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Autore: Robigna88    04/08/2010    4 recensioni
-Haley, la figlia che Bobby non vede da anni, torna a casa dopo aver vissuto in un collegio e aver frequentato una scuola privata di moda che si è pagata da sola facendo diversi lavoretti, a New York.
Dopo il diploma lei decide di non frequnetare il college e tornare appunto, a casa. Chiedendosi perchè, Bobby inizia ad indagare sulle motivazioni che hanno spinto la figlia, brillante studentessa, a mollare la scuola a New York e tornare in quella landa sperduta del South Dakota..
Haley non gli dirà qual è la verità, ma ogni sera annoterà su un quaderno i suoi pensieri e tutto ciò che vorrebbe dire al padre.. Finendo ogni pensiero, con la stessa frase: To Dad, with love
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Bobby, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nessuna stagione
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- Questa storia fa parte della serie 'Suddenly Love'
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Welcome back



Casa dolce casa!
Questo era stato il primo pensiero di Haley quando aveva varcato con la sua auto, il confine che l'avrebbe portata dritta a casa.
South Dakota.
Ok, non proprio una grande città, più un angolo in periferia.. dimenticato da Dio e dagli uomini.
Ma era la sua casa. La casa dove aveva passato i primi anni della sua vita, fino alla.. morte della madre e alla scoperta del lavoro che faceva suo padre.
Aveva sedici anni allora, ed era stata spedita, subito dopo i funerali, in un collegio di New York, vicino a casa di quella che era stata la migliore amica della sua povera mamma.
All'inizio si era trovata male.
Aveva pianto tutte le notti per settimane.. Ma poi aveva trovato il suo equilibrio e la sua “vocazione”.
Voleva studiare moda e così, dopo due anni passati lì, a diciotto anni, aveva salutato tutti e preso la sua strada.
Aveva trovato un'ottima scuola di moda proprio lì a New York e, dopo aver scoperto quanto costava, aveva trovato un lavoro.
O meglio, più di uno.
Aveva fatto la cameriera, la mascotte per un ristorante messicano, agitando tenebaris all'ombra di un grande sombrero, e infine aveva trovato quello che faceva per lei.
Aveva iniziato a lavorare come custode in una libreria di testi antichi, e mentre lavorava leggeva.
Così, non solo aveva racimolato i soldi per iscriversi alla scuola un anno dopo, ma aveva anche imparato qualcosa in più sul lavoro di suo padre.
E ora, dopo tre anni di moda e lavori di ogni tipo, aveva deciso di smettere di studiare e abbandonare il suo sogno, per tornare a casa.
Le mancavano la tranquillità e il silenzio.
Cose che la città non offriva, e le mancava rinchiudersi nell'armadio della madre ed odorare i suoi vestiti, immaginando che fosse ancora lì.
E le mancava anche suo padre.
Quel rude brontolone sempre accigliato, ma a cui voleva un gran bene.
Oltretutto, ora che era sulla sedia a rotelle per colpa di un incidente sul lavoro – o perlomeno era così che lui l'aveva definito – aveva senz'altro bisogno che qualcuno si prendesse cura di lui.
E lei, da buona figlia voleva farlo.
Così, aveva preso i bagagli, salutato New York e guidato ore ed ore per essere a casa all'ora di cena.
Anche se dubitava che ci fosse un buon piatto di pasta ad attenderla.
Suo padre era un uomo da cibi da fast food.. O da uova con bacon.
E poco importava se il menù non cambiava mai per settimane.
Lei era invece abituata a mangiare cose diverse.. Ma senza dubbio, una volta tornata a casa, lei e suo padre avrebbero trovato il giusto compromesso per occuparsi di tutto.
Non voleva di certo andare lì, per insinuare che lui non sapeva prendersi cura di sé..
Certo che no!
Si sarebbero divisi i compiti..
E così avrebbero convissuto pacificamente.
O almeno, lei sperava.
Parcheggiò l'auto davanti casa e scese.
Si guardò intorno, quasi in ansia e dopo qualche momento di esitazione e vari discorsi provati davanti allo specchietto retrovisore, decise di entrare.
Girò il pomello ed aprì la porta piano piano.
C'era odore di legno bruciato e polvere.. Segno che il camino era acceso, e c'erano dei borsoni in terra. Segno che c'erano visite.
Si schiarì la voce e richiuse la porta dietro di sé.
«C'è nessuno?»urlò.
E dopo pochi minuti poté sentire lievi passi.
Da dietro la porta del salotto, sbucarono le teste di tre bei giovani e infine comparve suo padre sulla sedia a rotelle.
«E tu chi diavolo sei?» le chiese uno dei tre.
Haley alzò un sopracciglio, pensando che decisamente la delicatezza non era il forte di quel ragazzo.
«Haley!» esclamò suo padre prima ancora che lei potesse rispondere.
La giovane donna sorrise al suo vecchio e per un attimo sentì gli occhi diventarle lucidi di emozione.
«Papà..» sussurrò raggiungendolo.
Lo abbracciò, e poi gli accarezzò il viso dolcemente.. «Papà.. quante volte ti ho detto che la barba incolta non va più di moda oramai? Per non parlare di questi.. cappellini stile partita di baseball.»
L'uomo annuì distrattamente «Ed io quante volte ti ho detto che non me ne importa niente della moda?» le rispose. Poi le sorrise stringendole le mani tra le sue. «Perchè non mi hai detto che venivi? Avrei messo un po' in ordine.»
Haley si guardò intorno.. «Senza offesa papà.. Ma per permetterti di mettere in ordine prima del mio arrivo avrei dovuto chiamarti un anno prima almeno..»
«Si si.. Lo so! Ma sono stato impegnato.»
«Si si.. lo so.»
Si sorrisero fissandosi per interminabili minuti e poi volsero lo sguardo ai tre perfetti – per Haley – sconosciuti.
«Voi chi siete?» chiese loro proprio lei.
«Ehm.. Io sono Sam. Lui è Dean, mio fratello, e lui è Castiel.. Un amico.» rispose Sam facendo da portavoce.
Haley annuì e strinse la mano di ognuno di loro, poi guardò suo padre. «Sono i figli di zio John?» chiese indicando i due Winchester.
«Si. Lo sono.»
La figlia del cacciatore annuì tristemente e li guardò. «Conoscevo vostro padre.. Veniva a trovare il mio quando ero piccola.. Era un brav'uomo. Gli volevo bene. Mi è dispiaciuto sapere che è morto.»
Dean si schiarì la voce e le sorrise «Grazie.»
Haley Singer, si guardò di nuovo intorno, felice di essere a casa e poi, provata dal lungo viaggio, fece un grosso respiro.
«Ora se volete scusarmi, me ne andrò a dormire.. Domattina potremo chiacchierare un po', tutti insieme.» disse gentile «La mia camera esiste ancora vero?»
«Certo!»
Prese le sue valigie, diede un bacio al padre e salì di sopra.
Si rinchiuse nella sua camera pregna di ricordi e fece una doccia veloce troppo sfinita per fare qualcosa che non fosse dormire.
Si sdraiò sul letto, a pancia in giù e afferrò il suo piccolo diario.
Prese la sua penna e lo aprì iniziando a scrivere:

Oggi sono tornata a casa.
Mi è mancata tanto e me ne sono resa davvero conto solo quando ho varcato la soglia.
E' stato bello perdermi nelle memorie della mia infanzia, anche se solo per un momento.
Domani, quando non sarò sfinita per il viaggio, conto di fare un viaggio più a ritroso nei miei ricordi.
E poi, di nascosto, mi rinchiuderò nell'armadio di mamma alla ricerca di qualcosa che abbia il suo profumo.
Ti ho trovato bene.
Sedia a rotelle a parte. E mi ha fatto piacere notare che, nonostante il tuo pessimo carattere, non eri solo.
Avevate l'aria molto triste, tutti quanti.
Ma almeno eravate insieme segno che forse, hai imparato che il dolore, qualunque sia la sua portata e qualunque sia la causa, si supera meglio insieme a qualcuno.
Il mio cuore piange al pensiero di quanto dolore tu abbia sopportato da solo, dopo avermi allontanata.
Ma sappi, che adesso capisco perchè l'hai fatto.
Volevi proteggermi e tutto sommato ci sei riuscito.
Ma ora sono a casa, e ho intenzione di rimanerci.. Quindi mi auguro che tu sia pronto ad aprirti con me e a parlare del dolore che ci portiamo dentro per la perdita della mamma, e che, anche se abbiamo affrontato ognuno a proprio modo e lontani, ci unisce.
Ora vado davvero a dormire.
A papà, con amore <3


Note: Storia che ha come protagonisti principali. Bobby Singer e sua figlia... Buon divertimento e speriamo che la lettura sia per voi piacevole. A voi, con amore Roby <3
   
 
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