Bene bene, eccomi in contemporanea
con due storie!!! =). Anche questi capitoli non
saranno molto lunghi, perché dovevo rispettare un
limite massimo =).
Spero vi piaccia. Aspetto con ansia le vostre recensioni!
Un bacione.
Amalia
“Partecipante al contest Characters & Quotes indetto da Only_Me”;
Nick Autore: Amalia895
Titolo: Quando una scelta
può cambiarti la vita
Personaggio scelto:
Rosalie Hale
Citazione scelta: Nessuno riuscirà più a farmi del male; vincerò il dolore
con la rabbia.(Melissa P)
Personaggi
secondari (se presenti): Carlisle Cullen, Edward Cullen, Esme Cullen, Alice
Cullen, Kim, Stive, Ariel Hale.
Pairing (se presenti):
Genere: Fantasy – Soprannaturale – Drammatico.
Rating: Verde
Avvertimenti: Flash-Fic 4 capitoli OOC
Intro/NdA: Una Rosalie diversa, non ricca sfondata,
non vanitosa… Una Rosalie che conosce i problemi di una vita senza lusso né
sfarzi, una Rosalie, che scoprirà quanto una sola scelta sbagliata, possa
rovinarle la vita.
Capitolo 1
Passeggiavo tranquilla nei sobborghi di Seattle, il cielo era plumbeo e il vento portava con sé il tipico odore di acqua piovana, di lì a breve, sarebbe scoppiato un acquazzone in piena regola.
Accelerai il passo, stringendomi nella mia giacca.
Non mancava molto, al massimo un paio d’isolati. Era sera tarda e le strade cominciavano ad essere deserte.
Sentivo il vociare delle famiglie sedute a tavola, provenire dai palazzi circostanti, lo sbattere di posate sui piatti, la televisione a tutto volume sintonizzata su quiz o telegiornali.
Mi rabbuiai all’idea di tutte quelle persone felici, la mia vita non era così rosea.
Avevo appena diciassette anni e lavoravo in un pub, non molto distante da casa. Ero stata costretta ad abbandonare gli studi, a causa delle scarse finanze famigliari.
Dopo il licenziamento di mio padre, tutto era cambiato, certo prima non eravamo di certo ricchi, ma riuscivamo ad arrivare alla fine del mese.
Io ero l’unica a portare i soldi in casa, l’unica idonea al lavoro. Mia sorella Ariel, aveva solo sei anni ed ero io a preoccuparmi di insegnarle almeno a leggere e a scrivere, quando ne avevo il tempo. Mia madre era scappata, il giorno della sua nascita, abbandonando me e mio padre mentre quest’ultimo, si era ammalato gravemente appena un mese dopo che aveva perso il lavoro.
E così io, Rosalie Hale, avevo preso tutto in mano, ero maturata nel giro di pochissimo tempo o forse, lo ero sempre stata ma mai mi ero preoccupata di dimostrarlo.
Ero la ragazza più popolare della scuola, avevo lunghi capelli biondi e mossi, grandi occhi nocciola e un fisico, da fare invidia ad una modella.
Avevo molti amici prima o almeno, così credevo. Da quando me n’ero andata, nessuno si era più fatto sentire.
Ma quella che più di tutte mi aveva deluso, era Kim, la mia migliore amica.
Nemmeno una settimana era passata dalla mia dipartita, che
subito aveva preso il mio posto in tutto; capo cheer leader, rappresentante del comitato studentesco, perfino il posto di
capitano nella squadra di pallavolo.
Purtroppo, non si era limitata a
questo… Aveva reso pubblica la ragione del mio abbandono, facendomi deridere e
declassare dall’intera scuola e dall’interno quartiere.
Sospirai, ripensando a tutti quei
brutti ricordi. Lo squarcio nel mio cuore faceva ancora male quando ci pensavo.
Una lacrima sfuggì al mio controllo,
rigando il mio volto stanco e sciupato. L’asciugai
frettolosamente e tornai a guardare la strada davanti a me.
All’improvviso, un fruscio alle mie
spalle mi fece voltare di scatto, spaventandomi.
Scrutai nell’oscurità della stradina
ma non vidi nessuno, senza perder tempo, mi voltai per correre verso casa, ma
quando tornai sui miei passi, sbattei contro a quello
che mi sembrò un muro.
Caddi a terra, sbucciandomi le mani.
«Ma che diavolo ci fa qui un muro!?». Imprecai.
Con mio grande stupore, i miei occhi
incrociarono quelli di un essere oscuramente divino. Il lui c’era racchiusa una
tale bellezza da mozzare il fiato, ma la sua presenza era così cattiva e
minacciosa da inclinare il lato più affascinante di lui.
Era alto, la pelle era di un pallore
tale da assomigliare ad una perla, gli occhi erano due
profonde pozze nere, con qualche sfumatura di cremisi, corpo statuario.
I denti erano scoperti in un ringhio
basso e continuo. Era cupo ed in lui, non c’era alcuna
traccia d’umanità.
Indietreggiai tremando, arrancando
prima sui gomiti e poi sui palmi, sentii il mio volto irrigidirsi in una
maschera di puro terrore. Chi era quell’essere? Che cosa voleva da me?
«Dove scappi
bel bocconcino?». Parlò per la prima volta e quando lo fece, il sangue mi si ghiacciò
nelle vene.
La sua voce era acuta e stridula,
quella di un pazzo.
Non so come, riuscii ad alzarmi ed iniziai a correre dalla parte opposta alla sua, non ebbi
il tempo di fare più di tre passi, che si parò davanti a me.
Sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
«Non amo quando la mia cena tenta di
scappare, soprattutto quando sono così affamato». Ringhiò, leccandosi il labbro
superiore.
La sua cena?!
Sbarrai gli occhi ed
un urlo mi si fermò in gola.
Fu un attimo, mi prese per le spalle,
affondando i denti nella mia clavicola e trascinandomi al buio, lontana dalla
flebile luce dai lampioni.
Non ebbi né la forza né il tempo di
gridare, sulle prime provai a divincolarmi ma presto, le energie mi
abbandonarono.
Sentivo gli arti intorpiditi e non
credevo a quello che mi stava succedendo.
Il mio cuore rallentò ed i suoi battiti si fecero sempre più deboli, pompava
sangue sempre più a fatica, chiusi gli occhi stremata nel tentativo di tenerli
aperti.
La mia morte sarebbe sopraggiunta da
un momento all’altro e proprio quando sentivo le ultime forze scemare via da
me, quell’essere immondo venne strappato dalla mia
gola, provocandomi un dolore ancora più acuto, strappandomi via un pezzo di
carne.
Sentii solo più un vociare concitato
e un rumore di ferro strappato, prima di cadere definitivamente nel buio più
assoluto.