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Autore: ClaudyCohen    12/07/2010    2 recensioni
SPOILER PUNTATA DI SKINS 4X08 (Ci sono alcuni cambiamenti fatti da me, appunto come avrei fatto io la puntata e quindi chi non avesse visto ancora la puntata 4x07 e non si volesse rovinare la sorpresa, non legga questa fan fiction.) Salve a tutti! Questa è la mia prima fan – fiction. Sono emozionatissima. Allora, dato che io amo il telefilm Skins alla follia, questa è la mia idea di finale per quanto riguarda Effy, Cook e Freddie e il loro ‘’triangolo amoroso’’. Perdonatemi se nel testo troverete presenza di brutte parole o lessico inappropriato, ma in Skins questo linguaggio è molto usato. Quindi di conseguenza se non l’avessi utilizzato la storia non sarebbe stata abbastanza credibile. Inoltre ho inserito alcuni cambiamenti per rendere la storia più scorrevole. I personaggi appartengono al telefilm ovviamente. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. vi saluto e ringrazio tutti quelli che la leggeranno! Fatemi sapere cosa ne pensate! Questa è la mia 4x08 Freddie/Effy/Cook. Ciao!
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elizabeth Stonem, Freddie Mclair, James Cook
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Allora questo è il mio secondo capitolo di ''Le nostre strade cambiano''.
Spero vi piaccia. Aspetto tanti commenti e recensioni. Grazie ancora di tutto! 

Cook è uscito da qualche minuto. Effy dorme tranquilla; non la vorrei svegliare, ma non riesco a resistere. Appoggio la mia mano sulla sua delicatamente.

Poi le do un leggero bacio sulla fronte.
Lei si muove lievemente. Apre gli occhi con curiosità.

-Freddie…sei qui.- dice a bassa voce, ancora stordita dal sonno.

- Sì. Sono qui. – rispondo sorridendo.

Sono titubante ma glielo devo dire in qualche modo.

-Eff…Cook è stato qui poco fa.-

Sembra confusa, come se non avesse capito nulla di quello che ho appena detto.
Finalmente risponde.

-         Perché è andato via?- chiede turbata.

-         Aveva…delle cose da fare. – rispondo- ma mi ha detto di consegnarti questo.-

Mi alzo e prendo il biglietto che Cook ha appoggiato sul comodino poco fa.

Mi alzo e mi avvicino alla porta.

-         Ti lascio alcuni minuti per leggerlo.-

Effy è confusa. Ma la sua risposta in compenso è molto lucida.

-No! Freds…per favore, resta. Ti prego.- mi chiede lei supplicando.

-Va bene. Resto qui. – ritorno dentro alla stanza ma mi allontano fino all’angolo del muro. Mi sembra giusto che almeno Cook abbia modo di salutarla con la massima privacy.

Effy apre il foglietto e lo legge. Dopo pochi minuti mi fa cenno di avvicinarmi.

-Leggilo. –

-No. Non mi sembra una cosa corretta. –

-Su. Forza.-

Annuisco e lo leggo seppure contro la mia volontà.
Apro delicatamente il foglietto quasi avessi paura di rovinarlo e lo leggo attentamente.

 

Effy. Sono io. Ho deciso di partire oggi stesso, prima che mi becchino e mi facciano ritornare in gattabuia. Non ho avuto ancora modo di parlare con Freds, ma so già che vuoi stare con lui.  L’ho sempre saputo che lui era il buono, il gentile, il giusto. Io sono un criminale. Sono sbagliato.

Non andrei mai bene per te. Sappi solamente che… ti amo,cazzo. Non sapevo amare, credevo di non essere il tipo che ‘’ama’’. Beh mi sbagliavo. Ora lo so. Un ultima cosa: vedi di non trattare male Fredster. Ha sofferto tanto. E vedi di uscire presto da quella gabbia di matti. Addio.

 

                                                                                       Ti amo,Cook

 

-         Lui ti vuole bene. Lo sai vero?- Effy mi riporta alla realtà.-

Io la guardo immediatamente.

-Sì. Me ne vuole davvero. –

Sono ancora commosso dal biglietto. Dopo tutto quello che gli ho fatto, ossia essere stato il fortunato che Effy ha scelto, nel biglietto non dice nulla di cattivo su di me. Anzi, mi raccomanda ad Effy.

-         Lui ti ama. Lui…mi ha detto di dirtelo. – dico senza pensarci.

-         Lo so. Ma il fatto è che io amo te. Tantissimo.- i suoi occhi sono finalmente sereni e brillanti.
      Mi perdo in quell’azzurro cielo e la bacio felice.

-Cook….troverà la sua strada.- mi assicura lei.

- Lo spero – dico io abbracciandola teneramente.

 

È ora. Cook sta per andarsene. Ha salutato già tutti gli altri. Tranne me e JJ.
Ci aspetta in stazione.Quando arrivo JJ è già lì. È seduto su una panchina sotto la tettoia della stazione e mi vede subito.

-Allora è proprio vero. Se ne va. –  dice lui tristemente.

-Già. – annuisco e mi siedo accanto a lui.

Dopo pochi minuti ecco arrivare Cook. Ha una felpa col cappuccio e degli occhiali da sole.

-         Che cazzo ti sei messo addosso? Sembri uno di quei fighetti dei Bristol Rovers! – dico io ridendo.

-         È una copertura geniaccio.-

JJ ride sommessamente.

-         Non ci credo che questa è l’ultima volta che ci vediamo. – dice Cook guardandoci attentamente. JJ smette di ridere.

-Non deve essere per forza l’ultima volta. Può essere una gita, un viaggio di un mese, una pausa per riprendersi dallo stress, un modo per staccare la spina, qualcosa per…-

-JJ!- esclamiamo contemporaneamente io e Cook per farlo tacere.

-Scusate, mi sono incantato.-

- Hey, senti piccolo J. Sai che questo non è proprio un addio. Magari che ne so, tra un anno potrei tornare per vedere cosa circola qui in giro. O alla ricerca di qualche pollastrella. -

Ora ridiamo tutti e tre. E questa non è una risata tesa, forzata. E’ come un calmante. Tutta la tensione sta uscendo dai nostri corpi adesso. È qualcosa che ci fa stare bene.

-Ultimo tiro?- dico guardando Cook.

Cook sorride come un bambino a cui sono appena state regalate delle caramelle.

-Contaci bello. – è la sua risposta.

JJ non ha mai fumato, ma pare aver capito che fumare una sola sigaretta non può essere un dramma, tantomeno in questa occasione.

-Tieni Double J. Aspira e via. Padrone dell’universo. – dice Cook porgendogli la sigaretta che nel frattempo si era acceso.

JJ esegue come un cagnolino. Prima tossisce, poi sembra capire come si fa.

-Sì, così bello. È una bella sensazione,no? – esclama Cook.

Ci sediamo tutti e tre nuovamente sulla panchina. Sono le 18. La stazione è praticamente deserta.

JJ è diventato di un colore pallido impressionante.

-Ehi, tutto bene? – dico preoccupato.

JJ mi guarda:

-         Sì tranquillo, è solo che non sono abituato sai.. –

-         Lo avevo capito. Comunque, è solo questione di esercizio. – gli spiego io mentre gli rubo la sigaretta dalle dita. Inspiro il fumo, per poi farlo uscire lentamente.

Cook si alza e si appoggia ad una colonna accanto alla panchina.

-Vi ricordate quando eravamo piccoli? Cazzo, che avventure.- esclama ridendo.

-Già. Le nostre scommesse con le biglie. – dice JJ.

-Bei ricordi quelli.- concordo io. Cook si toglie gli occhiali da sole e li infila nella borsa.

-Ahhh i bambini. Loro non hanno i nostri cazzo di problemi. Loro la vita la vivono. Fanculo ai problemi. – dice chiaramente.

Sentiamo un fischio in lontananza. Sta arrivando il treno.

JJ come preso dalla fretta di non riuscire a fare tutto in tempo, tira fuori immediatamente una cosa dalla tasca. È una foto.

-Tieni, guardala quando ti sentirai solo. – dice porgendola a Cook.

La vedo; è una foto di noi tre da bambini, nel parco dove andavamo sempre da piccoli. JJ è steso per terra, al centro. Cook è in piedi e ha in testa una corona di cartone. Col dito indica un punto in lontananza. Io sono seduto accanto a JJ e sto ridendo come un matto.

-         Grazie bello. Lo apprezzo. – dice Cook, visibilmente commosso.

Prende JJ e lo abbraccia.

-         Mi mancherai un mondo. – gli dice piangendo e ridendo contemporaneamente.

-         Anche a me. – risponde JJ.

Quando hanno finito di salutarsi, ormai il treno è vicino alla stazione.
Cook mi guarda..

-Allora…addio.- dico io commosso.

Lui annuisce.

-Addio. – si limita a dire.

Ci guardiamo per qualche secondo senza sapere cosa fare o dire.
Poi Cook si decide e viene verso di me.
Mi abbraccia forte, io ricambio.

-         Freds. Stammi bene vecchio. – mi sussurra all’orecchio.

-         Anche tu. Anche tu. – rispondo io tra le lacrime.

Cook si stacca. Il treno si è appena fermato accanto alla stazione. Scendono circa 10 persone.
Cook si avvicina al treno, ma prima di salire si volta un ultima volta .
Non dice nulla. Ci guarda solamente. Come per studiare i nostri visi, da tenere per sempre nella sua testa, nei suoi ricordi.

Io gli sorrido – Su bello. Il treno non aspetta mica te. – gli dico ridendo.

Lui annuisce sorridente ed entra. Le porte scorrevoli del treno si chiudono.
Vediamo Cook sedersi in un posto accanto al finestrino.
Ci guarda.  Ci fa un ultimo cenno con la mano.

Io e JJ lo ricambiamo. Il treno parte lentamente. Poco a poco, il viso di Cook sparisce, mentre il treno ha ormai passato le sbarre. Una pioggia leggera inizia a scendere. Siamo rimasti solo io e JJ.
Io gli appoggio un braccio sulla spalla.

-Andiamo bello.- mi limito a dire, ancora scosso. Ci avviamo verso casa di JJ.

-Ti accompagno. – gli dico.

-Sì grazie.- risponde lui con voce spenta. Arriviamo davanti a casa sua.

-Sai, non avrei mai pensato che i Tre Moschettieri si sarebbero separati un giorno. – mi dice JJ, prima di entrare in casa.

La pioggia aumenta, io mi sto incominciando a bagnare del tutto, ma non mi interessa.

-Tornerà. Lo so. – gli rispondo io speranzoso.
–Ha solo bisogno di trovare la sua strada. Ma non è un addio questo. Conosciamo Cook. – continuo.

JJ annuisce. – Ci vediamo in giro. – dice infine, poi chiude la porta.

La pioggia ora è veramente fitta. Pesanti gocce sembrano trafiggermi..
Inizio a correre verso casa mia. Mentre corro rivedo Cook da bambino, che mi difendeva sempre quando qualche prepotente se la prendeva con me. I nostri litigi, le nostre risate insieme, i nostri ‘ti voglio bene’’, i nostri ricordi vissuti. 
Per fortuna JJ abita vicino al mio quartiere. In cinque minuti sono arrivato. Entro immediatamente nel capanno. Tolgo i vestiti bagnati; metto una maglietta verde che trovo ripiegata sulla mia  poltrona e un paio di pantaloni della prima tuta che trovo, appoggiata alla sedia.
Mi sdraio sul pavimento, in balia delle lacrime che mi stanno rigando le guance, rendendo la mia vista offuscata.
Da steso noto qualcosa di bianco, che si trova sotto la porta.
Mi avvicino e la sfilo piano, cercando di non rompere nulla.
È una lettera. Mi alzo in piedi e la apro violentemente, strappando completamente la busta. 
Tiro fuori la lettera con mani tremanti.

 

 

 

‘’Pensavi davvero che ti avrei salutato con un semplice ciao?

Ti odio, tanto, tantissimo. Perché Effy ti ama. Lei ti ama. E fa un male del cazzo, bello. Come un buco nel petto. Un buco senza fondo. Ho proprio una bella vita schifosa. La mia famiglia non sa nemmeno che esisto.

Anzi lo sa, ma è più comodo ignorarmi. Non sono bravo a fare niente. Anzi so fottermi il cervello con delle pillole, bere come un assetato, fare del casino. Belle aspirazioni di vita, vero? Ma ora ho una scelta. O rimanere qui a marcire o rifarmi un futuro. Non ho niente da perdere. Ma oltre ad odiarti ti voglio anche un bene della miseria, lo sai. Sei il mio piccolo Fredster. Quello a cui fregavano sempre le macchinine, quello che veniva sempre preso in giro dai bulletti del quartiere e che io difendevo con piacere, quello che mi è sempre stato vicino sempre e comunque.

Ora purtroppo le nostre strade cambiano.

 

 

 

 

 

                                                   Ti voglio davvero bene, Cook

 

 

 

P.S.  Effy…. Non lasciarla sola. Ha bisogno di te.  ‘’

 

 

Ormai il mio volto è completamente bagnato dalle lacrime.
Mi butto sul divano, con la lettera accartocciata appoggiata al petto. O meglio, al cuore.

 

  
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