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Autore: Wendy C    22/07/2010    3 recensioni
Cosa succederebbe se una ragazza del 1958 pronunciasse un incantesimo in grado di trasportare le persone dal futuro al passato? E' quello che è appunto successo alla nostra protagonista (Becky) che dovrà vedersela con una missione alquanto bizzarra, che avrà a che fare con John Lennon e gli altri 3 Beatles.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Harrison, John Lennon , Nuovo personaggio, Paul McCartney , Stuart Sutcliffe
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2:

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We can work it out and get it straight, or say good night.

 

 

Zia Penny e mia nonna Mary erano gemelle. Riconobbi subito zia Penny per quel motivo, era la copia sputata di mia nonna. Noi non la conoscevamo molto bene zia Penny, l’avevo vista giusto qualche volta quando andavo con mia sorella e mia nonna a farle visita d’estate. Era una vecchietta arzilla e simpatica, forse un po’ più anti-convenzionale di mia nonna. Sapevo che vivevano a Liverpool vicino a John Lennon, sapevo anche che avevano frequentato la stessa scuola, ma non avevo mai immaginato che zia Penny fosse addirittura sua amica, era un pensiero quasi più sconvolgente del fatto che in quel momento mi trovassi nel 1958, da quel che avevo potuto intuire.
-Io…io mi dispiace, non so come ho fatto a trovarmi qui- cercai di spiegare e di scusarmi senza saper bene di cosa.
-Ah lo so io come hai fatto! E’ colpa di Penny, deve sempre pasticciare con cose che nemmeno conosce!- sentii solo la voce, ma poi vidi una testa bionda far capolino dalla botola. Era mia nonna Mary e anche se non dimostrava più di diciotto anni aveva lo stesso cipiglio arrabbiato di quando mi sgridava perché mangiavo i biscotti prima di cena.
-Ma cosa potevo saperne io, pensavo fosse solo un gioco!- d’altro canto Penny mi guardava con aria preoccupata, come se avessi potuto saltarle addosso da un momento all’altro e sbranarla.
-Come ti chiami?- mi chiese Mary, appoggiando le mani sulla vita e venendomi incontro con le sopracciglia aggrottate.
-Becky- pigolai.
-Non è che potresti spiegarmi come hai fatto a trovarti qui?- mi chiese in tono accondiscendente.
Mi sentivo un po’ un’idiota perché stavo parlando con una ragazza della mia età, anche se in realtà per me era sempre mia nonna.
-E’ quello che vorrei sapere anche io, la verità è che me ne stavo qui tranquilla nella soffitta a leggere vecchi diari di zia Penny quando improvvisamente mi sono ritrovata qui- non so se avesse realmente compreso quello che stavo dicendo, dovevo capirlo ancora io.
-E’ stato l’incantesimo, diceva che qualcuno dal futuro avrebbe aiutato l’amore della mia vita-
Io e Mary (mia nonna) ci voltammo verso Penny, era molto diversa da mia nonna –anche se erano praticamente identiche-, portava corti capelli biondi che le incorniciavano il viso, e i grandi occhi verdi erano circondati da uno spesso trucco nero. Aveva grandi orecchini rotondi, ed era completamente vestita di giallo, pantaloncini corti e maglietta gialle, calze lunghe di cotone fino sotto le ginocchia con il bordo giallo e scarpe da ginnastica in tela, anche esse gialle. L’esatto contrario di mia nonna, che invece era completamente vestita di azzurro, portava uno strano tajer, sembrava completamente fatto a mano e portava i capelli lunghi con un cerchietto nero che le dava l’aria di una reginetta di bellezza.
-Mi sa che non ha funzionato proprio bene allora, perché io non ho idea di cosa dovrei fare- ero incuriosita da tutta la faccenda, ma in quel momento l’esasperazione vinceva su tutto.
-E se in realtà fosse una ladra?- mi guardò storta Mary, socchiudendo gli occhi come se volesse leggermi nel pensiero per capire chi ero. Di certo non potevo urlarle “Nonna sono io!! Non mi riconosci??” anche perché non mi avrebbe di certo riconosciuta e quindi mi limitai a sgranare gli occhi, stupita dalla sua affermazione.
-Non penso, guarda come è vestita, nemmeno i barboni sono vestiti così- molte grazie zia Penny, davvero troppo gentile. Iniziavo a innervosirmi un po’, non ne avevo già avute abbastanza per oggi?
-Perché non mi fai tornare a casa?- chiesi agitando le mani per mimare un incantesimo.
-Non so come si faccia, forse dovremmo…-
-Portiamola dalla nonna!- Penny venne bruscamente interrotta da Mary che afferrandomi per il braccio mi trascinò verso la botola.
-Aspetta! E se la mamma la vede? Facciamola uscire dalla finestra- Cosaaa?? Non avevo ben capito, dovevo uscire dalla finestra?
E così Mary mi trascinò fino al piano di sotto, dove c’erano gli stessi mobili di poco prima, solo disposti in modo diverso e visibilmente più nuovi.
Poi prese la sedia dello scrittoio e la posizionò sotto la finestra.
-E’ solo il primo piano, se salti non ti fai male, Penny l’ha fatto un sacco di volte- annui con occhi sgranati, avevo sempre avuto paura delle altezze. Però volevo tornare a casa, quindi, non me lo feci ripetere due volte, salii sulla sedia, uscii dalla finestra e mi buttai a occhi chiusi. Nel cadere non mi feci nemmeno troppo male, anche se riuscii lo stesso a rompere i jeans all’altezza del ginocchio. Il tempo di rialzarmi e di spolverarmi i vestiti e Mary e Penny erano già li.
-Andiamo, su- ci esortò Mary.
Ci avviamo verso la casa della loro nonna, sembrava di essere in un sogno/incubo, erano davvero gli anni cinquanta quelli, si riconosceva da tutto praticamente, persino dall’aria, era più sana, meno carica di smog. Passammo davanti al St. John Market, si poteva sentire da fuori la canzone  When The Saints Go Marching In di Louis Armstrong, le persone sembravano tutte uscite da Grease o qualche altro film stile American Graffiti.
-wow- sussurrai, avevo sempre fantasticato su come sarebbe stato vivere in quegli anni, forse stavo sognando pure in quel momento, forse era tutto frutto della mia testa. Probabile visto che ero cascata a terra come una pera cotta prima di ritrovarmi qui.
-Cosa “wow”?- chiese Mary, come se si fosse ricordata in quel momento che ero li con loro.
-Tutto, cioè…quella canzone un giorno verrà rifatta anche dai Beatles, riusciresti mai a crederci?- avevo una specie di strano sorriso beato in faccia, ero talmente persa nelle mie fantasie che non mi accorsi del grave errore che avevo appena commesso.
-Cosa sono i Bitols?- Mary mi stava osservando come se avessi appena pronunciato una parola senza senso.
-Ooooh…ehm…sono…sono un gruppo di New York, sono molto conosciuti li…già- mi salvai all’ultimo secondo.
-E quindi vieni da New York? Forte- sorrise e  le si illuminarono gli occhi, già allora voleva andarsene da Liverpool, già allora voleva andare a New York. Questo lo sapevo, me lo aveva raccontato un sacco di volte quando ero piccola.
In un tempo non quantificabile arrivammo a casa della nonna/strega, che stranamente ci aspettava fuori sulla veranda.
-Lo sapevo che non avrei dovuto lasciarti da sola con quel libro- esortò, prima ancora che una di noi tre potesse spiegare qualcosa. Poi guardò me e mi fece un gran sorriso, non capivo se fosse per compassione o semplice cordialità.
-Non ero sola, c’era Lisa con me!- replicò Penny quando ci fummo avvicinate. La nonna di Penny e Mary ci fece segno di sederci sulle sedie in veranda.
-Il tuo umorismo fuori luogo con me non funziona Penelope!-
-Oh andiamo nonna, ora farai uno dei tuoi incantesimi e sistemerai tutto!- qui si parlava di incantesimi come se fossero all’ordine del giorno, nemmeno mi trovassi ad
Hogwarts.
-Non è così semplice Penny, quello è un libro molto potente, ci sono incantesimi che non si possono spezzare, vanno portati a termine- e con questa frase tornò a guardarmi con quell’aria mista di compassione e dispiacere.
-Cosa vuol dire “portare a termine”?- chiesi anche se non ero sicura di volerlo sapere.
-Vuol dire che dovrai fare quello che dice l’incantesimo, dovrai salvare il suo amore-
-E’ assurdo!- sentenziò Mary.
-Concordo…non ho intenzione di fare nulla del genere!- risposi con la gola secca.
-Il problema è che se non lo farai non tornerai più a casa- ora capivo perché mi guardasse con aria compassionevole, era dispiaciuta per me, per il guaio in cui mi avevano cacciato. Sempre che di un guaio si trattasse e che non fosse solo la mia fervida immaginazione.
-Ma cosa devo fare?? Non so nemmeno chi sia questo “amore” da salvare- e nel dirlo, pronunciai la parola amore con disprezzo, io l’avevo perso il mio amore e ora dovevo salvare quello di qualcun altro? Non aveva senso.
-E’ John Lennon- rispose Penny con occhi sognanti.
-Devo salvare John Lennon?- non avrei potuto usare un tono più stridulo e monocorde di quello. Dire che ero scioccata era un eufemismo. Mi sembrava tutto così assurdo che non riuscivo nemmeno a essere entusiasta del fatto che JOHN LENNON si trovasse li nei paraggi, ancora vivo e vegeto.
-E poi da cosa dovrei salvarlo?- furono le uniche parole che riuscii a pronunciare. Non ne avevo assolutamente la più pallida idea.
-Da se stesso! Quel pallone gonfiato- si intromise Mary, a quanto pare aveva avuto uno scontro con lui, visto che la sua voce era piena di risentimento.
-Non lo so cara, questo dovresti saperlo tu. Io posso dirti solo che se sei qui è perché sicuramente hai un legame con Penny e con questo John-
-Penny è la sorella di mia nonna- e così dicendo iniziai a fare “sisi” con la testa in modo convulso.
-Cosa? Io sarei tua nonna?- Mary mi guardò stranita.
-In effetti c’è una certa somiglianza- disse la nonna/strega.
-Quindi…ricapitolando, io sono vostra parente, conosco qualcosa su John che dovrebbe salvarlo e finché non lo scopro non me ne torno a casa, nel 2010?-
-Esatto cara!- rispose la nonna/strega. –Ora però vi conviene tornare a casa e dormirci su, anche perché si sta facendo buio- e così dicendo ci alzammo e tornammo verso la via di casa.
Era tutto assurdo, no, più di assurdo. Di certo avrei dovuto fare due chiacchiere con zia Penny…o Penny e basta, come avrei dovuto chiamarla per non far ricadere sospetti su di me. Riuscirono a farmi entrare in casa loro senza che nessuno si insospettisse, raccontarono che ero una studentessa di New York in vacanza studio in Inghilterra, okay, forse come idea non era proprio molto intelligente visto che l’inglese e l’americano sono la stessa lingua in pratica, ma i genitori di Penny e Mary se la bevvero senza battere ciglio. Così ora mi trovavo a dormire nella camera di Penny, su un materassino per terra.
-Becky? Sei sveglia?- sentii chiedere nel buio.
-Si Penny, mi sa che farò un po’ fatica ad addormentarmi stanotte, sai no?-
-Volevo dirti che mi dispiace, ne salteremo fuori Penny, te lo prometto. Possiamo risolverlo questo problema-
-Lo spero anche io…buona notte Penny- speravo lo fosse davvero una buona notte. __________________________________________________________________________________________________
Ecco il secondo capitolo, ammetto di non esserne troppo entusiasta, ma dovevo farlo per forza un capitolo del genere, dovevo spiegare alcune cose e spero di esserci riuscita. John non appare ancora, ma spero vi sia piaciuto ugualmente ^^ si accetta ogni tipo di critica :)
Ora passiamo ai ringraziamenti:

Martina97: grazie mille per i complimenti ^^ Devo ammettere che creare il personaggio di Becky è stato abbastanza difficile, anche perchè per certi versi non mi assomiglia per niente inoltre io (per fortuna aggiungerei) non ho mai dovuto affrontare la morte di un genitore o del mio ragazzo, quindi scrivere certe parti è stata un pò dura...ma avevo voglia di parlare di qualcuno un pò diverso da me in questa storia. Sai che pure io preferisco George? Lo adoro <3 però sempre perchè volevo cimentarmi in qualcosa di diverso ho deciso di parlare di John in questa ff :) E grazie ancora per aver letto!!

TheThief_: ti rinrazio un sacco per i complimenti anche al lavoro grafico che ho messo all'inizio ^^ Mi piace anche illustrarle le storie. :D Onestamente anche io se mia mamma mi avesse proposto di trasferirci a Liverpool sarei andata senza protestare, anzi, forse non avrebbe nemmeno completato la frase che io ero gia là XD

  
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