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Autore: Malitia    21/07/2010    3 recensioni
Vicky è una comune sedicenne americana, con i suoi lati bui e quelli allegri. La sua vita scorre lineare e monotona fin quando un giorno, l'arrivo di un nuovo compagno un po' particolare le stravolge la vita. Che cosa nasconderà il misterioso Andrew? Perché quelle orecchie a punta e quella perspicacia un po' troppo invadente? Soprattutto, perché è così dannatamente bello da sembrare stravolgere la mente di Vicky? E se ci fosse dietro qualcosa di.. soprannaturale?
- Andrew, glielo devi dire, stasera stessa. Hai aspettato anche troppo. E non cambia niente che tu sia innamorato di lei. Perché lo capirebbe anche un orbo che sei innamorato-. - Ma è pericoloso…- - Andrew, è il suo destino! Non ti saresti curato del pericolo se…-. A questo punto mi ero fermata ad ascoltare, se qualcuno parla di te è legittimo fermarsi a sentire. Non è origliare. Ma cosa stavano dicendo? Destino? Pericolo? - I Dokkalfar potrebbero cercare di rapirla! Ci hai mai pensato?- Rapire me? E perché? Ma sono matti? Sento Andrew sospirare. - Le parlerò-.
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1tbd PARTE I 

CAPITOLO 1 

Inizio 


La sveglia suona e io non posso fare altro che prenderla e lanciarla per terra, con tutte le intenzioni di romperla. Niente da fare, continua a emettere imperterrita il suo DRIIIIIIIIN. Dopo l’ultima, rottasi un paio di settimane fa, i miei me ne hanno comprata una rivestita di gomme. E’ da allora che cerco di ucciderla. DRIIIIIIIIIIN. 
- Va bene…hai vinto tu…- 
Sollevo la coperta e per pura superstizione mi alzo dal lato destro del letto. Mi trascino in bagno cercando di tenere gli occhi aperti. Scanso a malapena i mobili e chiudo la porta. Ne esco venti minuti dopo, non meno addormentata, ma sicuramente con un’aria più decente. La giornata non promette bene: 2 interrogazioni e un test di storia. Ieri ho passato il pomeriggio e la sera tardi a ripassare. Passo dalla cucina e bevo d’un fiato la mia razione di caffé, mentre la mamma mi dà il buongiorno e mi parla. Io non l’ascolto, sto rivedendo mentalmente quello che ho studiato ieri. 
- Hai capito, cara?- domanda la mamma. 
- Eh? Si, ho capito tutto-. 
Papà solleva lo sguardo dal giornale e mi lancia un’occhiata scettica. Io lo ignoro e guardo l’orologio. 
- Mamma, devo andare, è tardi-. 
Scocco un bacio sulla guancia di mamma e uno su quella di papà. Infilo un biscotto in bocca, prendo lo zaino e scappo via. Guardo solo di sfuggita la mia immagine riflessa nello specchio dell’ingresso. Il mio ultimo acquisto, pantaloni larghi con tasconi di colore verde militare, fanno bella mostra abbinati alla canotta rosa elasticizzata coperta da una retina a maniche lunghe dello stesso colore dei pantaloni. Sono molto soddisfatta dell’abbinamento, anche se spesso non ho né il tempo né la voglia di andare in giro per negozi a cercare vestiti costosi. Ma quando ho visto questi pantaloni nella vetrina del negozio del centro commerciale , me ne sono innamorata subito. Anche se poi mi è caduto il mondo addosso quando ho guardato il prezzo. Era decisamente troppo! Non mi sembrava giusto chiedere ai miei di spendere quella somma per un solo paio di pantaloni e così ho dovuto rinunciare a malincuore. Non potete sapere che salti di gioia ho fatto quando ho letto nella vetrina un cartello con scritto: “SVENDESI PER RINNOVO LOCALI”. Mi sono precipitata dentro e li ho comprati con il 70 % di sconto. E quelli che indossavo erano gli unici della mia taglia! Un vero colpo di fortuna. Sorrido crogiolandomi in questi pensieri mentre scendo allegra la rampa di scale del condominio . Eppure… eppure manca qualcosa. Un accessorio. Una cintura, per esempio. Passo in rassegna tutte le mie cinture senza trovarne una adatta. Mmm…ora che ci penso…Mi paralizzo proprio mentre sto per aprire il portone del palazzo. Ma si! La catenina! Salgo in fretta e furia le scale e strapazzo il campanello finché la mamma non viene ad aprirmi. 
- Ma che…- 
Corro subito in camera mia e apro il cassetto dell’armadio, svuotandolo quasi tutto. 
- Ma dove sarà?- mi chiedo ansiosa. 
Eccola! La prendo trionfante e la indosso. Mi guardo allo specchio. Ho messo una catenina sottile come se fosse una cintura con quattro ciondoli a forma di lettera che compongono la parola LOVE e cadono lungo la mia coscia sinistra. Sta proprio bene! Prendo lo zaino e mi precipito fuori. Guardo allarmata l’orologio: è tardissimo! Cammino velocemente e vedo da lontano l’autobus fermo alla fermata. Non ho alternative: mi metto a correre per cercare di prenderlo. 50 metri. 100 metri. 150 metri. 200 metri. Mancano solo cento 100 metri…Oh no! Sta partendo! Ditemi che è un allucinazione! Ditemi che non è vero! Lo vedo allontanarsi, mentre arrivo alla fermata con il cuore in gola e un enorme bisogno di ossigeno. E ora che faccio? I miei ormai saranno usciti per andare al lavoro e non possono darmi un passaggio. “ Stupida, stupida, stupida” mi dico, e vengo presa dalla nausea nel momento in cui ricordo che a prima ora c’è il test di storia. Sono rovinata! Mi viene l’impulso di mettermi a piangere quando si avvicina una moto. Il tizio che la guida indossa un casco e non posso vederlo. 
- Ehi, vuoi un passaggio?- 
La voce mi suona vagamente familiare, ma io sono troppo indignata per cercare di identificarla. 
- Gira al largo, bello. Qui non c’è trippa per gatti-. 
Il motociclista insolente scoppia in una sonora risata, mentre si toglie il casco. 
- Dai, Vicky, salta su-.
Anche io scoppio a ridere, ma per ragioni ben diverse. Come ho fatto a prendere Sam per un malintenzionato?
Sam è il mio vicino di casa e mi viene dietro dall’età di cinque anni. Abbiamo frequentato le scuole elementari e medie insieme, e siamo ovviamente anche nello stesso liceo. Non posso negare che sia un bel ragazzo (moro e due begli occhi scuri) ma siamo solo amici, anche se sono quasi convinta che lui ci speri ancora. Ad ogni modo non posso permettermi di arrivare in ritardo proprio oggi. Prendo il casco che Sam mi porge e monto sulla moto afferrandomi a lui. 
Sfreccia tra le auto per cercare di arrivare il prima possibile, mentre io da dietro gli urlo: 
- Da quanto hai una moto?- 
- Da qualche giorno. Alla fine sono riuscito a convincere i miei-. 
Era da un sacco di tempo che Sam pregava per una moto e si è dato davvero un gran da fare per averla. Ha cominciato ad accumulare lavoretti extra , ad aiutare in casa e ad avere voti perfetti. 
- Buona parte dei soldi per l’acquisto di questo gioiello li ho messi io- mi dice. 
Sam si ferma davanti la scuola e io scappo via ringraziandolo rapidamente. La campanella è suonata già da cinque minuti. Busso alla porta e prorompo in aula respirando tra una pausa e l’altra: 
- Mi scusi professore, sono in ritardo, ho perso l’autobus, è colpa mia, la prego, posso entrare?- 
Il professore mi scruta da dietro le spesse lenti degli occhiali. E’ un uomo sulla cinquantina, con una calvizie quasi totale e le labbra aride e serrate. 
- E’ in ritardo, signorina Oliver- 
- Lo so, mi dispiace- 
- Tutti i suoi compagni hanno già cominciato il test. E lei è in ritardo di – guarda l’orologio- cinque minuti. Dovrei suggerirle di tornare in corridoio e rientrare all’ora seguente con il permesso dalla segreteria. 
Io taccio e abbasso lo sguardo. So che ha perfettamente ragione, ma cinque minuti non sono tanti. Potrebbe capitare a chiunque. Stevensen-cuore-di-ghiaccio mi sta fissando. 
- Tuttavia- riprende con voce strascicata- il regolamento d’istituto prevede fino ai cinque minuti di ritardo e lei ha sempre dimostrato puntualità e diligenza. Si salva per il rotto della cuffia, signorina Oliver-. 
Rivolgo a Stevensen il più raggiante dei sorrisi. 
- Grazie professore!-. Prendo il compito dalla cattedra e mi dirigo sollevata verso il mio banco. Tutti i miei compagni mi stanno guardando. Sono evidentemente contrariati. 
- I soliti favoritismi…- sussurra qualcuno. 
- E’ la cocca dei prof…- 
Mi mordo il labbro inferiore e stringo il compito tra le mani. Mi metto all’opera ripromettendomi di non lasciarmi mai più tentare da una catenina. Cinquantasei minuti dopo ho finito. Ho risposto a tutte le domande senza esitazione. Sono soddisfatta del mio lavoro, mentre i miei compagni hanno i visi lunghi. 
- Com’è andata?- mi domanda Alyssa. 
- Bene-, sorrido.- Tu?- 
- Mah…così. Non sono sicura di aver risposto correttamente a qualche domanda-. 
Alyssa è una ragazza davvero molto carina e intelligente, con un debole per lo shopping e i ragazzi, a cui dedicherebbe anima e corpo. Ma è molto sensibile e studiosa quanto basta. Non siamo amiche, ma comunque scambiamo qualche parola tra una lezione e l’altra. 
- Bei pantaloni!- 
- Grazie!- almeno qualcuno si è accorto del mio abbigliamento… 
- L’hai visto il ragazzo nuovo?- mi chiede.- E’ un vero schianto! Non ho mai visto un tipo così! Chissà se ha la ragazza…- 
Mi giro in direzione dell’avvistamento di Alyssa cercando una faccia nuova e rimango folgorata. Non riesco ancora a credere a quello che vedo. Non può essere. Forse sto ancora sognando. E’ assolutamente perfetto. I tratti regolari, il naso piccolo, gli occhi grandi più blu esistano. I capelli dorati, a spazzola, la carnagione chiara, delicata, la bocca rossa e il sorriso splendente. Sta parlando con alcune compagne di classe che fanno le civette. Assolutamente l’essere più perfetto del creato. La Natura è stata generosissima. Ed è capitato proprio nella mia città, nella mia scuola, nella mia classe! 
- Allora, che ne dici?Ti ha colpito, vero?- 
- Come si chiama?- cerco di dire. In realtà mi escono dei suoni piuttosto confusi. 
- Come?-. Alyssa si sta probabilmente domandando se mi sento bene. 
Mi schiarisco la gola. 
- Come si chiama?- 
- Il prof l’ha presentato prima che tu arrivassi. Si chiama Andrew e si è trasferito da poco a San Francisco-. 
- Se lo stanno mangiando con gli occhi! Guarda Clare come incrocia le gambe! E’ ridicola!-. Ridiamo insieme mentre Andrew si alza. 
- Vicky, guarda che sedere!- 
- Alyssa!- la rimprovero, ma in quel momento la new entry si gira e ci fa un grosso sorriso. 
- Guarda guarda, ci sorride! Mi piace proprio!-. Alyssa sta per andare all’attacco ma purtroppo per lei in quel momento entra la professoressa che si appresta subito a fare la conoscenza del “ signor Beyle”. 
- Anche la Brown ne è entusiasta! Guarda come pende dalle sue labbra!- mi sussurra Alyssa dal banco accanto.
La giornata trascorre piacevolmente grazie al nuovo arrivato, che sarà argomento di conversazione almeno fino a fine mese. Le interrogazioni programmate per la giornata si concludono velocemente e io non potrei esserne più soddisfatta. Alyssa non fa altro che parlare di Andrew e scuotere la lunga chioma bionda ogni volta che è nei paraggi. Io sto ad ascoltarla. Nell’intervallo lui sparisce, con grande delusione della sua fan. 
- Non ti abbattere, Aly. Magari è andato a fare un giro per la scuola-. 
- Può darsi- risponde mogia. 
Al suono della campanella , eccolo lì, accanto alla finestra, che guarda la folla di alunni che si accalca per rientrare a scuola dopo la ricreazione. 
- Ha qualcosa di strano- decreto mentre lo guardo corrucciata. 
- Cosa? A me sembra un dio- mi chiede Alyssa. 
- Non lo so. E’ come se fosse triste. Eppure l’ho visto sorridere tutto il giorno. 
- Sarà una tua impressione. A me non sembra affatto triste-. 
- Forse hai ragione-. 
Alla fine della giornata scolastica io e Alyssa ci dividiamo. Lei prende la sua auto, mentre io sono costretta ad avviarmi verso la fermata dell’autobus. 
- Dovrei fare come Sam- mormoro imbronciata. 
- Come dici?- 
Oddio...Che bella voce… è scura ma abbastanza chiara e orecchiabile. Ho sempre desiderato avere una bella voce, perché amo cantare. Questa voce farebbe faville! E’ una dolce melodia… 
- Dico che è proprio una bella voce- non rifletto neanche e mi giro rimanendo di sasso. Oddio. E’ Andrew Beyle. Lo guardo terrorizzata odiandomi per la mia sbadataggine, ma lui sorride tranquillo. 
- Ciao-. Mi accorgo che è più alto e robusto di quanto credessi. 
- Tu devi essere Victoria Oliver, giusto?- 
Sono stupita. Quel ragazzo mi conosce! Insomma: mi ha visto, sa il mio nome e mi sta pure parlando! Deve essere indubbiamente il mio periodo astrologico fortunato! Dov’è che stava la luna, di questi tempi?- 
Andrew mi porge la mano. 
- Piacere, io sono Andrew Beyle, quello nuovo. La professoressa Brown ha gentilmente consultato il registro per vedere chi abitava nella mia stessa zona e a cui potermi rivolgere in caso di bisogno. Sai, non conosco ancora bene san Francisco. Comunque, si dà il caso che io abiti proprio di fronte casa tua. Ti dispiace se ti disturbo?- 
Abita di fronte casa mia! Abita di fronte casa mia! Deve essere SICURAMENTE il mio periodo astrologico fortunato!Mi disturberà tutte le volte che avrà bisogno di me! Avrà bisogno di me! Devo ringraziare la mia costellazione o il mio angelo custode! Qualcuno lassù si prende cura di me! Mi ricordo che lui è ancora là davanti con la mano tesa, che sorride, mentre io lo guardo come se fosse una nuova specie di fenicotteri azzurri! “Scema, riprenditi! Chissà cosa penserà se persisti in questo stato di imbambolamento”. 
- Nooo! Certo che non disturbi…- gli prendo la mano e gliela stringo energicamente, senza lasciarla. 
- Mi fa piacere, perché sono indietro col programma-. Lui continua a sorridere e io seguito a stringergli la mano. Quando me ne accorgo la lascio bruscamente . 
- Bene- dico. 
- Bene- ripete lui. 
- Allora ci vediamo domani -. Mi volto e comincio a camminare velocemente lasciandolo là in piedi. “Prima mi allontano meglio è” penso, ma mi sento chiamare di nuovo. 
- Victoria!- . il bellimbusto mi raggiunge. 
- Vai con l’autobus?- 
- Si- avvampo, decidendo definitivamente che devo fare qualcosa per trovarmi un mezzo. 
- Sarei felice di darti un passaggio-. Faccio un enorme sorriso. 
- Siii! Grazie mille! E, un’altra cosa- 
- Cosa?- 
- Chiamami Vicky-.

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ANGOLO AUTRICE
Stefyyy  grazie mille per aver letto *_______________________*
@LadroNero: Non aspettarti molto da questa f, ha per me solo un valore simbolico e affettivo xD Comunque mi fa molto piacere che tu la legga ^^
  
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