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Autore: Risa_chan    30/07/2010    9 recensioni
Robin chiuse gli occhi e si lasciò cullare da quell’insolita musica. Per Nami suonava strano, eppure quel suono metallico continuo e costante, sempre uguale, aveva agli occhi di Robin un no so che di rassicurante. Rassicuranti come le stesse braccia che sferzavano quei colpi . Sentire qualcosa che rimaneva sempre uguale, per lei, dava certezza, la certezza che c’era qualcosa per lei di durevole e non passeggero. (Frobin)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Franky, Nico Robin
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice:
Questa è la m mia prima ff Frobin** si sente orgogliosa** e necessita  di qualche piccola precisazione. Veniamo subito al dunque.
E' ambientata dopo Thriller Bark, perchè è in quelle saga che mi sono accorta di questa coppia stupenda, e penso che sia il vero "inizio" della Frobin, per quanto nella saga precedente sia piena di indizi Frobin, o come diavolo si chiamano.  A me piacciono, e sinceramnto li vedo bene insieme per una serie di motivi del tipo, compatibilità di carattere, complicità e capacità di comprendere visto il passato simile (non uguale). ecc. 
Per questo ho deciso di scrivere questa storia, ma credo che sia ovvio ù.ù.
La storia vuole descrivere come si sviluppa il loro legame, come appunto si arriva ad un sentimento d'amore. Franky e Robin dopo gli avvenimenti TB, iniziano a capire che tra di loro esiste un legame più forte. Spero vivamente di esserci riuscita.
Prendo sia il punto di vista sia di Robin che del Cyborg.

OOC:  ho inserito quest'avvertimento essensialmente perchè ritengo sia Robin che Franky personaggi difficili da descrivere rimanedo in IC, sopratutto in coppia. Quindi, essendo la prima volta che scrivo su di loro, o voluto proteggermi da eventuali pestaggi é_é ma spero davvero di essere riuscita a rimanere IC il più possibile! ^.^

Ogni  vostra recensione è gratita!
Buona lettura
fanny87

 
Voglio vivere di Te




La navigazione procedeva tranquilla e molto lentamente a causa della mancanza di vento,  poco disposto a favorire il loro viaggio verso la prossima meta. In compenso, si fa per dire, faceva molto caldo, l’aria afosa comprimeva i polmoni, i vestiti si appiccicavano fastidiosamente alla pelle sudata.

Robin se ne stava  seduta   sulla sdraia,  riparata da un ombrellone, leggendo uno dei suoi libri di storia nonostante quella calura opprimente.
Sulla Sunny era difficile rimanere in pace a godere di un po’ di silenzio, data l’esuberanza  del capitano e dei suoi compagni. Tuttavia, quel giorno, il caldo era riuscito a sconfiggere anche   l’animo irrequieto e assetato d’ avventura   di Rufy crollato addormentato sul prato erboso della Sunny. Quel silenzio anomalo era rotto soltanto dai colpi di martello di Franky, intento  a costruire nel laboratorio qualche nuova diavoleria.
Robin chiuse gli occhi e si lasciò cullare da quell’insolita musica. Per Nami suonava strano, eppure quel suono metallico continuo e costante, sempre uguale, aveva agli occhi di Robin un no so che di rassicurante.  Rassicuranti come le stesse braccia che sferzavano quei colpi . Sentire qualcosa che rimaneva  sempre uguale, per lei, dava certezza, la certezza che c’era qualcosa per lei di durevole e non passeggero.
“eeeh! Che caldo che faaaaaaaaaa!” ululò Rufy svegliato da quel pisolinio.
Robin ridacchiò chiudendo e il libro, si alzò dallo sdraio osservando il suo capitano. Rufy  si grattò la testa guardando in giro ancora un po’ assonnato, ma  si accorse che il ponte era deserto.
“Ben svegliato Rufy.” Salutò la mora
Il ragazzo alzò la testa di poco e incontrò lo sguardo divertito ma stranamente dolce della donna.
“ Sanji ha preparato  limonata e bibite ghiacciate per tutti.  Sicuramente ne darà anche un po’ anche a te, Rufy.” Informò divertita Robin.
“ Sanjiiiiiiiiii voglio anch’io la limonata!” esclamò quello correndo verso la cucina.
 Il capitano era buffo, pensò fra sé. Ma era anche un ottimo capitano.
 In tanto ,  Franky continuava lavorale alla sua invenzione facendo   risuonare nell’aria i colpi di martello scandendo il tempo di quella giornata afosa.
Aveva preso un bicchiere di limonata per lui, sapendo che non se sarebbe rimasta molta al passaggio del capitano. Era ancora lì sul tavolo, così decise di portargliela personalmente.

Robin silenziosamente scese sotto coperta a curiosare un poco: Franky era  volto di spalle e non si accorse della sua presenza. Rimase lì ad osservare i movimenti ritmici ed instancabili di quelle spalle possenti, le stesse che l’avevano così prontamente protetta ad Enies Lobby.

 
Provò a scappare, nonostante le manette di agalmatolite marina,   cercò di correre  con quanto fiato in gola perché ormai aveva capito, lei voleva vivere, lei poteva vivere ed aveva un motivo per farlo, e doveva vivere: per i suoi  nakama, per il suo sogno.

Cadde.
 I marine avevano iniziato a sparare, ma qualcosa  improvvisamente impedì ai proiettili di arrivare, un ombra immensa si era pota tra lei e la morte.
Robin alzò lo sguardo , sorpresa, perché davanti a lei vide le possenti spalle di Franky.
Lui era lì per lei.
Non sapeva nulla di lei, eppure, era riuscito a leggerle dentro, a capire cosa veramente le faceva male, quello di cui più temeva. E questo le faceva paura.
Non riusciva nemmeno a capire perché Franky si ostinava a volerla aiutare, a volerla fare tornare a tutti i costi in quella ciurma che aveva deciso di abbandonare.
Si era arresa. Ma lui, la spingeva a continuare a combattere:  sul treno marino prima, nella torre della giustizia in seguito, e ora lì sul Ponte che portava alla porta della giustizia, Franky stava combattendo perché lei tornasse dai suoi,  stava combattendo per lei.
Perché? E una risposta non la trovava. Con la ragione almeno.
Tutto accadeva troppo velocemente:  Spanda, come lo chiamava Franky, venne colpito da un misterioso proiettile, così i suoi marine: era Usopp c lanciò tutte le chiavi che avevano raccolto.
Una, due, tre, quattro e alla fine quelle manette si aprirono: Era libera!
Robin per un momento si sentì mancare tuttavia c’era lì Franky pronto a sorreggerla.

Robin non poteva dimenticare nemmeno  quando finalmente Rufy sconfisse Rob Lucci, di come per sfuggire si erano gettati nella cascata.

Kokoro, la sirena, lanciò i fruttati sulla barca, Chopper e Rufy rovinarono a terra, mentre lei cadde fra le braccia di Franky.  Protetta di nuova dal suo corpo metallico.
    Ripensando  agli avvenimenti di  Enies Lobby, Robin si era ricordata di quanto  Franky  l’aveva aiutata, sorretta, protetta.  Per questo, forse, aveva finito per sentire tutto ciò che riguardava il carpentiere come protettivo e rassicurante. Anche il suono dei colpi del martello sul ferro delle armi che costruiva.
Non erano così, infondo, le sue bambine? Non erano forti e resistenti? Proprio come chi le costruiva.
Franky era così imponente, e a lei le cose imponenti le erano sempre piaciute. Per un momento ripensò a Sauro.
Fu in quel momento che il Cyborg si voltò e si accorse che Robin lo stava osservando lavorare. Con un dito alzò gli occhiali e guardò Robin perplesso.

“Tieni, è un po’ di limonata, ti rinfrescherà.” Disse sorridendo.

“Hmm…” borbotto lui prendendo il bicchiere che la donna gli porgeva. Con l’altra invece cercava di afferrare un fazzoletto di carta per asciugarsi la fronte madida di sudore, ma stranamente non lo trovava.
Una mano fiorì all’improvviso  con il fazzoletto e delicatamente tamponò la sua fronte sudata.
Robin sì ridacchiò, era troppo buffo con quell’aria imbarazzata, quasi timida. Si sedette elegantemente su un pezzo di ferro senza parlare.
“SUPER… ma niente è meglio di una cola fresca!” notò Franky poggiando il bicchiere sul pavimento.
Robin sembrava come ogni giorno, eppure non sembrava la stessa.
“Che c’è?” chiese spazientito.
“Niente” rispose lei.
Accavallò le gambe, sporse il busto verso di lui e appoggiò  il mento sulla mano,il gomito sulla gamba.

“Ti osservo. Mi piace vederti al lavoro.Non Posso?”

“Mpf…come vuoi”.

A lei non sarebbe mai riuscito a negargli nulla, dio solo sapesse perché.

La verità, quella più inconfessabile, era che Franky non avrebbe mai potuto rifiutare qualcosa alla donna che una volta gli aveva strizzato le palle per costringerlo ad unirsi ai pirati di Cappello di paglia. Per un uomo SUPER come lui era difficile superare lo shock.
Dopo essere riusciti a seminare il vice ammiraglio Garp, ripreso il viaggio vero e proprio, aveva provato a chiedere spiegazioni alla donna, anche  con un certo tono offeso. La risposta che ricevete lo spiazzò.

“fufu…  sei un tipo ostinato e ci avevano detto di usare le maniere forti, no?” rispose lei

“ Dopotutto  quello che hai fatto per farmi tornare, non potevo lasciarti fare una sciocchezza simile.” Continuò guardandolo negli occhi. Franky ne era rimasto ipnotizzato, quasi non potesse più staccare gli occhi dai suoi e pensare che aveva ragione.

Robin era diversa, lo sentiva, e fin da subito gli fu chiaro. Nonostante lei ere un pericolo per il mondo, nonostante il suo amato Tom  lo avesse avvertito di quanto pericolosa fosse,  Franky  aveva visto  ciò che si nascondeva dietro a quei occhi profondi e impenetrabili, e sapeva che Robin non era quello che dicevano e diceva di essere.

Aveva visto nei suoi occhi la stessa sua sofferenza, quella sensazione dilaniate di sentirsi colpevoli a tal punto di considerare anche la vita un crimine.
Franky si era ripromesso che non avrebbe più costruito Navi, aveva dato vita a qualcosa che aveva fatto del male gli si era rivoltata contro, Robin, voleva una verità, e il suo sogno l’aveva costretta a una vita impossibile.
Erano diversi, ma erano simili,
e rano complici. I loro destini si erano incrociati ancor prima  di conoscersi. Quel legame si era sempre più stretto correndo  fianco a fianco nei corridoi bui del castello a Thriller Bark. Ed era a certo che Robin sentisse la stessa cosa.

Franky riprese a lavorare al SUPER  cannone Battle Franky 73, così concentrato in ciò che stava facendo  da  non accorgersi più di nulla.
Continuò a lavorare senza stancarsi mai perché per lui tutto quello non era fatica ma era passione. Franky amava il suo lavorare e amava quello che costruiva mettendoci anima e corpo. Si compiva quasi una trasfigurazione quando Franky costruiva uno dei suoi progetti.
Era per questo che Robin piaceva osservarlo. Era un anima curiosa dopotutto, e quello per lei era qualcosa di interessante e affascinante: un attaccabrighe, scontroso, che andava in giro in mutande e in camicia Hawaiana e per giunta scoppiava in lacrime tutte le volte che sentiva una storia commovente, quando lavorava ad una nuova invenzione si trasfigurava dalla felicità che provava; si, tutto quello secondo Robin era dannatamente bello.

Era la stessa felicità, lo stesso stupore che compariva nel suo viso ogni volta che un nuovo pezzo di storia trovava il suo posto nel enorme puzzle di quel passato taciuto, lo stesso inspiegabile appagamento che provava Robin nel seguire il suo sogno.

Robin ripensò  all’ultimo  poignee griffe trovato nel l’isola del cielo, al messaggio lasciato da Gold Roger e alla sensazione che aveva provato.
Si diede della sciocca, perché arrivata ad Water Seven aveva dimenticato quella sensazione, e aveva permesso all’oscurità di prenderla di nuovo.

“Vivere non è una colpa!”


Quella frase sussurrata l’aveva colpita  al centro della sua ferita, per Franky  lei era una persona semi sconosciuta eppure era riuscito a cogliere la paura più profonda, i motivi del suo comportamento grazie alla sua capacità di capire gli altri.

Per la prima volta, dopo i suoi compagni, trovò qualcuno capace di scuoterla a tal punto da far vacillare le sue convinzioni.
Robin sorrise.
Si alzò e si avvicinò a Franky,  si sedette in modo che le loro schiene combaciarono perfettamente.
Quel gesto improvviso fece sussultare il cyborg che rimase con un braccio alzato, il martello in mano, i suoi occhiali scivolarono dal naso, ma una mano comparsa dal nulla impedì loro di frantumarsi al suolo.
 “Ma cosa..”
“Shhhhhhhh” lo azzittì lei.
Rimasero in mobili così per un po’, potevano sentire il loro rispettivo profumo: Robin odorava di fiori, un gusto dolce. Delicato al contempo deciso, ipnotico come i movimenti eleganti del suo corpo. Franky sapeva di cola e metallo, forte e frizzante.
“Sono felice che ti sei unito alla ciurma.” Disse dopo un po’ Robin.
“Mpf … non avevo molta scelta … non potevo lasciare una nave SUPER come questa nelle vostre mani.”
“Fu,fu,fu.. solo per questo motivo,Franky?”
Il Cyborg arrossì e prese a tossicchiare.
Era una donna diabolica nel vero senso della parola, ed era una persona straordinaria, o meglio ,una donna SUPER, proprio come lui.
   
 
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