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Autore: Noisy    23/07/2010    6 recensioni
-Va bene, visto che non vuoi collaborare, comincerò io a parlare. Io sono un pirata, mi hai riconosciuto, quel tatuaggio è il simbolo dell’antico popolo, me ne parlò anni fa tuo padre che navigava nella mia flotta, nessuno sapeva di questo tuo tatuaggio, ma purtroppo la marina ha cominciato a fare qualche indagine ed è risalita a te, ora ti sta cercando e vuole ucciderti- disse lasciando andare la ragazza che si rimise seduta abbassando ancora la maglietta.
Ace ha una missione: salvare una ragazza dalla marina. Questa ragazza però non collaborerà molto facilmente con lui e con la sua ciurma. Cosa ne sarà di lei e della sua salvezza?
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ed eccoci qui con il secondo capitolo!
Ma prima voglio dire un paio di cosette u.u
Come tutti avrete notato ho scelto il venerdì come giorno di pubblicazione, un capitolo a settimana, così ho tempo di andare avanti a scrivere la storia in tutta tranquillità e senza fretta.
Come seconda cosa devo ringraziare un pò di persone e rispondere alle recensioni xD


Ringrazio chi l'ha messa tra i preferiti:
1 - akagami95
2 - Kamikaze
3 - Oni_Sei


Ringrazio chi l'ha messa tra le seguite:
1 - fior di loto
2 - MBP
3 - sashi


E ora passiamo alle recensioni:

akagami95: Grazie mille dei complimenti, se l'inizio promette bene spero leggerai anche il seguito! Fammi sapere cosa ne pensi anche di questo capitolo^^ Grazie ancora =)

MBP: Grazie della recensione, hai ragione, Michiko ha proprio un bel caratterino che andando avanti con la storia scopriremo con tutti i dettagli! Grazie anche per il consiglio, ho subito seguito le tue parole andando a correggere questo capitolo che avevo già pronto, dopo quello che mi hai consigliato tu penso sia di gran lunga migliore rispetto a quello che avevo in programma di pubblicare. In ogni caso poi leggerai di persona se il tuo consiglio è stato seguito nel migliore dei modi ^^ Grazie ancora. Baci!

Kamikaze: Ciao Kami! Grazie mille della tua recensione, mi fa sempre piacere =) Prima di tutto grazie dei vari complimenti, sei sempre troppo gentile ^^, poi ovvio che avrei scelto Ace XD in fondo è il mio personaggio preferito u.u Già, a Michiko non importa molto delle altre persone e per la storia d'amore non anticipo niente XD scoprirai tutto leggendo XP Spero che il secondo capitolo sia di tuo gradimento come il primo^^ Un bacione!

Connie91: Grazie della recensione! Anche sei hai letto quelli dopo non fare spoiler, grazie XD Michiko non ringrazia mai u.u Grazie ancora per i complimenti! Ciao Ciao^^

Oni_Sei: Grazie della recensione^^ E' bello il fatto che immaginavi tutto! Grazie anche ai vari complimenti al capitolo, sono contenta che ti abbia fatto piacere leggerlo e che non ti abbia portato noia ^^ Grazie anche per il consiglio, è il secondo che ricevo di questo genere e spero di averlo seguito, poi lo vedrai tu nel secondo capitolo, anzi lo hai già visto XDD Recensisci anche questo Baka xD Bacino :*


Un ringraziamento speciale lo faccio ad Oni_Sei che oltre ad essere il mio fidanzato è anche quello che mi aiuta sempre a correggere il capitolo prima della pubblicazione <3

E ringrazio anche quelle persone che leggono ma non recensiscono, fatevi sentire anche voi!

Ed ora passiamo al secondo capitolo u.u

 

MI FIDO

 

Il giorno dopo Michiko fu svegliata da Ace che la stava chiamando, era da poco sorto il sole sull’isola, ancora non era alto nel cielo, ma il paesaggio era già illuminato con una leggera luce mattutina.

I due ragazzi si dovevano preparare per andare a casa della fanciulla e prendere le cose che le potevano servire per il suo viaggio e per la lunga fuga che doveva intraprendere dalla marina.

Nel giro di un quarto d’ora furono fuori dall’hotel, diretti appunto a casa di Michiko.

-Fra poco ci siamo, è quella dietro l’angolo- affermò la ragazza indicando la strada con il braccio alzato.

-Ok, facciamo il più presto possibile che poi dobbiamo subito andare via- disse Ace aumentando il passo della sua andatura, seguito subito da Michiko colta alla sprovvista da questo cambio.

I due svoltarono l’angolo, ma appena furono davanti alla casa dovettero subito fare retromarcia e tornare indietro, nascondendosi dietro ad una casa, sulla strada in cui erano prima.

-Diamine! La marina ha già trovato casa tua- imprecò Ace che aveva appena visto cinque marine fuori dalla casa che la ragazza le aveva indicato prima, probabilmente dentro ce n’erano anche altri che la stavano perlustrando, attenti a trovare qualunque traccia che poteva ricondurli al luogo in cui ora poteva trovarsi Michiko.

-Ma a me servono i vestiti, e ora come faccio?- domandò lei irritata guardando Ace con il broncio.

-Non li prenderai- concluse Ace guardandola in modo da farle capire che non poteva fare altrimenti.

-Ma come no?! Non posso andare via così per chissà quanto senza vestiti- frignò Michiko sbattendo più volte un piede per terra.

-Starai per tutta la vita con quei vestiti- rise Ace che la guardava irritarsi ancora di più.

-Non penso proprio!- riprese contegno la ragazza.

-Non ti preoccupare, te ne comprerai qualcuno durante il viaggio, ora dobbiamo subito andare via prima che la marina ci scopra- concluse Ace tornando a guardare verso casa della ragazza.

-Troppo tardi- disse Michiko indicando i tre marines dietro Ace.

Lui si voltò e li vide con pistole e spade, pronti ad attaccare.

-Scappa Michiko, corri al porto!- urlò Ace spingendola lontana da lui per non coinvolgerla nello scontro.

Lei guardò per un secondo il ragazzo che gli fece ancora cenno di scappare e poi si mise a correre verso il porto.

Un marine però comparve davanti a lei, fermando la sua corsa, prendendola e stringendola in modo tale che non potesse più fuggire.

Lei urlò e subito dopo Ace si girò vedendo la scena: Michiko cercava di liberarsi, ma il marine la teneva stretta a sé, dalla loro sinistra poi stavano arrivando altri due marines.

“*Devo fare in fretta e uccidere questi tre, così poi andrò a salvarla*” pensò Ace che con qualche attacco di fuoco proveniente dal frutto del diavolo che aveva mangiato, riuscì a mettere fuori combattimento in pochi secondi i marines che avevano cercato di attaccarli qualche attimo prima.

Subito dopo Ace si voltò dove aveva visto l’ultima volta i marines e Michiko, ma vide che non c’erano più.

Corse nello stesso punto e si guardò intorno, li vide, in fondo ad una via, a circa una cinquantina di metri, cominciò a correre per raggiungerli in fretta e salvare la ragazza.

Correva veloce, non poteva lasciarli scappare con Michiko, era la sua missione portarla sulla Moby Dick sana e salva, non poteva fallire, e soprattutto non poteva lasciare che una povera ragazza venisse giustiziata dalla marina per una colpa che non era nemmeno sua. Quel tatuaggio non lo aveva fatto di sua spontanea volontà, non ne sapeva nemmeno il significato fino a ieri sera, doveva assolutamente salvarla.

I marines correvano più lenti rispetto ad Ace, che in poco tempo li raggiunse piazzandosi davanti a loro.

I tre si fermarono, Michiko era sulle spalle di uno, svenuta, probabilmente l’avevano colpita per farla rimanere ferma e scappare più velocemente.

-Lasciatela andare!- esclamò Ace.

I marines ovviamente non lo ascoltarono, i due liberi si misero davanti a quello che teneva Michiko e cominciarono a sparare contro Ace, ma fu tutto inutile, lui era un rogia e quindi il suo corpo si scomponeva in fuoco, i proiettili non potevano fargli niente.

Ora toccava a lui attaccare, con due colpi ben assestati allo stomaco, colpì tutti e due i marines senza bisogno di usare il suo fuoco, i due caddero a terra lasciando il passaggio per l’ultimo marine che teneva Michiko.

Lui lasciò cadere a terra Michiko, senza curare di posarla delicatamente, per terra era tutto pieno di terra asciutta, probabilmente non pioveva da settimane, una leggera polvere si alzò ma fu subito portata via dal vento che si era alzato.

Il marine andò subito all’attacco e con un colpo di spada tagliò un braccio ad Ace, ma fu tutto inutile, perché come i proiettili, la spada non sortiva il minimo danno Lasciò così cadere a terra la spada notando che non aveva alcun effetto contro il suo avversario e attaccò allora puntando tutto sulla sua forza fisica, ma Ace, essendo molto più forte lo fermò subito e con un destro in volto lo mise fuori combattimento e poi lo lasciò cadere a terra vicino agli altri suoi compagni.

Si guardò intorno per controllare se c’erano altri marines nelle vicinanze, non vide nessuno, quindi si diresse subito da Michiko che era distesa a terra, la prese in braccio, era svenuta a causa del colpo ricevuto e non voleva svegliarla, e corse velocemente sulla sua nave per non rischiare di incontrare altri marines sull’isola.

Appena arrivò al porto, notò la nave della marina, con sopra altri marines che stavano facendo la guardia e scrutavano il paesaggio alla ricerca di qualsiasi movimento sospetto, senza farsi vedere e molto furtivamente Ace raggiunse la sua nave che si trovava attraccata ad un angolo del porto, lontano dalla nave della marina e anche nascosto dalle navi che si trovavano attraccate al porto, appena fu sopra portò Michiko a coricarsi e levò subito l’ancora per partire e tornare sulla nave del suo capitano Barbabianca.

Dopo circa due ore Michiko si svegliò, le faceva male la testa, pian piano si ricordò del colpo che aveva ricevuto da uno dei marine e capì subito dove si trovava.

“Oh cavolo, la marina mi ha catturato, devo essere su una loro nave, so nuotare, devo assolutamente scappare e lasciare questa nave al più presto possibile prima di venire uccisa” pensò lei.

Uscì dalla stanza, trovò strano che fosse aperta, e trovò strano che non ci fosse nessun marine a fare da guardia alla sua camera, si guardò intorno, la nave era molto piccola, c’erano solo tre porte, compresa quella da dove era uscita in quel corridoio, vide delle scale, dovevano portare sul ponte.

Le salì e si ritrovò sul ponte, si guardò intorno, non c’era nessuno.

“Ma dove diavolo sono finita allora?!” si domandò ancora.

-Michiko!- esclamò Ace che spuntò da un angolo della nave, sempre sorridente.

Lei lo guardò sbigottita.

-Non ti preoccupare, ti ho salvato dai marines, ora sei sulla mia nave, fra due giorni arriveremo sulla Moby Dick- spiegò Ace avvicinandosi a lei.

Lei mise il broncio e si voltò dall’altra parte a guardare il mare.

-Ehi potresti almeno ringraziarmi- disse lui facendosi sempre più vicino.

-Non ringrazio i pirati come te!- rispose lei in tono irritato continuando a guardare il mare.

-Allora, ieri sera e stamattina mi hai ascoltato, più o meno, hai accettato di venire qua, e ora non mi ascolti nemmeno, cos’è questa storia? Per caso il colpo che hai ricevuto dal marine ti ha fatto cambiare idea?- spiegò Ace cercando di trovare una soluzione, anche senza senso, a ciò che era successo, voleva essere solo ascoltato.

-No- rispose con lo stesso tono di prima lei.

-Mi dici cosa hai?- domandò Ace mettendosi da parte a lei e cominciando a guardare il mare.

-Stammi lontano!- urlò lei spostandosi e guardandolo con disprezzo.

-Ehi! Sto solo cercando di instaurare un dialogo, non voglio farti del male, io son venuto qui per salvarti, perché ieri sei stata disposta ad accettare di venire e ora che sei qui ti atteggi in questo modo?- domandò ancora deciso più che mai a farsi dare una risposta coerente.

-Perché io ODIO i pirati- rispose lei con molta calma, dando però un forte accento alla parola odio.

-Cosa c’entra questo?- domandò senza capire.

-Ieri e stamattina ero in pericolo, ti ho ascoltato, ho capito la situazione e per paura di perdere la vita ho seguito i tuoi consigli, anche se odiavo seguire un pirata, ma ora che sono al sicuro sulla tua nave posso permettermi di non ascoltarti e di fare quello che voglio- spiegò lei che finalmente si era girata a guardarlo negli occhi.

Ace rimase senza parole, non poteva essere veramente così egoista, suo padre era una delle persone più gentili che aveva conosciuto, come poteva essere che sua figlia fosse così? Suo padre aveva dato la vita per salvare un suo compagno, lei invece piuttosto di morire potrebbe usare anche il suo più stretto amico come scudo umano. Non ci credeva. Poi però pensò ancora, doveva essere dovuto al fatto che era cresciuta da sola, cercando fin da piccola di sopravvivere con solo le sue forze, forse era per quello che ora gli aveva risposto così. Doveva essere per quello, cercò di autoconvicersi Ace.

-Che c’è? Ti ho lasciato senza parole eh? Sai, tutti mi dicono che ho una doppia personalità terribile, posso essere dolcissima, ma anche senza cuore- rise lei mettendosi una mano davanti alla bocca, l’altra era appoggiata al parapetto della nave.

-Potrai avere tutte le personalità che vuoi, ma non potrai fare di testa tua anche sulla nave del capitano- rispose cercando di porre fine a tutte le cose che stava dicendo quella ragazza.

-Perché? Voi dovete proteggermi, non buttarmi a mare- continuò con il suo discorso lei, pronta ad arrivare ad una conclusione che l’avrebbe favorita molto.

-Ti do’ un consiglio, dovresti cercare di comportarti bene quando sarai sulla Moby Dick, ora se vuoi, puoi fare quello che più desideri, ma quando sarai là, dovrai metterti un po’ in riga- la minacciò Ace, cercando di farla smettere con l’atteggiamento che aveva assunto da qualche minuto.

-Non penso proprio, ti ho detto che voi dovete salvarmi, e poi scusa una cosa, uccidereste veramente la figlia di un vostro vecchio compagno? Un vostro compagno che ha dato la vita per salvare un altro vostro compagno? Non penso proprio, chissà poi cosa penserebbe mio padre nella tomba- spiegò lei mettendosi le mani sui fianchi e assumendo la posizione di una che aveva appena vinto qualcosa.

Ace la guardò, sapeva che aveva ragione lei.

-Ammetti che ho ragione- continuò la ragazza avvicinandosi a lui, staccando la mano destra dal suo fianco e posando l’indice sul petto di Ace, in modo tale da indicare il ragazzo, poi alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi.

Ace continuava a guardarla.

-Sai, non mi sono mai fidata dei pirati, ma per te farò un’eccezione, e ovviamente per tutta la tua ciurma, mi fido che non mi ucciderete mai, anche se farò ciò che voglio- disse staccandosi e allontanandosi di circa un metro, staccò lo sguardo per un attimo da lui e lo riprese a guardare normalmente alzando le braccia fino a far arrivare le mani all’altezza delle spalle per spiegare la situazione.

-Piantala di dire questo!- urlò Ace battendo un piede per terra e stringendo i pugni, le braccia era dritte lungo il suo corpo.

-No, e sai benissimo che non puoi vietarmelo, farò sempre ciò che voglio- affermò lei guardando Ace dritto negli occhi come non aveva mai fatto prima, riponendo ancora le mani sui fianchi.

Ace perse un battito, quella ragazza aveva occhi troppo profondi e il suo sguardo era così serio e cattivo, ma così provocante allo stesso tempo.

-Ora vado in cabina, quando ho voglia di mangiare ti vengo a chiamare, e mi prepari la cena, ok?- affermò Michiko tranquillamente come se prima non fosse successo nulla, allontanandosi di poco da lui.

-Ok..- rispose Ace mordendosi il labbro, era l’unica cosa che poteva dirgli, non poteva dirle di no.

Lei sorrise e mentre si voltava di spalle salutò il ragazzo e si diresse sottocoperta pronta ad aspettare di avere fame e che Ace le servisse qualcosa.

Dopo qualche ora Michiko risalì sul ponte in cerca di Ace.

-Pirata! Pirata dei miei stivali, dove sei?- urlava la ragazza cercandolo di qua e di là.

-Senti io avrei anche un nome!- affermò Ace comparendo alle sue spalle con le braccia conserte, guardandola storto.

-Non mi interessa del tuo nome, quando ti chiamo vieni- ribadì lei guardandolo negli occhi.

-A me invece mi interessa, lo sai come mi chiamo, chiamami così e non come vuoi te perché la prossima volta non rispondo, capito?- disse Ace avvicinandosi a lei e guardandola dritta negli occhi, lei abbassò lo sguardo e si girò, Ace sorrise per questa mini vittoria che aveva ottenuto attraverso il gioco di sguardi.

-Allora che volevi da me?- domandò poi Ace tranquillamente, contento di aver vinto.

-Ho fame- rispose indifferente lei senza voltarsi per guardarlo in faccia.

-Vieni in cucina, stavo preparando qualcosa- disse Ace incamminandosi per tornare sottocoperta e dirigersi in cucina.

Michiko lo seguì e appena entrata si sedette al tavolo, fu subito servita da Ace che aveva appena preparato un po’ di carne con delle uova fritte, al tavolo vi erano anche due bicchieri con un recipiente pieno d’acqua.

Michiko guardava il suo piatto, la carne che aveva davanti, aveva fame, il piatto era presentabile, le piaceva, ma non aveva digerito il fatto che lui prima le avesse risposto così, provocandole una strana sensazione che l’aveva portata a cambiare traiettoria dello sguardo del ragazzo, doveva trovare qualcosa per controbattere, qualcosa per far scoppiare ancora una lite.

Michiko alzò lo sguardo verso il ragazzo, pronta per parlare, lui la guardava, appena lei però imbronciò lo sguardo, lui fece dei suoi occhi solo una piccola fessura che la fissavano, cercando di farle capire che doveva stare zitta.

Michiko restò paralizzata da quello sguardo e ancora una volta non riuscì a controbattere Ace.

Tornò a guardare il suo piatto, mangiò silenziosamente, alzando delle volte lo sguardo per guardare il ragazzo che mangiava, delle volte i loro sguardi si incrociavano, ma Michiko in un millisecondo lo toglieva spostandolo da un’altra parte, tornando sempre sul suo piatto.

Appena finì di mangiare si alzò senza dire niente e tornò nella sua camera, si coricò sul letto guardando il soffitto, pensava a ciò che era capitato, gliel’avrebbe fatta pagare, eccome se gliel’avrebbe fatta pagare, doveva solo aspettare di arrivare sulla Moby Dick, sicuramente su quella nave ci sarebbero stati altri pirati che l’avrebbero servita e trattata con maggiore riguardo.

Il giorno seguente non si scambiarono molte parole, Michiko passava tutto il giorno in camera e usciva solo per cercare Ace, per dirgli che doveva mangiare e preparare, non si scambiavano molte parole, Ace provava ad instaurare un discorso, ma non riceveva mai nessuna risposta a parte qualche monosillabo fatto uscire controvoglia.

“Quella prima mi attacca e poi il giorno dopo non mi rivolge la parola, è strana forte…” pensava Ace.

Poi il giorno dopo ancora avvistarono, finalmente, la Moby Dick.

 

CONTINUA...

  
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