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Autore: Shainareth    16/07/2010    1 recensioni
[Dragon Age: Origins] Brevi frammenti di vita del Custode Grigio Nimue Surana, antecedenti al suo incontro con Duncan e la partenza per Ostagar.
Attenzione: questa raccolta contiene anche alcune informazioni sui due romanzi di David Gaider, sceneggiatore del videogioco, e analizza determinati personaggi della cosiddetta Mage Origin.
Mi riservo di alzare il rating nel qual caso le prossime shot lo richiedessero.
01. Condivisione
02. Re
03. Proposta
04. Tormento
05. Forbici
06. Incontro
07. Incubi
08. Dicotomia
09. Fuoco
10. Separazione
11. Testamento
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nimue Surana'
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FUOCO




«Come... Come diavolo hai fatto?» le chiese, stravolto da quell’incanto.

   Lei scosse le spalle. «Sai, a volte succede che arrivi a un punto in cui certe cose le fai e basta», gli spiegò serafica. «Specie se qualcuno si è preso la briga di insegnartelo per diversi anni.»

   L’altro non riuscì a ridere o a sentirsi stizzito per quell’affondo, gli occhi ancora strabuzzati che fissavano la piccola fiamma all’interno della bolla di vetro. «Sì, ma che tu riesca a fare certe cose con il fuoco... se permetti mi sorprende.»

   Nimue si lasciò scappare un sospiro e ruotò gli occhi al cielo. «Alla mia età avrò ben imparato, no?» Sentì Jowan sogghignare. «Cosa?»

   «Niente.»

   «Bugiardo.»

   «È che l’hai fatta maschio.»

   Sul suo viso comparve un’espressione assai scettica. «Non è vero.»

   «Guarda, allora.»

   Si curvò sulla lampada magica che aveva appena acceso e si mise ad osservare attentamente la piccola salamandra che aveva fatto comparire dal nulla. «Io non vedo niente.»

   «Io sì», disse Jowan, puntando l’indice contro la superficie trasparente della boccia. «Quel cosino lì lo hai fatto tu.» Nimue arrossì così vistosamente che non gli riuscì di trattenere un’altra risata. «Questa devo proprio raccontarla in giro.»

   «Non azzardarti!» lo ammonì la ragazza, indignata e imbarazzata, tornando ad alzare gli occhi su di lui.

   «Stavi pensando a Cullen, mentre la creavi?» infierì ancora il suo amico.

   Essendo una signora, l’elfo evitò di replicare in modo volgare. Si limitò quindi a ricordargli che: «Sono più rapida di te a lanciare gli incantesimi d’attacco.»

   «Solo perché hai una fifa matta che altri li scaglino per primi.»

   «Ciò non sminuisce il mio talento.»

   «È sorprendente come tu riesca a riconoscere le tue eccellenti doti magiche unicamente quando sei punta nell’orgoglio», ragionò Jowan seriamente, iniziando a picchiettare il dito contro il vetro.

   Stupita ella stessa da quell’affermazione, che, se ne accorgeva ora, rispondeva alla verità, Nimue rimase in silenzio. Da quando era diventata orgogliosa? Era pur certa di non esserlo mai stata. O forse lo era e non se ne accorgeva?

   «Comunque quel coso lì sarà lungo almeno quanto uno spillo», continuò il suo compagno, imperterrito. In realtà il globo infuocato creato dalla ragazza era talmente piccino e luminoso che era impossibile distinguerne l’esatta forma o eventuali dettagli. A Jowan, però, piaceva da morire prenderla in giro, e, pur sapendolo, Nimue finiva spesso per cadere vittima dei suoi scherzi. Si chinò di nuovo sulla bolla, infatti, sforzandosi in tutti i modi di vedere qualcosa. Lui la fissò attraverso il vetro, trovandola concentratissima nell’osservare il proprio lavoro. «Se hai tutto questo desiderio, perché non glielo dici?»

   L’elfo si ritirò di scatto, facendo mezzo passo indietro, il viso imbronciato e arrossito. «Ti sbagli», gli assicurò, torcendosi le mani all’altezza del petto. «E se anche avessi ragione, cosa diavolo potrei farci? È un templare.»

   Il giovane raddrizzò anche lui la schiena, scrutando la boccia illuminata con sguardo assorto. «Già… Che ci puoi fare?» mormorò fra sé. Da più di un anno era innamorato della bella Lily, l’apprendista sacerdotessa della cappella del Circolo, e se anche era riuscito a trovare il coraggio di confessarsi a lei, era ovviamente stato respinto. Non perché Lily avesse messo un muro fra loro, quanto perché, gli aveva spiegato, non c’era modo di cambiare le cose: fare voto di castità era un giuramento solenne davanti al Creatore, e lei non poteva in alcun modo cedere all’amore per un uomo. Per mesi si era ingegnato a trovare una soluzione, e l’unica che gli si era affacciata alla mente era la più pericolosa di tutte.

   La Magia del Sangue.

   Si era detto che mai avrebbe commesso una tale empietà, eppure stava male e non sapeva come uscire da quella dannata situazione. Avrebbe voluto confidare le sue sofferenze a qualcuno, ma le uniche persone di cui si fidava appieno erano Winifred e Nimue. La prima, tuttavia, aveva perso la vita qualche tempo prima, durante il suo Tormento, mentre la seconda… Eh, la seconda. Detto in modo spiccio, Nimue dormiva in piedi. Non le capitava mai di accorgersi di essere l’oggetto del desiderio o anche solo del pensiero di qualcuno. Era ingenua e modesta, e pretendeva che la simpatia per una persona del sesso opposto al suo fosse priva di malizia, sempre e comunque. Jowan sapeva del trauma che aveva vissuto da bambina, perciò evitava di forzarla ad avvicinarsi troppo a quell’universo a lei sconosciuto; eppure la situazione in cui si trovava non gli lasciava scampo, e con l’animo martoriato dalla fede, dall’amore e dall’amicizia, finiva sempre con lo scaricare su di lei i suoi problemi, cercando inconsciamente di spingerla fra le braccia di un templare per avere qualcun altro con cui condividere il proprio dolore. Se Nimue si fosse innamorata di Cullen, sarebbe riuscita a capire meglio il sentimento autodistruttivo che univa Jowan a Lily. Era una soluzione egoistica, ma forse inevitabile.

   Un gruppo di maghi passò di lì, e una dei loro insegnanti si soffermò a osservare i due attraverso una delle grate che separava lo spazio in cui si trovavano i ragazzi dal resto del corridoio. Lanciò un’occhiata all’elfo, quasi preoccupata, ma quando la fanciulla le sorrise, Wynne tornò a rilassarsi e li raggiunse. «Cosa state combinando?»

   «Ci stavamo esercitando», le spiegò Nimue contenta, additando la bolla di vetro. «Guardate… Sono riuscita a creare un’illusione piuttosto credibile, non vi pare?»

   La donna si curvò sul ripiano su cui era poggiata la boccia, e subito rimase ammirata. «Una salamandra? Per il Creatore, non avevo idea che foste diventata tanto brava», l’applaudì. Il rapporto che c’era fra loro era mutato nel corso degli anni, poiché, man mano che passava il tempo, Nimue aveva iniziato a fidarsi di nuovo degli esseri umani e Wynne a lasciarla andare, dandole così l’opportunità di scoprire il mondo da sola, senza legarla ulteriormente a sé. Era stato un processo graduale al quale entrambe erano riuscite ad abituarsi senza grossi problemi, anche perché all’elfo la cosa era diventata evidente solo quando l’Incantatrice anziana aveva smesso di darle del tu, cominciando a trattarla come una persona adulta allorquando la ragazzina aveva avuto il menarca.

   «Wynne…» Questa alzò lo sguardo sulla sua protetta, in attesa che continuasse a parlare. «Notate qualcosa di strano nella mia salamandra?»

   Tornò a fissare il piccolo globo infuocato. «No, non mi pare. Perché lo chiedete?»

   «Per sicurezza», rispose, fulminando Jowan con gli occhi non appena lo sentì scoppiare a ridere. «Finirai fra gli spiriti maligni dell’Oblio», sibilò con stizza nella sua direzione.

   «Scema tu che ci hai creduto», la canzonò ancora lui.

   «Credo proprio che, se continuerete in questo modo, nel giro di alcuni mesi o un anno, sarete pronta», annunciò Wynne, fingendo di non udire il loro screzio.

   Nimue impallidì, Jowan si lasciò scappare un’esclamazione di stupore. «Fantastico!» La sua amica lo fissò atterrita: cosa c’era di fantastico nel rischiare la vita? E se fosse finita come Winifred? «Anch’io affronterò presto il Tormento?» volle sapere il giovane, entusiasta. Magari, si disse, una volta finiti gli studi avrebbe potuto andar via di lì insieme a Lily.

   La loro insegnante strinse le labbra. «Siete capace di creare un’illusione come questa?» gli chiese, tirandosi su e indicando la salamandra.

   Jowan corrucciò le sopracciglia. «No, ma… ho iniziato a frequentare i corsi prima di Nimue.»

   «Questo non conta», lo informò l’altra con pazienza. E vedendolo rabbuiarsi, accennò un sorriso. «Continuate con le vostre esercitazioni», lo incoraggiò, battendogli qualche delicato colpetto sulla spalla. «Sono certa che anche voi andrete presto incontro al vostro futuro.»













Dopo questa ho smesso di odiare Jowan. Sì, perché anche se non è corretto ciò che ha fatto, mi sono messa nei suoi panni e ho capito tutta la sua disperazione. Argh.
Bon, sparatemi un colpo quando scriverò sulle ragioni di Arle Howe, davvero.
Prima di chiudere vi informo che, dal momento che domenica partirò per altri lidi per qualche settimana, domani ho in programma di aggiornare la long.
Ringrazio come sempre chi legge e chi commenta, con un occhio di riguardo alla mia santa beta Atlantislux.
Shainareth
P.S. Sono riuscita nel miracolo di riprendere a disegnare in modo più o meno assiduo. Per chi fosse interessato: http://shainareth.deviantart.com





  
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