‘La felicità pare nascondersi in tetri castelli, lontano da
me.
Si rinchiude nella sua bella roccaforte, protetta da
barricate e barricate.
Corro, affronto scalinate immani, ma essa è sempre così infinitamente lontana da me, sospesa lassù, nel cielo sempre troppo limpido rispetto al mio animo sporco, lercio, costituito da un marciume inespugnabile. Si rifugia persino lei da me.’
Matt Bellamy ascolta il rumore della pioggia. Ne assapora
ogni sfumatura, ne trae sollievo.
Come se quell’acqua piovana potesse cancellare i suoi
errori, distruggerli. Liquefarli.
Un’apparente calma salvifica sembra attanagliarlo, una
sensazione di vuoto.
Si sente nullo; Il dolore che fino a poco fa ardeva le sue
carni è scomparso, s’è dissolto in fumo. La felicità è però ben lungi da lui.
E’ solo una sensazione d‘apatia, come se stesse galleggiando
inerme su una superficie d’acqua gelida e cristallina. Nell’oblio, senza alcun
pensiero.
* Plin, plin, plin.*
La pioggia balla come una dama vestita di bianco, d’un
vestito elegante in flanella.
Le gocce si cercano invano, sono l’una troppo distante
dall’altra. Danzano in un assolo.
Londra è grigia, neutra. Insapore, direbbe il giovane. Come
le odiose zuppe che d’inverno mangiavano a Teignmouth.
Com’è lontana la sua cittadina di droghe e porti!; Come sono
lontane l’ingenuità e la purezza di due occhi lucidi, che nel silenzio di una
sala prove lo osservavano.
Tutto sparito, come se quella città fosse stata rasa al
suolo, come se vivesse solo nei vividi ricordi della giovane rockstar.
Possedeva denaro, Matthew James Bellamy, possedeva successo,
fama, talento, fascino.
Tutto ciò che la maggior parte degli esseri viventi gli
potevano invidiare.
Ma la felicità fuggiva via, scivolava dalle sue mani, come
quella pioggia che ora insediava i suoi capelli, la sua camicia di lino bianco,
quella pioggia che tetra e pura carezzava i suoi palmi e si suicidava cadendo
sul pavimento del terrazzo.
Matt cade, sovrastato dal peso della pioggia, dei sensi di
colpa.
A carponi su quel pavimento viscido, rivolge lo sguardo al
cielo, lo incolpa d’esser così immenso.
In quello stesso istante, in un’altra parte della città, un
uomo biondo, era steso nel fango, inerme.
Due colpi secchi alla porta d’ebano del solito hotel. Due
colpi all’anima, due proiettili.
Pesanti, troppo seri rispetto a quei gioiosi e leggeri
rintocchi, utilizzati dal biondo tempo prima per bussare al camerino del
chitarrista, come sempre prima d’un concerto.
‘Che ti metti?.
Era quasi un rito, chiederlo al biondo percussionista.
Matt nota quella differenza nel bussare, un particolare così
stupido, ma che fa capire alla rockstar quanto la situazione sia grave.
Pesante come macigni.
Matthew rimane fermo, nella pioggia, nessun muscolo riesce a
contrarsi per avvicinarsi alla porta, aprirla, e lasciar entrare Dominic, il
suo corpo tonico, i suoi occhi annacquati, i suoi capelli miele.
Sente altri due colpi.
Si alza, si dirige verso la porta, il rumore dei suoi piedi
scalzi che strusciano sulla moquette rossa.
‘Pacchiana’.
Slaccia la catena laccata d’oro che s’allacciava al piolo
accanto alla porta, abbassa la maniglia.
Apre piano la porta cigolante. Gli occhi sono calamitati al
pavimento, sente una leggera scia d’aria fredda provenire dalla figura che
sosta fuori. Un brivido, la solita abitudinaria scossa elettrica, attraversa la
schiena e il petto glabro del moro, avvolto da una camicia ormai trasparente a causa
della pioggia.
Matthew si concentra sul respiro irregolare del suo
‘ospite’, lo imita e quasi assume il suo stesso ritmo nel guidare il pneuma.
‘So come in my cave’
-Entra- La voce è un muto mugolio, un soffio. Un
agghiacciante ammasso di fiato sprecato.
Matt s’allontana, si dirige nuovamente verso la finestra, a
guardare la pioggia schiantarsi sul vetro.
Il respiro di Dom, ancora in sottofondo.
Il loro mondo distrutto da egoismo, sesso, vittimismo. Raso
al suolo dal peso di quella relazione proibita.
‘Non è giusto. Caccialo, Matt’
-Dom, vattene, Dom.- sussurra al compagno, contrariandosi.
‘Sì, va’ via.’
Una fitta lancinante colpisce il petto del cantante, il
cuore, probabilmente.
Lo sente.
Sente l’egoismo strisciargli sottopelle, infettare il suo
animo, dipingerlo di nero.
Sente quell’istinto che gli sibila tentatore di prendere Dom
tra le braccia e sentirlo solo suo;
Immagina di possederlo per l’eternità, di avere per sempre
un servitore fedele ai suoi piedi.
Un devoto, che lo idolatra nonostante la sua cattiveria.
Vorrebbe Dom tra le sue braccia, vorrebbe cullarlo contro i mali del mondo,
proteggerlo dal dolore, sussurrargli che va tutto bene, come nei film.
E magari baciarlo.
Invece è lì.
Che inscena un altro atto della sua tragedia, il sipario è
stato sollevato, ormai.
E’ lì col cuore in fiamme, che arde d’amore e dolore, nello
stesso istante.
Due forze che si sfidano nel suo corpo devastato, due fiamme
malefiche che gli polverizzano gli organi.
-No .-
‘E’ davvero la sua voce?’
Matt sembra persino sollevato nell’ascoltare quella calda
voce e d’accertarsi che Dom, la sua figura, non fosse un’invenzione, un sogno.
Passi, passi echeggiano nella stanza.
‘Le sue converse sono bagnate’.
Il rumore d’una giacca caduta, lanciata, in terra.
Un respiro che s’avvicina sempre più, un paio di labbra
calde sul collo di Matt.
-Ti voglio, Matt, ed ora. Voglio essere egoista. Ti voglio
adesso, non m’importa.-
Dominic ansima quelle parole contro l’orecchio del moro, con
veemenza, rabbia.
Come un cane che vuole indietro il suo osso.
La lingua del biondo viaggia sul pezzo di carne bianca che
forma il collo di Matthew.
Cerchi concentrici, saliva che calda inebria i sensi.
‘Posso sentire il suo profumo, posso berlo il suo profumo.
E’ così vivo, è qui accanto a me.’
- Dominic non è la cosa giusta da fare-
Matt è triste nel pronunciare quelle parole, ma non lo
mostra affatto.
Sussurra quelle parole con la voce imbevuta d’apatia, senza
alcuna emozione che lo tradisce.
Se solo tutta questa paura scomparisse, svanisse.
Paura del giudizio della società, paura d’amare senza
ostacoli il suo migliore amico, paura di se stesso, del dolore che potrebbe
causargli quella relazione. Se non avesse paura, forse, lascerebbe che il suo
cuore s’aprisse, per accogliere caldo, quello di Dominic.
Caldo come le notti d’inverno passate in casa, come il succo
di mela bollente sorseggiato, come le loro guancie d’un rosso pittoresco.
-Non m’importa. Nessuno lo saprà mai fuori, tranne noi.-
-Io lo saprò, e mi tormenterò pensando d’averti ucciso ANCHE
,stanotte, Dom. -
Matt si gira, i suoi occhi puntati nei laghi acquosi
grigio/verdi di Dominic.
-Ti odio Matt. -
Dominic Howard arrossisce come un adolescente, il suo
sguardo tremola, è sperduto mentre guarda la moquette.
-Tanto m’hai già ucciso abbastanza!!!- urla subito dopo con
veemenza, brutale, come un malato di bipolarismo, passando dalla tristezza più
totale alla rabbia ceca.
Nel farlo afferra tra le forti dita il polso di Matt, che si
stava tormentando il collo con la mano affusolata.
Lo stringe, mentre il volto del moro diventa una maschera di
dolore e il suo respiro si fa più pesante.
Il polso e la mano di Matt si dipingono d’un bianco livido,
come un ‘neo-cadavere’.
-Mi fai male, Dom. -
-E allora??? Forse tu non m’hai fatto male, Matt?.-
Matt rimane in silenzio, la sofferenza scappa via dai suoi
lineamenti per far posto alla vergogna, alla tristezza.
‘You should
never be afraid, you‘re protected from trouble and pain. Why, why is this a
crisis in your eyes, again?’
Parole perfette, scolpite nel marmo del loro repertorio.
Parole che suonavano come una preghiera di perdono,
d’assoluzione. Come un ateo che ha paura di pregare un qualche Dio per aver
pace. Per aver amore.
‘I will take the blow for you’
Una promessa ipocrita, una promessa fatta più a se stesso.
-Rispondi, cazzo!.- La voce del biondo sembra esasperata.
Dom sbatte violentemente il moro contro il muro di
cartongesso.
La parete puzza di vernice di qualità scadente, il
lampadario illumina parzialmente la stanza.
Matthew mugola -Mi fai male, Dom. - Piagnucola, e sembra
rimpicciolirsi.
Sempre più, sempre più.
Come l’eroina del suo libro preferito, quello che divorava
quasi ogni giorno, da piccolo.
*Bevimi*
L’avrebbe bevuto il suo Dom, sì che l’avrebbe fatto.
Avrebbe fatto un grosso sorso e avrebbe goduto nel sentire
il sapore dell’animo del giovane batterista carezzargli la gola, vellutato come
la sua pelle.
Dominic, spaventato
da sé, da quel momento di violenza, abbandona le spalle del chitarrista.
Si siede sul ciglio del materasso, sporco d’umidità.
Una mano copre i suoi occhi grigio-verdi.
-Sei bagnato, Dom. -
Il biondo non sembra voler rispondere, alza le spalle e poi
le lascia ricadere.
Matt, raddrizza le spalle, muove i piedi troppo grandi verso
il bagnetto squallido.
Poi, torna accanto al letto.
Si siede accanto al biondo, gli carezza una spalla.
E’ un attimo, veloce.
Un asciugamano strizza i capelli color miele di Dom, li
asciuga calorosamente.
Il biondo apre gli occhi, la sua mano cade inerme sul
copriletto color bianco sporco, come dovrebbero essere gli abiti da sposa delle
donne sverginate.
I loro sguardi si catturano l’uno all’altro. Si cercano.
-Non può andare tutto male, vedrai.-
Matt cerca d’essere quell’eroe dei film ipocriti.
Cerca di bruciare il suo orgoglio, le sue paure, i suoi
timore, il suo egoismo.
Farli ardere tutti insieme in un rogo eterno, che avrebbe
illuminato di gioia incosciente il suo cuore buio pesto, buio come il cielo del
mondo vergine in cui una donna dal vestito bianco mette piede.
Dominic, freddo, si stende sul letto, seguito da Matt, che
si posiziona accanto a lui.
La notte fredda suona le sue note di vento nell’aria.
-Ma sta andando tutto male, Matt. -
Dom è in bilico su un burrone di pianti e singhiozzi, solo
il suo orgoglio che lo trattiene per il lembo della camicia, gli impedisce di
scoppiare in un pianto infantile.
-E’ destino, forse.-
Le parole del moro si dissolvono nel cielo burrascoso della
mente di Dom.
Quella notte, tra parole mugugnate, carezze ed un bacio
scoccato solo per il gusto di farlo, rimarrà sempre impressa nella loro mente.
Come l’atto finale di una tragedia insapore, che si conclude
senza un vero finale, che probabilmente un finale non ce l’ha.
Che continuerà con i suoi colpi di scena all’infinito, in una spirale psichedelica di dolore e pianti, e amore sprecato come petali prostituiti al vento.
Spazio dell'autrice.
Eeeeeeeh, salve!
Beh, sapete questo capitolo lo ritengo interamente e completamente inutile e insapore, come l'aggettivo che utilizzo spesso nella fanfic stessa.
Non credo abbia senso, e non credo sia bello come i primi due.
Come al solito, impossibile dire se ci sarà un continuo, anche perché ultimamente m'è sembrato quasi faticoso, scrivere v.v
Domaaani parto per il mare, e sarò via circa due settimane, quindi vedrò d'ispirarmi un pò lì, tra le onde.
Passiamo ai ringraziamenti dei 7 angioletti/musers che hanno recensito, vi amo, sul serio *___* <3
Deathnotegintama: Cara, cara mia, le tue recensioni sono sempre bellissime *_* Come posso non adorarti?
Spero sul serio ti piaccia, in un qualche modo, anche questo capitolo, anche se secondo il mio parere avrei fatto meglio a non postarlo neanche .___. <3 Per quanto riguarda il secondo capitolo, la penso esattamente come te. Tragico.
Sublime? <3 Ooooh miele per le mie orecchie.
valerika : Tesorooo anche qui' :DDD Ma grazie, grazie mille! Sono contenta ti sia piaciuto!
Musetta93: Patrona, Omonima, tesoro mio, ho paura d'averti deluso con questo capitolo.
Sinceramente, lo sento estremamente anonimo, e non mi piace affatto. Forse perché il vento dell'ispirazione soffia troppo poco qui' da me...Non saprei, sul serio. Grazie, grazie delle tue STUPENDE recensioni, e grazie di 'ispirarmi' con la tua fede ceca nel Belldom. Sistaaah! <3
MusicAddicted : Ma io sono onorata ti sia piaciuta così tanto! <3 Oooh tesoro, sai che il tuo giudizio è sempre così importante per me! *-* <3
Grazie sul serio, spero ti sia piaciuto anche questo...che a me sinceramente proprio non soddisfa. Vedrò d'ispirarmi e far di meglio. <3 Baaaaci e GRAZIE di tutto cuore.
BeautyEmo90 : Ma cooome ami Dommeh e odi Matt? v___v Nònò, povero Maffo...Guarda che lui soffre come un cane v.v
AHuahauhauah grazie mille della recensione, così 'entusiasmatica' ahahahha baci.
Lilla Wright : Ma nooooo, davvero hai pianto tesoro? *Abbraccia* ma ora mi sento sul serio in colpa çAç <3
Hai un peluche a forma di Dom? MA IO TI STIMO!!! <3
Awwwww che dolce la tua recensione, sono felicissimissima ti sia piaciuta. Anche se probabilmente questo capitolo senza Dio non piacerà, fa niente, io ti mando taaanti baci v.v <3 Ahuahuaha e non piangereee!
WhItE_mOoN92 : Eccolaaaaaaa, tu m'hai dato la forza di scrivere, di provare anche se poi ho fallito miseramente.
Mi sento sconfitta, dopo questo capitolo. Babbè, tesoro comunque tu mi vuoi adulare, di' la verita, eh!!! xD
FANTASTICA la tua recensione. Grazie, grazie, grazie. Bacissimiii! <3
Beh, ragazzi ci si vede fra due settimane!!!
Baaaaaci!