Fanfic su artisti musicali > Beatles
Segui la storia  |       
Autore: Natalja_Aljona    13/07/2010    2 recensioni
George stava per dire qualcosa, ma un urlo squarciò la quiete di Arnold Grove.
-PAPYYYY!!-
-Cosa vuoi, Raymond??- domandò George, cercando di mostrarsi paziente, ma visibilmente scocciato.
-C'è una lucertola!- gridò Ray, eccitato.
-E CHE CAVOLO ME NE FRE... Fantastico, Raymond! Si vede che sei mio figlio! Ce l'abbiamo nel sangue, noi Harrison! Semplicemente, spacchiamo!- George modificò provvidenzialmente il suo tono di voce, conseguentemente all'occhiataccia di Lucy.
Poi diede un lieve bacio sulla fronte di quest'ultima, posandola finalmente a terra.
-E adesso va a quel paese, Harrison- borbottò tra se e se Lucy, fingendo di spolverarsi i vestiti, per darsi un contegno.
George raggiunse a grandi falcate la camera del figlio, pensando tra se e se:
Se quella lucertola è entrata nella MIA chitarra, giuro che le stacco la testa!
Gennaio 1972.
Dodici anni dopo "Revolution".
La storia di Ray, Jim e John Harrison, ovvero...i figli di George Harrison e Lucy Richards.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Harrison
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Lucy is a Rainbow'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


I'm looking through you... And you're nowhere



Ore 21.00:

Erano quasi le nove di sera, quando un bussare leggero come il lieve picchiettio del becco di un uccellino sopraggiunse all'orecchio del maggiore degli Harrison, che si precipitò alla porta come una furia.

Jim e John fecero un salto sul divano quando la sagoma pallida e quasi cadaverica di Lucy scivolò con leggerezza sulla porta, gli occhi segnati da profonde occhiaie, le guance scavate e i capelli arruffati sparsi sulla schiena e con le punte arricciate all'insù come in un'inspiegabile ribellione del suo corpo.

Una visione che era una dura prova per l'anima.

Un attimo dopo entrarono anche Ray e Dylan, sussurrando piano parole incomprensibili alle orecchie degli altri tre presenti.

Lucy, di tanto in tanto, lanciava ai due ragazzini occhiate severe, quasi di rimprovero, e loro tacevano di colpo, sprofondando in un silenzio quasi tombale, che metteva i due minori degli Harrison terribilmente a disagio.

Nella stanza si sentiva soltanto il tremore convulso delle mani di Lucy, la pelle talmente chiara da sembrare un costante, glaciale colpo di vento.

E, soprattutto, era gelida al tocco.

La situazione precipitò quando si sfilò la felpa, rimanendo con una canottierina di cotone su cui George, giorni prima, aveva scarabocchiato qualche parola di “Someplace Else”, per quando la ragazza fosse stata lontana.

Quelle parole adesso si leggevano a malapena, mentre si notava benissimo il contrasto della canottiera con la pelle di Lucy, resa appicicaticcia dal sudore e quasi trasparente da sembrare pelle anch'essa, solo di un paio di gradazioni più scura.

Si notava benissimo che, nonostante le serie espressioni dei loro occhi, i volti di Ray e Dylan erano molto più colorati di quello di Lucy.

Le guance erano calde e arrossate, i loro occhi vivaci e sereni, seppur velati da un'impercettibile malinconia.

Dopo una lunghissima pausa di gelido silenzio, George mise da parte qualsiasi sospetto o preoccupazione e strinse forte a se la ragazza, che pure non dava alcun segno di vita, neanche l'ombra di un movimento, un sorriso, un sospiro...niente di tutto questo.

Solo quella glaciale e opprimente insofferenza che raschiava il cuore di George come fosse stata pietra ardente a contatto con una superficie indifesa.

George fu costretto ad abbassare lo sguardo a terra, aggrappandosi con esso al grigio cenere del pavimento, per non impazzire.

Si avvicinò lentamente al figlio maggiore e a Dylan, sussurrandogli a bassissima voce le prime parole che gli erano passate per la mente:

-Cos'è successo?-

-Non lo sappiamo, papà!- mormorò con voce strozzata Raymond, come per sfogarsi dopo un lungo, troppo lungo silenzio.

-E'...scivolata giù. E quando l'abbiamo rivista...era così-

George spalancò gli occhi, confuso come non mai.

-Siediti, Raymond: sei troppo agitato per parlare-

-No, no...non...non voglio-

Il maggiore degli Harrison cercò di guardare negli occhi il figlio, le lacrime che gli tremavano sulle ciglia, la pelle screpolata delle labbra, l'inquietudine degli occhi e il l'inconsapevole, quasi impercettibile movimento dei piedi.

Era davvero spaventato.

-Noi non abbiamo visto niente. Non abbiamo visto niente- ripeteva invece Dylan, con una specie di sguardo da spiritato stampato negli occhi.

-E' vero. Noi ce ne siamo sempre stati sulla panchina, fino a quando non è tornata Lei... il fiume era sparito. Eravamo nel reparto saggistica, in bilico tra due pile di libri, con in mano un manoscritto firmato da Shakespeare e da... Victor Hugo. Trattava di...psicologia infantile. Sul serio- raccontò Ray, ben poco sicuro che una cosa del genere si potesse considerare “seria”.

-E' incredibile, la libreria di Cin Song. Incredibile-

-La mamma ha detto soltanto di averti visto...morire. Poi piangeva, tremava, sudava sangue. Era una visione paranormale. Noi non lo sappiamo, cosa ha visto.-

-Andiamo a dormire, adesso. Avverto tua madre, Dylan, ti va di restare a dormire da noi?-

Dylan annuì, mentre George componeva il numero di Sarah Collins.

-Signor Collins? Potrei parlare con sua moglie, per favore?-

Sarah era preoccupatissima per la sparizione il figlio, ma venne immediatamente tranquillizzata dal susseguirsi di bugie di George, inventate al momento con il solo scopo di non farla preoccupare.

Quella era una faccenda che riguardava soltanto loro, mettere in allarme la madre di Dylan non sarebbe servito a niente.

Dylan era un bravo bambino, avrebbe saputo mantenere il segreto.

Ora si trattava solo di capire di cosa realmente si trattava.

George aveva il sospetto che fosse quella, la parte più delicata.

-Tua madre è d'accordo, Dyl- poi lanciò uno sguardo apprensivo ai due ragazzini, continuando a guardarli pensieroso anche mentre salivano le scale.

-Domani ne riparliamo. Domani, con calma-

George si lasciò cadere a peso morto sul divano, ritrovandosi subito dopo a fissare il plettro della chitarra con occhi vacui, senza un motivo preciso.

Aveva cercato di mantenere la calma, di assumersi le sue responsabilità, ma in realtà moriva dentro.

Era un'ansia che lo divorava dall'interno, l'apprensione che aveva per le condizioni di Lucy.

E per la prima volta, più che in tante altre occasioni, non sapeva davvero come comportarsi.

Fece partire “The Lord Loves the One(That Loves the Lord)” allo stereo e Lucy ebbe un fremito, due fremiti, uno dopo l'altro.

Solo allora George si accorse che Lucy aveva acceso il fuoco nel camino e incominciato a buttare dei libri tra le fiamme.

Le fiamme, più rosse e vivide che mai, crepitavano malignamente tra la legna, ingoiando avidamente le pagine dei libri che Lucy continuava a buttare nel fuoco come posseduta.

Ma era la sua Lucy e, nemmeno nella follia di quel gesto, non voleva fare alcun male.

Avrebbe voluto capire il motivo, il significato di quel gesto, ma, ne era ben consapevole, se l'avesse capito, sarebbe stata sicuramente l'ultima cosa che avrebbe capito.

Adesso allo stereo c'era un'altra canzone, Bookends, un breve pezzo firmato Simon & Garfunkel.


Time it was, and what a time it was, it was

A time of innocence, a time of confidences

Long ago, it must be, I have a photograph

Preserve your memories; they're all that's left you


C’era una volta un tempo, e che tempo è stato
Un tempo di innocenza, un tempo di confidenze
Deve essere stato tanto tempo fa, ho una fotografia
Tieni da conto i tuoi ricordi, sono tutto quello che ti viene lasciato.


Venne percorso dai brividi, pensando a quanto quella canzone fosse crudemente reale.

Non aveva la minima idea di quello che stava succedendo, era forse quello che aveva le idee meno chiare di tutti, anche suo figlio ne sapeva più di lui.

Non lo sapeva, ma sapeva che mantenere il controllo, in tutta quella confusione, sarebbe stato difficile.

La parola “difficile” era relativamente un eufemismo.

Quella era la distruzione della mente, un rompicapo a metà, senza soluzione.

Aveva l'impressione che tutto ciò che aveva guadagnato

Come aveva fatto, la sua vita, a prendere una piega del genere?

Dietro all'innegabile felecità della sua vita con Lucy e con i suoi tre pargoli, dietro all'apparente appagamento della sua carriera di musicista, chitarrista, sitarista e compositore, finalmente messa davanti a qualsiasi altra cosa, oltre la scorza, uscita finalmente allo scoperto, si apriva un mistero senza ne capo ne coda, di cui non sapeva niente, ma che aveva completamente sconvolto la sua Lucy, che mai gli era sembrata indifesa e spaventata, soprattutto spaventata come in quel momento.

La sua vita apparteneva a lui, a Lucy, a Ray, a Jim, a John, in parte anche ai Beatles... e a nessun altro.

Apparteneva a tante persone, ma soprattutto a lui.

Chi era che ne stava prendendo possesso, in quel momento?

Cos'era, chi era che aveva dimenticato?

E poi, aveva realmente dimenticato qualcuno?

Cosa sarebbe successo?

C'era qualcosa che lo spaventava, ed era la stessa cosa che spaventava anche Lucy, ma come faceva ad esserne così sicuro, se non sapeva cosa spaventava Lucy?

Possibile che tutto stesse improvvisamente diventando troppo complicato per lui?

Il giorno dopo il sole sarebbe sorto, e allora forse avrebbe ritrovato la sua Luce, la luce che avrebbe reso le cose molto più chiare, forse addirittura più semplici.

Si trattava di aspettare una notte, una notte prima di cominciare a capire.

Una notte difficile.

Se solo fosse riuscito a carpire qualche dettaglio in più...

Se solo gli occhi di Lucy fossero stati meno enigmatici...

A chi apparteneva realmente la sua vita?

A chi era in grado di vederla, probabilmente.

E che cosa poteva dire, adesso, adesso che non riusciva più a guardare oltre?

Non avrebbe mai voluto averne la consapevolezza, ma ora era quasi sicuro di non riuscire più a vederla nemmeno lui.

Eppure, lui chiedeva soltanto di riuscire a sentire, di riuscire di nuovo a vedere quello che gli apparteneva.

Anche solo lontanamente, quello che aveva conquistato in quella vita che non riusciva più a vedere.


I only ask, that what I feel,
should not be denied me now
As it's been earned, and
I have seen my life belongs to me

My love belongs to who can see it.

My love belongs to who ...


A letto, la situazione fu più tragica che mai.

Lucy si arrotolava le coperte addosso come nel bozzolo di un baco da seta, respirava a fatica e si stringeva alle coperte con tutte le sue forze.

Poi inspirava, espirava, socchiudeva gli occhi e cercava di sembrare calma.


You got into my life
I don't know how you found me, but you did
It stopped me heading someplace else


Allora George le si avvicinò, provando ad accarezzarle una guancia.

Lei lo lasciò fare, con un sorriso tra il mistico e il dolce disegnato sulle labbra, ma poi serrò le palpebre, scrollò le spalle e si allontanò di scatto da lui.

Poi allungò lentamente una mano e afferrò la sua, stringendola forte.


Took me a while to say
Wish you belong to me
But now I'm saddened like I've never been
Regretting that we'll leave


George rimase quasi sconvolto dal contatto con la sua mano, scheletrica, bianca come la neve, come la neve sciolta.

Completamente priva di battiti.

Poi, a un certo punto, i battiti ricominciarono, lenti, poco regolari, poi sempre più veloci, come una specie di linfa benefica che s'impossessava della sua mano, tanto che una domanda gli sorse spontanea:

Sono...sono stato io?


And for a while you could comfort me
And hold me for some time
I need you now to be beside me
While all my world is so untidy


Lucy gli sorrise, come per ringraziarlo, dopodiché balzò aggraziatamente giù dal letto, una mano appoggiata alla candida parete della stanza e quella di George ancora delicatamente posata sul suo cuore.

La allontanò, gentilmente, mentre il suo sorriso scompariva sempre di più.

-Se non ti dispiace...-

L'ultima cosa che vide fu l'esile figurina della ragazza avventurarsi a piedi nudi verso la stanza degli ospiti.

-Non fraintendermi, George... Sono così contenta di vederti...- aveva mormorato a voce bassissima prima di andarsene, o forse l'aveva soltanto pensato.

Sì, doveva essere così.

E allora perché andarsene? Sarebbe stata la più ovvia delle domande.

Solo.

George era rimasto solo.


Loneliness (oh-o-oh)
Empty faces (oh-o-oh)
Wish I could leave them all (o-oh)
In someplace else
(Someplace else)


George scosse la testa, in ginocchio ai piedi del letto, con quel lenzuolo esasperatamente candido tra le mani.

Lei aveva bisogno di lui, aveva bisogno del suo calore, per riprendersi da tutto quello che era successo, qualsiasi cosa fosse successa, sicuramente troppo dura, ingiusta, crudele e dogmatica per essere accettata.

Aveva bisogno di lui, ma, come la neve disciolta al sole, lentamente uccisa dai penetranti raggi di quella palla calda e incandescente, se n'era andata.


I hope you won't let go
Maybe you'll let me know
That you'll be saddened like you've never been
Regretting that we'll leave


A quale inaccettabile verità era stata sottoposta?

Davanti a quale insormontabile orizzonte era stata messa di fronte?

Quale arcobaleno era stato spento a forza nel suo cuore?

-Chi ha avuto il coraggio di lacerare la tua anima iridescente, Luce mia?- mormorò, a voce così bassa e intrisa di tenerezza da far tintinnare da lontano le corde della chitarra di un suono incredibilmente limpido e...sincero.


And for a while I could comfort you
And hold you in my mind
I need you now to be beside me
While all my world is sad and crazy


Ma nemmeno Ray riusciva a dormire.

Quatto quatto era scivolato in cucina, aveva afferrato un biscotto al cioccolato fondente, di quelli che si sciolgono appena sfiorato il palato e, svicolando per il corridoio, raggiunse il padre.

Senza dire una parola, gli porse il biscotto con un sorriso che illuminava l'intero corridoio.

Dopo quel gesto, George si sentì inevitabilmente pervaso da un inaspettato buonumore.


And for a while you could comfort me
And hold me for some time
I need you now to be beside me
While all my world is so untidy


-Coraggio, papà. Resisti- gli sussurrò in tono complice, stringendogli la mano.

George finì di masticare lentamente il biscotto e ricambiò il sorriso, spostando una ciocca di capelli biondicci dalla fronte del figlio.

Quelle tre semplici parole valevano più di mille altre parole.


Loneliness (oh-o-oh)
Empty faces (oh-o-oh)
Wish I could leave them all (o-oh)
In someplace else


Ora più che mai, Ray era sicuro che l'adorazione di George per Lucy non si sarebbe mai spenta e questo lo rassicurava sul loro futuro.

Silenziosamente, com'era venuto, ripercorse a ritroso la strada per tornare in camera, lasciando il padre solo con i suoi pensieri, i suoi sospiri, i suoi desideri impossibili.

Sicuro che ce l'avrebbero fatta, a superare quel momento.


I think I'm gonna leave them all
In someplace else
(Someplace else)


In silenzio, George la seguì.

Passarono lenti tanti, troppi minuti. Aveva perso la nozione del tempo, ormai.


She can move your soul without your knowing


George, seduto con le gambe strette al petto sul freddo pavimento di Arnold Grove, aspettava immobile.

Da uno spiraglio della porta da cui penetrava una luce quasi tetra, la guardava con una certa apprensione, pur tenendosi a distanza.

Lucy scostò leggermente i bordi delle lenzuola dalle sue gambe e ricominciò a fissare con gli occhi sbarrati il soffitto.

Fece una debole pressione con i polpastrelli sulla soffice stoffa del lenzuolo e riprese a tremare.

Rimase per tutta la notte in quella posizione.


Sul pavimento, l'unica, la prima traccia di una lacrima.



BLUE JAY WAY


Buon giorno a tutteee!!!

Finalmente riesco ad aggiornare anche qua!!

Ho poco tempo perchè devo ancora andarmi a fare la doccia e fare la spesa, quindi cercherò di essere “breve e concisa” ('na parola...xD)...

Visto che oggi ho aggiornato due capitoli, cominciamo a parlare di questo xD

Riguardo a questo capitolo:

Capitolo molto complicato da scrivere...molto complicato e immagino anche molto crudo, poichè quello che ha visto Lucy c'entrerà in parte anche con la morte di George.

Il 2001 è ancora lontano, ma forse Cin ha voluto farle capire qualcosa... e forse la sua libreria non è quello che tutti realmente si aspettano da una libreria, così come tutto quello che è successo non è successo per caso.

Tranquille, il mistero della libreria sta per essere svelato xD

Ad ogni modo, questo è l'inizio della parte più importante della storia soprattutto per John, Jim e Ray e presto ritorneranno in scena I Beatles Stones... e chissà che non si riesca in qualche modo a fare qualcosa per George... ;)

Bene, ho già detto molto, e nel prossimo capitolo sarà svelato tutto ciò che ha visto Lucy nel fiume e che riguarda anche George e diventerà tutto di gran lunga più chiaro... quindi immagino che il prossimo capitolo sarà anche peggio di questo, ma poi, niente paura, la storia prenderà una piega completamente diversa...

In questo periodo sono solita fare disastri, tra i quali il fatto di svegliarmi la mattina con una voglia matta di creare intrighi, mettermi al computer e cambiare le carte in tavola, cambiare tutto... e questo è fondamentalmente uno dei miei difetti xD

Ma poi cerco sempre di rimediare tutto...xD Anche se la storia della libreria ce l'avevo già in mente da un pezzo, così come la prima parte(decisamente più leggera) sull'avventura spionistica di Geo e Lu', tutto il resto risale a ieri notte, dal momento che ci ho messo un po' prima di riuscire a dormire e non appena mi sono svegliata ho cominciato a scrivere questo.

Per quanto riguarda le canzoni, invece... beh, come già sapete, tutte le volte che ne ascolto una fermo tutto e cerco di analizzarla in tutto e per tutto... non solo nella musicalità, ma anche nella personalità dell'autore(specialmente se questo è George, mi riesce meglio immedesimarmi... Someplace Else, Fish on the Sand, That's what it takes, Breath Away Form Heaven e quasi tutte le canzoni di Cloud 9 ne sono un esempio... :D ) che rispecchia il testo...insomma, una specie di algoritmo al contrario. XD Non preoccupatevi, dico così perchè oggi, finalmente, dopo non so quanti mesi, li ho rifatti e sono riuscita a capirli... yuppyyy!! Sigh... Gli algoritmi mi ricordano la mia ultima sufficienza in matematica, il 7 gennaio... xD Ce ne sono state altre, ma non me le ricordo bene come questa: io che cercavo di fare gli algoritmi con Octopus's Garden e Oh! Darling in sottofondo...che serata xD Ma questa è un'altra storia... ;)

Ad ogni modo, spero di essere riuscita ad esprimermi bene nel capitolo e che questa nuova, più malinconica parte della storia(anche se questo argomento fa sempre stare malissimo anche me) vi piaccia...


Passando a cose più allegre... Riguardo allo scorso capitolo:

Vi devo confessare, invece, che l'avventura spionistica di Geo e Lu' nello scorso capitolo mi è stata ispirata da... *pa-pa-pa-paaan* “Paperino Intercettato Speciale” del Topolino 2743 del 24 Giugno 2008, in cui Qui, Quo e Qua piazzavano una cimice addosso a Paperino xD

Lo leggo da anni(anche questo mi è stato tramandato da mio papà xD) e ormai mi sono arresa, non guarirò più dalla Paperino-mania...xD

*1 dello scorso capitolo: La parte del congiuntivo, invece, è ispirata a un mio sogno di qualche tempo fa, in cui tutta la classe mi inseguiva per Londra per chiedermi il congiuntivo del verbo amputare... e il bello è che io non me lo ricordavo xD Si sente l'influenza di Zaz, eh? xD



Passando alle recensioni... ;)


Marty: Eeeh....per adesso non posso dirti ancora niente al riguardo, se non che non è proprio del tutto responsabile Cin...o meglio, lo è, ma per il bene di Lucy...anche se all'inizio non sembra proprio. ;) Per quanto riguarda gli Stones sotto copertura... beh, visto i matti che si ritrovano...che cos' altro ci potevamo aspettare?? xD

Thief: Proprio così, dai, facciamo una ola per il nostro Ronnieee!! Anche se la sua prima conversione a Geovah gli è costata un discreto numero di dentierate xD Cosa non si farebbe, per i mille Tutankhamon imbalsamati?? xD I colpi di scena ci saranno, sì... e stavolta non è nemmeno colpa di PePotamak xD Cin, in effetti, non è cattivo... E' solo, come hai detto tu, stravagante...come la sua libreria, che ha una storia tutta sua. Ma di questo parleremo poi...xD

Zazy: Lo sapevo, guarda... se no perchè avrei messo quel paragone?? xD

Lucy maturerà molto, vedrai... Per adesso è ancora molto ragazzina, ma qualcosa le aprirà gli occhi... e non posso ancora dire cosa, perchè saprai tutto nel prossimo capitolo ;)

D'altra parte, se i nostri marmocchietti Harrison non combinassero niente, non sarebbero loro...e nemmeno Harrison xD



A presto!!

Marty ;)


  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: Natalja_Aljona