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Autore: samskeyti    26/07/2010    9 recensioni
Soteriologico, verosimile e disperatissimo sogno nato dall'analisi del rapporto che lega Matthew e Dominic verso un solo destino: amarsi,
e farlo nel modo meno sereno e più silenzioso possibile, abnegando una vita normale in nome di un unico, risucchiante ed ineluttabile bisogno speciale.
Tra vergogna, sbagli e paura, l'infinita lotta di due uomini invincibili.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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•SPECIAL NEEDS•

You're the best friend that I ever had
I've been with you such a long time,
You're my sunshine and I want you to know
That my feelings are true.

[Queen]

 


 

Terzo Capitolo: You make me live, whenever this world is cruel to me! It's you, you're all I see, honey!

(Tre settimane dopo, 7 dicembre 1993.)

L'orologio sul muro segnava le 16.45, quando Dominic si decise a rispondere agli incessanti richiami della sorella minore. Aveva dormito dalla sera prima fino a quel momento e si stupì di aver trovato infine la forza per alzarsi. Come mise un piede giù dal letto scosse di eccitazione percorsero il suo corpo in lungo e in largo: lo aspettava una grande serata. Barcollò fino alla porta e, aprendola, sbadigliò rumorosamente.

«Dom, Dom! Oggi è il tuo sedicesimo compleanno! Te lo ricordavi? Dom, 16!» strillò la fanciulletta, gettandoglisi al collo. Il ragazzo ricambiò la stretta affettuosa, e sì, se lo ricordava.

Ora, occorre fornire una spiegazione: da quel giorno (quello del "bacio non avvenuto"), il rapporto con Matt non era cambiato, tutt'altro, si era rafforzato, ecco. Innanzi tutto perché entrambi, spinti dalla paura di perdersi a vicenda, si erano comportati come i migliori amici che potessero esistere, cercandosi, assistendosi e rincuorandosi sempre, insomma, vivendo come due gemelli inseparabili; poi, perché con molta forza di volontà, avevano potuto metter da parte la storia del "bacio" e superarla definitivamente. Quindi le cose andavano bene, ma più passava il tempo, più l'uno non riusciva a stare un'ora senza l'altro, erano legati sempre più irrimediabilmente.

Per questo Dom aveva deciso di dormire tutte quelle ore: Matt gli aveva promesso che sarebbe venuto a prenderlo con Chris per una festa indimenticabile dopo le 17. Ah, già, dimenticavo! Bisogna fare presenti due avvenimenti accaduti in quelle tre settimane. Il primo, più alliettante, era l'entrata di Christopher Tony Wolstenholme, terzo membro di quella band che pochi anni dopo avrebbe esordito sotto il nome di Muse; per quanto egli amasse la batteria, scelse stoicamente di intraprendere lo studio del basso e con ottimi risultati. Il secondo era il fidanzamento di Matt con quella sua compagna di classe. Di positivo v'era stato sia il miglioramento dell'autostima del giovane, sia l'aquietamento delle stranezze di Dom il quale, finalmente, vedendo l'amico abbastanza felice, aveva rinunciato a torturarsi con quei pensieri pericolosi. Dal canto suo, il biondo aveva tentato di uscire con qualcuna, ma troppo pateticamente aveva infine fallito: era colpa della testa, che svolazzava sempre altrove.

«Certo che me lo ricordo, è solo che oggi esco con Matt e volevo riposarmi per essere carico» specificò, sciogliendo l'abbraccio.

«Esci con Matt e basta? Che noia!» -Che ingenua! pensò Dom, senza accorgersi di quanto lui stesso fosse ingenuo nel non puntualizzare anche la presenza di Chris.

«C'è anche Chris. Comunque fidati, con Matt non ci si annoia mai.» Esclamò, ridendo al pensiero di quanto fosse bello stare con il suo migliore amico. Tornò indietro per vestirsi, lei annuì e, sorridente, uscì dalla camera.

-Cosa indosso? Passò in rassegna tutto l'armadio, ma, alla fine, scrollando le spalle, optò per un completo semplice e chiaro, d'altronde la sua fissazione per i vestiti cominciò molti anni dopo. Si pettinò, si profumò e afferrò qualche soldo, nel caso fossero usciti a cena. Bill, proprio prima che aprisse la porta di casa, lo afferrò per un braccio e lo tirò a sé.

«Figlio, dove scappi?» domandò con uno sguardo severo.

«A festeggiare col gruppo!» rispose Dom, impaurito dal pensiero che forse suo padre non era d'accordo.

«Ah, con Matt! Bene, divertitevi. E auguroni, luce dei miei occhi.»

Dom, nel sentirsi chiamare così dall'uomo che più amava al mondo, sorrise con le lacrime agli occhi. Non fu in grado di dire altro, se non un «sarà fatto» sussurrato, mentre si voltava per non non farsi vedere commosso. Una volta in giardino, l'aria freschissima del tramonto lo inebriò, risvegliandogli tutti i cinque sensi. La respirò profondamente, poi, colmo di una nuova gioia di vivere, trotterellò fino alla siepe di recinzione della sua villetta. Oltre quella, scorse i suoi migliori amici: Chris era appoggiato ad una macchina, con una sigaretta in bocca e lo sguardo allegro, poi Matt che... era stupendo, con un mezzo sorrisetto e le guance rosse per il freddo.

«Auguri a Dommeh!» gridò, battendo le mani forte e saltellando sul posto, appena il festeggiato uscì dal cancelletto. Chris scoppiò a ridere e imitò il cantante:

«Auguri a Dom!» tuonò con la vociona che aveva già a quindici anni. Matt dopo, mentre Dom ringraziava, lo strinse a sé come un pupazzo e gli sussurrò all'orecchio:

«Auguri al mio Dominic

La reazione di Dom fu immediata: rossore e palpitazioni. Fortunatamente Chris guastò l'atmosfera, chiedendo di avviarsi. -Oh Matt, pensò il biondo, assaporando fino all'ultimo quell'abbraccio atteso e pur sorprendente -forse la felicità è proprio questa: io, te e Chris. Non sapeva minimamente dove lo avrebbero portato, ma questa sorpresa gli sarebbe rimasta impressa nella memoria per il resto della vita: Matt e Chris avevano comprato tre biglietti per il concerto a Londra dei Nirvana che si sarebbe tenuto proprio quella sera gelida. Avrebbero preso il treno e poi sarebbero arrivati giusto in tempo per lo show. Dom tentò inutilmente di scoprirlo, ma alla fine, scoraggiato, decise di seguirli fedelmente, ovunque essi lo avrebbero portato. Per la strada verso la stazione, giocarono a palle di neve: se n'era posato uno splendido manto su tutta la città ed era neve più bianca e soffice di una nuvola. Morbida, si prestava benissimo a diventare piccoli, veloci proiettili di ghiaccio da scagliare; Chris ne tirò una a Matt così forte che quest'ultimo per poco non cadde in un burrone.

«Ehi Dom, un grizzly delle nevi!» gridò il moro per ripicca, indicando Chris. Dom capì dall'espressione facciale di Chris che non c'era da scherzare; il colosso infatti urlò contro Matt:

«Ehi Dom, un frocione di montagna!» giocando sull'assonanza di "procione" e "frocione". Dom scoppiò in risate nell'osservare la reazione di Matt: il ragazzo s'imbronciò e raccolse un kg di neve per lanciarla, ma, maledizione alla sua gracilità, gli ricadde addosso, ancor prima che potesse scagliarla. Fradicio, con i capelli tutti incollati al viso e le guance infuocate, tossì e starnutì per un minuto intero. Inutile dire che gli altri due erano piegati in 4 dal ridere.

«Ma vaff***» strillò offesissimo, prima di voltarsi e andarsene. Chris si stava soffocando ormai, ma Dom appena vide Matt camminare via, gli corse dietro terrorizzato all'idea che potesse fare sul serio.

«Matt, Matt!» gli prese una mano e lo costrinse a girarsi. Matt lo guardò storto, ebbe una scarica di brividi per il freddo e arricciò le labbra, fino a formare un cuoricino rosso. Dom, occhi calamitati da quel bocciolo amaranto, divenne serio e cercò di resistere alla dannata voglia di abbracciarlo, lì, all'improvviso, in mezzo alla strada, davanti a Chris.

«Scusa» bisbigliò, stringendogli la manina congelata nella sua, ricoperta da un guanto di lana. Matt abbassò lo sguardo sulle loro mani unite e avvampò per l'imbarazzo. -È il suo compleanno, non posso fare il permaloso...

«Okay» rispose, accettando le scuse e compiendo un passo in direzione del bassista ancora con gli spasmi per le risate. Dom lasciò la stretta e lo seguì: nulla avrebbe più intralciato il tranquillo proseguimento della loro serata.

 

Salirono al volo su un treno in partenza e si accomodarono in un vagone di seconda classe.

«Caspita! Dovevo chiamare la mia fidanzata prima di andarmene!» esclamò Matt, a metà viaggio, tirandosi una sberla in fronte. Chris stava sgranocchiando un cracker, mentre Dom, che aveva intuito qualcosa dal treno in direzione Londra, fan ovunque dei Nirvana e Chris canticchiante, gli disse:

«Polly wants a cracker!» in ricordo della canzone "Polly" dei Nirvana. A Chris si gelò il sangue nelle vene: Dom aveva fatto centro! Ridacchiò meccanicamente, poi pregò Matt con lo sguardo di dire qualcosa. 

«Ehi! Qualcuno mi ha sentito? Mi sono scordato di chiamarla!» si disperò il chitarrista per la sua premurosa principessa, maledicendo la sua memoria corta. Gli altri due lo guardarono con aria compassionevole. Quanto impegno ci metteva quel ragazzo nelle cose.

«Bells, quando imparerai che le donne vanno trattate da donne?» gli rispose Chris, con aria da casanova. Matt sbatté gli occhi confuso: -Che ne so io delle donne!

«Chris intende dire che va bene così, non è niente di grave» aggiunse Dom, tamburellando calmo con le mani sulle proprie ginocchia ossute.

«E Chris si sbaglia! Lei penserà che io sia stato rapito da un alieno!» si dimenò il ragazzo, mangiandosi le unghie.

Dom, seduto affianco, gli tirò una manata per farlo smettere di essere odioso.

«Matt, prova a rilassarti una volta nella vita» sbottò, stufo ma mai saturo delle psicosi di Bellamy. Il cantante sbuffò e decise che doveva finirla, era il complanno di Dom, perché devastarglielo con inutili menate? Gli sorrise e disse con dolcezza:

«Questa sera ti divertirai, Dommie.»

Il batterista, sbalordito da quell'improvviso cambio d'umore, annuì spaventato e pensò fosse meglio introdurre Chris, la sanità mentale fatta persona, in quella conversazione insensata.

«Chris... ma tu sei fidanzato?» improvvisò il biondo. L'interpellato disse di sì, ma, capendo il reale motivo di quella domanda, stette al gioco.

«Proprio come Matt, solo che io sono innamorato, mentre lui fa finta» insinuò, strizzando l'occhio destro. Il moro s'irrigidì e gli domandò il perché. Chris alzò gli occhi cioccolato al cielo e rispose con fermezza.

«Perché è vero, tu non hai nemmeno un sintomo dell'innamoramento verso quella!»

Dom tese le orecchie e trattenne il respiro.

«Ma se sono in paranoia perché non l'ho chiamata!» si difese Matt debolmente, mentre Chris scuoteva il capo.

«No, no, mio caro! Numero uno: la tua "paranoia" è durata un minuto scarso. Numero due: proprio il fatto di esserti scordato di lei, mi dà ragione. Numero tre: ti ho visto con lei... fratello e sorella hanno più feeling di voi due» continuò il bassista, osservato dagli altri due con muto stupore. Matt spalancò gli occhi che, azzurrissimi, brillarono di rabbia:

«Cosa? Chris, scherzi? Io sono innamoratissimo» urlò infine. Chris si alzò in piedi e, mostrando tutta la sua persona, disse tagliente come mai:

«Innamoratissimo sì, ma non di lei.»

. . .

Silenzio. Dom divenne una statua di gesso, Matt si mise le mani nei capelli ebano e Chris sorrise soddisfatto. -Ho fatto centro. Ancora non arreso del tutto, Matt tentò un'impossibile replica.

«E...d-di...di chi allora?» balbettò, pronto a svenire. -Ti prego, non starai per dire...

«Questo lo sapete tu e il tuo cuore. Non c'è bisogno che lo venga a sbandierare io.»

Il mondo s'ammutolì. Il ragazzo si sentì penetrare fino nell'anima da queste parole, poi le sentì attaccarsi ad essa per graffiarla con unghie d'acciaio. Aveva ragione, una ragione lampante e matematica, indiscutibile. Senza saperlo, gli venne in mente una frase che molti anni dopo inserì in una sua canzone:

-The truth runs deep inside and will never die. Rabbrividì nel constatarlo e abbassò lo sguardo punto di vergogna. Affianco a sé sentiva il corpo di Dom bruciare. Anche lui era totalmente spiazzato da quella verità imprescindibile? Anche lui era a conoscenza di quello scomodo segreto?

«Ragazzi, siamo arrivati» concluse Chris, additando oltre il finestrino graffiato del treno la stazione di Londra.

Come due automi, Dom e Matt s'alzarono e seguirono Chris fuori dal treno, scendendo gli scalini di ferro sporco con le gambe molli. -Grazie, amico nostro, pensò il biondo, senza di te, io e Matt ci perderemmo.

Gli occhi dei due James s'incontrarono, mentre camminavano nella stazione. Uno sguardo di miele li fece sentire meglio, al sicuro, nascosti dal mondo in qualche universo parallelo e protetto.


 

Fortunatamente l'aria cittadina presto li alleggerì. Via vai di macchine, persone, motociclette: caos e smog a volontà. Controllarono l'ora, scoprendo di avere tutto il tempo per una cenetta in giro prima del concerto. I posti erano liberi, dunque non v'era motivo di andare là con ore di anticipo, inoltre non erano così sfegatati da farlo. Cercarono qualcosa di rapido, ma sostanzioso. Finirono in una pizzeria ben stimata. Offrirono a Dom la cena ovviamente e, mentre sorseggiavano tre boccali di pura birra inglese, chiacchierarono di frivolezze. Ci volevano, dopo tutto quel pensare. Evitarono argomenti come ragazze e genitori: musica, birra e sport, ecco cosa può tenere tre ragazzi inchiodati al tavolo. Era per tutti e tre il primo viaggio in città, anzi, nella capitale, quindi tutto appariva bellissimo e lussuoso. I loro occhi pieni di curiosità assorbivano ogni più stupido particolare, senza notare che dalla loro città a quella era cambiata solo la quantità di gente e un lieve accento nella pronuncia di alcune parole.

Arrivò il momento di andare: l'adrenalina saliva vertiginosamente nelle gambe pronte a scattare. Trovarono il locale, affollatissimo tra l'altro, fecero una lunga fila di un'ora e alle 9 esatte si trovarono nel grosso salone in cui sarebbe avvenuto il concerto. Erano relativamente vicini al palco, tra una decina e una quindicina di metri. Si appostarono dove il pogo non sarebbe stato esagerato e si prepararono a urlare, applaudire e saltare. Dom era una pasqua: chi lo avrebbe mai detto che quello sarebbe stato il suo regalo? Lui no di certo!

«Ragazzi, non sapete quanto felice mi avete reso. Vedrò Kurt Cobain, è incredibile!» gridò, sperando di essere udito dai suoi amici. Matt e Chris sorrisero, poi il primo rispose:

«Tu pensa a Dave e a imparare da lui, Kurt è mio!» e risate, risate, risate d'euforia nell'attesa.

Ovviamente erano pressati come sardine in scatola. Di claustrofobici e schizzinosi non ce ne sono ai concerti; storte file indiane si muovevano come serpenti. Tutti sudati, sorvoliamo sugli odori, ma allegri, si schiacciavano a vicenda piedi, mani ed era una normalità finire con una ciocca altrui di capelli in bocca o una spalla nel collo. Comunque si fa questo e altro per i propri doli, infatti Matt, Dom e Chris resistettero eroicamente finché sul palco apparvero tre uomini, leggende del grunge, e cominciarono a deliziarli con la loro musica selvaggia e cattiva. Dopo pochi minuti nessuno più pensava all'igiene: tutti a saltare, strillare e cercare di vedere meglio i Nirvana.

A Matt non sembrava vero. Era a pochi metri da Kurt, Kurt Cobain! Si sbracciava come un pazzo, cantava i suoi testi e sperava che un giorno sarebbe potuto diventare almeno un terzo di quanto era Kurt. Lo trovava bellissimo, unico in quella sua semplicità disarmante, naturalezza infantile, innocenza derubata da un mondo malvagio. Ogni tanto prendeva Dom o Chris per mano e urlava:

«È lui, è lui!» e poi tornava a scuotersi come un assatanato. Gli altri due non erano messi molto diversamente: Chris fumava e pogava, Dom quasi piangeva dalla contentezza. Capitò più volte che si toccassero, o, meglio, che si scontrassero proprio, magari in un salto mal sincronizzato. Il sudore di Matt sul corpo di Dom e viceversa: uno scambio reciproco che non faceva alcun ribrezzo, perché era parte fondamentale del concerto, del rock. Poi si stringevano le mani, cantavano insieme intere strofe guardandosi e sorridendosi; c'era tutta un'atmosfera irripetibile e indescrivibile destinata a rafforzare sempre di più la loro amicizia. Quando Kurt lanciò un plettro nella folla, l'unico desiderio di Dom fu: «Prendilo e regalalo a Matt!», però, gli altri più veloci e violenti se ne impossessarono. Fu un vero peccato, ma non importò, dopo due minuti Matt era di nuovo a fare il matto con le corde vocali in fiamme per lo sforzo e gli acuti.


 

Alle 23.30 si spensero le luci e i tre membri salutarono quel pubblico fantastico, seguiti da un applauso interminabile. Mentre la gente cominciava a scemare via, loro tre indugiarono, profondamente dispiaciuti che fosse già finito quell'incantesimo. Si ripromisero di andare ad un altro, anche se fu una promessa a vuoto: come si sa, i Nirvana si sciolsero nel 1994, dopo il suicidio del cantante, l'inimitabile Kurt Cobain.

L'aria della notte li travolse; passarono da una temperatura di 30 gradi a 2 scarsi. Si chiusero nelle giacche, col sudore gelato per la schiena, e corsero verso la stazione. Un dolore al petto, il dolore del distacco di chi sa che proverà la mancanza di qualcuno, li accompagnò fin dentro al treno. Faceva male separarsi dal proprio gruppo musicale preferito, faceva male pensare che loro non ti avevano neppure visto, mentre tu ti eri preso botte e urli pur di applaudirli. Timbrarono il biglietto e salirono a bordo.

«Passerà» bisbigliò Dom a Matt, salendo sull'ultimo vagone. Il moro annuì e, scacciando l'ultima lacrima, smise di soffrire così poco virilmente.

Erano capitati in un vagone-letto, quelli fatti apposta per i viaggiatori notturni che cercano di dormire. Chris ne cercò invano uno con i sedili normali, ma gli altri erano già occupati da almeno una persona, così, chiudendo le porte, si ritirarono nel loro scompartimento. Aveva due letti, entrambi sollevati da terra per almeno un metro e mezzo buono. Il viaggio sarebbe durato poco, però non era niente male l'idea sdraiarsi per quel tempo. Il problema era un altro: chi dormiva assieme? Si guardarono perplessi, mentre il treno cominiciava a muoversi e a sbuffare.

«Ragazzi, abbiate pietà, ma io sono il più grosso, se dormo con uno di voi due, il malcapitato finisce schiacciato!» disse Chris, con un sorriso di cortesia. Matt e Dom, ai quali già doleva ogni parte del corpo, al pensiero di venire "schiacciati" da Chris, salì il tremore nelle gambe.

«No grazie, ci sacrifichiamo noi due» rispose infine Matt, anche se già Chris si era accucciato e probabilmente stava già dormendo.

Matt e Dom si sorrisero timidamente, poi procedettero: Matt con un balzo fu sulla branda, seguito dall'agile Dom. Occupavano esattamente metà del letto ciascuno, erano perfetti. Rimaneva da decidere solo la posizione e bisognava escludere quella a pancia in su o in giù perché con le spalle larghe avrebbero preso troppo spazio. Optarono quindi per mettersi su un fianco, girati verso Chris, quindi con Matt dietro Dom, in posizione fetale. Dopo pochi attimi, Matt si scordò di essere lì e s'addormentò di colpo, pensando ancora a Kurt e alla sua splendida chitarra. Dom invece, con le ginocchia appuntite del suo migliore amico conficcate nella schiena, proprio non riusciva a trovar pace. Un po' per il malditesta e il freddo di quella stanza, un po' per il fumo tossico che avevano respirato, un po' perché era nel letto con la persona più carina, dolce e simpatica che esistesse, per di più addormentata.

Sentiva il suo respiro regolare, il suo odore di bambino, il suo flebile calore. Tremava, sussultava, scalciava. Forse sognava; Dom si perse nel cercare d'indovinare quali sogni facesse. Immobile, pensò alla ragazza di Matt, che poteva baciarlo, accarezzarlo, toccarlo dove volesse. La invidiò liberamente, tanto nessuno lo avrebbe mai scoperto e riferito a Matt. Poi però, dispiaciuto per quei pensieri malvagi, li scacciò tornando a concentrarsi sul delicatissimo sonno di quella creatura celeste. Ad un certo punto, Matt emise un gemito; accade nel sonno, magari perché siamo scomodi. Quel suono carezzò le orecchie di Dom e gli fece venir voglia di provocarne altri, di farlo gemere di piacere, quanto e come voleva lui. Sentì diventar troppo piccoli i boxer che indossava, qualcosa stava reagendo a quei pensieri libidinosi. Si spaventò e strinse le gambe, nella vana speranza di scacciare quel male oscuro, nonostante la fortissima voglia di masturbarsi. Un respiro più lungo degli altri fece arrivare sul collo di Dom l'alito caldo di Matt. Vertigini e brividi, tremori e fremiti, desideri e paure si rimescolarono nel sangue del biondo.

-Quando finisce questo maledetto viaggio? pensò stremato, saltando giù dal letto. Si incollò al finestrino e non fece altro che guardare fuori, nella notte, tra le stelle e la luna, sperando che un po' di quella quiete potesse venirgli donata. Strinse i pugni e provò molto disgusto. Si schifò della sua mente sporca, o meglio, della sua mente malata; era riuscito a non avere questi pensieri per molto, perché era bastato un gemito sofferto di Matt a farlo ripiombare nel baratro? Trattenne un conato di vomito e pensò che sarebbe stato meglio un giro per i corridoi, e così fu.

 

Arrivarono con un leggero ritardo. Matt fu sinceramente dispiaciuto quando scoprì che Dom non aveva chiuso occhi.

«È stata colpa mia? Dovevo dirtelo che sono sonnambulo!» si scusò, mentre uscivano dalla stazione.

«Ma va', stai tranquillo» mentì Dom, alzando le spalle. -Altroché!

Chris sembrava un fantasma. Anzi, un addormentato che camminava; l'unico leggermente arzillo era Dom, ma c'era da compatirlo. La prima casa sulla strada era quella di Chris, infatti lo lasciarono lì e si salutarono.

«Auguri ancora Dom, ci vediamo per suonare!» disse, entrando nel cancello. Matt e Dom gli sorrisero e annuirono al loro mitico bassista.

La neve si stava ghiacciando e la luna emanava una luce talmente bianca da fare apparire tutto di una strana gradazione di verde-blu, molto spettrale. I lampioni erano sporadici, bisognava accontentarsi della luce naturale e dell'istinto. Il Lago Viola gorgheggiava sinistramente; un velo di brina lo ricopriva elegantemente. Sopra la testa dei giovani, gravitava l'universo silenzioso.

«Eccoci arrivati, Matt» disse Dom, una volta che si trovarono davanti a casa sua. Lui avrebbe dovuto proseguire ancora per una trentina di metri. Matt non voleva assolutamente lasciare però andare da solo il suo migliore amico; poteva rapirlo chiunque, umani e non.

«Dom, ma sei pazzo? Tu non vai a casa da solo!» esclamò tutto preoccupato. Dom rise e poi domandò quale fosse l'alternativa. In ogni caso uno dei due avrebbe dovuto fare la strada da solo.

«Dormi da me!» propose il moro, indicando casa sua. Dom, ripensando a ciò che aveva passato in treno pur di reprimersi e contenersi, scansò subito l'invito.

«No, Matt, grazie, ma sono stanco e voglio andare a casa mia» disse, mal celando una strana tristezza. Il chitarrista apparve spaesato; piuttosto insolito un rifiuto del genere.

«Ho capito, ma ho paura a farti andare via» continuò, non arrendendosi all'idea. Dom trovò la soluzione:

«Senti, io vado, ma come segnale che va tutto bene sparo in aria con quelle tue pistole giocattolo che lanciano quei piccoli razzetti colorati, così mi vedrai. Poi a casa ti chiamo. Okay?»

Matt corse dentro per prendere quelle pistole, tornò con un sacchetto da cui ne estrasse due e le consegnò a Dom.

«Attento, hanno solo sei spari per una. Basteranno?»

«Matt, sono solo trenta metri! A dopo.» E fece per avviarsi, quando l'altro lo fermò.

«Dimenticavo! Il concerto era il nostro regalo per te, ma io volevo darti anche questo...» tirò fuori dal sacchetto una felpa verde, col cappuccio e le tasche, e gliela mise fra le mani «È mia, però ho visto che quando la indosso tu mi fai sempre i complimenti, quindi volevo che l'avessi tu. Ah, l'ho lavata, ovviamente.» Concluse con voce sempre più bassa.

Dom dovette distogliere lo sguardo e prendere un profondo respiro calmante per non scoppiare; il cuore sembrava ubriaco, batteva veloce come quello di un colibrì. Guardò la piccola felpa fra le sue mani, profumata di bucato e di Matt, e la strinse, quasi per capire se fosse un sogno o realtà.

«Okay, ora però ti meriti un abbraccio» sussurrò e si lanciò. Si abbracciarono fortissimo, fino a togliersi il respiro.

«Eh, mi hai voluto come migliore amico? Ora mi tieni per sempre!» commentò Matt, rosso pomodoro. I loro occhi guardavano due paesaggi diversi, ma sotto la stessa luna qualcosa di speciale li univa, li ricollegava in ogni caso. A Dom si velarono gli occhi di lacrime, ma durò poco, la felicità era troppa per sciogliersi in pianto. Si lasciarono solo quando cominciò a fare male il petto.

«Ora vai a casa e chiamami

 

 

Come aveva predetto Dom, tutto andò liscio. Gli spari e la chiamata arrivarono puntuali, così Matt poté andare a dormire tranquillo. Il biondo invece, dopo una lunga doccia scacciapensieri e uno spuntino notturno, andò a letto, pur sapendo che avrebbe fatto di tutto tranne dormire. Prese la felpa di Matt. La riguardò per moltissimo tempo, l'annusò, infine decise di metterla come copri-cuscino.

Pochi minuti dopo era disteso, abbracciato al cuscino infelpato come se fosse una bambina con la sua bambola, a ripercorrere mentalmente quel meraviglioso compleanno. Sorrideva al soffitto, quando si abbandonò al sonno. Avrebbe dovuto fornire una spiegazione a sua madre, al mondo per quel nuovo copri-cuscino? Non gli importava.

Il mondo poteva aspettare.

•Remember me when you're the one you always dreamed•

 

 

Nota d'autrice: buongiorno cari lettori, che ritardo imperdonabile! Scusatemi come al solito, forse però ho in parte risolto i miei problemi :) In ogni caso, che gioia postare il nuovo capitolo, nella speranza di piacervi! Ecco alcune puntualizzazioni:

-Non so se ci fu un concerto a Londra nel '93 dei Nirvana, men che meno il 7 dicembre, diciamo che è mia fantasia.

-Chris non entrò proprio così nella band, però ho voluto semplificare le cose per non renderle noiose.

Ricordo che è tutto frutto della mia mente, non pretendo di insinuare nulla su nessuno! Due parole speciali per:

-Excel88: la mia socia unica, sempre deliziosa nei complimenti e porcidda ahah.

-MusicAddicted: che mi ha fatto il miglior complimento che potessi ricevere, dicendomi che la storia è realistica *_*

-DeathNoteGintama: colei che con la sua recensione dovrebbe vincere un nobel, è stata una delle più belle che io abbia mai letto, è davvero indirizzata a me???

-Patri_lawliet: che si meriterà tutti i capitoli che vuole, ne avrà a volontà :P

-LetiziaHale: la mia omonima, che prima o poi avrà un Dommeh che la bacchetta ahah <3

-Holmes: Rob, moglie mia, sempre special per me.





  
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