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Autore: Drops of Jupiter    31/07/2010    1 recensioni
Charlotte era una ragazza come tante, prima che la sua vita prendesse una piega diversa: dopo la morte della madre il lavoro che ha non le basta più per tirare la fine del mese, ed è costretta a prostituirsi per riuscire a racimolare altro denaro. Ma la sua vita non sarà tutta rose e fiori, le prostitute hanno regole ben precise, una delle quali è fondamentale: è vietato innamorarsi dei propri clienti. Ce la farà Charlotte a rispettare queste regole?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 « Vuoi sapere qual è la verità sul tuo conto? Sei una fifona, non hai un briciolo di coraggio, neanche quello semplice e istintivo di riconoscere che a questo mondo ci si innamora, che si deve appartenere a qualcuno, perché questa è la sola maniera di poter essere felici. Tu ti consideri uno spirito libero, un essere selvaggio e temi che qualcuno voglia rinchiuderti in una gabbia. E sai che ti dico? Che la gabbia te la sei già costruita con le tue mani ed è una gabbia dalla quale non uscirai, in qualunque parte del mondo tu cerchi di fuggire, perché non importa dove tu corra, finirai sempre per imbatterti in te stessa »

da "Colazione da Tiffany"



Charlotte non era mai stata brava a mentire: tutte le volte che aveva provato a vivere di bugie s'era improvvisamente ritrovata con le spalle al muro, quasi gli altri le potessero leggere in faccia che stesse mentendo. E anche quella volta non era riuscita a mentire come avrebbe voluto.
"Sei sicura di quanto stai affermando, Charlotte?"
"Sicurissima, Danielle" rispose Charlotte, dopo aver adagiato la sigaretta nel posacenere che stava al centro del tavolo. Cercava di mostrarsi indifferente alle insistenti domande dell'amica, ma faticava a resistervi. Tuttavia non aveva intenzione di cedere, non quella volta: non aveva intenzione di lasciarsi scappare nemmeno un dettaglio riguardante la sera precedente, altrimenti Danielle avrebbe rischiato di trasformarsi in un ciclone impazzito di domande e indiscrezioni.

La sera precedente Charlotte e Danielle avevano partecipato ad una festa organizzata da un collega di Danielle, uomo dell'alta società proprietario di una villa lussuosissima ubicata a qualche chilometro da Parigi. Era una di quelle feste dove immancabilmente si finisce per ritrovarsi fuori posto: fra maggiordomi, tartine al caviale e champagne, Charlotte non era riuscita a trovarsi a suo agio fin dal primo momento, sebbene sapesse che a fine serata avrebbe raccimolato un gruzzolo non indifferente senza bisogno di trattenersi in quel luogo fino al mattino.
Charlotte infatti era abituata ad adeguarsi e a sopravvivere con poco: le feste a cui generalmente prendeva parte erano più che altro carnai all'interno di bordelli straripanti di marpioni e di prostitute alla ricerca della fortuna. Non che Charlotte fosse diversa, intendiamoci. Aveva iniziato quel mestiere all'età di diciotto anni, quando la madre, ammalata di tumore al seno, era stata ricoverata in un ospedale di Orlèans e morta sei mesi dopo, lasciandole un appartamento sulle spalle da portare avanti. All'epoca la vita a Parigi costava meno cara rispetto oggi, ma già allora i costi non erano indifferenti, e l'umile lavoro di segretaria che era riuscita ad ottenere grazie all'intervento di un vecchio compagno di scuola non le bastava nemmeno per pagare la bolletta della luce, figuriamoci per l'affitto.
Charlotte aveva sempre disdegnato quel lavoro, considerando le prostitute come appartenenti ad un rango sociale di almeno dieci volte inferiore a quello cui appartenevano lei e la sua famiglia, era convinta che quelle donne, prive di ogni forma di pudore, non fossero considerate altro che merce da utilizzare al momento del bisogno, e che i soldi che raccimolavano lavorando di notte non fossero altro che soldi neri e sporchi. Sfortunatamente, non aveva avuto modo di ricredersi: la sua vita da prostituta non era altro che una monotonia di sesso senza amore, un rituale consueto e sempre identico volto a raccimolare una cinquantina di franchi a prestazione.
Le altre prostitute avevano spiegato alla giovane Charlotte lo scopo del loro mestiere: essere prostitute non era facile. Richiedeva un fisico prestante, prosperoso ed attraente, e soprattutto il segreto stava nell'amore: una prostituta non poteva innamorarsi, non ne aveva il diritto, gli uomini  dovevano essere tutti uguali, soltanto una fonte di guadagno, null'altro.
Tuttavia le cose erano cambiate dopo quella festa: Charlotte aveva conosciuto Axel. Axel era il figlio di Monsieur Vilestrain, uno degli uomini più ricchi di tutto il paese. Vilestrain apparteneva a una antica famiglia di latifondisti che s'era arricchita grazie alla colonizzazione in Africa dell'Algeria. I loro possedimenti in quella terra avevano fruttato a talpunto che i loro guadagni avevano avuto un'impennata improvvisa, consentendo così in poco tempo ai Vilestrain di risalire parecchi gradini della scala sociale, e di iniziare a prender parte alla vita di corte.
Axel Vilestrain aveva vent'anni e poco interesse per la società cui apparteneva: aveva iniziato a prestare servizio militare nell'esercito francese l'anno precedente, sotto consiglio del padre, che non gli aveva offerto altre alternative oltre alla diseredazione. Il giovane Vilestrain era in congedo per circa due settimane, così il padre l'aveva costretto a prender parte alla festa e a divertirsi con una delle prostitute. Secondo il padre di Axel, il giovane avrebbe dovuto ritrovarsi a letto con Danielle, tuttavia egli scelse di passare un'intera notte con la neoprostituta Charlotte.

"Charlotte, a cosa stai pensando?" domandò Danielle, interrompendo il flusso di pensieri di Charlotte, che s'era estraniata dal mondo a furia di ripensare alla sera precedente. Charlotte aveva ancora il volto di Axel stampato nella mente, quasi fosse stato impresso a fuoco in modo indelebile. Ma non poteva certo dirlo a Danielle: Danielle le aveva insegnato che una prostituta non può provare sentimenti, per lo meno non può provarne verso gli uomini.
"Nulla, nulla, pensavo che dovremmo partecipare più spesso a feste dell'alta società, i guadagni ne hanno giovato parecchio" rispose Charlotte con disinvoltura, dando l'ultimo tiro alla sigaretta per poi spegnerla con forza nel posacenere, ormai colmo di cenere grigiastra.
"Credo che andrò a letto, sono stanca. Buonanotte"
Charlotte si congedò da Danielle, lasciandola sola con i suoi pensieri e le sue preoccupazioni.

La mattina seguente Charlotte s'alzò particolarmente di buon umore: da quando la madre se n'era andata per sempre non le era mai successo.
"Ti trovo particolarmente di buon umore" constatò Danielle, mentre addobbava la tavola con tovagliette e briosche alla marmellata fresche.
"Effettivamente ho dormito piuttosto bene" replicò a sua volta Charlotte, dopo essersi seduta a tavola ed aver preso a mangiare con tranquillità la sua briosche. Charlotte adorava le briosche che Danielle ogni mattina si procurava agli Champs-Élysées, l'aiutavano a iniziare la giornata con una marcia in più.
"Caffellatte?"
"Sì, grazie"
Danielle mise sul fuoco la moka, e l'aroma di caffè si diffuse per la casa. La donna tornò poi a sedersi al tavolo, guardando con insistenza Charlotte.
"Che c'è?" chiese quest'ultima nascondendo un velo di irritazione.
"Stavo ripensando a quello che ci siamo dette ieri sera"
"E quindi?" incalzò Charlotte, nella vana speranza che Danielle non cominciasse a fantasticare come al solito su una insignificante frase da lei pronunciata senza secondi fini.
"E quindi ho come l'impressione che tu ti sia innamorata"
Charlotte la guardò con gli occhi sbarrati, prima di inscenare una delle sue risate più credibili.
"Io, innamorata? Non sei stata forse tu a dirmi che una prostituta non può innamorarsi?" domandò con tono ovvio, sperando che Danielle abboccasse. Ma Danielle conosceva quel mestiere meglio di Charlotte, così come conosceva meglio anche la vita. Aveva quasi vent'anni di esperienza più della giovane prostituta, sufficienti a permetterle di poter sostenere di conoscere un pò meglio gli uomini. E le paturnie delle donne.
"Non sei stata forse tu a parlare di Axel?"
"E' stato l'unico cliente che ho avuto quella sera" replicò Charlotte scocciata, cercando di dare un taglio a quella conversazione.
"Non ti sei sforzata nemmeno di cercarne altri"
"Mi ha dato soldi a sufficienza per coprire tutte le ore, anzi, me ne ha dati anche di più"
"Potevi approfittarne"
A quel punto della discussione Charlotte battè nervosamente i pugni sul tavolo, lanciando un'occhiata sprezzante a Danielle, che trovò conferma delle proprie convinzioni in quel comportamento così esasperato. Poco dopo Charlotte lasciò la stanza, sbattendosi alle spalle la porta d'ingresso, maledicendo Danielle e le sue solite insinuazioni.



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Questa storia mi è venuta in mente dalla lettura di un libro che ho letto di recente, libro di Isabel Allende, l'isola sotto il mare. Spero vi piaccia. Fatemi sapere (:
La citazione iniziale fra virgolette è tratta dal film colazione da Tiffany.
  
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