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Autore: mise_keith    23/09/2005    6 recensioni
FanFiction ispirata alla leggenda di Danae, fanciulla greca murata viva dal padre e fecondata da Zeus sotto forma di pioggia d’oro, secondo molti divenuta simbolo della volubilità e voluttà della donna. Cosa succederebbe se sogni ed illusioni dovessero scontrarsi con la dura realtà? Racconto di una battaglia per la vita e per la comprensione, senza bene, male, giusto o sbagliato, ma solo l’ineluttabilità delle proprie scelte.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo IVMicrocosmi

 

-         Grazie. – sentì mormorare con la sua voce da qualcun altro, osservando la tazza di the portatale e appoggiata sul tavolino di legno scuro. Osservò il contrasto dell’oro ambra sul bianco, ambra oro e caldo, mentre un vento insistente e pungente bussava ed ululava appena fuori della finestra.

Piccoli mondi galleggiavano nel liquido, vortici di costellazioni, o di foglie morte trascinate dal vento. Agitò la bevanda con il cucchiaino. Per un secondo tutto scomparve. Eventi. In quel mondo calmo e liquido, sconvolti in una bufera. Quindi, tutto come prima. O quasi.

Spinse da un lato la zuccheriera senza pescarvi dentro. Beveva il the liscio, senza zucchero, limone, o latte. Lo sorseggiava piano, da subito, bollente, sapido del solo calore, del fine di esorcizzare una solitudine. Un po’ troppo grande per le sue mani sottili e nervose, per la sua mente provata. E forse, chiudendo gli occhi e concentrandosi sui fiotti bollenti e rassicuranti come fobie puerili in una felicità troppo vasta e inconsapevole, avrebbe lasciato ricordi e angosce scivolare via dai propri vestiti in quell’angolo silenzioso.

C’erano freddo e occhi grigi in mezzo a tutto ciò che avrebbe voluto dimenticare, ma aveva la vaga consapevolezza che non avrebbe potuto neanche provare a lasciarli indietro.

C’era qualcosa, in ciò che aveva vissuto due giorni prima, di impellente e necessario. Turbini di pagliuzze d’oro pallido l’avevano riportata alla lontananza dei suoi anni a scuola, a felicità intraviste, all’interminabile ma serena attesa che aveva sospinto da parte aspettando qualcos’altro. Chissà quale vita felice.

Sacrificherei qualsiasi fuggevole sole pur di non pensare.

Sospiro e rassegnazione in fondo alla gola, tra un sorso e l’altro, occhi socchiusi, e il piacere/bisogno dell’ombra.

Ombra. Ombra.

C’era un’ombra, in fondo all’angolo opposto del locale. Una specie di grande fagotto scuro, immobile anche nel respiro; ma lei sapeva che la stava fissando. Una curiosa sensazione alla base del collo la avvertiva degli occhi posati su di lei.

Strinse le labbra mentre posava la sua tazza, rovesciando inavvertitamente un po’ del liquido sul legno lucido e venato. E c’era qualcosa di furioso in quel tintinnio di porcellana.

Fece un respiro profondo, decisa a calmarsi. In quel periodo, aveva la sensazione che troppi occhi la vagliassero di nascosto da chissà quale tenebra, da silenzi troppo profondi. E ogni volta, turbata, abbandonava la sua pace e i suoi pensieri, e correva via, inconsciamente svuotata dal timore che troppe vite potessero interferire e infastidire la sua torbida tranquillità.

Ma quella volta decise di non lasciarsi sopraffare. Continuò imperterrita nel suo rito insipido e concentrato, mostrandosi calma. Probabilmente i suoi sorsi furono più frettolosi e riavvicinati del solito, ma la sua mano era ferma quando posò per l’ultima volta la tazza sul tavolo, lasciò le solite due monete e si alzò, un’occhiata fuggevole alla macchia scura immobile nell’angolo lontano.

Niente neve, fuori, ma un sole pallido e lontano ed un cielo spazzato dal vento. Qualche pungente alito le s’infilava sotto al mantello mentre metteva un passo davanti all’altro con estrema precisione, confortandosi con la geometria immaginaria tracciata dai suoi piedi. Occhi sulle scarpe, marroni e spesse, otto galeoni, quarantacinque corti ansimi nel buio.

Buio. Buio.

Buio e lugubre e tonante il mormorio assente alle sue orecchie. Poca gente, ai lati della strada, in capannelli involontari pur di trovare calore e chiudersi alla mano penetrante della Tramontana. Rumore di passi, ticchettante e regolare.

Il fragore assordante della quiete di Gennaio.

Forse avrebbe dovuto frenare il suo disagio di fronte alla strada troppo vuota davanti a lei, quel risucchio al centro del torace che provava da sempre di fronte ai luoghi troppo vasti e solitari. Forse avrebbe dovuto fermare i suoi passi più avanti, vicino ai versi soffocati provenienti dal Serraglio Stregato, a pochi passi da lì. Forse non avrebbe dovuto girare gli occhi a destra e a manca, soffocando un singulto, ed infilarsi in quel vicolo a portata di braccia per riprendere fiato e chiudere gli occhi.

No, decisamente stava diventando una cattiva abitudine quella di chiudere gli occhi nei momenti più strani.

Perché una volta riaperti, avrebbe dovuto sapere che si sarebbe ritrovata davanti qualcosa di decisamente inaspettato.

-         Sshh. – qualcuno le premette una mano sulle labbra, proprio quando le sarebbe piaciuto urlare per esprimere il suo disappunto per quel naso troppo pallido e leggermente sporgente ad un centimetro dal suo. E due occhi grigi troppo vicini perché lei potesse distoglierne lo sguardo.

-         Sshh. – ripeté il sussurro, allontanando la mano dalla bocca di lei e portandosi l’indice dell’altra alla bocca semisocchiusa, labbra sottili e chiare, color dell’avorio.

Fu lui a voltare bruscamente la testa ed a guardarsi intorno, stavolta, abbassando le mani troppo vicine al viso di lei.

-         Malfoy? – sentì la sua voce replicare strozzata alla circospezione sul viso dell’uomo.

-         Weasley. – troppa inusuale serietà in quell’unica parola.

-         Che... che cosa ci fai qui? Cosa vuoi? – un corto ma rumoroso respiro – Eri tu, nel locale? Mi hai seguita? – si morse un labbro, mormorando rabbiosa.

Non rispose né fece un cenno. Si allontanò di un passo, permettendo al cuore di Ginny di battere nuovamente. I suoi occhi saettarono per il vicolo sporco.

Si piantarono di nuovo in mezzo al suo viso.

-         Non ti montare la testa, Weasley. – sentì il suo tono diventare tagliente – Non sono qui mica per...

-         Per? – fece lei, alzando un sopracciglio a quella che sembrava una pausa spaesata.

-         ...esclusivamente per te. – completò, agitando le mani nella sua direzione, tendendo tutti i muscoli del viso in un bagliore di occhi ferrei.

-         Interessante. – esclamò a voce più alta, sentendo la rabbia montarle dentro – Se allora potessi essere così cortese da spiegarmi il perché mi avresti fermata qui, bloccandomi contro il muro con una mano sulla bocca in un vicolo buio, forse potremmo andarcene tutt’e due più tranquilli e felici. – si fermò un attimo per recuperare aria – Sai, ho altro da fare, io.

L’altro sembrò soffocare una risata.

-         Decisamente. Sbrighiamoci, allora. Mi sembra di aver visto la coda davanti alla tua porta, venendo qui. Non vorrai tardare. – allargò la bocca mostrando i denti candidi, le punte dei canini aguzzi – Mi sembra che te la cavi bene a sopravvivere, Weasley.

Ginny gli si avvicinò, fissandolo negli occhi, a denti stretti, le unghie pronte e tese verso le mani inerti dell’uomo.

-         Vuoi spiegarmi cosa cazzo vuoi da me, Malfoy?

-         Uh, calma, calma. C’infiammiamo facilmente, non è vero? Attenta, i capelli potrebbero prendere fuoco.

-         Ti stai arrugginendo – una smorfia di disgusto le deformò la bocca – Questa non faceva ridere.

-         Difficilmente ti ho mai visto ridere di te stessa, ragazza. – la sua espressione derisoria non variò.

Lei prese un respiro profondo.

-         Cosa – vuoi. – ripeté, sillabando.

-         Indo – vina. – il suo ghigno si allargò. Ginny indietreggiò improvvisamente, per la prima volta il controllo impostosi sul suo viso cadde, e le si allargò nello sguardo un’espressione di terrore.

L’uomo davanti a lei rise forte guardandola sbattere gli occhi più volte mentre faceva qualche passo indietro.

-         Calmati, Weasley. Non ho bisogno di puttane, io. O perlomeno, – si fermò riavvicinando le labbra in un sussurro serpentesco – non di te.

Strinse di nuovo forte i pugni, tentando di non saltargli addosso, consapevole che avrebbe avuto la peggio. Aprì la bocca per ribattere, ma lui la fermò.

-         Ma a quanto pare io e Nott siamo di idee differenti. – si fermò di nuovo, stavolta per gustare l’effetto delle sue parole.

Un’espressione attonita s’impossessò del viso di Ginny, facendole spalancare gli occhi ambrati.

-         Nott?

-         Nott. Si è davvero preso una bella cotta per te, sai? – spalancò un poco il ghigno, spiandola con le sue finestre d’acciaio – Mi ha fatto una bella scenata l’altro giorno, per via della nostra breve chiacchierata. Credo voglia marchiarti e importi un qualche coprifuoco, per sicurezza. A quanto pare hai ambrosia in mezzo alle gambe, Weasley.

Ginny era combattuta tra il mettergli le mani al collo ed abbandonarsi sul terreno, aspettando che lui se ne andasse, per piangere. Ma non se ne sarebbe andato.

-         ... ma lui non se ne andrà. – aveva biascicato a bassa voce, parlando con se stessa, lasciando i suoi occhi vagare sul terreno.

-         Credevo ti avrebbe fatto piacere. – aveva sibilato con la bocca affilata e candida, fredda come un attimo di tramontana sulla pelle nuda.

-         Piacere? – aveva alzato gli occhi un attimo solo, incapace di sostenere il suo sguardo, con una nota d’urgenza nella voce.

-         Piacere. Via dubbi, incertezze, preoccupazioni. – sentì il suo gelido sguardo sulla nuca – Niente più ricerca della cacciagione. – si conficcò più a fondo le unghie nel palmo della mano – Via i pensieri. E’ la soluzione ideale alla tua scelta, in fondo.

Per un istante, Ginny tremò.

-         Scelta? Scelta? Perché tu credi sia stata una scelta, vero? Che tra tanti rosei futuri davanti a me abbia scelto delle notti troppo lunghe per essere dimenticate, abbia rinunciato a me stessa, abbia rinunciato all’amore? – ora urlava, senza rendersene conto, ad occhi chiusi, sbarrati, nell’oscurità pesta e nera intorno a lei, le mani sempre più strette, le fitte sempre più dolorose.

Lo sentì sbuffare.

-         L’amore. Ancora? Voi donne amate vedere ed inventare e tessere con le vostre appiccicose fantasie mondi che non esistono. Vedi l’amore, qui, da qualche parte? A cos’è che hai rinunciato, a questo meraviglioso nulla? Al ricordo del tuo amato Potter? – lei non lo vedeva, ma anche lui aveva alzato la voce, ora isterica e crudele, e allargava le mani in gesti eloquenti e scomposti – No, Weasley, non si ama in tempo di guerra. E tu non sei l’unica a dover difendere con l’alibi dell’ineluttabilità del destino le tue scelte. Sì, scelte. Perché anche la morte è una scelta, Weasley.

A quel punto lei aprì gli occhi, stupita. Davanti a lei, lui si agitava sotto al mantello, il viso quasi paonazzo (per quanto la sua carnagione potesse permetterglielo), la voce e le parole sempre più aspre e taglienti.

-         Stai paragonando la tua vita alla mia, adesso. Io lo so... questo è solo un tentativo di farmi passare dalla vostra parte, e per cosa? Per attutire i sensi di colpa? Per sentirsi soddisfatti della propria causa? (Causa!) Perché? – lei stava urlando di nuovo, e adesso ansimava, affannata.

Qualcosa si ruppe, nell’aria intorno a loro. Ginny sentì distintamente un rumore come di cristalli infranti.

Impassibile, inconcepibile, il viso diafano e allungato di Malfoy contro l’ombra.

-         Il male ama prendere sembianze bionde, Weasley.

L’ombra di un ultimo acuminato sorriso aleggiava ancora nell’aria nel punto dove erano state le sue labbra, quando, senza aggiungere altro, si voltò e girò l’angolo, scomparendo alla sua vista.

 

 

Ogni volta che rileggo i capitoli che invio riesco a vedervi sempre più qualcosa d’innaturale. Sarà lo stato d’animo che mi ha spinto a scrivere questa storia, che ormai è andato, per lasciare che di me s’impadronisse la spossatezza e il non-pensiero tipici del periodo scolastico, sarà che le pressioni politiche di un liceo classico di provincia riescono persino a spazzare via ogni tentativo d’introspezione, sarà che c’è proprio qualcosa che non và. Sono stanca, eppure ho ancora delle idee da mettere necessariamente su carta, prima che sia troppo tardi e questo vortice mi ingoi definitivamente. Beh, teoricamente ho ben poco da lamentarmi, almeno fino adesso... ma piantiamola con le paturnie, che servono solo a farvi capire con quale energia io risponda ai commenti e la calante qualità di quello che verrà pubblicato dopo Danae (che già....). Scusate la fiacchezza, e grazie a tutti coloro che leggono, e soprattutto commentano questo lavoro.

Helen Lance: Grazie per il commento, ancora una volta, e soprattutto per la fedeltà. Fa sempre piacere vedere che c’è qualcuno che segue, e ce n’è sempre bisogno. Spero che questo capitolo ti piaccia, a mio parere è uno dei migliori, o comunque la storia prende qui una svolta definitiva, finalmente. Aggiornerò presto, comunque.

Abigale: Non parliamo di scuola, sì, ne so qualcosa... Non ti preoccupare, quindi, mi fa comunque tantissimo piacere che tu continui a seguirmi. Sì, ripeto, aggiornerò presto, presumibilmente martedì. Il terzo capitolo avvia finalmente quello che è la storia, in realtà, è diverso di per sé da quella che era stata una specie di parte introduttiva. Anche se io ho sempre avuto l’impressione che l’intera fanfiction sia un po’ una perpetua transizione, con ben poco di definito... Grazie, spero che, sulla scia  del terzo, ti piaccia anche questo capitolo! A presto.

Syberie: Wow, grazie dei complimenti! Sono davvero contenta che ti piaccia, è davvero gratificante... Il tuo “flusso” me lo fa comunque capire, e mi lusinga davvero. In quanto alla tua domanda, devo dire di non averci pensato, ma è piuttosto legittima. Mr. Nott è un uomo giovane, di conseguenza è il junior compagno di Draco; dubito che abbiano mai avuto grandi rapporti quei due, a parte quelli costretti per via del loro mondo in comune... la freddezza che intercorre tra loro comunque non credo sia  un errore. Spero che continuerai a seguire!

Thilwen: Eh sì, so quanto entrambe aspettassimo lo scorso capitolo, io per togliermi una soddisfazione, e tu... pure. Sì, sì, Harry è tutto quello che dici tu, ma mi sa che stiamo rovinando la sorpresa al resto, in questo modo... Ginny, in fondo, lo ama ancora (o così crede di fare). Aprirei proprio qui uno spazio per il dibattito “Potty è un uomo o meno? – L’ultimo mistero della scienza”, ma credo che non sia né tempo né luogo. Mah, vedremo poi (sto tentando di non anticipare, comprendimi). Come sempre la cosa che emoziona di più, piuttosto che i miei capitoli, sono i tuoi commenti. E comunque, cosa sarebbe il mio Draco se non avesse conosciuto il tuo? Purtroppo, nonostante tanto tempo assieme, rimani tu quella con la tendenza a fare di tutto ciò che scrivi un capolavoro... E se mi contesti questa esco fuori i miei soliti argomenti! Vabbè, la taglio qui, mi sa che come al solito parlo una lingua conosciuta solo ad entrambe... Un bacio, tesoro, e grazie, grazie sempre.

Izumi: Che piacere, signora! Eh già, eccolo qui, mancava solo lui, il personaggio cruciale. Sono lieta che ti sia piaciuto, Draco è qualcosa su cui cerco d’impegnarmi, perché mentre su Ginny, personaggio nuovo almeno nel contesto in cui è posta, ho avuto carta bianca, per Draco l’Out of Character (perlomeno del Draco da fanfiction) non mi ha mai attratto... è affascinante di per sé, insomma, e c’è poco da fare nel connotarlo, molto per il tentare di farlo bene. Mi piace il giudizio che dai di Ginny, ma a mio parere c’è un che d’ingenuo (prettamente insito, mi sa) nell’affrontare tutto senza mai riuscire a prendere una decisione. È vero che è consapevole dei suoi sbagli, ma ciò è una colpa, una pecca umana, che la giustifica ben poco anche davanti ai suoi occhi. E Ginny quasi piange davanti a Draco perché è lui che le ricorda il peso dei suoi sbagli, ancor più in questo capitolo. Grazie grazie grazie comunque, come sempre, di tutti i complimenti! Ci sentiamo presto.

Florinda: Grazie del commento. Sono felice che ti sia piaciuta, spero che continuerai a recensire!

Briseide: Sempre più lusingata, davvero. Grazie, i tuoi commenti sono sempre pura poesia, un fiotto di calore, ogni volta più intensi. E sono contenta di essere riuscita a farti piacere un personaggio che di recente anch’io sopporto poco, soprattutto dopo il sesto libro... Grazie anche per i complimenti per Draco, davvero, ma il più grande complimento è il fatto che tu continui a recensire! Spero a presto, allora.

  
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