Erano le otto di mattina e uscendo dalla doccia il giovane Radke si copriva il corpo pallido e tatuato con un morbido accappatoio bianco, passandosi un asciugamano dello stesso colore sulla folta chioma corvina. Con i capelli ancora umidi comincio’ a vestirsi, indossando una semplice maglietta nera e un paio di jeans, se c’era una cosa certa era che le ragazze non guardavano come era vestito, non ne avevano il tempo perche’ immediatamente tutte si perdevano nei suoi occhi color nocciola, contornati da una spessa riga nera, non che a lui piacesse truccarsi ma almeno quel look gli procurava una buona dose di pupattole. Afferro’ lo zaino semi vuoto e comincio’ a scendere le scale rivestite da moquette rossa osservandosi intorno, constatando che suo padre era gia’ uscito. Osservando una seconda volta l’ora il moro si diresse nella sua modesta cucina e sorseggio’ una tazza di caffe’ con mezzo taost come colazione e usci’. Poteva benissimamente prendere l’autobus ma camminando almeno non ri sarebbe perso la brezza mattutina che gli scompigliava i capelli e i suoni della citta che creava la sua colonna sonora preferita di tutte le mattine. A piedi ci volevano soltanto quindici minuti da casa sua a scuola, e quando giunse vide il suo bel gruppetto di amici che lo aspettavano sulla gratinata dell’infrastruttura e assieme a loro anche un piccolo gruppetto di succulente ragazze, che quando lo videro arrivare, immediatamente esposero i loro bei sorrisetti affabili e vogliosi della sua attenzione
-buon giorno Ronnie- ginguettarono le donzelle all’unisono
-giorno a tutte. Avete sentito la mia mancanza?- domando’ spavaldamente mentre ginceva con i suoi bracci massicci e tatuati sulle spalle delle prime due che gli capitarono a tiro, le quali immediatamente arrossirono onorate della sua maestosa presenza mentre l’ego del ragazzo cresceva a dismisura
-allora Ronald. Pronto per la verifica di biologia?- domando’ ridacchiando Maxie, il suo “compagno di giochi”
-guadami Max, ti sembra che ho la faccia di uno che ha studiato ieri?- domando’ a sua volta il moretto prima di sentire la manina piccola e calda della castana abbracciata sulla sua sinistra poggiarsi sul suo petto
-se vuoi te lo passo io il compito?- chiese la giovane partendo per un viaggetto mentale di sola andata per “fantasylandia” quando Ron le rivolse un solo sguardo
-beh, allora credo proprio che dovro’ ricompensarti a dovere. Non trovi?- sussurro’ il tenebroso cucciandosi appena verso il suo viso, baciandole senducentemente il collo. Senti’ la pelle della ragazza fremere sotto le sue labbra mentre dentro il ragazzo si sentiva realizzato non era neanche entrato in classe che aveva gia’ fatto una bella conquista. Comincio’ ad aprire lentamente gli occhi mentre le sue labbra si fermavano lentamente, e quello che vide lo pietrifico’: con passo sicuro di se e spavaldo una giovane, mai vista nei dintorni, si avvicinava; aveva due gambe lunghissime e slanciate rivestite da un misero leggins blu, un bel seno prosperoso avvolto da una leggera maglietta bianca ricamato con merletto e un viso dai lieamenti delicatissimi e dolci, la pelle candida con due gemme verdi incastonate negli occhi mentre delle onde corvine le incorniciavano tutto quel ben di Dio. Per quanto le ragazze nella sua scuola potessero essere belle, nessuna ai suoi occhi poteva tuttavia competere con lei; continuando a fissalra non si rese conto che ormai stava salendo la medesima scalinata dove stava lui, ma quando vide che quei due occhi tanto belli e ammalianti gli rivolsero lo sguardo si senti’ folgorato. Era strano quello che stava provando, solitamente erano le ragazze a sentire il cuore battere forte, la tremarella e le guance bollenti, non lui
-uno schianto vero?- domando’ Max facendo allontanare le ragazze
-gia’...- rispose ancora imbambolato
-deve essere quella dell’Alaska- affermo’ l’amico guardandole avidamente il didietro mentre entrava all’interno dell’istituto; dal canto suo Ronal se lo guardo’ incuriosito
-dall’Alaska?-
-si, ti ricordi cosa aveva detto Tiffany?- gli domando’ mentre il moro rimuginava nei ricordi “Tiffany?... Ma chi e’ Tiffany?”
-e’ la presidentessa del consiglio studentesco Ronnie. Cazzo te la sei portata a letto l’anno scorso!- affermo’ il giovane Maxie scompigliandogli appena la chioma,
-ahh quella Tiffany! E che aveva detto?- come suo solito il moretto menti’, non si ricordava nulla della fantomatica Tiffany, anche se ci aveva passato una notte
-che si e’ dovuta trasferire parecchie volte..-
- perche’?-
-boh, non ne so molto. Comunque fatto sta che non se ne andra’ via senza che o io o te l’avremmo battezzata. Vero?- domando’ Maxwell con sguardo malizioso
-ovviamente- ridacchio’ Ronald prima di udire la campanella, e cominciare un ennesimo giorno di scuola nella sua vita egocentricamente perfetta.