Judo
Ovvero:
Dove si scalano corde e si mettono in pratica prese imbarazzanti
_ Dannazione! _
Anya imprecò come tutte le mattine contro
gli insolenti guidatori di motorini ed i loro aggeggi infernali.
_ Almeno mettessero il silenziatore, quei
cretini! Prima truccano il motore e poi neanche si prendono la briga di cercare
di non disturbare la quiete pubblica. E’ Lunedì mattina, porca paletta!_
Troppo impegnata nei suoi sproloqui
giornalieri non si accorse della sinistra presenza che si era posizionata furtiva
alle sue spalle.
_ Sei consapevole di essere una delle
ultime persone al mondo che dice porca paletta, vero? _ la riprese un giovane
biondino da dietro.
_ Ahhhh! Se
ritrovi quei dieci anni di vita che mi hai fatto perdere adesso me li potresti
rispedire via posta per favore? Grazie. _ chiese lei sorpresa portandosi
teatralmente una mano al cuore alla vista di Riccardo.
Lui scoppiò a ridere di fronte
all’espressione indignata che assunse il viso della moretta.
_ Che succede di tanto divertente?_
domandò Alice poggiando lo zaino Eastpack a terra con
la grazia di un elefante.
_ Nulla. Solo che questo decerebrato del
tuo migliore amico mi stava per far venire un infarto_ dichiarò la Ferranti con
aria sostenuta.
_ E che Anya continua a dire porca
paletta nonostante non lo faccia nessuno_ aggiunse Tarboni
prendendola in giro. Quella si girò furiosa guardando Alice che tratteneva a
stento le risate consapevole della bravura nelle arti marziali di Anya.
_ Che c’entra! Io sono alternativa_
ribatte piccata la ragazza.
_ Forse lo fa perché lo dice Alessio Perini_ sostenne la Creanzi con
il puro intento di fare andare in bestia la sua migliore amica. La reazione
della diretta interessata fu un verso strozzato ed un “Col cavolo!”. Alessio Perini faceva il terzo anno come loro, era alto quanto
Anya, aveva occhi verdi e capelli neri che sfidavano le leggi della fisica, era
simpatico alla maggior parte della scuola ed era amico di Gianluca. E piccolo
inutile particolare: Anya lo odiava. Provava un fastidio impellente quando lo
incontrava, una repulsione totale, cambiava strada se lo vedeva arrivare, sosteneva la teoria che portasse sfiga e per
questo faceva le corna per scaramanzia ogni qualvolta lo incrociava nei
corridoi. Il tutto senza alcun motivo apparente visto che non si conoscevano e
lui non aveva idea della sua esistenza. La stessa avversione, ripugnanza,
antipatia, idiosincrasia veniva rivolta al altri due ragazzi ignari delle
maledizioni contro di loro: Giorgio Raimoni e
Leonardo Ravaldi. E nessuno sapeva il perché.
Anya fece scappare Alice in classe
mimando uno strangolamento che valeva più di mille parole e rimase sola con il
biondo.
Riccardo cominciò a giocherellare con il
portachiavi del suo zaino, distratto. Alzò gli occhi cerulei per incontrare lo
sguardo ammonitrice di Anya. Gli occhi castani di lei esprimevano una solo
domanda “Non dici nulla?”.
Lei sapeva.
Era stata la prima ad accorgersi del suo
cambiamento: nonostante lui avesse sempre pensato che Anya Ferranti fosse una
smemorata svampita decisamente fuori dal mondo si era ricreduto. Lei era più
presente di molte altre persone. La gente di solito tende a concentrarsi
principalmente sulle preoccupazioni che concernono il singolo. Che farò oggi?
Dove vado? Cosa provo?
Io. Io. Io.
E’ molto raro che qualcuno si accorga
delle sensazioni che un altro prova. Anche se la giovane mora in alcuni momenti
appariva totalmente distante era stata l’unica a capire. Accanto alla porta
dell’incrostato sporco bagno dei ragazzi l’aveva preso per un braccio e gli
aveva chiesto _ Allora sei innamorato di Alice?_ diretta, senza giri di parole.
L’aveva preso alla sprovvista e, troppo sorpreso per riuscire a macchinare una
qualsiasi scusa, non era riuscito a non rispondere con un Si strozzato ed un
lieve cenno del capo. Poi per sfuggire alla raffica di domande che lei gli
avrebbe fatto aveva mormorato un impercettibile e veloce _Scusadevoandareinbagnoèmoltourgenteciao
_. Ora lei gli chiedeva senza parlare se lui volesse sapere qualcosa sull’innamoramento
di Alice. Era una buona amica, Anya Ferranti.
_ Come si chiama?_ chiese infine stanco
di sostenere le iridi marroni della ragazza.
_ Nicola Denardi.
Fa Judo con noi tre_
Tre. Loro erano un trio ben assortito.
Alice Creanzi,
Anya Ferranti e Flavia Incetta.
Spesso i loro conoscenti ed amici si
domandavano come fossero capitate insieme e non a caso. Alice era rinomata come
una romantica perfettina fissata con le camice e le
belle scarpe amante di tutto ciò che è considerato kawaii*
, Anya come una creativa sbadata decisamente femminista che indossava ciò che
le capitava a tiro ed infine c’era Flavia considerata una solare
punk-rockettara amante del giallo, delle borchie e dei Misfits
nonché suo gruppo preferito.
Anya si girò e corse verso le scale
salendole repentinamente al suono della campanella lasciando Riccardo nel
cortile. Vide una chioma scura con una sola ciocca di capelli colorata e si
fermò chiamando Flavia. Si conoscevano da una vita grazie all’amicizia fra i
loro genitori. Aveva bisogno di una consulenza su Musica e la scatenata moretta
era proprio la persona che cercava. Lei conosceva la storia del rock e del punk
a menadito, Gianluca nonostante avesse un gruppo, i S.E.T,
non era al suo livello.
_ Flà! Ti prego
mi serve il nome di quella canzone degli AC/DC!_
_ An! Dai cazzo che sono in ritardo. Ho
Chimica a prima ora!_ disse quella con il fiatone.
_ Per favore! Lo sai che tu per me sei...
sei... sei come la carta igienica._ supplicò la Ferranti tentando la carta
dell’adulazione.
_ Lo dovrei prendere come un complimento?_
chiese Flavia sarcastica mentre Anya cercava l’ispirazione in una crepa nel
muro. Effettivamente non era proprio il massimo delle lusinghe quella che aveva
scelto. Poi
_ Ovvio! La carta igienica è
indispensabile!_
Quella scosse la testa ridendo. Anya
sorrise: era quello il bello del loro rapporto scherzavano e si confidavano se
ce ne era bisogno. Erano un sostegno. Sempre.
@@@
Stese
la caviglia che le doleva.
Oltre a quei fastidiosi lividi che si era
procurata, all’inizio di ogni allenamento sentiva sistematicamente delle fitte
alla base della schiena. Il *sensei ripeteva in
continuazione gli ammonimenti secondo i quali in caso di dolori si sarebbero
dovuti fermare per 5 minuti, ma lei non lo ascoltava per più di due secondi ogni
qual volta vedeva che si preparava per quei suoi sermoni che avrebbero fatto
invidia al prete della sua parrocchia. Anya non aveva fatto cenno a tali dolori
e non aveva alcuna intenzione di farlo. Avevano appena fatto un veloce
*Ritzu-Rei ed in quel momento facevano stretching in un angolo della piccola
palestra osservando i loro compagni di gran lunga più esperti prodigarsi in
prese di strangolamento sul *tatami. Legandosi i
capelli ramati in una coda alta a cui sfuggivano delle ciocche laterali iniziò
a guardare le due cinture marroni alla sua sinistra: Davide e Nicola. Erano
bravi, molto più bravi di loro e verso Giugno avrebbero dovuto passare alla
cintura nera. Per questo motivo loro sarebbero rimasti ad allenarsi insieme ad
altri pochi prescelti fino ad un orario indefinito mentre le categorie più
basse (delle quali lei faceva parte) avrebbero tranquillamente potuto tornare
alle proprie case.
I due si girarono in contemporanea verso
di lei.
_ Che c’è?_ rispose al loro sguardo sulla
difensiva incrociando le braccia. Sbuffò e si voltò verso Alice che la fissava
insistentemente con uno sguardo più che eloquente. Pur non possedendo alcun
tipo di capacità sovrannaturali né doti di preveggenza sapeva cosa stava pensando
e non le piaceva affatto.
_ Pensi quello che io penso che tu stia
pensando?_
_ Non so. Tu che stai pensando?_
_ Oh, non cominciare! Io penso che tu
sappia cosa penso che tu stia pensando_
_ Io penso che tu stia pensando quello
che io sto pensando_
_ Lo penso anch’io_
_ Allora, visto che tu pensi ciò che
penso io, dimmi un po’, che ne pensi?_
_ Penso che tu pensi troppo_
_ Forse hai ragione. Comunque facciamo
per un nanosecondo finta di essere serie. Lo stavi guardando ancora! Sei davvero sicura di non esserti innamorata
di Davide?_ chiese ad Anya con fare investigativo. A completare il perfetto
quadretto che rappresentava mancavano solo un pipa e un impermeabile alla
Sherlock Holmes. Non seppe dire quanto ci mise a rispondere alla domanda ma,
dopo averle dedicato un piccola pausa più che sufficiente a farla rimanere
sulle spine, soppesò una risposta adeguata e le sorrise con sufficienza.
_ Mah, figurati!_ declamò convinta
infine. Si sistemò meglio la cinta arancione del kimono che nelle prese
precedenti si era spostata su un fianco dandole un aspetto decisamente simile a
quello di Sandokan e nel frattempo ripensò alle tecniche che già conosceva e
quali avrebbe potuto usare in combattimento.
_ Alice chiama Anya. Alice chiama Anya.
Rispondi prego. Sai che odio essere ignorata_
_ Fai osservazioni poco degne di
attenzione_ si voltò quella finita la difficile operazione.
_ Oh certo, è arrivata quella che non sa
nemmeno che cosa sia l’amore_
L’espressione del viso di Anya le diede
tutto ciò che chiedeva di sapere.
Lei era fermamente convinta che l’amore
fosse una sorta di epidemia contagiosa, un luogo comune secondo il quale la
persona che ti stava accanto fosse la tua anima gemella, una religione che
professava sentimenti reciproci di affetto e passione che si trasformava in una
girandola di emozioni totalmente sbagliate. Secondo la sua personale teoria,
l’amore era una sorta di idea generata dagli egizi con il mito di Iside e
Osiride, portato avanti dagli antichi greci e romani sistemando nel pantheon delle
divinità Venere e Cupido e in fine sviluppato da Shakespeare con personaggi
quali Romeo e Giulietta e da tutti quei registi di sdolcinate quanto mai
irrealizzabili love story e scrittori di diabetici romanzi rosa. Non era il
genere di persona alla quale potevi raccontare che credevi che il tuo ragazzo
fosse colui con cui avresti voluto passare il resto dei tuoi giorni “Finché
morte non vi separi”. Cinica di professione, era stata lei a decidere che gli
avventori della loro parte del sito sarebbero stati classificati come in un
ambulatorio poiché l’amore era una branca della Medicina diviso in casi
specifici, ma molto più diffuso e meno curato rispetto alle altre. Le malattie
dell’amore erano una delle categorie più pericolose che rendevano impotenti di
fronte ad un dolore lento ed quasi del tutto incurabile.
Pessimista?
Le ponevano spesso questa domanda e lei
con un alzata di spalle forniva sempre la stessa risposta.
Forse.
Vide a un lato del dojo (così viene
chiamato il luogo in cui ci si allena nel judo) Fabrizio, un ragazzo che
frequentava il quinto anno della loro stessa sezione, sciogliere le corde. Era
arrivato il momento.
_ Anya non avrai intenzione di provarci
anche oggi?_ domandò sconsolata Flavia alla sua destra. L’interessata guardava
le due corde che scendevano come serpenti di stoffa dal soffitto bianco con una
sorta di timore reverenziale misto a determinazione. Vide nei loro occhi uno
sguardo completamente differente e fece un sussurro strozzato.
_ Oh no!_
_ Oh si!_ risposero in contemporanea lei
e Ludovica, una delle compagne di corso al loro livello, entrambe già alzate e
senza la parte superiore del kimono, completamente inutile se volevi scalare la
corda.
_ Lu! Anche tu … _
Si avvicinarono alle due funi sotto le
quali si era radunata già una piccola folla volta a osservare coloro che
tentavano l’ascesa. Alzando lo sguardo si potevano rimirare due ragazzi a
torace scoperto arrivati in cima.
Una delle più grandi ingiustizie
dell’essere donne è infatti questa: gli esemplari di genere maschile che
praticano questa particolare arte marziale al di sotto del kimono non indossano
nulla. Il judoji, completo bianco che ognuno porta, è fatto da una stoffa molto
pesante la quale permette una buona presa da parte dell’avversario e che non si
strappa né rovina facilmente. Ha un grande e molto poco irrilevante difetto: è
caldissima. Ciò non è un problema per i portatori di cromosomi XY i quali non
si fanno scrupoli a spogliarsi mentre è qualcosa di estremamente irritante per
il genere femminile che, al contrario, non può e al di sotto deve sempre
indossare un qualche altro indumento. Solitamente non appena le ragazze si
radunavano sotto la corda saliva alle orecchie un sospiro congiunto: per alcune
era dovuto alla frustrazione generata dall’impossibilita di raggiungere
l’estremità della fune mentre quegli energumeni con un solo balzo erano già in
cima, per altre era provocato dalla vista di quei corpi che mettevano in mostra
addominali contratti e bicipiti ben sviluppati.
_ Ehi!_ con un salto agile Davide scese
dalla corda e diede uno spintone a Nicola.
_ Ehi …_
Lui era un pazzo. Nel vero senso della
parola. La cosa che ti colpiva a primo impatto era la voce: roca, bassa e
ironica. Possedeva quel tipo di voce che molti vorrebbero, per la quale si
fanno sforzi immani. Il solo sentirlo parlare ti dava modo di riconoscerlo. Poi
aveva un suo particolare senso dell’umorismo fatto di battutine pungenti e
frecciatine sarcastiche. E, a detta di tutte quelle ragazze che lo vedevano
scalare la corda a torso nudo ogni Mercoledì e Venerdì sera, aveva un fisico a
cui non si rimaneva indifferenti. Alice e Flavia erano fermamente convinte che
Anya provasse un qualcosa per lui, perlomeno una semplice attrazione e nonostante l’ amicizia che le legava la
giovane moretta non confidava loro mai nulla riguardante i suoi sentimenti.
Anya spostò lo sguardo su Nico. Capiva perché Alice lo trovasse “carino” anche
se lei lo intendeva diversamente, ovvio. Era … Se avesse dovuto cercare un
termine esatto lo avrebbe definito “puccioso” anche
se forse non rendeva l’idea. Era il classico amico delle donne, ma spesso
sembrava più duro di quanto volesse sembrare. Flavia e lui erano stati insieme
per un breve periodo e poi si erano lasciati di comune accordo perché troppo
amici per poter essere realmente una coppia. Dalla lastra di vetro che separava
i *judoka da coloro che assistevano agli allenamenti
vide la zia di Ludovica, esuberante e pazza donna il cui mestiere era formare
le coppie. La Cupido aveva scelto quella volta proprio Nicola ed Alice.
_ Nicola! La riporti tu Alice a casa, non
è così?_ domandò la donna battendo sul vetro con insistenza. Quello sbuffò
contrariato. Possibile che ogni volta fosse la stessa fottuta storia?
_ Non ti ho sentito!_
_ Allora?_
_ Si, si, va bene … _ annuì più per
azzittirla che per altro.
Le cinture di grado superiore vennero
chiamate da un lato della palestra per provare seriamente le immobilizzazioni
mentre le cinture arancioni, gialle e bianche vennero trascinate in un angolo
per impararne di nuove. Una cintura nera di nome Chiara e una marrone di nome
Daniela diedero una dimostrazione pratica della fase a terra: chi prevaricava
sull’ altro si doveva posizionare a cavalcioni sopra l’avversario, legare le
gambe alle sue e mettergli le mani sulle spalle.
_ Ora mettetevi uno di fronte l’altro e
provatela voi_ proclamò Chiara andandosene, la voce che sfumava man mano che si
allontanava dalla palestra.
Ludovica e Anya si girarono per andare ad
applicarsi in quella immobilizzazione in un angolo.
_ Anya? C’è un problema … _ iniziò Ludovica piano.
_ Dimmi_
_ Cosa succede se la dobbiamo provare con
un ragazzo?_
Ora che ci pensava il modo per
immobilizzare l’avversario era abbastanza equivoco e imbarazzante. Trovarsi a
pochi centimetri di distanza per un tecnica di squilibrio, quindi in piedi, era
diverso che stendersi a cavalcioni sopra l’altro soprattutto se per altro
s’intendeva un esemplare del sesso opposto.
_ Oh, cazzo!_
Anya era decisamente contro le parolacce,
ma se queste rendevano più esplicito un discorso non si faceva scrupolo di
usarle. “Oh, cazzo” rendeva tre volte meglio l’idea di “Oh, cavolo” su questo
non c’era dubbio. Non ci misero molto a notare che quel giorno dalla cintura
verde in su si trovavano solamente 3 donne (Francesca, Chiara e Daniela) mentre
loro, che alla fine dell’ora avrebbero dovuto dare una prova di ciò che avevano
imparato nella lezione facendo cadere ed immobilizzando le cinture più alte,
erano 5 ragazze.
Cosa significava tutto ciò? Due
sfortunate avrebbero dovuto provare con un ragazzo l’immobilizzazione. Il *sensei le chiamò e formò le coppie.
_ Flavia e Fabrizio_ decretò.
L’interessata si diresse verso la cintura nera mentre Ludovica la guardava un
tantino invidiosa. Fabrizio era affascinante secondo lei. Secondo le altre era
odiosamente perfetto in tutto, bravo negli sport, a scuola e faceva pure
volontariato! Era decisamente troppo!
_ E anche_ L’uomo si guardò intorno in
cerca delle altre vittime (pardon, coppie) e
nonostante ci fossero abbastanza donne la sua insana voglia di fare da agenzia
matrimoniale fece il resto.
La zia di Ludovica incrociò le dita.
Alice osservò Nicola speranzosa.
Possibile che il dojo fosse in pieno
tempo delle mele e nessuno avesse avvisato Anya? Avrebbe fatto le valige seduta
stante, allergica com’era all’amore!
_ Alice e Nicola_ l’interessata fissò
Nico con uno sguardo sognante e le guance imporporate di rosso. Sarebbe stato
difficile per Riccardo farsi guardare così.
_ Ludovica e Francesca_ la giovane cintura
arancione si diresse un po’ sconfortata verso la sua migliore amica,
un’esuberante e vivace brasiliana.
_ Marta e Giampiero_ la più piccola fra
di loro rivolse uno sguardo storto al suo avversario, si conoscevano dall’asilo
ed erano come cane e gatto.
_ Anya e Davide_ dichiarò alla fine
compiuta la sua missione guardando complice Giada, la zia di Ludovica, che
approvava le sue scelte con i pollici all’insù.
La moretta si diresse verso il suo
“nemico” sorridendo alla vista di Alice che, distratta dal suo compagno,
sbagliava ogni singolo gesto e scuoteva la chioma bionda davanti alle proteste
di Nico quando lei non lo ascoltava. _ Alice ascoltami, devi posizionare la
mano qui_ gli indicò lui, toccandosi i riccioli castani, un punto tra la coscia
ed il bacino. Lei, smarrita di fronte agli occhi nocciola del ragazzo, annuì
mettendo la mano decisamente troppo al centro delle gambe. _ Ali! Magari
potresti evitare di avvicinare la mano troppo alle parti basse?_ Cazzo! Cioè
non quello… Cioè… Lei
arrossì non potendo evitare di formulare pensieri non troppo casti. Rabbrividì
di fronte allo sguardo indagatore che il ragazzo le rivolgeva e si deconcentrò
pensando a quanto fosse dolce e romantico a volte.
Anya nel frattempo si era posizionata
sopra al suo avversario tentando di ignorare quanto potesse essere imbarazzante
il modo in cui erano avvinghiati. Davide le sorrise malizioso contribuendo a
mandarla in confusione. A cavalcioni sul suo corpo gli si avvicinò con
l’intento di bloccarlo e lui la spiazzò completamente portando una ciocca di
capelli sfuggita alla coda dietro l’orecchio in un gesto lento e delicato. Vide
il suo sorriso mentre la guardava dolcemente e lo sentì ribaltare le posizioni
con un colpo d’anca. Infondo era lui il più bravo eppure lei era rimasta
talmente sconcertata dal suo tocco che non aveva fatto nulla per impedirglielo.
_ Anya! Più concentrata! Ti sei fatta
sovrastare senza opporre nessuna resistenza come un chiwawa
che si fa fregare i cereali dal bulldozer_ mentre pensava se i chiwawa mangiassero effettivamente i cereali o no il sensei la richiamò in collera _ e adesso fa 5 serie da trenta
di addominali, flessioni e dorsali. E non voglio sentire lamenti, chiaro?_
Si voltò osservando bene il suo
avversario che non si seppe trattenere dal fare un sorriso vittorioso. Che
stronzo! Il bastardo lo sapeva che facendo così l’avrebbe fatta capitolare.
Ed ecco il motivo principale per cui Anya
Ferranti non si innamorava: quando provava qualcosa era sempre per dei
bastardi. E come dissero una volta le sante parole del Dottor Cox di Scrubs “Il mondo è
fatto di bastardi.
Bastarda la glassa, bastardo il ripieno.”
Ma avrebbe avuto la sua vendetta …
Prima o poi.
Onna kokoro to aki
no sora.
Il cuore delle donne è come il cielo
d’autunno. [mutevole]
Angolo di Trap (L’Inutile
Autrice)
Ehi Gente! Come vanno le
vacanze? In piena crisi creativa? Beh, io sì. La sottoscritta gira per casa
impazzita spremendosi le meningi scrivendo, disegnando e trovandosi cose da
fare come suonare la chitarra, ripassare il suo francese e il suo latino
arrugginito, intanto cerca di studiare Inglese ed imparare dei rudimenti di
tedesco (e poi dici che non hai tempo di scrivere!). Scusate per l’enorme
ritardo (come se qualcuno ti seguisse) e scusate in anticipo se impiegherò più
di tre settimane a postare il prossimo (causa: due settimane di campeggio con
gli Scout, forse poi mare e finalmente Irlanda!) in poche parole questo
capitolo è tutto incentrato sul Judo (sport che la suddetta autrice pratica ed
ama alla follia) e sulla concezione dell’amore visto da Anya (cinica la
ragazza, eh?). Finalmente si scopre perché la sezione romantica è chiamata Le
Malattie dell’Amore e che Riccardo prova qualcosa per Alice. Al prossimo
capitolo con il primo caso curato da Hatterdi e Cavelt!
The Harlequin:
Mi sento onorata! Grazie per il tuo sostegno Ronnie e per tutti quei
complimenti. Sono felice che il capitolo ti abbia fatto ridere e che
addirittura ti abbia fatto venire gli addominali! Come vedi Alice innamorata è
leggermente imbranata … Sarà che quando sente le farfalle nello stomaco non
capisce più nulla: la romantica mente malvagia in realtà è più sentimentale che
malvagia. (A prposito hai cambiato nick? Mi piace molto questo!) Grazie ancora!
Ly Ay:
Grazie Joy, mio supporto morale e sollevatrice di autostima altrui! Anya e Giangi li conosci, sai come sono fatti. Chi li ferma più
quando iniziano a litigare! Come vedi qui c’è anche la nostra Flavia la quale
si impiccerà più del dovuto (si fa così fra amiche, no?). Ne vedremo
decisamente delle belle. Ed anche se non c’entra nulla finisco questo commento
con: Verdeeee!
Baci Trap
Ed ecco un piccolo vocabolario:
*Ritzu-Rei = saluto in piedi
*tatami = materassina
con cui è ricoperto il pavimento
*kawaii = termine giapponese che sta ad indicare
tutto ciò che è “carino”
*sensei =
dal giapponese “maestro”
*judoka = praticanti del Judo
*Dojo = palestra