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Autore: Relly    03/08/2010    1 recensioni
cosa succederebbe se Lord Voldemort e Bellatrix Lestrange non fossero morti grazie ad un Horcrux che avevano creato in segreto e avessero mantenuto il dominio in tutto il mondo magico? in questa storia racconto cosa sarebbe accaduto in questo caso, proponendo qualche risposta ad alcune domande della trama dei libri che non state perfettamente spiegate.
Genere: Dark, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Polvere e Thestral

Polvere e Thestral


Il mercoledì successivo, Hermione si svegliò all’alba, o almeno così diceva il suo orologio. Si preparò in fretta, si diresse al dormitorio dei ragazzi, si chinò su Ron e gli mormorò all’orecchio: “Ci vediamo più tardi” e gli diede un bacio sulla guancia. Poi si diresse velocemente verso la sala grande, scendendo la scalinata principale mentre il quadro di Voldemort la osservava minaccioso. Arrivata al suo solito posto al vecchio tavolo dei Grifondoro prese solamente un toast e un po’ di succo di zucca. Quello che stava per fare le sarebbe potuto costare la vita, ma d’altronde con il suo stato di sangue l’avrebbe rischiata ugualmente anche se avesse soltanto preso un’insufficienza. Pensò moltissimo a quello che stava per fare. Rifletté sul Ministero francese, sulla sua scarsa conoscenza della lingua, nonostante fosse stata in Francia più volte in passato, rifletté su cosa sarebbe successo se avessero fallito il tentativo di salvare l’amico, il suo migliore amico, che più volte in passato l’aveva consolata, sorretta, e che ora era lui ad aver così bisogno di aiuto…

Questo la fece sentire quasi in colpa. Per loro Harry c’era sempre stato, ed ora che era lui ad aver così bisogno di aiuto aveva dovuto aspettare tre anni per avere la prima occasione di uscire da quel baratro. Ma con tutti quei mangiamorte ovunque, quale modo sarebbe stato il migliore? Andare subito a salvare Harry, rischiando la propria vita e soprattutto la sua, o aspettare di trovare il momento più adatto e poter scappare quasi indisturbati? Questo parve risollevare leggermente l’umore della ragazza. Guardò il suo orologio. Erano le otto e venti. Mancava ancora un bel po’ all’appuntamento con Madame Maxime, così decise di fare un giro nei giardini. Non appena aprì il portone, un fascio di luce verde entrò nel castello. Il marchio nero sembrava sempre più minaccioso sulle loro teste, ma ormai non ci facevano più caso da molto tempo. Il cortile era deserto, il pendolo del grande orologio della torre rintoccava rumorosamente ogni secondo. Era quasi angosciante, così Hermione accelerò il passo e superò il ponte sospeso per arrivare al cerchio di pietre. Quanti ricordi… Un tempo, davanti ad una di quelle pietre, aveva dato un pugno in faccia a Draco Malfoy. Chissà che fine aveva fatto ora. L’ultima volta che avevano sentito parlare dei Malfoy era stato durante una cena di soli mangiamorte in cui avevano origliato tramite orecchie oblunghe che a Lucius Malfoy era stato nuovamente concesso l’uso della bacchetta, ma che questo gli era costato il suo immenso maniero. Adesso anche loro erano contro il signore oscuro? Anche loro adesso combattevano in segreto? O si limitavano a dire sì e a fare quello che gli veniva detto senza fiatare e senza dare alcun segno di vita propria? Era strano, si disse Hermione, che una delle famiglie più antiche e più potenti del mondo magico fosse costretta ad essere i cagnolini da compagnia di un pazzo. E gli altri Serpeverde, quelli che non erano rimasti a Hogwarts per punire gli studenti? Che fine avevano fatto? Erano nella stessa situazione dei Malfoy, gli era stato tolto tutto? Tremò al solo pensiero di cosa avrebbe potuto fare Pansy Parkinson se fosse stata a lavorare a Hogwarts, e rise al pensiero di cosa le avrebbe potuto fare lei se solo avesse provato a toccarla!

Riguardò l’orologio. Le nove e dieci… mancava ancora molto, ma si diresse comunque verso la capanna di Hagrid, dove avrebbe potuto parlare e passare il tempo con l’amico. Ma dentro la capanna trovò una sorpresa-

“Bonjour, Hermione!” disse Madame Maxime, che aveva aperto la porta, stringendo nella sua mano immensa quella piccola della ragazza.

“Buongiorno! Non mi aspettavo di trovarla già qui. Ero passata da Hagrid per salutarlo, ma se vuole torno tra poco, vi lascio soli un momento…” mormorò, la voce che diventava sempre più piccola e la faccia rossa.

“Naaah, macchè! Resta, resta, tanto io e Olympe abbiamo parlato molto, è arrivata qui ieri sera…” disse Hagrid, un sorriso malizioso che gli dava uno sguardo da bambino. Madame Maxime fece una strana risatina, e Hermione mormorò: “Davvero, torno tra poco, non c’è problema”. Ma la mezza gigantessa la fermò e la spinse verso l’interno, con una delicatezza che poco si addiceva alla sua mole.

“Tranquilla, Hermione… partiremo immédiatement! Mais… Agrìd, potresti mandarmi trois billywig chez moi? Mi servono per delle pozioni…” chiese al mezzo gigante. Ovviamente Hagrid non avrebbe mai rifiutato una richiesta della donna che amava, così esclamò, gonfiandosi: “Ovviamente! Ti prenderò i migliori billywig di tutta Hogwarts!” ed uscì di corsa con un retino di metallo.

“Bien, adesso che siamo da sole, possiamo partire. Se Agrìd mi avesse vista andare via così…” e tirò fuori da una tasca del cappotto un sacchetto viola. Prese la bacchetta, accese il fuoco e porse il sacchetto ad Hermione, che mormorò tra sé: “Polvere volante”.

“Sì, Hermione! – disse Madame Maxime – Questa è polvere volante. Non possiamo andare directamonte al Ministero francese, ma arriveremo ad un camino sul confine, poi potremo volare fino al confine della Francia e smaterializzarci direttamonte davanti al minister”. Detto questo, prese un foglietto dal cappotto e disse: “Devi dire che vuoi allé a Clifton Crescent in Folkestone. Ti spiegherò tutto quando saremo là!” e porse a Hermione il foglietto.

 Una volta che lo ebbe imparato a memoria, e le ci volle molto poco, si avvicinò al camino, prese una manciata di polvere volante e la gettò nel fuoco, che divenne verde smeraldo.

“Clifton Crescent, Folkestone!” e si buttò tra le fiamme. Con un risucchio piuttosto rumoroso, la ragazza venne inghiottita in un vortice di fuoco e cenere. Tenne gli occhi e la bocca chiusi, i gomiti ben serrati lungo il corpo, pronta all’urto imminente con il camino verso cui si dirigeva. Ma quando arrivò dall’altra parte si accorse di essere caduta sul morbido. A quanto pareva, Madame Maxime aveva fatto un incantesimo al pavimento di parquet di quella che era indubbiamente una casa appartenente ad un mago. Le pareti erano in pietra, con delle torce, e il tutto si sposava perfettamente con il pavimento di parquet scuro, molto bello. Si allontanò dal camino proprio mentre stava per comparire Madame Maxime, che atterrò anche lei sul morbido. Prima però che Hermione potesse fare domande, la donna la portò velocemente fuori.

“Questa – mormorò – è la maison di un monjamorte. Per questo ho usato questa maison come luogo di partenza: è la più viscina al confine e non è controllata. Se ci fossimo smaterializzate saremmo state rintracciate facilmente, ed è meglio non rischiare anche se non stiamo facendo niente di illegale, tecnicamente, n’est pas?”. Hermione annuì in silenzio, poi chiese timidamente: “Perché Hagrid non voleva che usasse la polvere volante?”. Con sua grande sopresa, Madame Maxime rise forte prima di rispondere: “E’ solo una delle sue manie. Il pense que je me sporchi il vestito se je usa la polvere volante”. Hermione sorrise, poi si guardò intorno. Si trovavano in una via a forma di arco. Di fronte a loro c’era un enorme prato, in fondo al quale si vedevano molti alberi. Si incamminarono proprio sull’erba, e Hermione dovette camminare più velocemente per poter seguire i passi più grandi della signora che l’accompagnava.

“Più giù c’è la mer. Troveremo dei Thestral ad aspettarsci. Tu puoi vedere Thestral, ouì?” chiese alla ragazza, che annuì. Dopo la battaglia di Hogwarts, non avrebbe mai dimenticato tutti quei cadaveri, quei volti conosciuti che adesso non poteva più vedere. Il pensiero di quelle persone la rattristì moltissimo. Lupin, Tonks, Fred Weasley… una lacrima solcò il volto di Hermione, ma Madame Maxime non se ne accorse.

“Già si sente la risacca de la mer…” mormorò, chiudendo gli occhi e respirando a pieni polmoni. In quel punto della Gran Bretagna il marchio nero si vedeva molto meno. In lontananza si vedevano i raggi del sole che uscivano dalle nuvole, e ancora più avanti c’era uno strano bagliore blu intenso. Camminarono per mezz’ora quasi, finchè raggiunsero una spiaggia piuttosto lunga e ampia. Il mare era grigio, le onde alte almeno tre metri, ma quella luce lontana rendeva tutto più bello di quanto potesse apparire in realtà. Madame Maxime notò lo sguardo di Hermione, che si perdeva nel blu lontano, e disse: “Non sei più abituata alla luce, ora che siete nelle tenebre, ouì?”. Hermione lasciò cadere un’altra lacrima, poi entrambe si diressero verso i Thestral, chiusi in un recinto invisibile ai babbani. In poco tempo, le due erano sui cavalli scuri, e con un piccolo movimento di gambe i cavalli spalancarono le ali e si librarono nel cielo. L’aria in movimento era fresca, frizzante, un toccasana per le varie ferite che Hermione riportava sul volto. Madame Maxime fece sollevare il suo Thestral più in alto, sopra le nuvole, e lo stesso fece Hermione col suo. Sotto di loro si intravedevano a malapena le onde altissime. Dall’alto sembrava un enorme lenzuolo grigio tutto pieghe, e l’aria si faceva sempre più fresca e sempre più piacevole. Ma dopo soltanto un chilometro, mentre volavano sopra la manica, Madame Maxime si fermò bruscamente e gridò: “Dissennatori! Nous ne possiamo pas passare da la mer! Giriamo di là, à gauche, e passiamo dal tunnel!” e girò velocemente a sinistra. Hermione la seguì per venti minuti sulla costa, nascoste dalle nuvole, finchè videro la ferrovia sparire sotto un tunnel che passava in fondo al mare. Scesero di quota quel tanto che bastava per rimanere nascoste ed avere una buona visuale del luogo, poi scesero in picchiata verso il tunnel e a tutta velocità vi si infilarono. Entrarono dalla parte in cui i treni si dirigevano verso la Francia per essere sicure che nessun treno potesse colpirle frontalmente. Dopo dieci minuti però un rumore alle loro spalle le costrinse a voltarsi.

“Qu est-ce que c’est quella luce?” chiese Madame Maxime poco più avanti.

“E’ un treno!” gridò Hermione. Un treno si stava dirigendo verso di loro a tutta velocità. La ragazza tirò fuori la bacchetta, la puntò dietro di loro, mormorò qualcosa di incomprensibile a causa del fischio del treno alle loro spalle e un enorme getto di fuoco partì dalla sua bacchetta. Madame Maxime fece la stessa cosa e usarono i getti per andare più veloci. Sempre più veloci, finchè finalmente trovarono l’uscita da quel lunghissimo tunnel. La luce del sole quasi accecò Hermione, non più abituata a vedere tanto splendore. Poteva finalmente rivedere tutti quei meravigliosi colori. Il mare cristallino, con l’azzurro del cielo riflesso su di esso, la neve che nel nord della Francia poteva liberamente cadere, il freddo, il gelo, quel gelo che tanto mancava agli studenti di Hogwarts. E in quel bianco così candido si intravedevano degli alberi, alcuni senza più foglie, altri, sempreverdi, che mostravano le loro sfumature di verde. Tutto questo agli occhi delle persone del luogo appariva come normale, ma chi viveva nel mondo magico in quei periodi lo riteneva lo spettacolo più fantastico che la natura potesse regalare. Dopo pochi minuti di volo, Madame Maxime e Hermione atterrarono in una spiaggia bianchissima dove c’era un recinto simile a quello che era stato messo dall’altra parte della Manica. Salutarono i Thestral con una carezza e si smaterializzarono. Quando la solita sensazione soffocante di essere infilati in un tubo di gomma finì, Hermione pensò che si fossero perse. Erano in qualcosa di stretto e buio, che odorava di legno. Madame Maxime si sporse leggermente in avanti e mormorò: “Ok, via libera!” e uscì dalla parete. Hermione rimase a bocca aperta, ma fece subito altrettanto e si accorse che non era una stanza minuscola: era un albero. La preside rise allo sguardo attonito della ragazza, e si diresse dall’altra parte di quella che sembrava una piazza piuttosto grande. Si guardò intorno e quello che vide quasi le tolse il fiato.

“No, non ci credo… questa è Parigi! E quella è…” balbettò. Maxime sorrise di nuovo.

“Ouì, Hermione, quella è Notre Dame de Paris, e il Minister est qui vicino!”. Dopo pochi minuti arrivarono dall’altra parte della piazza, e si fermarono di fronte ad una statua. Rappresentava due uomini, uno dei quali a cavallo che reggeva un lungo bastone. Madame Maxime vi si avvicinò appoggiò la bacchetta su una delle lastre del piedistallo e mormorò alcune parole in francese. Dopo poco, alcune lastre si spostarono, rivelando una scaletta a chiocciola illuminata da fate che svolazzavano allegre. Hermione seguì la preside, scendendo sempre più in basso, finchè raggiunsero una porta. Madame Maxime la aprì e rivelò ad Hermione il meraviglioso Ministero della Magia Francese.

Note dell’Autore: Finalmente il momento tanto atteso si avvicina. La nostra Hermione è finalmente arrivata al Ministero della Magia francese per avere un Giratempo e poter finalmente salvare l’amico. Pochi capitoli quindi ci separano dal salvataggio, e intanto si delinea sempre più il profilo psicologico dei vari  personaggi. In questo capitolo ho deciso di approfondire la personalità di Hermione inserendo alcuni dei suoi pensieri prima di partire per la Francia con Madame Maxime, parlando del senso di colpa per aver lasciato Harry tanto a lungo chiuso in quella prigione più psicologica che fisica, menzionando alcune “vecchie glorie” di Hogwarts e del mondo magico ed il suo desiderio di sapere se anche loro stessero combattendo. Questo aspetto verrà presto approfondito, ma al momento concentriamoci sul Ministero di Notre Dame e lasciamoci invadere dalla sua bellezza e dal suo profumo di lavanda.

Relly

 

  
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