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Autore: Guessstar    31/07/2010    6 recensioni
Eri tutto per me, eri la mia famiglia, la mia vita, il futuro che avevo scelto, purtroppo io non farò più parte del tuo futuro, perchè c'è un ostacolo molto più grande di Victoria, il mio cuore. Sparisci Edward.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI.

 

 

 

 

Per tutto il viaggio, dopo esserci entrambi sfogate e dopo aver ripreso a camminare, parlammo di cose futili. Mi maledissi mentalmente quando feci entrare in campo l’argomento shopping.

«A proposito, con il passare del tempo il tuo gusto estetico non è affatto migliorato» i suoi occhi perquisirono tutto il mio corpo, facendo caso a ogni minimo particolare, quando ebbe finito sui suoi occhi spuntò una scintilla di euforia «anzi, vedo che sei migliorata parecchio» un ghigno beffardo le si dipinse sul volto.

Per un attimo la guardai stralunata, solo dopo qualche secondo mi accorsi che si riferiva ai vestiti di Tanya «Non sono miei, ma me li ha prestati Tanya, ha detto che lei non li metteva e quindi potevo prenderli io».

Rimase chiaramente delusa dalla mia risposta, ma finse un tono indifferente «Ah, ecco. In effetti, il tuo gusto personale non poteva mica arrivare alle stelle in soli otto mesi, ci vuole molto tempo per dare un carattere a quello che indossi, anche un minimo straccio può far sì che la gente sappia con chi ha a che fare…» arrivata a quel punto sapevo che non era richiesta la piena partecipazione e così mi persi nei miei pensieri, cadendo lentamente in un sogno rilassante e privo di sogni.

 

«Finalmente ti sei svegliata! Sai? Non è molto piacevole sapere di essere usata come un sonnifero» sbottò irritata.

Sorrisi malignamente «Non è colpa mia se quando attacchi a parlare non la smetti più!»

«Certo, certo, comunque stiamo quasi arrivando» la sua voce ritorno trillante come il solito.

D’un tratto fui presa dall’ansia come il giorno prima, un’ansia dovuta al fatto che molto presto lo avrei rivisto. Mille farfalle cominciarono a vorticare furiosamente nel mio stomaco, provocandomi una bellissima sensazione di leggerezza.

«Alice, prima di arrivare… non dire a nessuno quello che ti ho detto, non voglio che lo sappiano, tantomeno lui. Non deve assolutamente saperlo».

La sua espressione si fece improvvisamente seria, i suoi occhi ambrati colpirono prepotentemente i miei, legandoli a sé «Bella… non so se posso farcela, a nasconderlo a Edward, non so se riuscirò a non pensarci, non posso ignorare che tra poco non ci sarai più. Mi stai chiedendo troppo» era afflitta, in completa agonia.

«Invece devi ignorare tutto, fa finta che invece di morire, andrò all’università, in un posto lontano, e non potremo più vederci, ma sai che sarò felicissima, e questo ti basta per essere felice anche tu», magari sarei potuta andare all’università, non ci sarei andata nemmeno per un giorno.

«Okay, ci proverò, te lo prometto, ma devi parlargliene, soprattutto a lui, non puoi mentirgli»

«A che scopo? Non servirebbe a nulla, domani ripartirò per Forks, e questa volta sarà realmente come se non fossi mai esistita, anche perché, a differenza di Edward, io non esisterò più nel vero senso del termine»

«Non fare la stupida, tu non starai solamente un giorno»

«Invece sì» risposi decisa.

Lasciò cadere il discorso “concentrandosi” sulla guida.

«Ah, Alice?»

«Sì»

«Quando arriverà il momento…» lasciai cadere la frase.

Mi sorrise mesta «ti avvertirò, è il minimo che io possa fare».

Le sorrisi e volsi lo sguardo al panorama esterno, le prime case cominciavano a farsi vedere, erano tantissime ville lussuose, la maggior parte con piscine e grandi giardini, era un ambiente perfetto per i Cullen.

L’auto imboccò un vialetto che portava in una zona isolata, lontano dal mucchietto di case. Ci inoltrammo in quello che sembrava un bosco, ma non era come quello di Forks, c’erano meno alberi, la zona era piccolissima. Quei pochi alberi si diradarono ancora di più, lasciando spazio e una meravigliosa villa che non aveva nulla da invidiare alla casa Blanca. Di fronte la villa, un meraviglioso giardino, curato alla perfezione, ricco di vari fiori, riconobbi le fresie e le peonie.

«Siamo arrivate» mi avvertì Alice con un sospiro, togliendo le chiavi dal riquadro dell’auto.

Non c’erano parole per descrivere il turbine di emozioni che celavo dentro di me. Avevano già sentito il mio odore? Si erano già accorti che mi trovavo a pochi metri da loro? Lui era a casa?

Alice rispose alle mie domande, quasi come mi avesse letto nel pensiero «Carlisle, Esme, Edward e Rose erano andati a caccia per il week-end, ritorneranno tra un paio d’ore, ci sono solo Emmett e Jasper…» nessuno di noi due accennava a scendere dall’abitacolo, Alice chiuse gli occhi e cominciò a massaggiarsi le tempie.

«Alice, tutto bene?»

«Sì, sto solo cercando di pensare a come raggirare Edward e Jazz, non è molto facile mentire, specialmente nella nostra famiglia»

«Mi dispiace, probabilmente sto commettendo un gravissimo errore, e ti sto costringendo a mentire, ma non mi pento di quello che sto facendo…»

Un sorriso di comprensione  si fece largo sul suo volto «non preoccuparti, per te farei qualsiasi cosa»

«Bene, ora scendiamo da questa maledettissima auto e andiamo a salutare Emmett e Jasper»

Il suo tono si fece scherzoso «Ehi! Non insultare la mia porsche!»

Scendemmo dall’auto, Alice entrò subito in casa, svelta come un fulmine, io invece camminai a passo lento e indeciso.

Tutta la sicurezza avuta un attimo prima, stava scemando, ad ogni passo, l’insicurezza aumentava, specialmente adesso che ero sola. mi sembrava tutto un sogno, stavo finalmente raggiungendo la meta che avevo tanto ambito nell’ultimo anno.

Lentamente, salii i gradini del portico, sempre più vicina alla porta d’ingresso.

«Alice! E chiudila questa maledetta porta!» mi ritrovai davanti Emmett, nonostante il tono di voce di prima facesse capire che fosse parecchio irritato, i suoi occhi erano vuoti, la sua espressione indifferente. Quando si accorse della mia presenza, la sua espressione cambiò radicalmente, lasciando spazio all’euforia e alla sorpresa. Non ci pensò una volta prima di prendermi in braccio e girando su se stesso, urlando di felicità.

«Bella! Non posso crederci! Dimmi che sei vera!»

Quanto mi era mancato il mio fratello- orso! Mi lasciai andare in una sonora risata «Eccomi qua Emmett! In carne e ossa!»

Mi lasciò andare e cominciò a guardarmi estasiato, arrossii violentemente di fronte a tutte le attenzioni che mi stava riservando, così cercai di distrarlo.

«Allora? Non mi fai entrare?» dissi fintamente offesa.

Mi cinse le spalle con un braccio e mi fece entrare in casa «Benvenuta a casa, Bella!»

Entrai nell’ampio salotto, tipicamente caratterizzato da toni chiari, l’arredamento era molto simile a quello della casa precedente, ma un po’ più sfarzoso, ovviamente questa volta si avvertiva lo zampino di Alice nella scelta dei mobili.

Mi voltai e vidi Jasper scendere le scale, in tutta la sua eleganza, mano nella mano con Alice, che sorrideva raggiante.

«Bella!» mi venne incontro lentamente e mi abbracciò calorosamente «è bello riaverti tra noi, davvero», mi resi conto che anche lui mi era mancato, nonostante non avessimo mai avuto un ottimo rapporto.

«Grazie Jasper,  è bello rivederti»

Mi sorrise ed io non potei fare altro che ricambiare.

Quel momento fu interrotto dalla risata chiassosa di Emmett che mi prese in braccio e cominciò a volteggiare per tutto il salotto.

«Emmett! Basta, rimettimi giù» urlai divertita, ma lui non accennava a farmi scendere. Era felice come un bambino che ritrovava il suo giocattolo dopo averlo abbandonato per tanto tempo, rendendosi conto che nulla avrebbe potuto sostituirlo.

Avrei continuato a ridere con lui per ore, se non fosse stato per l’improvviso dolore al petto che mi colpì violentemente. Per un attimo il mio respiro si fermò e la testa cominciò a vorticare furiosamente, l’unica cosa che riuscii a vedere fu lo sguardo allarmato di Alice, aveva visto che da lì a poco sarei svenuta se Emmett non avesse smesso.

«Emmett, basta, mettila giù» urlò la ragazza disperatamente.

Emmett si bloccò di colpo, soffermandosi a guardare il mio viso, cercai di  sorridergli per rassicurarlo, ma tutto quello che riuscii a fare si ridusse in una smorfia di dolore.

«Falla sdraiare sul divano, subito!»

Ubbidì ad Alice e mi poggiò sul divano, continuando a guardarmi con aria preoccupata.

«Che gli prende?» Jasper fu subito vicino a me con un bicchiere d’acqua in mano.

«Nulla… sono semplicemente… stanca» riuscii a sussurrare.

Accostò il bicchiere alla mia bocca e mi aiutò a bere. Il dolore al petto si dissolse lentamente e tutto riacquistò la forma precedente.

Mi misi seduta sul divano, gli occhi di tre vampiri mi guardavano allarmati.

«è tutto apposto, ho solamente avuto un mancamento» sussurrai.

«Sì, sì… certo» sussurrò Alice talmente piano che la sentii a malapena, ma ero sicura che quelle parole non fossero scappate all’orecchio dei fratelli.

Le lanciai un’occhiata omicida, che lei ricambiò con una smorfia. Mi fidavo di Alice, ero sicura che non lo avrebbe detto a nessuno.

 

Le ore passarono veloci, tutti mi raccontarono come avevano passato il periodo lontano da Forks. Questa volta andavano tutti all’università, Edward e Alice frequentavano filosofia, Emmett e Jasper biologia, mentre Rosalie ingegneria meccanica, per l’ennesima volta.

 Edward sarebbe arrivato da lì a poco.

«Stanno arrivando» annunciò Alice «aspettalo nel retro della casa» mi guidò nel giardino del retro e mi fece sedere su una panchina.

«Sei pronta?»

«Devo esserlo» sussurrai decisa.

«Sono qui, hanno appena imboccato il vialetto» detto questo se ne andò, lasciandomi da sola con i miei pensieri.

Tra meno di un minuto avrei rivisto Edward, questo bastava a farmi andare in iperventilazione. Il mio respiro era accelerato, gli occhi erano lucidi, le labbra tremavano, insieme alle mie mani, le farfalle si erano quadruplicate, provocandomi un enorme blocco all’interno dello stomaco.

Mi presi la testa tra le mani e cominciai a inspirare ed espirare lentamente, cercando di calmarmi, ma non ci riuscivo, era tutto inutile, avevo una tempesta dentro.

Cos’ avrebbe detto quando mi avrebbe visto? Sarebbe stato felice, arrabbiato, indifferente? Mi avrebbe riportato subito a casa oppure mi avrebbe permesso di stare un giorno con loro?

Il rumore di un motore che si arrestava davanti casa, poi più nulla.

Non riuscivo a stare ferma, mi alzai e cominciai a passeggiare in circolo, tenendomi la testa tra le mani e scostando i capelli dal mio viso. Pochi secondi e sarebbe stato di fronte a me. Cosa gli avrei detto? Come mi sarei comportata? Era tutto da vedere.

I miei ultimi giorni felici dipendevano dalla sua reazione.

Ero ancora in tempo ad andarmene, mi sarei inoltrata nel bosco, Alice mi avrebbe visto e avrebbe capito la mia scelta, ma… anche Edward lo avrebbe visto dato che si trovavano nella stessa stanza. Era una pessima idea la mia, ovvio che ormai non avevo nessuna possibilità di scelta…

Una mano fredda si posò sulla mia spalla, e a quel contatto sobbalzai per la potente scarica di elettricità che arrivò in tutto il corpo.

Era lui.

Rispondo alle recensioni:

AuroraTwilight: Grazie davvero, quando ho cominciato a scrivere questa storia non avrei mai creduto che potessi arrivare a ricevere complimenti come i tuoi, sono davvero molto lusingata e felice che riesca a trasmettere emozioni tramite i miei scritti. Ti ringrazio per  recensire sempre i miei capitoli. Un bacio.

giova71: Boh, non posso dirti nulla, ma dal prossimo capitolo potrai avere qualche risposta alle tue domande, spero tu continui a seguirmi. Un bacio anche a te. Ciao!

Vampire_Twilight: già, Alice sa tutta la verità, hai ragione, è una cosa molto triste sapere che da un giorno all'altro puoi morire. Speriamo che questo non accada anche a Bella ;)

bellina97: ihihih, non credo che a Edward basti impiccarsi per morire xD. Grazie per aver recensito. Un bacio!

 

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