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Autore: Nena Hyuga    18/07/2010    3 recensioni
Salve gente!! So che ho un'altra ff incompleta ma qui le idee mi vengono a iosa! Volevo immaginare come dovrebbe essere stata l'infanzia di Yuri al monastero, cresciuto con la sua sola forza(che non è poca), riconoscendo in Boris prima un nemico pronto ad ostacolarlo e poi..si vedrà! Se ci si mette di mezzo pure Kei, chissà che confusione! ;-)Il latin lover russo dai capelli di fuoco è molto richiesto;-)
Genere: Triste, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 27

 

Ed eccomi arrivata all’ultimo capitolo che, per vostra sfortuna, sarà molto lungo e pieno di colpi di scena!V.V Lo so che non aspettavate altro che io mettessi la parola FINE a questo supplizio, ma mi sono così tanto affezionata a questa fic a tal punto che vorrei continuarla ancora per qualche capitolo ^-^ (ma questo non si può fare! V.V ndKei) (i tempi stringono, non abbiamo un contratto di lavoro a tempo indeterminato!V.V ndBoris che sventola un pezzo di carta straccia davanti agli occhi di Nena) O.o’’ e quello cosa sarebbe?? (il nostro contratto!V.V ndDemolitionBoys) io non ho mai firmato niente =.=’’ specialmente non con voi! (è tutto scritto nero su bianco!V.V al 27esimo capitolo il nostro rapporto termina di esistere!V.V ndYuri che non lascia leggere il contratto a Nena) la cosa mi puzza un po’ =.=’’.

Ma bando alle ciance!^o^ I ringraziamenti e gli approfondimenti li farò in fondo al capitolo, così non mi perdo in chiacchiere inutili e cominciate subito a leggere!^o^

Buona lettura a tutti!!

 

PS: per esigenze di copione, ho dovuto aggiungere un paragrafo in p.o.v. Boris, ma sarete avvisati quando il punto di vista cambierà!^.^

 

 

 

Un boato di applausi si alza dal pubblico; tutti acclamano quel cinese dai capelli corvini che tanto ho odiato, ma ora riesco solo a pensare al favore che mi ha fatto.

Dopotutto mi sono pure affezionato a quel ragazzo che ho detestato; ora per lui provo solo un senso di pietà e di commiserazione, vorrei addirittura metterlo in guardia del pericolo che sta per affrontare, ma credo se ne renderà conto di persona che Boris non è un tipo con il quale scherzare.

I giapponesi sembrano intimoriti dal pubblico: punto a nostro favore se si pensa al fatto che siamo stati sempre abituati a fregarcene di tutta la gente che sta intorno al campo di gioco. Siamo delle macchine plagiate apposta per vincere, nulla di più.

Le grida e le urla delle fans di Rei si fanno più fragorose e assordanti; la folla invoca il nome del vincitore a gran voce. Ormai manca poco al verdetto della prima sfida.

“E.....BORIS PERDE CLAMOROSAMENTE IL SECONDO MATCH!”

Dj-Man non ha smesso un minuto di gridare e fare la sua solita, noiosa e incompetente telecronaca e ciò non è di aiuto a Boris, evidentemente in difficoltà di fronte alla forza nascosta dal cinese.

Falborgh cade a qualche metro dietro le spalle del platinato che ostenta una sicurezza sospetta per la situazione in cui sta mettendo la squadra. Che abbia architettato qualche stupido piano da sé?

“Siamo uno pari, Yuri...”

“Grazie, Serjey! So tenere il conto da solo degli incontri vinti da Boris!” rispondo acido lanciandogli un’occhiataccia per la sua inutile affermazione.

Il colosso biondo mi risponde con un muto ringhio di disapprovazione verso il mio comportamento troppo impulsivo per i suoi gusti.

Effettivamente in queste settimane il mio autocontrollo è stato provato da troppi fatti, diventando così una bomba ad orologeria: impossibile trattenermi.

Ivan sospira rassegnato alla sconfitta del ragazzo che implica lo spareggio tra i due blaider.

“Come è possibile che non ve ne siate accorti?” mormora Ivan con tono altezzoso.

“Accorti di cosa?” domandiamo all’unisono Serjey ed io.

Ivan scuote la testa sempre più ostinato a tenersi dentro una qualche fatale rivelazione, sicuramente poco produttiva per la squadra. Il piccolo volto del russo è segnato da un’espressione confusa e indecifrabile; probabile stia studiando mentalmente le mosse di Boris e di Rei e ne abbia tratto le conclusioni che, a parer suo, non devono essere delle migliori.

“Boris sta facendo vincere Rei.”

“CHE COSA??” domando allucinato.

Il piccoletto si alza dalla panchina e indica il Falborgh blaider che china la testa in un silenzioso segno di protesta contro Dio solo sa cosa.

“Il nostro Boris deve aver architettato fin dall’inizio la sua sconfitta contro Rei, lo capisci?”

“E perché mai avrebbe dovuto farlo?” domando sempre più confuso

“Per permettere che la finale mondiale non finisca con la prossima vittoria di Serjey!” spiega Ivan.

Rivolgo la mia attenzione verso Boris.

Il ragazzo scende lentamente le scale fino a lasciare alle spalle la sua postazione di lancio e si china a raccogliere il proprio bey, mentre lo sfiora delicatamente con i polpastrelli e ne lucida il bit chip.

“Boris...”

Riesco a malapena a pronunciare il suo nome che una fitta al cuore mi costringe a socchiudere gli occhi in un’espressione di puro dolore.

Il ricordo di quell’ultimo bacio rubato –o forse voluto anche dal sottoscritto- fa riaffiorare certi momenti perduti passati insieme al mio ex compagno di letto.

“Un giorno, scoprirò cosa è successo e avrò la mia vendetta...” una lacrima scese sul suo viso diafano e inespressivo.

Rammento quest’affermazione come fosse impressa a fuoco sulla mia pelle; quando ha pronunciato queste parole eravamo poco più che bambini, dei piccoli soldatini ancora da plasmare.

Ed eccoci qua. Pronti a combattere in nome di uno sport che, sì, amiamo con tutto il cuore, ma che c’ha resi schiavi di un folle.

“Ricordati che è sempre meglio sedersi sulla riva del fiume e aspettare di vedere il cadavere del tuo nemico passare davanti ai tuoi occhi piuttosto che compiere azioni di cui potresti pentirti..”

“Vendicarti di Vorkov è un’azione di cui pentirsi!?!”

Ora anche Boris brama la sua vendetta, ma non è questo il modo di ottenerla.

Un tonfo sordo mi obbliga a tornare dal mio viaggio onirico e prendo coscienza di ciò che sta succedendo intorno a me.

Il ragazzo dagli occhi smeraldini è caduto a terra, privo di sensi.

“BORIS!” grido terrorizzato.

Mi precipito di fianco al Falborgh blaider e lo trascino vicino alla nostra panchina, lontano dagli occhi indiscreti dei giornalisti.

“Boris! Mi senti? Rispondi!”

Lo schiaffeggio un paio di volte fino a che il suo viso, più pallido del solito, riprende un colore umano.

“Che ti è preso?” domando, sentendo il fiato di Ivan e Serjey sul collo.

Sanno che Boris è arrivato al limite della sopportazione, sia fisica che mentale.

Tenta di alzarsi ma lo immobilizzo a terra cercando di convincerlo ad abbandonare l’incontro.

“Cosa ti interessa continuare il match se nei tuoi piani hai già deciso di perdere?” chiedo con cattiveria cercando di essere il più influente possibile.

“Che cosa dici, Yu? Io..io non ho intenzione di perdere..”

“Oh, invece sì, Boris..non la dai a bere a noi che siamo i tuoi compagni di squadra.” sibila Ivan che tiene stretto in pugno Falborgh.

Boris serra i denti in un ringhio disperato, ma alla fine cede.

“Tsk..non volevo lo veniste a sapere. Avevo intenzione di recuperare un po’ di tempo per...”

“Per me, lo so, amico...ma non ti devi preoccupare!” mormoro dandogli un leggero pugno sul petto.

Il viso del platinato si contrae in una smorfia di dolore e un piccolo lamento sfugge al suo controllo. Odia farsi vedere debole.

“Che hai?”

“La...s..schiena...” mugugna digrignando i denti dal dolore.

Serjey mi dà una mano a tenerlo in posizione seduta, mentre controllo le fasciature alla schiena.

Sono intrise di sangue.

“Oh, cazzo!”

“E’ così grave?” domanda con una punta di ironia. Di sicuro sa già che le suture di fortuna di Reyka non hanno retto lo sforzo fisico di Boris nel contrastare Rei.

“Devi ritirarti dal match. Non avrai più le forze di correre al monastero per trovare Reyka se ti ostini a continuare!”

“Smettila di trattarmi come un pivello, Yuri..”
“Mi stavo solo preoccupando per te, Bo! Finiscila di giocare a fare l’eroe!”

A questo punto il ragazzo di fronte a me sorride in maniera talmente inquietante da farmi venire i brividi. Mai avevo provato una sensazione simile. Paura allo stato puro.

“Non ti ricordi ciò che ti ho detto molti anni fa?” domanda

E’ straordinario pensare che Boris ed io viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda e che vecchi ricordi c’accomunano e ci legano in maniera tanto intima.

“Sì, perfettamente.” rispondo infine
“Allora non ti stupirai se io decidessi di continuare l’incontro, vero?”

“Affatto.” mormoro rassegnato.

“Bene, allora rimettimi in sesto per l’ultimo match!”

Dj-Man, vista la situazione, decide di dare venti minuti di pausa per far recuperare le forze ai due giovani blaider.

Aiuto Serjey a portare Boris nello spogliatoio e giunti finalmente lì, mi rendo conto che le cose non vanno affatto bene come il nostro piano prevede.

“Yuri, fa qualcosa per le ferite!” mormora Boris a denti stretti.

Gli tolgo la felpa sporca di sangue e mi do subito da fare per rimettere in sesto il mio amico.

“Continuerà a sanguinare se non facciamo qualcosa.” mi fa notare Ivan con tono preoccupato.
“Cosa vuoi che faccia, Ivan? Che gli cauterizzi le ferite con un ferro rovente? Ci accontenteremo di una fasciatura provvisoria, e non appena questa storia finirà lo porteremo all’ospedale!” rispondo sarcastico cercando delle bende nella cassetta del pronto soccorso.

“Perché no?” risponde Boris

Mi volto allucinato verso l’amico che ora è semiseduto sul tavolo situato in mezzo alla spaziosa stanza.

“Potrebbe essere una soluzione..”

“Non fare il sadico della situazione, Bo, non è il momento!”

“Non sto scherzando! Se quella è l’unica soluzione, dobbiamo tentare!” ribatte

“Tsk, non ho la benché minima intenzione di fare una cosa simile! Sei impazzito?”

“Per quel che ne sai, se proviamo ad aggiustarti in quel modo potresti uscirne conciato peggio di come sei ridotto ora!” rimbrotta Serjey.

Dopo vari incitamenti a smetterla di fare il coglione da parte di Ivan, Boris mette via il discorso e si lascia medicare la schiena senza fiatare.

I minuti di pausa stanno per scadere e finisco appena in tempo di fasciare ben stretta la schiena del Falborgh blaider.

La maglietta imbrattata di sangue e la felpa sporca anch’essa non mi fanno alcun effetto; l’idea di essere fin troppo abituato alla vista di quel famoso liquido rosso mi ripugna e mi disgusta.

Boris si issa in piedi e barcolla leggermente.

Guarda i suoi vestiti zuppi di sangue e la sua espressione sembra più scocciata che preoccupata.

“Tieni! Prendi questa!” dico lanciandogli la mia giacca, rimanendo con una semplice maglia nera a maniche lunghe.

Sorride. Non ringrazia. Ormai ringraziare è superfluo.

Ci dirigiamo spediti verso l’interno del palazzetto dove Dj-Man, i BladeBreakers ed il pubblico ci aspettano piuttosto seccati per il nostro piccolo ritardo.

Boris si affretta a raggiungere la postazione di gioco e afferrare il Falborgh lanciatogli da Ivan.

Ora i due blaider sono uno di fronte all’altro. In perfetta parità.

Il pubblico scandisce il conto alla rovescia in un boato assordante.

Boris e Rei non si staccano gli occhi di dosso  e un ghigno cinico si stampa sulle labbra del Falborgh blaider. Chissà cosa ha intenzione di fare.

“LANCIO!” gridano all’unisono.

I due bey si schiantano l’uno contro l’altro ancor prima di toccare il beyblade stadio. Non ho mai visto Boris così agguerrito.

Il russo non perde tempo ed inizia a tallonare l’avversario impedendogli qualsiasi mossa lui intenda fare.

“FALBORGH! Non perdere tempo! LAMINE DI VENTO!” ordina Boris non lasciando la  speranza di vincere.

Rei non sembra in difficoltà, o la nasconde molto bene, e tenta un attacco frontale per spiazzare l’avversario ed ottenere un attimo di respiro: Falborgh non dà vita facile a Driger che si muove a stento lungo il beyblade stadio.

Le difese del cinese iniziano a vacillare e i colpi del bey russo si fanno più incalzanti e micidiali.

Pezzi di Driger volano per il bey stadio e Boris sembra soddisfatto della sua opera; per questa volta ha deciso di limitarsi a danneggiare la trottola avversaria, nulla di più.

“Sei forte..” mormora Rei che non è riuscito a sventare nemmeno uno degli attacchi subiti.

“Anche tu mi hai messo in difficoltà, ma non posso perdere! Ora che mi sto battendo per qualcuno di importante, la sconfitta non è contemplata!” sbotta Boris lasciando di stucco il cinesino.

Rei trema di fronte al nemico talmente motivato che sarebbe disposto a sacrificare la propria vita pur di ottenere la vittoria.

“Dopotutto, Ivan, ti sbagliavi sul conto di Boris..”

“Fino a prima sembrava che l’esito dell’incontro fosse scontato!” ribatte offeso il piccoletto.

“FALBORGH! FINISCILO!”

“DRIGER! RESISTI!”

I due beyblade, con l’aiuto di una possente rincorsa, si fiondano finalmente l’uno contro l’altro per l’attacco decisivo, quello che decreterà il vincitore della prima sfida.

Rei sarà pure un blaider dalle qualità eccezionali e dai sani principi di rivalità fra avversari, ma non sta facendo i conti con la determinazione di Boris e della sua motivazione per vincere.

A differenza di Boris, Rei non sta combattendo per la vita di qualcuno, non si sta battendo per la propria libertà e per quella dei compagni e non sta nemmeno rischiando la propria pelle mettendosi contro il proprio allenatore.

Per questi motivi Rei perderà l’incontro.

L’attacco finale crea un polverone gigantesco tutt’intorno al beyblade stadio che si espande fino ad inghiottire entrambe le panchine avversarie.

Mi copro istintivamente il viso con le braccia e muovo qualche passo indeciso verso il campo di gioco.

Il rumore che ne proviene è di un singolo beyblade.

Finalmente si decreterà il vincitore della prima sfida e, comunque essa vada, Boris ed io andremo filati verso il monastero a cercare Kei e Reyka. Non ci sono scuse che tengano.

Rei ansima esausto per lo scontro con Boris che, a sua volta, non sembra al pieno delle forze.

Il nuvolone di polvere si dirada pian piano e lascia intravedere la trottolina color verde acqua girare fiera ed orgogliosa  affianco a Driger, immobile.

“FALBORGH VINCE L’INCONTRO!! BORIS CONQUISTA UN PUNTO PREZIOSO PER LA SQUADRA RUSSA!!” urla Dj-Man ancora in cima al suo trespolo.

Boris non aspetta di raccogliere gli applausi e festeggiare la vittoria acclamato dal pubblico. Non fa per lui.

Il suo volto è solcato da un’espressione tirata e stanca; i suoi occhi sono arrossati e colmi di gratitudine verso il suo fedele compagno di battaglie che si accinge a raccogliere.

Per la prima volta non capisco cosa passa per la mente del mio migliore amico; non conosco quello strano sorriso di circostanza stampatogli sulle labbra e non so nemmeno cosa significhi lo sguardo di sfida che lancia a Vorkov in un momento di pura felicità come questo.

Torniamo nello spogliatoio  accompagnati dagli applausi più che meritati per Boris, il quale sembra non sentir nulla al di fuori della vocina nel suo cervello che brama vendetta.

Senza preavviso, prima ancora di essere arrivati nella stanzina riservata ai DemolitionBoys, il Falborgh blaider si blocca e si accascia al suolo, stremato dallo sforzo fisico e psicologico.

“BORIS!” gridiamo all’unisono Ivan, Serjey ed io.

Il ragazzo è pallido come uno straccio, il suo respiro è irregolare e il polso è debole. Che fare in una situazione simile? Dobbiamo mettere in pratica la seconda parte del nostro folle piano e la collaborazione di Boris è indispensabile!

“Boris! Svegliati! Non è il momento di farsi avere dei mancamenti!” sbotta Ivan cercando di far rinsavire il ragazzo a suon di schiaffi.

“Lascialo, Ivan!” intima Serjey che raccoglie Boris e lo trascina letteralmente in bagno.

“Apri il rubinetto della doccia, Yu!” mi ordina il colosso biondo.

Il panico ha il sopravvento: non riesco a muovere un muscolo, il mio corpo non reagisce ai miei ordini e non so che fare per essere utile in queste circostanze.

“YURI!” grida ancora Serjey.

Rimango impalato di fronte al mio migliore amico privo di sensi e mi sento maledettamente inutile.

“Spostati, Ivanov!” sbotta Ivan dandomi una gomitata e facendomi finire contro il muro.

Picchio la fronte contro il muro e finalmente riprendo coscienza di me stesso e della situazione.

“Svegliati, idiota! Bisogna aiutare Boris se vogliamo che sia utile a qualcuno!”

Per fortuna nessuno si è reso conto del mio piccolo momento d’assenza e tento di dare una mano nell’impresa di rimettere in sesto il Falborgh blaider.

“La sfida contro Rei deve avergli sottratto parecchie energie!” mormoro vedendo il viso ancora pallido e stanco del ragazzo.

Serjey afferra Boris e lo ficca sotto il getto gelido della doccia senza pensarci su due volte.

“Forza, Bo! Devi andare a recuperare Reyka, ricordi?” sbotta Ivan osservando la scena da distante.

Improvvisamente, il platinato inizia a tossire e riapre gli occhi ancora arrossati dalla stanchezza, ma più vispi e decisi da quando ci ha abbandonati in mezzo ai corridoi.

“BORIS! Ci hai fatti spaventare!” sbotto abbracciando il povero sventurato.

Non trattengo quel gesto d’affetto; non posso privarmi di qualche piccolo piacere dal momento che Kei non è nei paraggi per poter infondermi un po’ di gioia a sua volta.

“Yu, stavo facendo un bel sogno! Ero in Paradiso e...c’era pure Reyka!”

“Smettila di dire cazzate, Bo! Non c’è tempo!” mormoro afferrandolo per le spalle e rimettendolo in piedi a fatica.

“Smettila tu di prendere con leggerezza la situazione!” sbotta di rimando.

“Spero sia solo il dolore delle tue ferite a farti parlare, altrimenti..”

“Altrimenti cosa? Tu avresti dovuto già essere partito per andare al monastero! E non aspettarmi!”

“Sei uno stupido, Boris Huznestov! Non abbandono un compagno di squadra! Men che meno te!”

“Non è il momento di mettersi a litigare! Dovete correre immediatamente a cercare Reyka e Kei!” si intromette Ivan stringendo i pugni in una morsa poco rassicurante.

Io e Boris siamo a pochi centimetri di distanza l’uno al viso dell’altro e sento il suo respiro irregolare farsi sempre più debole. Effettivamente ha ragione: molto probabilmente non riuscirà ad arrivare al monastero in forze e cominciare le ricerche.

“Muoviamoci, Ivanov! Abbiamo perso già abbastanza tempo!” rimbrotta Boris stiracchiandosi molto cautamente per non far sanguinare ulteriormente le ferite.

“Tsk..seguimi, razza di idiota!” sogghigno e faccio cenno al ragazzo di passare per la porta posteriore del palazzetto.

Dopo aver salutato Ivan e Serjey, ci dirigiamo filati verso il retro dell’enorme edificio dove troviamo parcheggiate una serie infinita di macchine e moto degli spettatori venuti a guardare la finale mondiale di beyblade; i più sfortunati, arrivati ultimi, devono essersi accontentati dei posti sul retro del palazzetto, rischiando la multa per divieto di sosta pur di vedere l’incontro.

“Prendiamo quella!” dico indicando una moto completamente nera.

“Sai che significa rubare, vero?” domanda ironico Boris, altrettanto d’accordo sul mezzo di trasporto.

“No, la prendiamo solo in prestito! Vedrai che non se ne accorgeranno nemmeno!”

“Scommetto che questa moto vale più della tua pellaccia, Yu!”

“Simpatico, Boris.”

Mi metto immediatamente al lavoro e in quattro e quattr’otto riesco a far rombare a piena potenza la moto.

“Fai paura, Yu! In un’altra vita farai sicuramente carriera come rapinatore di veicoli!” borbotta Boris sedendosi dietro il sottoscritto e afferrandomi la vita in un abbraccio saldo e vigoroso.

“Tieniti forte, invece di leccarmi il culo!”

“Agli ordini!”

Do gas fino a far salire di giri il motore e a quel punto rilascio completamente il freno per sgommare a tutta velocità fuori dal parcheggio dell’edificio appartenente a Vorkov ed al suo socio in affari.

Entrambi senza casco, sfrecciamo ad una velocità incredibile per le strade principali di Mosca.

Per nostra fortuna non ci sono poliziotti o carabinieri in vista e viaggiamo ad una velocità sostenuta per tutto il tragitto che copriamo in non più di dieci minuti.

Arrivati ai piedi dell’enorme cancello di ferro arrugginito del monastero, lasciamo a terra la moto presa in prestito e ci affrettiamo a raggiungere l’entrata principale, facendo ben attenzione a non far scattare tutti i sistemi di allarme posti in giro per il cortile.
“Boris..” mormoro cominciando ad avere un brutto presentimento.

“Lo so, Yu! È fin troppo calmo, non credi?” risponde il platinato prendendo in mano Falborgh e incastrandolo nel lanciatore, pronto ad ogni eventualità.

“Esattamente.”

Afferro Wolborgh e lo inserisco nel lanciatore a forma di pistola, facendomi attento ad ogni minimo rumore o movimento sospetto.

I corridoi del monastero sono dei labirinti per chi non ha vissuto 19 anni dentro di essi, rinchiuso tra quattro mura solide e inattaccabili.

Per entrambi, orientarsi è una cosa da nulla. Ma se si tratta di scovare un nemico nascosto nell’ombra di queste mura ingannevoli è tutta un’altra storia.

“Sanno che siamo qui!” grida Boris schivando un attacco diretto a lui di un beyblade nemico.

“Porca puttana! Boris! Non allontanarti! Ci vogliono separare per attaccarci più facilmente!” sbotto lanciando Wolborg alla rinfusa  nel mentre in cui schivo una trottolina proveniente dalle mie spalle.

Io e Boris riusciamo a fronteggiare la prima ondata di nemici nascosti sapientemente nell’ombra, senza mai mostrarsi alla luce delle fiaccole appese alle pareti.

“Bene, Vorkov deve aver previsto qualche nostra mossa falsa! Perciò ha lasciato ad aspettarci questi simpatici ragazzini come intrattenimento!” sbotta Boris dando sfogo a tutta la sua rabbia e tramortendo gran parte delle trottoline ancora in gioco.

“Fermati, Bo! Sono solo dei ragazzini! Guarda!” cerco di far ragionare il mio migliore amico, ma quest’ultimo è troppo impegnato a neutralizzare chiunque gli intralci la strada.

“Non mi interessa chi o cosa sono! Mi stanno impedendo di andare da Reyka!”

“Calma e sangue freddo!”

Un gruppo numeroso di ragazzi più giovani di noi si fa avanti timoroso e poco convinto.

“Vorkov deve aver pensato che non dovevano servire per fermarci, ma semplicemente per rallentarci!” ipotizzo dando una pacca sulla spalla al mio compagno.

“Distruggiamo i loro bey e filiamocela!”

“Sono d’accordo, Bo! Ma facciamo in fretta!” gli do corda lanciando Wolborgh all’attacco.

“FALBORGH! LAMINE DI VENTO!”

Come promesso, Boris non si concentra sull’avversario, bensì sui beyblade.

Nonostante sia un bruttissimo momento, ho ancora un po’ di coscienza per poter ragionare sulle cose da non fare assolutamente, e coinvolgere altre vite innocenti comprende una di queste.

I ragazzini mandati da Vorkov per rallentarci non sono responsabili del nostro dolore, perciò non meritano di perire insieme a quel monaco da strapazzo.

“WOLBORGH!! TEMPESTA DI GHIACCIO! ORA!”

Con una ventata d’aria gelida, Wolborgh riesce a spazzare via gran parte degli avversari mentre alla seconda metà ci pensa tranquillamente Boris.

“Saranno un centinaio!” sbotta Boris arretrando di qualche passo.

“Si stancheranno e ci lasceranno passare!”

“Non credo proprio! Dobbiamo far breccia nelle loro difese e...”

“WOLBORGH! NON MOLLARE! HO BISOGNO DI TE!”

Un lampo di luce accecante avvolge tutto ciò che ci sta intorno, me e Boris compresi.

Non appena il bagliore se n’è andato, guardo il mio compagno in cerca di risposte che neanche lui sa darmi.

“Wolborgh deve aver capito la gravità della situazione e ha reagito di conseguenza!” azzarda Boris con uno strano sorriso sulle labbra.

Ci diamo un’occhiata attorno e ci rendiamo conto che non è rimasto in piedi nemmeno un beyblade nemico: quella luce abbagliante è stata sicuramente opera del mio Lupo Argentato che ha saputo dare una svolta alla situazione.

“Muoviamoci! Le segrete sono da quella parte!” dico indicando il corridoio sulla nostra destra.

Boris si blocca in mezzo al cupo e tetro viottolo e scuote la testa in un cenno di dissenso.

“Le nostre strade si dividono qui, Yuri! Tu devi andare a cercare Kei, mentre io mi darò da fare per trovare Reyka!”

“Ma...”

“Il mio istinto mi dice che la ragazza non è rinchiusa nelle segrete con Hiwatari.”

“E ti basi sul tuo istinto per appurare una cosa del genere?”

“Sì! Come tu ti sei basato sul tuo quando affermavi che Kei non era morto nonostante fossero passati dodici anni!” rimbecca Boris lasciandomi senza risposta pronta.

Il ragazzo dagli occhi smeraldini ha uno sguardo che non mi piace affatto.

Forse sa che la situazione non è delle più rosee.

Forse ha in mente un piano che prevede il martirio e non ne vuole far parola con nessuno.

Tutto ciò che passa per la mente di quel ragazzo è tabù per il sottoscritto e mi do per vinto all’ennesimo sorrisetto di circostanza di Boris.

“Fa che ti riveda vivo non appena ci ritroveremo fuori di qui. Con Reyka e Kei!” mormoro socchiudendo gli occhi.

“Non te lo posso assicurare..”

“Questa non sarà l’ultima volta che ci vediamo, Boris!”
“No, perché verrai a farmi compagnia all’Inferno non appena ci rimetterai le penne pure tu!” risponde sarcastico.

Non so quanto l’ultima sua affermazione possa essere ironica o semplicemente macabra spiritosaggine, ma scommetto che Boris ha intenzione di andare fino in fondo alla faccenda pur di salvare colei che ama.

È questa una delle mille qualità del Falborgh blaider: saper dare l’anima per qualcuno a cui tiene.

Ma io ce l’ho un’anima da poter sacrificare nel caso in cui la situazione lo necessiti?

Volto le spalle a Boris che ha già imboccato il corridoio diretto all’ufficio di Vorkov.

Inizio a correre come un forsennato verso le segrete, sicuro di trovare colui che per giorni non ho potuto abbracciare.

Un bagliore intenso mi costringe ad abbassare lo sguardo e concentrarmi sul bit chip del mio beyblade: il Lupo della Steppa scintilla e lampeggia come non mai. Sembra una specie di radar  tarato per trovare la sua focosa metà, l’Aquila Rossa.

Un ululato lontano squarcia l’atmosfera di piombo.

Forse è solo un’impressione o è semplicemente il mio spirito che si fa sentire vivo e attivo, pronto ad entrare in azione nel momento più opportuno.

Forse c’è davvero qualcosa, qui dentro, che ulula disperatamente per le troppe sofferenze subìte.

“Kei, sto venendo a prenderti!” mormoro a denti stretti imboccando lo stretto cunicolo per raggiungere le più oscure tenebre del monastero Vladimir Vorkov.

 

 

(p.o.v. Boris)

 

Correre nelle mie condizioni non è proprio ciò che i medici consiglierebbero di fare, ma ne va della vita della mia ragazza. Della persona che amo sopra ogni cosa al mondo.

Se qualcosa va storto, sono pronto ad includere  il martirio nel mio folle piano.

Separarmi da Yuri è l’unico modo per guadagnare tempo: a Vorkov non vorrà molto per capire che siamo fuggiti per cercare Kei e Reyka, e l’unico posto dove non abbiamo ancora controllato è sempre stato sotto il nostro naso. Il monastero.

Di sicuro non sono rinchiusi nello stesso luogo, ma se così fosse, o Yuri o il sottoscritto avranno l’opportunità di fuggire per primi da questa fogna.

Mi infilo nel primo cunicolo a destra per inoltrarmi nei corridoi dell’edificio e arrivare diretto e indisturbato di fronte all’ufficio di Vorkov.

Dal momento che abbiamo dato troppe cose per scontate, le soluzioni più semplici sembrano essere le più efficaci. Uno dei due ragazzi deve per forza trovarsi nelle stanza private del monaco bastardo.

Il portone di legno massiccio, scuro e corroso dall’umidità e dal tempo, mi si presenta davanti agli occhi.

Sembra voler chiedere soltanto di essere aperto, ma la cosa più strana è che non ho trovato intoppi nella mia ricerca.

Il mio sesto senso dice che non sto sbagliando e che sicuramente troverò qualcosa di interessante all’interno di quella stanza.

Gli alloggi di Vorkov si possono facilmente raggiungere attraversandone l’ufficio e da lì in poi, sarà uno scherzo riuscire a recuperare ciò  per la quale sono venuto.

Ormai tutti gli studenti del monastero sono stati messi fuori combattimento e massacrarne qualche altra decina non sarà un problema per Falborgh. Insomma, la sicurezza non è il mio primo problema.

Diventerà tale nell’istante in cui qualche scagnozzo del Monsignor Vladimir Vorkov lo informerà dell’accaduto e quest’ultimo si scomoderà a raggiungere il monastero per abbandonare il palazzetto dello sport e lasciare nelle mani di Serjey il match contro l’americano.

Mi avvicino circospetto all’enorme portone e faccio forza con le poche energie rimastemi.

Come supponibile, non si smuove di un millimetro.

“Maledizione!” impreco a denti stretti afferrando Falborgh e incastrandolo nel lanciatore.

“Questo mi farà perdere un sacco di tempo e, soprattutto, non mi farà passare inosservato!”
brontolo mettendomi in posizione e raccogliendo ogni briciolo di forza.

“FALBORGH! ABBATTILA!” ordino gridando e liberandomi di parte della tensione accumulata durante il tragitto.

I cardini cedono subito e mi lasciano il via libera per entrare.

Nell’ufficio di Vorkov c’è una porta che collega direttamente la stanza con gli alloggi privati del monaco ed è proprio da lì che comincerò le mie ricerche.

Mi avvicino alla scrivania e noto una marea di scartoffie scarabocchiate e firmate con velocità, quasi ad indicare la svogliatezza di Vorkov di adempiere ai suoi doveri di bravo rettore. Come se sporcarsi le mani di sangue innocente sia un lavoro faticoso.

La mia curiosità e il mio sesto senso mi inducono a ficcare il naso nei cassetti del vecchio mobile, ma purtroppo sono chiusi a chiave. Come ogni pazzo maniaco che si rispetti, Vorkov deve tenere dei fascicoli riservati su ogni membro della Borg: dati anagrafici, profili psicologici e fisici, prestazioni e risultati ottenuti e misteriose annotazioni delle quali ho intenzione di appropriarmi.

D’un tratto un rumore metallico attira la mia attenzione e capisco che non c’è un minuto da perdere con le ricerche.

“Scassinerò il cassetto con tutta calma più tardi, quando avrò di nuovo Reyka fra le mie braccia!” dico tra me e me per farmi coraggio e continuare la mia missione.

La porta che conduce alle stanze del monaco è posta di fianco alla libreria, addossata alla parete per nasconderne in parte la presenza.

Senza troppe speranze, afferro la maniglia e tento inutilmente di aprirla. Nulla da fare. Il mio ottimismo non serve a nulla contro la furbizia di questo monaco da strapazzo.

Non posso utilizzare di nuovo il mio bey per far breccia tra quelle mura che mi dividono dal mio amore: Falborgh è talmente danneggiato che il suo sacrificio per abbattere la porta sarebbe solo un inutile spreco di tempo.

Frugo tra le cianfrusaglie che rimangono sopra la scrivania; cerco come un dannato dentro ogni anfratto della libreria.

Il clangore proveniente dai corridoi si fa sempre più intenso e vicino. Accelera costantemente e alimenta in me un’ansia mai provata. Una paura che in questo momento mi attanaglia lo stomaco e non mi fa ragionare lucidamente.

Arraffo il primo mazzo di chiavi che finalmente riesco a scovare. È enorme, pieno zeppo di chiavi dalle mille sfaccettature e forme, pesante e per la maggior parte arrugginito.

“Devo fare un tentativo!” sbotto attraversando l’ufficio con una falcata e ritrovandomi di fronte alla porta di fianco la libreria.

Provo la prima chiave e il mio tentativo fallisce miseramente. La seconda è un fiasco identico.

Alla terza inizia a tremarmi la mano e il mio cuore sembra volermi abbandonare da un momento all’altro.

“Sta calmo, Boris! Calma e sangue freddo!” dico socchiudendo gli occhi.

Ricomincio a provare ogni singola chiave, arrugginita e non.

Non mi accorgo di essere madido di sudore e sento le goccioline scendere lungo la fronte e finire fin sotto il mento.

“Dannazione! Apriti!”

Improvvisamente il rumore metallico si zittisce. Quel suono lugubre e incalzante che scandiva i battiti del mio stremato cuore di ammutolisce.

Sospiro di sollievo non appena mi rendo conto che è semplicemente la mia suggestione a farmi scalpitare e innervosire.

Lascio cadere a terra il primo mazzo di chiavi e ne prendo un altro che, per la disperazione di salvare Reyka, mi scivola di mano.

Mi rimetto subito all’opera, ma la scena si ripete e nessuna delle chiavi sembra essere quella giusta.

“Maledetto!” grido senza preoccuparmi di essere sentito. Oramai, tutte le guardie del monastero sanno della presenza di Kei e del sottoscritto, ma non hanno il fegato di venire a fermarci di persona: sono solo dei vigliacchi che dirigono il lavoro sporco dietro dei monitor, nulla di più.

“Maledetto Vladimir Vorkov!” urlo ancora.

“Che paroloni detti da uno come te, Huznestov!” risponde una voce fin troppo familiare alle mie spalle.

Mi volto senza un sussulto. Non voglio abbia altre soddisfazioni da me.

“Cercavi forse queste?” domanda con disprezzo esibendo un mazzo di chiavi apparentemente uguale agli altri.

Scappa un sorriso inquietante dalle sue labbra e rabbrividisco come un poppante. Nonostante tutti i miei grandi ideali, riesce ancora a mettermi in soggezione.

La faccenda si complica e devo trovare immediatamente un modo per fregargli quelle chiavi e andare a cercare Reyka.

“Dopotutto, non sono proprio uno sprovveduto, vero? Giusto prima di andarcene ho pensato bene di portare con me questo piccolo souvenir!”

“Bastardo! Me la pagherai per tutto ciò che le hai fatto!” sbotto avanzando di qualche passo.

Prendo posizione, non voglio capisca come mi senta. Non voglio intuisca il mio fragile stato d’animo.

La mia attenzione ricade su una pistola conservata in una teca: ha l’impugnatura bianca, intarsiata con vari motivi e con alcune gemme preziose incastonate; l’acciaio scintilla invitante e sembra dover essere un pezzo da collezione per essere tenuta con così tanto riguardo in un letamaio simile.

Vorkov deve aver individuato l’oggetto dei  miei pensieri e scoppia in una fragorosa risata agghiacciante.

Mi fa accapponare la pelle, ma stringo i denti in nome di un amore, spero, non ancora perduto.

“Ah, Boris’ka! Pensavo avresti riconosciuto una pistola scarica se l’avessi vista!” e continua a sghignazzare contento.

Ma il mio intento non è quello di sparargli. Il mio piano prevede ben oltre la morte di un singolo bastardo molestatore di giovani appassionati di beyblade.

Non voglio ammazzarlo, non ne vale assolutamente la pena.

Ho dato la mia parola, tempo addietro, per cui sarei rimasto fedele ai miei principi fino in fondo. Anche se non ci fosse più stata speranza.

Sorrido vittorioso. Vorkov non ha intenzione di fare la prima mossa.

“Sai, vecchio, chi fa la prima mossa nel gioco degli scacchi...vince sempre!”

Con un balzo afferro la teca e con tutta la forza rimastami, spicco un ultimo salto per rompere la gabbia di vetro proprio sulla testa del mio aguzzino.

Il colpo lo tramortisce e si sostiene a fatica sullo stipite della porta.

Ma le mie gambe sono più agili di quello che sospetta, e in pochi istanti gli sono addosso per neutralizzarlo con un pugno ben assestato nello stomaco.

“Ho sempre sognato di farlo!” mormoro allegro sorridendo affabile.

Non appena Vorkov cade riverso a terra, privo di sensi, afferro il mazzo di chiavi che conduce alle sue stanza private.

Che mi condurrà da Reyka.

“Te ne starai buono qui fino al mio ritorno, intesi?” dico rivolto al monaco svenuto, legandogli alla bell’e meglio le  mani dietro la schiena.

Dopo vari tentativi, la serratura scatta e la porta mi lascia passare attraverso l’angusto cunicolo che mi si presenta di fronte.

Non mi sarei mai immaginato una cosa simile: la porta dà su un lungo corridoio buio e stretto sulla quale s’affacciano un paio di feritoie che lasciano passare lame di luce capaci di rischiararne una piccola parte.

Avanzo a tentoni e tasto ogni singolo centimetro di muro alla ricerca disperata di una qualsiasi porta o di qualunque segno di vita umana.

Conosco ogni mattone e tutti i cunicoli possibili dentro il monastero ed ora mi sembra di essere assolutamente cieco: non so dove il mio istinto mi stia conducendo, non ho idea dove andrò a finire e nemmeno come riuscirò ad uscirne.

Finalmente scorgo qualcosa, come se della luce filtrasse attraverso le crepe di una porta.

È quello l’alloggio vero e proprio del demonio.

L’adrenalina che poco prima mi ha dato la spinta necessaria per reagire alla sorpresa e sbarazzarmi di Vorkov si fa meno: la vista inizia a traballare e le mani tremano.

“Non adesso! Non adesso che la sto per raggiungere!”

Falborgh pulsa di vita propria e un leggero torpore avvolge i miei muscoli fino ad arrivare alle tempie.

Una luce iridescente di un azzurro acceso sembra voler indicarmi la porta adocchiata poco prima.

Non prendo nessuna precauzione e non mi preoccupo di una possibile trappola messa appositamente per gli impiccioni come me.

La porta non oppone resistenza: Vorkov non aveva motivo di chiudere a chiave la propria camera dal momento che le chiavi le teneva gelosamente con sé.

“Reyka!” esplodo in un grido strozzato non appena vedo la ragazza legata al letto con delle pesanti corde intrise di sangue.

Le fibre delle funi sembrano aver prosciugato parecchio liquido rosso e possono darmi un’idea indicativa del tempo che la morettina ha trascorso rinchiusa qui dentro.

“Reyka, non preoccuparti! Ti porto via di qui!” mormoro precipitandomi di fianco al suo esile corpo ormai stremato.

Le prendo una mano, ma mi accorgo con orrore che le unghie penzolano dalle dita insanguinate: deve aver lottato fino alla fine per non cedere a quel vecchio maniaco.

La ragazza non risponde e non dà segni di vita, ma respira ancora, anche se debolmente; il suo torace si alza e si abbassa ad un ritmo troppo lento.

Le accarezzo il viso e la abbraccio, lasciandomi andare ad un momento di sconforto.

“Scusami, non ho saputo proteggerti!” sussurro toccando il suo viso etereo.

“...Boris...” risponde in un mormorio.

“Reyra! Sono qui per te!” dico lasciandole un casto bacio sulla bocca insanguinata.

Nonostante il labbro gonfio e i capelli unti di sangue e appiccicati al visto, la trovo una visione celestiale dopo lunghi giorni a combattere per far tornare in sé Yuri.

Riprendo coscienza di me e cerco di darmi da fare con le spesse corde che le legano i polsi al letto e l’hanno costretta a subire le perversità di Vorkov.

“Questa me la pagherà cara!” ringhio mentre mi affretto a sbirciare nel comodino del monaco.

Non mi sorprendo quando, al suo interno, trovo un lungo coltello apparentemente prezioso.

In pochi istanti le mani di Reyka sono libere e la prendo in braccio cercando di farla camminare.

Purtroppo, nessuno dei due è conciato abbastanza bene da poter scappare via di corsa come il piano prevede, ma il problema non sussiste dal momento che Vorkov è stato neutralizzato.

“Boris...” balbetta ancora con gli occhi socchiusi.

Prego mentalmente che Reyka riapra gli occhi così da riuscire a vedere un’altra volta quelle iridi nere e profonde, passionali e magnetiche, ma la sua forza di volontà è totalmente annullata dal dolore, dal suo orgoglio ferito e dalla sua dignità offesa.

“Dimmi..” sussurro stando attento.

“Grazie..” risponde regalandomi un dolce sorriso.

Prendo un’enorme boccata d’aria e cerco la concentrazione necessaria per porre la parola fine a questo supplizio.

La schiena è lacerata e sento la maglia imbrattata di sangue incollarsi alla mia pelle: è umida, sporca e ha un odore pungente, ma la situazione peggiora quando sento l’incontrollabile bisogno di chiudere gli occhi e dormire. Forse per sempre.

Le mie gambe cedono sotto il peso di Reyka che si aggrappa al mio collo e appoggia la testa contro il mio petto.

La sua vicinanza mi dà sollievo e averla trovata, viva, è ciò di più importante al mondo.

“Reyka, ti devo dire una cosa..” mormoro lasciando scivolare a terra il corpicino esile e dimagrito della ragazza.

“Non ora...andiamo!” mi incita lei, guardando disperata verso l’uscita.

Scuoto la testa. Per qualche strana ragione, so di non avere altre opportunità per dirle quello che provo. E il mio istinto, purtroppo, non si sbaglia mai.

“Questa è l’ultima occasione che ho per dirti che...”

“Non ora!” risponde cercando di risparmiare energie per la fuga finale.

Mi inginocchio di fianco a lei e le prende delicatamente il viso, costringendola a guardarmi negli occhi.

Lei appoggia una mano storpia sulla mia e sorride contenta.

“Sono contenta di vederti, Boris. Sapevo che mi avresti trovata e..”

“Io ti amo, Reyka!” la blocco e aspetto impaziente la sua reazione.

I suoi occhi si illuminano e si riempiono di lacrime che iniziano a sgorgare silenziose.

Le sue mani si stringono sulle mie in una presa premurosa e dolce, sento addirittura un tremolio strano che le impedisce di formulare una frase di senso compiuto.

Prorompe in una risatina cristallina, ansima e strizza gli occhi  per cacciare indietro le lacrime.

“Ti sei rammollito, Huznestov! Sei solo un idiota!” risponde attingendo all’ultimo briciolo di forze serbate in corpo.

Scoppio in una risata isterica, ma mi risolleva il morale. Dopotutto è pur sempre Reyka nonostante sia ferita e spossata dalle nottatacce passate.

“Ti ricordo che appena finito questo tugurio, tu ed Ivanov mi dovrete concedere una serata assieme!” continua poi con un sorriso malizioso.

“Reyka, io ho detto che ti..”

“Lo so cosa mi hai detto, ma quelle tue parole mi suonavano di addio! Non voglio sentirtelo più dire se non fuori dal monastero!” mormora riprendendo il suo solito tono di voce e riacquistando un po’ di carattere.

Annuisco.

Sono felice di sentire che Reyka crede in me e nella remota possibilità di uscire da qui vivi.

“Muoviamoci, allora!” dico solenne aiutando la ragazza a mettersi in piedi.

Dopo lo shock iniziale, la morettina riesce a muovere qualche passo incerto.

La sostengo per tutto il tragitto illuminato dagli spiragli di luce provenienti dalle feritoie.

Non appena vediamo la vecchia porta di legno socchiusa che dà sull’ufficio di Vorkov, tiriamo un sospiro di sollievo.

“Ci siamo quasi!” mormoro per farle coraggio.

Reyka annuisce e socchiude gli occhi rafforzando la presa sulla mia vita; il suo gesto mi strappa una smorfia di dolore che non sfugge alla ragazza e mi rivolge uno sguardo preoccupato.

“Non è niente..” biascico soffocando varie imprecazioni.

“I punti non hanno tenuto!” dice prendendo subito atto della mia situazione.

“Già..”

“Scommetto che non ti sei risparmiato durante il tuo incontro ai mondiali!”

“E tu come..”

“Lo supponevo che non avresti resistito a dare il tuo contributo ad una gara così importante. E so che non sei uno che bada a spese e dà tutto sé stesso pur di vincere! Ma ciò ha peggiorato la situazione, giusto?”

“Hai fatto centro, Reyka! Brava! Ora pensa solo a camminare ed usciamo di qui!” rispondo cercando di zittirla.

Non è momento né il luogo adatto per la ramanzina.

Varchiamo la soglia senza pensarci due volte.

Ciò che ci attende va oltre la mia capacità di immaginazione.

Il monaco che fino a pochi minuti prima pensavo di aver neutralizzato è in piedi di fronte noi.

Dall’angolo della bocca e dalla fronte scendono rivoli di sangue che bagnano la tonaca nera; il suo ghigno sghembo è raccapricciante e tiene spasmodicamente in mano la pistola che risiedeva dentro la teca di vetro.

“Mi deludi sempre di più, Huznestov! Chi ti ha insegnato a fare certi nodi? Non sono degni di un criminale del tuo calibro!” sbotta Vorkov mostrando i lacci di fortuna che ho usato per bloccarlo.

Scuote la testa e si aggira altezzoso per tutta la lunghezza dell’ufficio, rigirandosi tra le mani la pistola dall’impugnatura bianca.

Scosto Reyka dietro le mie spalle, spingendola contro il muro, e le faccio da scudo: non deve più toccarla per nessuna ragione al mondo.

Vorkov sghignazza senza ritegno e mi punta l’arma addosso, senza paura e senza alcun segno di esitazione.

“Non fare l’eroe, Boris’ka! Non lo potrai mai essere!” sbotta caricando la pistola.

“Dovrai ammazzarmi per toccarla di nuovo!” ribatto alzando la voce.

Il monaco si blocca improvvisamente e lascia scorrere la sua lingua sulle labbra sottili e viscide in un segno di puro godimento.

“Avresti dovuto sentire quanto piangeva la tua ragazza...”

Il sangue ribollisce nelle mie vene e digrigno i denti cercando di controllare il mio pessimo caratteraccio.

Purtroppo non ce la faccio.

Salto addosso al monaco e gli sferro un pugno dritto in viso rompendogli il setto nasale.

Ma Vorkov non è uno sprovveduto e contrattacca colpendomi con l’impugnatura pesante e raffinata della sua preziosa pistola. Dritto sulla nuca.

Mi accascio al suolo senza un lamento; non sento dolore, non più ormai.

Dopo qualche attimo per rimettere in ordine le idee, mi rialzo e continuo a proteggere il corpo inerme di Reyka.

“Sai, mi pare di avere già vissuto questa patetica scena!” mormora sorridendo compiaciuto.

“Che vuoi dire?” domando confuso.

“Ti sei mai domandato, Boris, come siano morti realmente i tuoi genitori?”

“Brutto bastardo! Io ti..”

“Anche tuo padre difendeva tua madre a quel modo! Ironia della sorte farete entrambi la stessa fine!”

Non esiste esitazione sul volto di Vorkov.

Non c’è segno di compassione né di umanità sul suo viso segnato dagli anni.

Non ci sono imprecisioni nel colpo sparato da quella pistola fabbricata per spocchiosi snob.

Il dito avvizzito preme con facilità il grilletto e tutto improvvisamente si tinge di rosso.

 

 

 

 

Angolo dell’autrice

Sorpresona!! *-* Pensavate davvero che vi lasciassi così? Con un capitolo finale così deludente? Eh no!! Ho pensato anche qui ad una sorpresina!V.V

Oltre ad aver allungato la fic di un cappy, per voi ho riservato un epilogo molto interessante che forse susciterà un po’ di inquietudine e mistero.

La mia idea iniziale era di unire il tutto in un unico capitolo finale, solo che c’ho ripensato e l’idea di spezzare l’epilogo dal capitolo in sé mi è parsa buona!V.V <---sono tutte sue supposizioni, ma lasciatele credere che siano buone idee.

Dunque, dunque, dunque..che dire? Il capitolo vi è piaciuto? Vi ha appassionato? Vi ha schifato? ^_- fatemelo sapere con un piccolo commentino! Anche di due parole! ^o^  del tipo... “Fa schifo!”, “E’ indecente!”, “E’ passabile!” ^_- facile no? Due semplici parole!XD Ci tengo soprattutto ora che è il penultimo cappy!V.V

 

Come ho già spiegato nell’altra mia fic, il mio ritardo è dovuto alla scuola! Mi ha portato via un sacco di tempo e gran parte del mio tempo libero l’ho sfruttato per passarlo con gli amici! Ne avevo davvero bisogno, credetemi!^.^’’

Gli esami ora sono finiti e posso dedicarmi al resto delle mie storie e di tutte le mie idee!^O^

Non ci sono scusanti che tengano per questo imperdonabile ritardo, ma sono sicura che sarete clementi!T.T

Ringrazio tutte le persone che hanno commentato lo scorso capitolo quindi phoenix91, Aphrodite e lexy90!^O^ Spero di sentire la vostra anche su questo cappy!^_-

 

Un bacione! Nena!^_-

   
 
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