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Autore: myellin    15/07/2010    2 recensioni
coppia namixsanji! tratto dalla storia: " Uno sguardo spento, malinconico, inquieto. In uno sguardo, tante sensazioni. Però adesso la navigatrice, se prima aveva un dubbio, adesso ne era sicura: c’era qualcosa che non andava, e per lui quel qualcosa era lei."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Sanji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Questo è il secondo capitolo (e anche l’ultimo!)! Mi dispiace per il primo, alquanto corto, ma volevo fare in modo che i due momenti della storia fossero separati!!Ci tengo a dire che in questo capitolo ci sono un due frasi tratte da delle canzoni…chissà se le conoscete! Ora vi lascio…ringrazio tutti quelli che hanno avuto la pazienza (e il coraggio!) di leggere fino in fondo questa fanfic! ^-^

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La sera calò sulla Going Merry: un vento leggero, caldo, la caratterizzava. Quella notte toccava a Zoro fare da sentinella, e Nami volle approfittarne per parlargli “Forse non saranno grandi amici, ma sono più simili di quanto sembri…e di certo lui è l’unico fra i ragazzi a cui possa chiedere qualcosa…gli altri sono troppo immaturi”.
Così la rossa s’infilò una leggera vestaglia sopra il pigiama ed, evitando di svegliare Nico Robin facendo rumore, uscì dalla camera delle ragazze.
Avanzò quindi, col passo felpato che la caratterizzava, sul bordo della nave, finché non giunse nel luogo ove lo spadaccino soleva fare di vedetta.
“Maledetto baka…possibile che dorma sempre? Ed è anche il suo turno di guardia! Ma adesso gliela faccio vedere io…” La sua rappresaglia nei confronti del bell’addormentato si dileguò immediatamente quando si accorse che dal suo orto di mandarini proveniva del fumo.
“Dannazione!” imprecò indirizzandosi immediatamente verso il campo: non poteva permettere che succedesse qualcosa a quei frutti, quelli che le ricordavano così tanto Coconut village, Genzo, Nojiko e, soprattutto, Bellemer.
Arrivò col fiatone ai confini del frutteto e si bloccò nel vedervi un ragazzo sdraiato al suo interno.
“Ma quello è Sanji…il fumo che ho visto è quello della sua sigaretta…Cosa ci farà qui?”
Il giovane, disteso al suolo, con le braccia intrecciate sotto la testa, continuò a fumare guardando il cielo stellato, come se non avesse fatto caso all’improvvisa visita che aveva ricevuto, puramente casuale.
Nami lo guardava insistente, la mente indecisa sul dire o sull’agire.
Pregava, in cuor suo, che il biondo ponesse fine a quell’interminabile silenzio, che purtroppo non era caratteristico solo di quel momento, ma che li accompagnava ormai da giorni. Si rendeva conto che la situazione le pesava, che, nonostante poco tempo prima avrebbe sperato che il giovane cuoco desse una regolata alle sue avance, adesso, le era strano ammetterlo, le mancavano.
-Sanji- chiamò, decisa a far crollare, una volta per tutte, quel muro che li divideva -ti prego, dimmi cosa ti preoccupa…se ti ho fatto qualcosa, qualsiasi cosa, senza rendermene conto, ti prego, perdonami. Dimmi cosa posso fare per rimediare, e lo farò.-
Il ragazzo, senza distogliere lo sguardo dalla volta celeste, si limitò a tirare del fumo, poi, in tono noncurante, affermò -Non hai fatto niente di così diverso dal tuo solito-
- Come?- chiese sorpresa la ragazza, portandosi freneticamente indietro i capelli rossi – Ma allora perché…perché fai di tutto per evitarmi, perché non mi consideri più? Cos’è cambiato?- . Nami era sempre più agitata: pendeva dalle labbra di Sanji come mai in vita sua, desiderosa di sapere.
Il giovane iniziò a ridere: una risata nervosa, strana, acida. – Non posso credere a quello che sento! Sostieni che ti evito, che non ti considero più: non eri tu quella che non sopportava tutte le mie attenzioni? Che vi avresti rinunciato senza tanti pensieri? Non ho fatto altro che accontentarti, Nami. Non mi starai mica dicendo che ti mancano tutte le mie smancerie? –
La navigatrice guardò attonita il cuoco, che continuava a sogghignare, senza mai posare lo sguardo su di lei. “Ha ragione” pensò poi, afflitta “Sono stata io a volere tutto ciò…”.
- Nami - si rivolse il biondo alla giovane, con tono serio, lo sguardo fisso nel vuoto, il volto nascosto più del solito dai capelli dorati -tu non hai assolutamente idea di quali siano i miei veri sentimenti. Io ti amo. Ma non posso continuare così. Per te non sono altro che un pupazzo, un burattino con cui giocare, un bambolotto che fa qualsiasi cosa tu gli chieda. Adesso basta: non posso andare avanti a corteggiarti,a morire per te, senza alcun ringraziamento, senza alcun gesto d’affetto. Le parole sono stanche, Nami. Io sono stanco –
Con il gelo nella mente, Nami con cautela avanzò di un passo – Sanji…io…-
- Ti prego, Nami, piuttosto che avere in risposta qualche commento brusco, preferisco non averne nessuno. Puoi tranquillamente lasciarmi qui e andare a letto. Sei bella che fai male, Nami. Vorrei che ti bastasse solo quello che ho, ma so che non sarà mai così: tu miri a bottini più grandi e di più valore e, d’altronde, come posso biasimarti? In fondo io sono solo un cuoco- sorrise amaramente - tu meriti di meglio. Ora vai, con il tempo anche questa ferita si rimarginerà -
La ragazza non sapeva cosa fare: da un lato aveva un gran voglia di scappare, si sentiva offesa, ferita; ma dall’altro sapeva che, quello che fra i due aveva maggior diritto a sentirsi così, era l’ex-latin lover. Si sentiva la testa scoppiare, le gambe le tremavano a tal punto da non riuscire a tenersi in piedi , dagli occhi le sgorgavano lacrime silenziose. Inginocchiata a terra, sostenendosi con le braccia, fissò un punto del pavimento, che inevitabilmente si bagnò della sua afflizione.
- Mi dispiace – singhiozzò la giovane, e il ragazzo, accorgendosi del pianto si alzò di scatto in piedi e le andò vicino - Sanji…io ho sempre cercato di dimostrarmi superiore, di dimostrarmi forte, ma tu qui, adesso, mi hai fatto capire quante cose ho sbagliato, e non riesco ancora a capire per quale motivo tu perda ancora tempo a consolarmi-
Sanji l’abbracciò con tutte le sue forze e, accarezzandole i capelli, le sussurrò - Te l’ho già detto: nonostante tutto, io ti amo. Vederti piangere, penare, mi fa star male, e mi fa ancor più soffrire sapere che sono stato io a farti ciò. Forse in un futuro mi pentirò di aver avuto l’impulso di stringerti a me…ora…dopo avere avuto il coraggio di dirti finalmente tutto…ma non posso lasciarti sola nel momento in cui tu hai più bisogno di me.-
-Sanji…- bisbigliò piano Nami, ancora percorsa dai gemiti - vorrei che tu non ti pentissi mai di quello che mi hai detto stasera, il tuo discorso...mi ha toccato nel profondo. Vedi io…tu…in questi pochi giorni che ti sei allontanato, tu mi sei mancato: non le tue moine, non i tuoi dolci cucinati solo per me, ma tu. E' vero, io ti ho sempre trattato male, ma non so neanch’io perché l’ho fatto, forse perché era la prima volta, dopo tanto tempo, da quando stavo con Bellmer, che qualcuno mi ricopriva di attenzioni così speciali e ho avuto paura ...-
-Shhh- la zittì dolcemente il cuoco - mi è bastato solamente sentire che ti manco per dirti che ti amo ancora di più e che sarò sempre al tuo fianco- si scostò da lei e la guardò amabilmente negli occhi.
Lei, con gli occhi arrossati, ricambiò lo sguardo e gli disse - Sai che cerco di essere sincera, senza peli sulla lingua, soprattutto se si tratta di qualcosa d’importante: io provo qualcosa per te, ma non sono sicura di poterlo ancora definire… "Amore" ; e non voglio essere ipocrita dicendoti che ti amo. Scusami…- e detto così guardò in basso, non avendo più il coraggio di guardare l’espressione del cuoco.
Il ragazzo le alzò il viso delicatamente - Nami…non ho mai preteso che tu mi amassi subito… però sarei altrettanto felice se potremmo scoprire insieme quello che provi per me…giorno per giorno…-
La navigatrice a quelle parole si sciolse, non sapeva cosa dire: dopo tanto freddo sentì, dentro il suo cuore, calore. Si avvicinò lentamente alle labbra morbide di Sanji, e lui baciò le sue con così tanta passione e dolcezza che avrebbe voluto che quel momento durasse per sempre. Finalmente la sua vita stava subendo l’ultimo cambiamento: aveva già trovato degli amici che le volevano bene incondizionatamente, era riuscita ad impossessarsi di un sacco di tesori, ma adesso si era impadronita di un bene ancor più prezioso: c’era un uomo che l’amava più della sua stessa vita, e lei, ne era sicura, passo dopo passo, avrebbe provato i medesimi sentimenti: non poteva essere più felice. E sapeva che dall’alto, Bellmer, la stella più luminosa che l'avesse mai vegliata, lo era per lei.
  
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