- Hermione, la
devi smettere! Non c'è nulla di male se Harry ti batte in Pozioni - Ron sghignazzava,
godeva nel vedere la faccia dell'amica colorarsi fino a diventare indaco.
- Il problema non è che mi superi, lo fa in maniera disonesta e... pericolosa.
Non sappiamo nulla di questo Principe Mezzosangue.
- Tranne che con gli intrugli ci sa fare - il rosso diede una gomitata a Harry
per farlo ridere e schierarlo apertamente dalla sua parte. L'amico però era
assente, gli occhi fissi nel vuoto. Pensava a quella ragazza, quella
meravigliosa ragazza.
L'aveva vista sugli spalti nello stadio di Quidditch durante gli allenamenti
dei Grifondoro. Era lontana dai Serpeverde e dai loro coretti di scherno. Era
bionda, con gli occhi ghiaccio, uno sguardo che penetrava anche da così
lontano. Era surreale. Una bellezza che lacerava l'anima.
Riflettendoci Harry si meravigliava di come non l'avesse mai vista a scuola.
Lei non era una che passa inosservata. Era simile a una Veela. Ma non
richiamava l'attenzione generale. Era una figura nascosta, invisibile ai più.
Troppo presente per lui.
- Harry! Harry, per le mutande sporche di Merlino, mi stai ascoltando? - Ron
era scocciato. Hermione aveva capito che qualcosa non andava.
- Ragazzi, io devo andare.
Correva,
correva verso la Stanza delle Necessità. Settimo piano.
- Voglio vederla, voglio vederla, voglio vederla - lo ripeteva al suo cuore e
alla stanza che improvvisamente apparve.
La sconosciuta era lì.
- Dove sono? - aveva un'aria smarrita e Harry, con una faccia ebete, le
andò incontro.
- Chi sei? - era perplessa, dubbiosa.
Poi sorrise.
- Tu sei Harry Potter - il suo volto si tinse di una nuova sicurezza.
- Io però non so chi sei.
- Già, io non sono un mito, non ho quella - indicò la saetta che sfrecciava
sulla fronte del ragazzo - nessuno mi conosce.
Harry guardava i suoi occhi. Vuoti, persi in ricordi.
- Ma sai... sono speciale quanto te - sorpreso notò un guizzo bronzeo di
soddisfazione nell'iride di lei mentre pronunciava quell'ultima frase.
- Credevo che appena entrata ad Hogwarts sarei stata felice. Non lo sono ancora
- non era più pura, candida. Tendeva alla perfidia, al diabolico. Si avvicinò
ad Harry. Era vicinissima. Troppo.
Lui non aveva motivo di resisterle. Poggiò le labbra su quelle del ragazzo. Lo
baciò.
- Piacere. Sono Jude.
Un bacio
freddo, senza emozioni. Harry lo aveva impresso nella mente. Quel momento lo
torturava, la figura di Jude gli invadeva la mente, gli anestetizzava ogni
cellula. Chiudeva gli occhi, la vedeva uscire dalla Stanza delle Necessità e
salutarlo senza nemmeno voltarsi. Chi era Jude?
-
Jude... Jude... Jude... non mi dice niente – Harry aveva appena finito di
raccontare l’accaduto ai suoi due migliori amici. Ron si complimentava con
l’amico. Hermione era dubbiosa, come al solito. Si chiedeva da dove fosse
sbucata fuori quella ragazza. Nessuno a Hogwarts l’aveva mai vista. Solo Harry.
-
Sicuro che esita? – lo sguardo di rimprovero dell’amico la fecero tentennare –
voglio dire... è possibile che tu l’abbia immaginata.
-
Io non l’ho imma... – trattenne il fiato, non era sicuro di quello che stava
per dire. Quella ragazza poteva benissimo essere un sogno. Un sogno che
l’avrebbe torturato. Un incubo.
-
Non aveva l’uniforme...- Harry espresse la sua riflessione più a se stesso che
a un interlocutore.
-
Cosa?
-
Lei non portava l’uniforme, non può essere di Hogwarts – stavolta si rivolse a
Hermione, era sicuro di quell’affermazione.
-
Harry, c’è la possibilità che lei non sia reale.
-
Jude esiste.
-
Harry... – Hermione si fece coraggio, non voleva scontrarsi con lui – è più
probabile che lei sia frutto della tua immaginazione che un estraneo, in questo
periodo, sia entrato a scuola.
Anche
lui doveva ammettere che la teoria della ragazza non faceva una piega. Ma in
cuor suo sapeva che non poteva essere così. Lei era entrata a Hogwarts, in un
modo o nell’altro.