ora ho una scelta. O rimanere qui a marcire o rifarmi un
futuro.
Non ho niente da perdere. Ma oltre ad odiarti ti voglio anche un bene
della
miseria, lo sai. Sei il mio piccolo Fredster. Quello a cui fregavano
sempre le
macchinine, quello che veniva sempre preso in giro dai bulletti del
quartiere e
che io difendevo con piacere, quello che mi è sempre stato
vicino sempre e
comunque.
Ora
purtroppo le nostre
strade cambiano.
Ti
voglio davvero bene, Cook
P.S. Effy…. Non
lasciarla sola. Ha bisogno di
te. ‘’
Ormai il mio volto
è completamente bagnato dalle
lacrime.
Mi butto sul divano, con la lettera accartocciata
appoggiata al petto. O meglio, al cuore.