Restai
ferma, quasi immobile, sul ciglio della porta, mentre continuavo a fissarlo con
gli occhi pietrificati e freddi. Lo sguardo che lui mi restituiva era invece
pieno di dolce allegria, c'era in esso una trepida attesa che lo faceva
brillare come brillano le lampadine colorate ad una festa d'estate.
“Sorpresa di
vedermi?!”
Annuii con
la testa inespressiva. Forse il termine sorpresa non era il più adatto.
Ad un tratto
mi accorsi che non lo avevo ancora invitato ad entrare, la concitazione di quel
momento mi aveva fatto dimenticare le buone maniere. Cercai di porvi rimedio
alla meno peggio, sfoggiando uno dei miei sorrisi di circostanza e facendogli
cenno di seguirmi. Richiusi quindi la porta e gli feci strada nel salotto.
“P-prego,
accomodati pure” esclamai indicando il divanetto bianco nel mezzo della
stanza.
“Grazie”
disse lui ancora sorridente.
Non volevo
avvertisse quanto fossi nervosa ma i rivoli di sudore tradivano la mia
tensione. Abbassai lo sguardo e cominciai a torturarmi le mani: era
imbarazzante ritrovarsi li, soli, dopo tutto quel tempo.
“Posso
offrirti qualcosa da bere” dissi, senza attendere risposta.
“Aspetta!”
esclamò lui, trattenendomi con un braccio.
Mi voltai di
scatto, guardandolo male per puro istinto e staccai il contatto con la sua
pelle indietreggiando con un scattante balzo.
I suoi
occhi, pungenti e scrutatori, mi fissavano in modo strano. Mi stava esaminando
e io mi sentii tremendamente vulnerabile. Il suo sguardo incollato sulla mia
pelle mi infastidiva, mi metteva a disagio.
“C’è
qualcosa che non va?” chiese “non sembri contenta di vedermi.. anzi ho
come l’impressione che la mia presenza ti innervosisca”
“No, certo
che no” mi affrettai a dire, a mentire.
“Non
dovevo venire qui” mi interruppe “ma da quando sono arrivato in questo
paese non ho fatto altro che pensare a te”
Rimasi
sbigottita e mi feci più pallida dell’oro stesso. Le parole mi morivano in gola
senza neppure averle dette e il corpo era irrigidito dalla tensione.
“Ho
passato gli ultimi mesi a fantasticare sul nostro incontro” esclamò
concitato.
Non sapevo
cosa dire, il suo entusiasmo mi imbarazzava. Non avrei voluto trasmettergli
questo senso di insofferenza, ma purtroppo era l’unico sentimento che provavo
nei suoi confronti.
“E’ da
molto che sei in questa città?” gli chiesi cercando di sembrare calma.
“ Da
luglio” disse “appena ho avuto l’assegnazione della borsa di studio per
il progetto Erasmus ho deciso di partire”
“E’ qui
per studiare” ripetei tra me e me. Sentii il mio cuore tirare un sospiro di
sollievo. Mi ero fatta prendere dall’ansia e avevo esagerato come al solito.
Abbozzai un sorriso, nel tentativo di alleggerire il dialogo. Infondo
faceva piacere anche a me rivederlo e se non mi fossi lasciata prendere dalle
mie stupide paranoie l’avrei di certo accolto a braccia aperte.
“Ma
raccontami di te” esclamò trattenendomi una mano “hai finito gli studi?
Stai frequentando l’università?”
“Faccio
l’ultimo anno di liceo classico” dissi.
“Ti sei
ambientata facilmente in questa città?” mi domandò sinceramente
interessato.
“Essendo
nata qui, non ho incontrato nessun problema, tra l’altro conoscevano già la
lingua, non dimenticare che i miei genitori sono francesi!” esclamai con
una punta d’orgoglio.
“Vero!”
accentuò lui “a proposito sono qui in casa?? Mi farebbe piacere salutarli!”
“No, ma
dovrebbero rientrare a momenti”
Ad essere
sincera non sapevo nemmeno dove fossero andati. Mancavo da casa da questa
mattina e non li avevo ancora sentiti. Guardai l’ora, erano quasi le cinque. Il
sole era pallido e stava calando rapidamente mentre il cielo si faceva sempre
più scuro. Un brivido percosse tutto il mio corpo, diedi mentalmente la colpa
al freddo sebbene nel caminetto il fuoco scoppiettasse dolcemente illuminando
l’albero di natale che era stato sistemato in un angolo della stanza.
“Certo
che sei diventata davvero bella” esclamò Antonio tutto d’un fiato “no
che prima non lo fossi, solo che ora hai acquistato quella femminilità che ti
dona un fascino speciale”
Rimasi senza
parole per qualche secondo cercando di realizzare e di mettere a fuoco la
situazione: dopo quasi tre anni Antonio ripiombava nella mia vita come un
fulmine a ciel sereno.
Con la mente
ripercorsi la mia prima fanciullezza, ero piccola, ingenua, ma soprattutto
priva ancora di qualsiasi tipo di esperienza, il mio cuore non aveva mai
battuto per amore. Poi, all’improvviso, arrivò lui.. carino, dolce, tenero, che
al primo appuntamento mi chiese di fidanzarci. Un amore fresco il nostro, che
aveva il sapore frizzante dell’innocenza e della spensieratezza dei liceali.
Eravamo
cresciuti entrambi da quell’ultimo bacio all’aeroporto di Roma.
Quel sentimento
nulla aveva a che vedere con l’amore che provavo ora per Julien. Un amore
forte, passionale, capace di farmi perdere la testa e di togliermi il respiro.
Un amore travolgente come un fiume in piena; un amore impetuoso, impossibile da
nascondere.. un amore che può far star male.
Sussultai
quando Antonio mi sfiorò una spalla con la mano.
“Hey,
allora..come mi trovi” esclamò “sono cambiato molto dall’ultima volta
che ci siamo visti?”
La sua voce
mi riportò alla realtà. Lo osservai meglio di quanto lo avessi fatto
precedentemente. Era alto almeno 1,85 m. ed aveva un fisico
particolarmente palestrato, gli occhi neri trasmettevano quel senso di
sicurezza e protezione. Aveva sempre avuto un bel volto ma i suoi lineamenti
col tempo si erano fatti ancora più attraenti e signorili.
“Un po'”
risposi io indicando i muscoli del petto e delle braccia che si intravedevano
chiaramente dalla camicia.
Antonio
sorrise compiaciuto mandandomi un bacio con la mano che io finsi
sapientemente di non notare.
“Ora che
ci siamo ritrovati dobbiamo rimanere in contatto” sentenziò guardandomi
dritto negli occhi.
Dovetti fare
una faccia assurda perché Antonio scoppiò a ridere “ Ti ho forse
imbarazzato? Non volevo” disse.
Feci cenno
di no con la testa, non volevo dare l’impressione di essere a disagio.
“Ops..
che stupido, così bella sarai certamente corteggiatissima” esclamò “sei
fidanzata??”
Una domanda
secca la sua, da si o no.
“Si”
dissi.
Antonio
cambiò espressione e abbassò per un attimo lo sguardo.
“Tu?
“ mi affrettai a chiedere.
“Mi sono
lasciato quest’estate. Tra noi le cose non andavano bene da un po'”
spiegò “ho preferito chiudere la storia e rimanere buoni amici”
“Capisco”
“Peccato che
sei impegnata” aggiunse poi.
Feci il
solito sorriso di circostanza ma dentro stavo morendo. Ero tremendamente a
disagio e non sapevo come porre fine a questa imbarazzante situazione.
Ad un tratto
sentii la chiave girare nella toppa della porta. Mia madre. Non ero mai stata
così felice di vederla rincasare.
“Ginevra
aiutami con questi” esclamò a gran voce indicando i sacchetti della spesa.
Corsi a
prestarle soccorso, evitando così che le scatole di legumi si schiantassero al
suolo.
“Per il
cenone della vigilia di Natale ho comprato due bottiglie di Barolo” esclamò
adagiandole sul tavolo.
“Buongiorno
signora Silvie”
Il tono
maschile la fece voltare di scatto. Mia madre rimase a fissare quel ragazzo per
un po' prima di esclamare a gran voce: “Antonio, sei proprio tu!!! Dio come
sei cresciuto”
“Eh già”
rispose lui.
“Che ci
fai qui a Lione” gli domandò.
“Sto
frequentando la facoltà di filosofia all’università Jean Moulin” dichiarò.
“Ma come
parli bene francese” continuò lei “mi congratulo con te”
Antonio la
ringraziò arrossendo timidamente. In effetti era vero, sembrava conoscesse la
nostra lingua da sempre. Se non fossi stata al corrente delle sue origini
italiche non avrei avuto difficoltà a scambiarlo per un transalpino doc.
“Ho
ancora molto da imparare” disse poi “spero che Ginevra possa darmi
lezione di tanto in tanto”
Trasalii
nell’udire il mio nome e per poco non facevo cadere per terra una di quelle
bottiglie di barolo, tanto ero nervosa. Ma che cosa si era messo in testa? In
cuor mio, non so per quale strana ragione, non mi sentivo tranquilla, avevo uno
strano presentimento.
Fissai
l’orologio a pendolo fisso al muro. Segnava le diciotto in punto.
“Ti va di
restare a cena con noi?” continuò mia madre ignorando il mio sguardo
fulmineo.
“No,
rispondi di no.. rifiuta l’invito” pensai con le mani in preghiera.
“Mi
avrebbe fatto molto piacere” esordì Antonio “purtroppo ho appuntamento
con alcuni studenti che come me partecipano al progetto Erasmus”
Tirai un
sospiro di sollievo. Non avevo voglia di passare la serata con lui. Sentivo che
la sua presenza qui mi avrebbe procurato solo dei problemi.
“Ora che
vivo in questa città, non mancherà occasione per rivederci”
Quella frase
suonò alle mie orecchie come una minaccia. Ero sempre più certa della mia
sensazione. Quando finalmente se ne fu andato aggredii mia madre con una rabbia
inaudita. Ero in collera con lei per come si era comportata. Aveva ostentato
disponibilità e ammirazione per Antonio e la cosa mi dava fastidio.
“Non
dovevi invitarlo a cena” gridai.
Lei sembrava
cadere dalle nuvole. O ero io che stavo esagerando? Mah.. ero così
arrabbiata che mi ribolliva il sangue.
“Non
capisco perché ce l’hai tanto con quel ragazzo“ disse lei “che ti ha
fatto di male?”
Eh già, che
mi aveva fatto? Perche ero così infuriata? Che confusione avevo in testa!
Infondo mia madre non era in torto. Che ragione avevo io di prendermela in quel
modo? Lo avevo trattato ingiustamente. E tutto perché avevo pronosticato la sua
ricomparsa come un cattivo presagio.
Senza
proferir parola, salii in camera e mi buttai sul letto. Gli eventi si
succedevano troppo rapidamente. Chiusi gli occhi cercando di riorganizzare le
idee. Non so quanto rimasi in quella posizione, ma ad un certo punto la
stanchezza prese il sopravvento sui pensieri trasportandomi
nell'incoscienza.
Fu il mio
cellulare, che suonava per l'arrivo di un sms, a farmi sussultare. Lo
afferrai e lessi il messaggio tutto d’un fiato.
“Grazie...
grazie ogni giorno, ogni ora, ogni istante... Grazie di avermi fatto conoscere
la cosa più importante della vita... L'Amore”
Feci un
sospiro felice e strinsi il cellulare al petto. Le parole di Julien
echeggiavano ancora tra le pareti del mio cuore quando avvertii una stretta
allo stomaco, come se le famose farfalle si fossero trasformate in una morsa.
Respirai
profondamente pensando che tutto questo non aveva senso. Perché mi lasciavo
trasportare dalla paura se finalmente ero riuscita a conquistare la sua
fiducia? Niente e nessuno avrebbe potuto mai rovinare il nostro amore.
Ma per quanto mi sforzassi, non riuscivo a liberarmi dalla sensazione di inquietudine che mi aveva assalita dal momento in cui Antonio aveva varcato la porta della mia casa.
vanessaacullen_: ciaoooo, eccomi di nuovo qui, spero che questa volta il ritardo non sia eccessivo, un mese esatto! Per scrivere questo capitolo ci ho messo un po' di fatica, e' la prima volta che concentro un intero chappy ad un personaggio non principale della mia storia, spero che Antonio si sia fatto conoscere attraverso gli occhi di Ginevra, eheh e' proprio lui, il primo amore italico della nostra protagonista. Non so' come ma mi e' venuto in mente di farlo partecipare alla storia.. e ci sara' anche un altro rientro.. indovini chi e'?? hihih un solo indizio: e' comparsa solo in un capitolo. A presto e fammi sapere che ne pensi. Ciaooo.
jessikina_swan: mi fa piacere leggere i tuoi apprezzamenti. Spero che la mia storia continui ad appassionarti.. ma soprattuto sono felice che il personaggio di Julien sia uscito fuori proprio come io volevo venisse avvertito dai lettori, in maniera graduale ma costante. Come ho anticipato, ci saranno un po' di colpi di scena... tutto in vista del famigerato ballo di fine anno. Mi raccomando attendo i tuoi commenti. Ciaooo
rossa_na: ecco
postato un nuovo chappy, spero ti piaccia. Sono felice di leggere che
hai apprezzato il precedente capitolo. Non vedo l'ora di leggere il tuo
prossimo commento. EHEHEH far entrare in scena Antonio e' stata una
novita'
anche per me.. ero li' che scrivevo la storia quando all'improvviso mi
si e' materializzato davanti questo ragazzo dai tratti mediterannei,
diverso in tutto e per tutto dal nostro Julien. Con questo capitolo ho
cercato di far emergere le caratteristiche di questo personaggio, che
nell'introduzione viene solo accennato da Ginevra. Che ne pensi? Fammi
sapere. A presto.
ilovedward_90: ciaoooo come va? Che caldo!! Sai mi fa strano, nella mia fanfiction stiamo in inverno inoltrato mentre in realta' ci sono quasi trenta gradi! HIHIH ma veniamo a noi.. sono entusiata di leggere i tuoi commenti. Mi fa piacere che continui ad apprezzare la mia storia. Chiedevi chi fosse Antonio... eccoti accontentata, quasi un intero capitolo dedicato a lui. Per farmi perdonare cerchero' di postare in fretta il prossimo. Cisentiamo presto. Baci.
lucyette: ciaoo, tutto bene? Come vedi sono riuscita ad aggiornare la storia, sperando
che
le tue aspettative non siano state deluse. Come da te presagito Antonio
e' il primo amore di Ginevra, un amore adolescenziale, che nulla ha a
che fare con la passione e il desiderio che nutre la nostra
protagonista per Julien. E' lei stessa che se ne rende conto durante
questo chappy, sebbene la visita di Antonio l'abbia turbata non poco.
Spero che sia riuscita a mettere per iscritto le sensazioni di Ginevra,
che fin da subito avverte un cattivo presentimento che la fa essere
addirittura maleducata e scostante. Che ne pensi del capitolo?
Allaprossima.