In quel preciso istante la serratura della porta d'ingresso scattò cigolando e Danielle si alzò in piedi, dirigendosi verso l'entrata dell'appartamento. Sulla soglia c’era Charlotte, con gli abiti ridotti a brandelli, un occhio nero, il labbro sanguinante e un evidente segno di strangolamento alla gola.
"Cosa ti è successo?" domandò apprensiva Danielle, porgendole un fazzolettino di carta. Charlotte si asciugò il rivolo di sangue, ignorando la domanda della donna.
"Charlotte, dove sei stata?"
"Non sono affari tuoi"
"Charlotte, non è il momento di parlare spinta dall'orgoglio, sei ridotta uno straccio"
"Ripeto, non sono problemi tuoi" tagliò corto la ragazzina, prima di buttarsi dell'acqua ghiacciata sul viso. La ferita sul labbro prese a bruciare fastidiosamente, e la ragazza si ritrovò a maledire ad alta voce i suoi aggressori.
"Sei stata violentata, Charlotte?"
"No" rispose seccamente a Danielle, decisa a evitare quel discorso.
"Charlotte, è grave" rispose apprensiva l'adulta, osservando la ragazza con marcata preoccupazione sul viso.
"A nessuno interesserebbe se una prostituta fosse stata violentata, se denunciassi alla polizia ti risponderebbero che non è tanto diverso dal lavoro che facciamo" rispose particolarmente scocciata con una scrollata di spalle. Charlotte si diresse indi in camera per cambiarsi, ed indossò un paio di shorts e una canottierina scollata che non lasciava nulla all'immaginazione.
"Non dovresti vestirti così" la rimproverò Danielle.
"Non dovresti continuamente comportarti come la mia mammina" ribattè Charlotte asciutta, dopo essersi raccolta i lunghi capelli mori in una coda da cavallo. Si diresse poi in salotto e si sedette sul divano, accendendosi una sigaretta.
"Lo faccio perchè a te ci tengo"
"Certo, ti porto a casa i soldi, ovvio che a me ci tieni"
Charlotte dovette incassare nuovamente uno schiaffo. Guardò con odio Danielle mentre si massaggiava la guancia ormai massacrata dai ceffoni.
"Non osare mai più dire una cosa del genere"
"E' la verità"
"Non lo è, se così fosse non ti avrei tenuta qua con me. E comunque non mi pare d'averti mai chiesto un centesimo"
Charlotte abbassò lo sguardo. Danielle in fondo aveva assolutamente ragione su quello: economicamente parlando non le aveva mai chiesto nulla, aveva sempre lasciato che impiegasse a suo piacimento i soldi che guadagnava, senza mai domandarle nemmeno un terzo di quanto pagasse mensilmente d'affitto per quell'appartamento.
"Scusami..." si costrinse infine a dire Charlotte, dopo aver gettato il mozzicone nel posacenere, che ormai brulicava di cicche di sigarette.
"Non importa" rispose quest'ultima con una scrollata di spalle, mentre finiva di sistemarsi il rossetto rosso fuoco sulle labbra.
"Oggi sono stata alla Senna" aggiunse dopo un pò, sotto lo sguardo perplesso di Danielle, che non riusciva a capire per quale assurdo motivo la ragazza si fosse spinta così lontano da casa in totale solitudine, quando sapeva benissimo che per una ragazzina non era una cosa sensata allontanarsi da sola.
"Sei stata una sconsiderata"
"Lo so, e difatti ne ho pagate le conseguenze" rispose tranquillamente, alzandosi poi dal divano.
"Vado a lavorare"
"No, stasera non lavoriamo" disse Danielle, togliendosi con un pezzo di carta igienica imbevuto d'acqua il rossetto che aveva impiegato dieci minuti ad indossare.
"Eh?"
"Hai capito bene, oggi ferie" concluse Danielle con un sorriso.
***
"Ho visto Vilestrain questa mattina" esordì Danielle, dopo essersi fatta una lunga doccia rigenerante ed essersi levata gli ultimi residui di trucco. Charlotte sgranò gli occhi con perplessità.
"E perchè me lo stai dicendo?"
"Perchè mi ha chiesto di te"
"Di me?"
"Sì, ha chiesto di Madmoiselle Charlotte"
"Capisco" rispose Charlotte, provando una sorta di compiacimento nel sapere che quel ricco ragazzo aveva chiesto di lei.
"Sarebbe un ottimo partito se davvero fosse interessato a me" ipotizzò Charlotte, cercando appoggio in Danielle, che la guardò con rimprovero.
"Stai cercando di giustificarti dopo il discorso di questa mattina?" la rimbeccò.
"No, stavo solo immaginando io e te a vivere in un quartiere meno pericoloso e in una casa senza muffa" rispose semplicemente con una scrollata di spalle.
"Effettivamente l'idea non è niente male" si costrinse ad ammettere Danielle, mentre si pettinava i capelli.
"Appunto" rispose Charlotte, prendendo a sua volta l'accappatoio usato di Danielle e dirigendosi verso il bagno a fare la doccia. Era ancora tutta ricoperta di terra, e aveva viso, gomiti e ginocchia incrostate di sangue dovuto alle sbucciature che s'era procurata grazie all'incontro coi delinquenti.
Accese l'acqua e la lasciò scrosciare a lungo, in modo che una spessa coltre di vapore avvolgesse il bagno e il suo corpo, sebbene fosse conscia che Danielle non approvava questo suo metodo.
Per Charlotte la doccia era come un rituale di purificazione: a qualunque ora del giorno o della notte si trovasse a tornare a casa, dopo il lavoro o dopo una passeggiata, Charlotte doveva per forza farsi due docce. Una per lavarsi il corpo, l'altra per lavarsi l'anima. Da quando aveva iniziato quel mestiere, se così si poteva sempre chiamare, non aveva più avuto pace. Si sentiva perennemente sporca, guardata e inseguita dagli sguardi indiscreti degli uomini. Riusciva addirittura a sentire la gente che la spogliava con lo sguardo, e questo a distanza di ormai sette mesi non era ancora riuscita ad accettarlo.
"Charlotte, hai intenzione di far fuori tutta l'acqua?" sbraitò Danielle di punto in bianco dietro la porta del bagno.
"No, mi sbrigo, arrivo" rispose Charlotte, dopo aver chiuso l'acqua ed essersi avvolta nel morbido asciugamano di spugna fuxia di Danielle ed aver raccolto i capelli in un asciugamano per lasciarli asciugare naturalmente e poi lasciare che cadessero sulle spalle gocciolanti.