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Autore: Amalia89    28/07/2010    1 recensioni
Una Rosalie diversa, non ricca sfondata, non vanitosa… Una Rosalie che conosce i problemi di una vita senza lusso né sfarzi, una Rosalie, che scoprirà quanto una sola scelta sbagliata, possa rovinarle la vita.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rosalie Hale
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Bene bene, eccomi in contemporanea con due storie

Bene bene, eccomi in contemporanea con due storie!!! =). Anche questi capitoli non saranno molto lunghi, perché dovevo rispettare un limite massimo =).

Spero vi piaccia. Aspetto con ansia le vostre recensioni!

Un bacione.

Amalia

 

 

 

“Partecipante al contest Characters & Quotes indetto da Only_Me”;

 

 

 

Nick Autore: Amalia895

Titolo: Quando una scelta può cambiarti la vita

Personaggio scelto: Rosalie Hale

Citazione scelta: Nessuno riuscirà più a farmi del male; vincerò il dolore con la rabbia.(Melissa P)

Personaggi secondari (se presenti): Carlisle Cullen, Edward Cullen, Esme Cullen, Alice Cullen, Kim, Stive, Ariel Hale.
Pairing (se presenti):
Genere: Fantasy – Soprannaturale – Drammatico.

Rating: Verde
Avvertimenti: Flash-Fic 4 capitoli OOC
Intro/NdA: Una Rosalie diversa, non ricca sfondata, non vanitosa… Una Rosalie che conosce i problemi di una vita senza lusso né sfarzi, una Rosalie, che scoprirà quanto una sola scelta sbagliata, possa rovinarle la vita.

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 1

 

 

 

 

Passeggiavo tranquilla nei sobborghi di Seattle, il cielo era plumbeo e il vento portava con sé il tipico odore di acqua piovana, di lì a breve, sarebbe scoppiato un acquazzone in piena regola.

Accelerai il passo, stringendomi nella mia giacca.

Non mancava molto, al massimo un paio d’isolati. Era sera tarda e le strade cominciavano ad essere deserte.

Sentivo il vociare delle famiglie sedute a tavola, provenire dai palazzi circostanti, lo sbattere di posate sui piatti, la televisione a tutto volume sintonizzata su quiz o telegiornali.

Mi rabbuiai all’idea di tutte quelle persone felici, la mia vita non era così rosea.

Avevo appena diciassette anni e lavoravo in un pub, non molto distante da casa. Ero stata costretta ad abbandonare gli studi, a causa delle scarse finanze famigliari.

Dopo il licenziamento di mio padre, tutto era cambiato, certo prima non eravamo di certo ricchi, ma riuscivamo ad arrivare alla fine del mese.

Io ero l’unica a portare i soldi in casa, l’unica idonea al lavoro. Mia sorella Ariel, aveva solo sei anni ed ero io a preoccuparmi di insegnarle almeno a leggere e a scrivere, quando ne avevo il tempo. Mia madre era scappata, il giorno della sua nascita, abbandonando me e mio padre mentre quest’ultimo, si era ammalato gravemente appena un mese dopo che aveva perso il lavoro.

E così io, Rosalie Hale, avevo preso tutto in mano, ero maturata nel giro di pochissimo tempo o forse, lo ero sempre stata ma mai mi ero preoccupata di dimostrarlo.

Ero la ragazza più popolare della scuola, avevo lunghi capelli biondi e mossi, grandi occhi nocciola e un fisico, da fare invidia ad una modella.

Avevo molti amici prima o almeno, così credevo. Da quando me n’ero andata, nessuno si era più fatto sentire.

Ma quella che più di tutte mi aveva deluso, era Kim, la mia migliore amica.

Nemmeno una settimana era passata dalla mia dipartita, che subito aveva preso il mio posto in tutto; capo cheer leader, rappresentante del comitato studentesco, perfino il posto di capitano nella squadra di pallavolo.

Purtroppo, non si era limitata a questo… Aveva reso pubblica la ragione del mio abbandono, facendomi deridere e declassare dall’intera scuola e dall’interno quartiere.

Sospirai, ripensando a tutti quei brutti ricordi. Lo squarcio nel mio cuore faceva ancora male quando ci pensavo.

Una lacrima sfuggì al mio controllo, rigando il mio volto stanco e sciupato. L’asciugai frettolosamente e tornai a guardare la strada davanti a me.

All’improvviso, un fruscio alle mie spalle mi fece voltare di scatto, spaventandomi.

Scrutai nell’oscurità della stradina ma non vidi nessuno, senza perder tempo, mi voltai per correre verso casa, ma quando tornai sui miei passi, sbattei contro a quello che mi sembrò un muro.

Caddi a terra, sbucciandomi le mani.

«Ma che diavolo ci fa qui un muro!?». Imprecai.

Con mio grande stupore, i miei occhi incrociarono quelli di un essere oscuramente divino. Il lui c’era racchiusa una tale bellezza da mozzare il fiato, ma la sua presenza era così cattiva e minacciosa da inclinare il lato più affascinante di lui.

Era alto, la pelle era di un pallore tale da assomigliare ad una perla, gli occhi erano due profonde pozze nere, con qualche sfumatura di cremisi, corpo statuario.

I denti erano scoperti in un ringhio basso e continuo. Era cupo ed in lui, non c’era alcuna traccia d’umanità.

Indietreggiai tremando, arrancando prima sui gomiti e poi sui palmi, sentii il mio volto irrigidirsi in una maschera di puro terrore. Chi era quell’essere? Che cosa voleva da me?

«Dove scappi bel bocconcino?». Parlò per la prima volta e quando lo fece, il sangue mi si ghiacciò nelle vene.

La sua voce era acuta e stridula, quella di un pazzo.

Non so come, riuscii ad alzarmi ed iniziai a correre dalla parte opposta alla sua, non ebbi il tempo di fare più di tre passi, che si parò davanti a me.

Sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

«Non amo quando la mia cena tenta di scappare, soprattutto quando sono così affamato». Ringhiò, leccandosi il labbro superiore.

La sua cena?!

Sbarrai gli occhi ed un urlo mi si fermò in gola.

Fu un attimo, mi prese per le spalle, affondando i denti nella mia clavicola e trascinandomi al buio, lontana dalla flebile luce dai lampioni.

Non ebbi né la forza né il tempo di gridare, sulle prime provai a divincolarmi ma presto, le energie mi abbandonarono.

Sentivo gli arti intorpiditi e non credevo a quello che mi stava succedendo.

Il mio cuore rallentò ed i suoi battiti si fecero sempre più deboli, pompava sangue sempre più a fatica, chiusi gli occhi stremata nel tentativo di tenerli aperti.

La mia morte sarebbe sopraggiunta da un momento all’altro e proprio quando sentivo le ultime forze scemare via da me, quell’essere immondo venne strappato dalla mia gola, provocandomi un dolore ancora più acuto, strappandomi via un pezzo di carne.

Sentii solo più un vociare concitato e un rumore di ferro strappato, prima di cadere definitivamente nel buio più assoluto.

 

  
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