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Autore: Alebluerose91    31/07/2010    4 recensioni
Cosa succederebbe se si andasse a letto con il proprio migliore amico, essendo entrambi già impegnati?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusate il ritardo, ma ero in vacanza a Sant'Antioco un paio di giorni :p questo capitolo non è un granchè, ma è  introduttivo, serve a capire alcune cose. Ditemi cosa ne pensate!! Ringrazio tutti quanti, anche chi ha solo letto il prologo!



1

 

 

 

Sei mesi prima.

 

 

Era una luminosa mattina di Ottobre. Faceva freddo, nonostante il cielo fosse terso, di un blu cobalto, e il sole irradiasse la terra con tutto il suo splendore.

Era una giornata importante.

Mi trovavo davanti alla porta della casa del mio migliore amico Luca, e stavo aspettando che mi aprisse.

Dato che la sua porta era in vetro, ne approfittai per sistemarmi i lunghi capelli castano chiaro che, a causa del vento, giacevano disordinati sulle mie spalle.

Quel giorno dovevo essere perfetta.

Finalmente sentii la serratura scattare, e la porta si aprì velocemente. Dietro di essa c’era Luca, gli occhi nocciola illuminati da una strana emozione. Mi sorrise, complice.

«Anna, ti aspettavo, entra» disse, facendomi cenno di varcare la soglia.

Mi trasmise la sua emozione ed entrai dentro la sua casa, per me così familiare.

«È tutto pronto?» gli chiesi, mentre sistemavo il cappotto nell’appendiabiti.

«Non ancora» cominciò lui, «Ma Davide mi ha dato una mano a sistemare il pacchetto dell’anello». Sorrise, imbarazzato, «Non sono molto bravo a incartare le cose».

«Posso vederlo?» l’emozione traboccava dalla mia voce. Un anello di fidanzamento! Era sempre stato il mio sogno poterne vedere uno.

Luca ridacchiò, scuotendo il capo. «Lo vedrai quando lo aprirà».

«E va bene!» acconsentii.

Mi prese per mano, portandomi verso la stanza dove Davide, il mio ragazzo e migliore amico di Luca, stava finendo di arricciare il nastro con cui il pacchetto dell’anello era legato saggiamente.

Quando arrivammo il suo sguardo si posò prima su di me, poi su di Luca, poi sulle nostre mani giunte. Capii al volo il significato di quello sguardo e sciolsi le dita da quelle del mio amico.

Davide era sempre stato così: assurdamente geloso e possessivo. Ormai, in tre anni avevo imparato a sopportare quel lato del suo carattere. Eppure  avrebbe dovuto capirlo che io e Luca eravamo solo amici. Anzi, lui era come un fratello maggiore, per me, e certe dimostrazioni d’affetto non mi dispiacevano per nulla.

Ero sinceramente contenta che di lì a poche ore tutti noi saremo stati riuniti per il fidanzamento ufficiale tra Luca e Stefania, la sua ragazza.

Stefania era quella che io definivo la mia migliore amica. Era alta, più di me, aveva lunghi capelli rosso rame, due splendidi occhi verdi e un grande cuore. Era molto matura, razionale, potevo raccontarle tutto quello che mi accadeva, e lei sapeva darmi una visione globale e ragionata della situazione. Mi piaceva proprio e avevo seguito la sua storia con Luca sin dagli esordi.

Ero molto affezionata a loro, per questo ero contenta che si sarebbero sposati.

Ormai stavano insieme da quattro anni, ed entrambi avevano venticinque anni: erano più grandi di me di ben cinque anni, eppure, stando con loro, la differenza si notava appena.

Davide posò il pacchetto sulla scrivania di Luca e venne verso di me.

Mi diede un leggero bacio sulla guancia, sussurrandomi un carezzevole “ciao” all’orecchio.

Abbassai lo sguardo, imbarazzata. Non sapevo perché, ma quel suo tono possessivo mi irritava parecchio. Dov’era finito il brivido che avevo sempre provato?

Gli mormorai un “ciao”, appena accennato, in risposta.

Mi scrutò con i suoi occhi d’ambra cercando in me quello che, lo sapevo, non avrebbe trovato.

«Come mai sei qui?» il tono della sua voce aveva una sfumatura d’ira, anche se non capivo perché potesse avercela con me.

«Devo aiutare Luca con i preparativi, Stefania e gli altri saranno qui tra qualche ora.» ressi il suo sguardo. Perché accidenti mi stavo giustificando? Non ne avevo bisogno.

Davide annuì, poi mi passò accanto, uscendo dalla camera di Luca.

Lo vidi sparire dalla porta.

Da quanto tempo era che non mi abbracciava più?

Da quanto non mi faceva sentire la persona più importante della sua vita?

Da quanto era che non mi guardava con occhi innamorati?

Abbassai lo sguardo ancora una volta, cercando di trattenere le lacrime. Non volevo scoppiare a piangere di fronte a Luca.

«Anna...»

Finalmente, il mio migliore amico mi chiamò. Alzai gli occhi, puntandoli sui suoi, nocciola.

Sentii una fitta al cuore, come se una lama ghiacciata lo avesse trapassato per un breve, lungo attimo.

Stefania era così fortunata... Ma si sapeva, io non avevo mai avuto una grande fortuna con gli uomini.

Sospirai, e con tutta la mia buona volontà gli rivolsi un sorriso, per quanto debole e tirato potesse essere.

Non volevo parlare a Luca della mia degradante storia con quello che avevo creduto l’uomo della mia vita.

«Sto bene.» mentii, allargando ancora di più il falso sorriso.

Le sopracciglia di Luca si corrugarono, ed assunse un’espressione triste. Sussultai: ma che stavo facendo?

«No, Luca! Non essere triste per me, è tutto okay, davvero!» esclamai, scuotendo le mani in avanti, «Devi pensare a Stefania e a quanto sarete felici insieme...»

Mi sfuggì un singhiozzo. Cos’era tutta la tristezza che provavo? Una leggera, piccola stilla salata abbandonò il giaciglio dei miei occhi, per scivolare con velocità sulle mie gote arrossate.

In meno di un secondo mi trovai stretta tra le braccia di  Luca.

Luca...

Cominciai a piangere. Erano lacrime di invidia. Perché anche io non potevo essere felice come loro?

Il mio migliore amico mi carezzava i capelli con dolcezza. Le sue braccia mi infondevano un calore davvero piacevole.

«Anna, sei una ragazza speciale. Troverai qualcuno degno di te.» disse così, mentre mi posava il palmo caldo della mano sul mio viso coperto di lacrime. Mi scostai da lui, e i nostri sguardi si incrociarono.

Lui... sapeva tutto? Cosa gli aveva detto Davide della nostra storia? I miei occhi si riempirono di muto sgomento, mentre mi scrutava con estrema dolcezza. Mi carezzava il viso, dolcemente, e al tocco delle sue dita delicate sentivo la mia pelle ardere. Era da troppo tempo che qualcuno non mi trattava con così tanta premura, sembrava quasi che non ne fossi più abituata.

Suonò il campanello, e mi staccai bruscamente dalla sua stretta. Mi guardò per un’ultima volta, poi anche lui uscì dalla porta.

Osservai la sua stanza, poi mi sedetti sul letto, il cui materasso sprofondò sotto i miei cinquanta kg.

Sapevo bene che avrei dovuto essere felice per Luca e Stefania, ma proprio non ci riuscivo.

Non facevo che pensare a Davide e alla sua freddezza. Ormai l’unico modo che aveva per dimostrarmi il suo amore erano le sue eterne scenate di gelosia. Eppure...

Eppure, ci eravamo amati così tanto...

No, non era giusto. Perché doveva finire così? Ricordo ancora la prima volta che ci eravamo incontrati: al mare di notte, il rumore della risacca sugli scogli, il profumo della salsedine e la luna piena, alta nel cielo. E io e lui, freschi d’amore, avevamo visto l’alba nascere.

Soppressi una nuova crisi di pianto.

Mi facevano così male quei ricordi, eppure ero stata così convinta che l’avrei amato per tutta la mia vita.

È incredibile quanto tutto possa cambiare in un solo attimo.

Sulle labbra avevo ancora il sapore del nostro primo bacio, e se mi concentravo ero certa che avrei potuto sentire sulla le sue mani calde e dolci che percorrevano la mia pelle nuda...

Chiusi gli occhi, lasciando che le lacrime mi inondassero il volto di un’amara consapevolezza; mi abbracciai, cercando di donarmi quel calore che mi mancava.

Davide... dopotutto, speravo ancora in noi.

Passò qualche ora e io non cambiai posizione. Guardavo la porta, in attesa che Davide venisse da me ad abbracciarmi e dirmi che il nostro sogno di un’intera vita assieme non era ancora giunto alla sua triste conclusione.

Ma mi sbagliavo.

Ormai l’oscurità era filtrata tramite le persiane della finestra, e mi inghiottì.

Erano passate diverse ore, e non avevo smesso di piangere. Dovevo avere un aspetto terribile, e probabilmente mi ero persa tutta la festa.

Molto egoisticamente pensai che non mi importava.

Cosa potevo avere dalla felicità altrui? Non potevo certo trarne vantaggio per la mia, svanita nel nulla più completo.

Chissà se sarei mai riuscita a ritrovarla...

Mi asciugai il volto, alzandomi e sedendomi sul letto. Dal vociare esterno capii che era tutto già cominciato.

Il mio sguardo si posò sulle luci della città, e riflettei se raggiungere i miei amici sarebbe stata una scelta saggia.

Mi alzai in piedi. Sì, dopotutto era sempre meglio che stare sdraiata a piangere in un letto. Tempo sprecato.

Allenai il viso per distendersi in un eventuale falso sorriso di convenienza, e decisi che ero pronta.

Accesi la luce del corridoio e mi passai la mano sui lunghi capelli, preoccupata di averli spettinati.

Man mano che mi avvicinavo alla porta del soggiorno, il vociare si intensificava, così mi sveltii e quando la raggiunsi, dopo un breve sospiro, la aprii.

Mi bastò uno sguardo per capire che ero arrivata giusto in tempo.

Tutti i miei amici erano disposti attorno a Stefania e Luca.

Senza fare rumore, e badando che nessuno si accorgesse di me, scivolai nel salone e mi aggiunsi alla folla di amici.

Mi feci spazio sgomitando, non potevo perdermelo. Riuscii ad arrivare in prima fila e osservai meglio la situazione: Luca era inginocchiato davanti a Stefania che, in piedi, lo guardava con occhi colmi di emozione.

Per un attimo fui tentata di mettermi ad urlare.

Era un insulto alla mia tristezza, accidenti! Non era giusto, mi ripetevo nella mia mente, mentre Luca le porgeva la scatoletta.

«Aprila» le intimò, la voce che tremava. Disgustosamente romantico. Storsi il naso, anche se sapevo di non essere corretta nei confronti dei miei due migliori amici.

Stefania afferrò la scatoletta e la rimirò per qualche istante, poi prese il nastro e lo svolse, facendo attenzione a non ferirsi.

Scartò la scatoletta con quella che a tutti parve un’estrema lentezza, poi aprì il cofanetto blu cobalto e trattenne il respiro.

«Luca...» mormorò, con le lacrime agli occhi.

«Vuoi sposarmi?» Le domandò lui, alzandosi in piedi e infilandole un anello di brillanti nell’anulare sinistro.

Stefania annuì poi si gettò tra le sue braccia.

Mentre tutti applaudivano, il mio sguardo fu catturato da quello di Davide.

Inespressivo.

Freddo.

E in quell’istante capii che lui non avrebbe mai fatto nulla del genere per me.

Le lacrime ripresero a sgorgare a fiotti e, sgomitando, lasciai quella casa.

  
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