Ancora leggermente frastornata e
decisamente molto confusa da ciò che è successo con Edward, mi avvio verso la
mensa.
Stare in una stanza cosi piccola con
tante persone che non fanno altro che chiacchierare tra loro, non è facile per
me. È come se tutte le emozioni dei presenti si scaricassero su di me.
Alcuni sono invidiosi per il voto del
compagno, altre della nuova fiamma di qualche ragazzo, o di un videogioco, o di
una maglia. Qualsiasi cosa.
Agli adolescenti basta poco per
essere invidiosi. I sentimenti negativi mi destabilizzano, mi rendono debole.
Cammino svelta tra i tavoli, evitando
le occhiate stranite, le frecciatine dette sottovoce; non ho bisogno di cercare
Angela e Mike con lo sguardo. Abbiamo sempre seduto allo stesso tavolo, so che
gli troverò lì.
Sposto le sedia cercando di non fare
rumore e cerco il mio panino, rovistando nello zaino.
“Eccoti, Bella. Ma come diavolo fai
ad arrivare sempre per ultima?”, mi chiede Mike.
Alzo gli occhi verso di lui, cercando
una risposta evasiva. Mi si mozza il respiro però, perché al tavolo non siamo
in tre, ma in quattro.
Edward è seduto con noi. Appena si
accorge che l’ho notato, mi sorride sghembo.
È un sorriso strano, strafottente
quasi, ma a suo modo carino.
Cacchio. Mi sono dimenticata cosa
volevo dire. Inventati qualcosa. Inventati qualcosa o farai l’ennesima figura
della stupida davanti a lui.
“Beh, diciamo che sono impegnata”.
Evasiva. Stupida, ma evasiva.
“Impegnata? Qualche ragazzo a cui
piacciono i tuoi bellissimi capelli biondi? O magari qualcuno che è riuscito a
vedere quei magneti che ti ritrovi al posto degli occhi, abbassandoti il
cappuccio?”, scherza Angela.
Sento le guance imporporarsi,
soprattutto quando noto che Edward mi sta fissando intensamente. Come se
volesse che anche io lo guardassi negli occhi. Da quando esistono gli occhi
oro? Come fa ad essere cosi perfetto e allo stesso tempo cosi fuori dalla
normalità?
Neanche io sono proprio normale, ma
non sono perfetta. Sono troppo bassa, gracilina e la mia pelle è troppo bianca.
Scuoto la testa, a metà fra il
diniego e la rassegnazione, allo sfottò di Angela.
Vorrei chiedere all’intruso che cosa
ci fa qui seduto con noi, vorrei farlo sentire fuori luogo e farlo andar via.
Vorrei che non fosse qui, in questa scuola, in questa città.
Vorrei che i suoi occhi non mi
accarezzassero continuamente e non vorrei sentire quelle stupide ragazzine
sputare veleno su di me per cose che io non ho neanche fatto, o pensato, o
detto.
Forse
è una strega. Gli avrà fatto una specie di sortilegio per costringere il povero
Edward a seguirla.
Perché
non è venuto da me? Gli avevo dato il mio numero e anche il mio indirizzo.
Maledizione.
Chissà
se ha già visto quel nuovo film che c’è al cinema. Dovevo andarci con Jeremy,
ma cosa me ne frega di quello sfigato quando posso avere lui?
Lui. Perfetto, intrigante,
sconosciuto. È questa la chiave del suo fascino?
Ha tra le mani una bottiglietta di
vetro con uno strano liquido rosso. Vorrei chiedergli che cos’è e dove l’ha
presa, ma rivolgergli parola è tabù.
“Allora Edward, per quanto ci
degnerai della tua presenza in questa squallida scuola? Ho sentito che hai
viaggiato molto”, gli chiede sbattendo le ciglia Mike.
Dio, sembra una gallina! Sorrido,
coprendomi però la bocca con la mano per non farmi beccare.
“È vero, ho vissuto in molte città,
ma sono stufo dei cambiamenti”, dice sogghignando, “ho intenzione di rimanere
qui per un po’. Il posto mi piace e la gente mi sembra carina”.
Quando dice carina, gira per una frazione di secondo il volto verso di me, e io
sento il cuore cominciare a battere furioso.
Oh, Dio. Come faccio a stargli vicino
se solo il suo sguardo mi fa tremare le gambe?
Magari tremano per la paura. Il suo sguardo
mi invita ad avvicinarmi, ma la sua aura, completamente invisibile, mi urla
“scappa”.
È un enigma per me. Non so cosa
pensare di lui. Il suo volto perfetto, troppo perfetto per essere vero, mi
suggerisce qualcosa che non riesco a cogliere.
Mi sembra cosi familiare …
“Dove abitavi prima di venire qui?”,
domanda Angela a Edward, accarezzandolo con la voce.
“Nell’Oregon. Portland. Un bel posto,
ma non abbastanza attraente da trattenermi più di un anno”.
“Oregon? Davvero? Ma guarda un po’ le
coincidenze della vita... vero, Bella?”
Coincidenze. Forse è per questo che
mi sembra di conoscerlo già?
Alla faccia confusa di Edward, un
delizioso broncio sul suo volto, Mike non resiste.
“Anche Bella abitava in quella zona”,
rivela sorridendo ad entrambi.
L’aura di Angela è verde scura. Mi
vede ancora come una minaccia, anche se Mike le ha raccontato la tremenda
figuraccia che ho fatto con il nuovo arrivato il giorno precedente. Ma non
basta a rassicurarla. Qualsiasi cosa di me, della mia postura, della mia timidezza,
le fa intendere che nascondo qualcosa.
Non è che mi voglia male, questo lo
leggo nei suoi pensieri, è solamente gelosa delle strane occhiate che mi manda
Edward; non riesce a capire cosa faccia per meritarmi le sue attenzioni, quelle
attenzioni che lei sente di non ricevere da lui.
Eppure a me sembra che Edward stia in
qualche modo cercando di mettersi in buona Mike e Angela, sorridendo ad ogni
battuta, anche alle più tristi, raccontando sempre aneddoti divertenti del suo
passato. Cerca di mostrarsi interessante ai loro occhi. Non sono forse
attenzioni queste?
Quegli sguardi che mi lancia, per lui
non sono niente. Chissà con quante altre lo farà. Probabilmente mi sta solo
prendendo in giro, si diverte a illudermi.
Non che io mi stia illudendo,
naturalmente. Ricordo bene ciò che mi aspetto dalla mia vita. Calma, monotonia,
tranquillità. E un ragazzo misterioso non può che portare mistero.
“Davvero? E dove precisamente,
Bella?”, mi chiede Edward con un sorriso. Scopre leggermente i perfetti denti
bianchi. Scappa.
“Eugene”, biascico velocemente,
talmente piano che dubito mi abbia sentita. Ma lui annuisce e mi sorride
ancora.
Non mi piace quando lo fa. Quando
parla direttamente con me, tutte le voci spariscono, come in classe.
Quando mi sorride sento troppo caldo,
improvvisamente mi sento come andare in fiamme.
Mi tocca una gamba con un piede. So
che è il suo perché tutto tace
ancora, tutto sembra cosi calmo…
Non mi piace. Sto impazzendo. Mi sta
facendo uscire di testa, più di quanto lo fossi già.
“E come sei passata dall’Eugene a
qui? Proprio Forks, cosi…
cosi piccola”, mi domanda, con uno
sguardo cosi intenso da farmi credere che gli interessi davvero saperlo.
Non mi va di parlare di me. Non mi è
mai piaciuto e non mi piace soprattutto da dopo l’incidente.
Sarebbe doloroso per me raccontare e
tremendamente noioso per lui ascoltare.
Dovrei lasciar stare poi i dettagli
cruenti e quelli sovrannaturali.
Ne uscirebbe che la mia famiglia è
morta in un incidente stradale. Ma sarebbe come sminuire tutto quello che è successo,
come mancargli di rispetto.
Perciò mi limito a sviare, come
sempre, la domanda. “ È una lunga storia”, e non mi va di raccontarla, quindi
fatti gli affari tuoi.
Ma lui mi fissa, cosa a cui non
riesco proprio ad abituarmi, e i suoi occhi sembrano quasi incendiarsi.
Mi sembrano quasi neri, ma non è
possibile. I suoi occhi sono dorati.
Cosa vuole fare? Cosa pensa di
ottenere guardandomi cosi?
Pare voglia quasi stregarmi,
convincermi a rivelargli i miei innumerevoli segreti. Illuso. Non lo farei mai,
con nessuno!
Mi muovo nervosa sulla sedia,
cercando di spezzare il filo che sembra attrarmi verso di lui, e
involontariamente urto la mia bottiglietta d’acqua.
La vedo cadere a terra, ma non mi
allungo per cercare di prenderla. Aspetto di sentire il tonfo, ma quando alzo
gli occhi, Edward ce l’ha già in mano e la posa proprio davanti a me.
Nessuno si è accorto di quanto si sia
mosso velocemente? Sono l’unica ad aver notato che il contorno del suo corpo
pareva sfocato?
Edward alza gli occhi verso di me.
Sono leggermente più aperti del solito, quasi si fosse accorto di aver commesso
un errore. Questa volta lo fisso anche io, con fare accusatorio, come a fargli
capire che qualcosa ho intravisto. Ho capito che lui è strano quasi quanto me.
Mike spezza quell’imbarazzante
silenzio che si è venuto a creare e gli chiede qualcosa su Parigi, un’altra
città in cui è stato.
Quante ragazze avrà avuto? Ma
soprattutto, quante lingue saprà? Dio, è solo un ragazzo. Come fa ad avere cosi
tanta libertà da poter gironzolare per il mondo da solo?
Non riesco più a seguire la
conversazione. Un groviglio senza senso di pensieri e domande mi occupa la
testa.
Chi
diavolo sei, Edward Cullen?
Cosa
sei venuto a fare qui? Tornatene a New York, a Parigi, a Londra o a Venezia.
I rumori di tre sedie che si postano
mi fanno rinsavire.
Edward ci saluta e si avvia verso la
sua lezione.
“Che cosa avete combinato voi due?
Perché quello li era seduto con noi?”. Mi stupisco della mia voce stridula e
dal tono arrabbiato, non da me.
“Non è stato nessun piano malefico a
portarlo qui con noi. Voleva stare in una zona tranquilla, con persone
tranquille e disponibili a dargli
asilo. Chi meglio di noi?”, mi risponde stizzito Mike.
Vorrei scusarmi, dire qualcosa per giustificarmi,
ma non ci riesco.
Faccio per girarmi e andar via, ma
Angela mi prende per una mano, abbastanza forte da fermarmi.
“Vedi di essere carina con lui,
Bella. È un bravo ragazzo, non farlo sentire un alieno indesiderato ogni volta
che cerca di ravvivare la conversazione”.
“E poi stasera sarà a casa tua,
quindi direi che devi fartelo stare simpatico per forza”, ride Mike.
“Che
cosa?”, quasi mi strozzo con la mia stessa saliva. Lui a casa mia?
“Nel breve interrogatorio che Angela
gli ha fatto prima che arrivassi tu, abbiamo scoperto che anche Edward detesta
tremendamente il football. E visto che stasera c’è la nostra solita serata alle
O.C. nella tua splendida camera/loft, abbiamo pensato
che questa fosse un’occasione irripetibile per legarlo indissolubilmente a noi
e impedirgli cosi di fare nuove amicizie”, ghigna malefico.
Non lo voglio a casa mia. Non gli
darò il permesso di entrare. Farò finta di essere sotto la doccia, o di non
aver sentito il campanello…
Ecco perché tutti quei pensieri
incoerenti! Ecco perché Angela ha pensato per tutto il pranzo a cosa mettere
stasera. Ecco perché Mike pensava a come sarebbe stato Edward con gli slip.
Oddio, che imbarazzo. Oggi è anche la
serata Jacuzzi!
“Io prenoto il posto vicino a lui”,
dice Angela, alzando la mano e saltellando un pochino come per arrivare più in
alto.
“Ehm, veramente ragazzi, mi sono
dimenticata di dirvi che stasera…”.
“Non provare a guardarci la festa,
Bella! Non è cosi che ci si comporta fra amici. Vuoi per caso spezzarci il
cuore? Come pensi che reagiremmo se domani fosse seduto con Jessica e Laurent?”, si lamenta Mike, con voce stridula.
“Va bene, va bene…
ma io non prometto nulla! Potrebbe scappare dalla finestra appena scoprirà
quanto siete morbosi”, scherzo,
ghignando.
“Stasera arriverò verso le otto,
giusto il tempo di arrivare a casa dall’incontro e rendermi presentabile per lui. Arrivederci, ragazzi miei!”,
l’ultima frase è un mezzo grido, visto che si è già allontanata da noi.
“Che incontro ha oggi?”, chiedo a
Mike.
“Il giovedì è dei bulimici”, risponde
sorridendo.
Se qualcuno chiedesse ad Angela qual
è il suo hobby, lei risponderebbe “frequentatrice assidua di gruppi anonimi”.
Non che abbia i problemi tipici di
questi gruppi, assolutamente. Angela non fuma, non beve, non si droga. L’unica
cosa da cui dipende sono i suoi dolcetti tremendamente zuccherosi, nient’altro.
È alta un metro e settanta e peserà
poco più di cinquanta chili, insomma, chi potrebbe definirla bulimica?
Non ha nessun problema col cibo.
È solo che Angela cerca in questi
gruppi tutto l’affetto e le attenzioni che le sono mancate in casa.
I genitori si sono dedicate a lei
nell’infanzia, ma quando sono arrivati quelle due piccole pesti dei gemelli,
alla quale lei vuole un bene dell’anima, hanno dovuto dividersi tra loro tre e
il lavoro.
Angela è la più grande, in casa la
più responsabile, quindi lei è stata un po’ trascurata.
Non ne fa una colpa ai suoi, ma ha
queste strane valvole di sfogo che riescono a farla stare più tranquilla.
Chi può criticare le sue scelte se
cosi è felice?
Nella mia vecchia vita non avevo a
che fare con ragazzi come Angela o Mike.
Mi circondavo di persone di successo,
belle, ricche, popolari e intelligenti, o anche tutte queste cose insieme.
La mia migliore amica era Rachel, il
capo delle ragazze pon-pon, delle quali anche io
facevo parte.
Portavamo vestiti colorati e
coniavamo detti che diventavano famosi in tutta la scuola. Le mode passavano
quando una delle due si stancava di una certa cosa, e altre mode nascevano
quando andavamo a spulciare nei giganteschi armadi delle nostre madri.
Eravamo belle e ben volute, e tutti
volevano stare al nostro fianco.
Avevo anche un ragazzo, un bel ragazzo.
Era il quarterback della squadra di football della scuola, e io agitavo i pon-pon solo per lui, facendo un tifo da pazzi.
Era un amore infantile, basato solo
sull’aspetto fisico. Jacob fu il terzo ragazzo che baciai, ma il primo era per
una scommessa alle medie e gli altri non sono neanche degni di nota.
A scuola non mi curavano di quelli
che avevano dei problemi, o che venivano definiti strani.
Non era per cattiveria, ma solamente
non mi sembrava di aver niente in comune con loro.
E per ciò gli ignoravo.
Ma ora sono strana quanto loro, anzi
molto di più.
Ho iniziato già ad esserlo quando ero
in ospedale dopo l’incidente, e Rachel e Jacob vennero a farmi visita.
Erano più vicini del solito e
facevano di tutto per sembrare compassionevoli, ma anche normali e spontanei.
Facevano di tutto per non guardare i
tubi che mi tenevano in vita, i tagli profondi su braccia e gambe, gli arti
ingessati.
Evitavano di guardare i miei occhi
gonfi e rossi. Mormorarono qualche parola di conforto e un “mi dispiace per la
tua famiglia”. Avevo capito che si erano avvicinati tra di loro.
Quanto lo erano stati prima che tutto
quello succedesse non l’ho mai voluto sapere.
Non ho mai voluto sapere se il mio
primo amore mi tradisse con la mia migliore amica.
Perciò, quando arrivai alla Forks High School, evitai il test
d’ingresso per il gruppetto di Jessica e Laurent, e
filai dritta verso Mike e Angela.
Forse appariamo, e probabilmente siamo, molto più strani di quelli che vi
erano nella mia scuola nell’Oregon, ma a me sta bene cosi.
Sono gli unici amici che ho e sento
che su di loro posso contare. Di loro posso fidarmi.
Non posso fidarmi tanto da dirgli
tutto quello che succede nella mia testa, ma abbastanza da fargli capire che
sono molto strana. E che ho dei problemi con me stessa.
La loro amicizia è per me vitale,
senza di loro non avrei nessuno. Sarei sola,
ancor di più.
E questo è un altro motivo per cui
non posso avvicinarmi a Edward.
Non voglio neppure rischiare di
perdere Angela per un ragazzo. Anche se questo ragazzo riesce quasi a farmi
sentire finalmente normale.
Per questo non posso avvicinarmi a
lui.
Grazie mille a tutti quelli che seguono questa storia. Fatevi sentire.
E scusatemi per l’assenza. Meriterei di essere abbandonata,ma…non lo fate, okay?:)
Questa storia è tra le preferite di: 35 persone
Questa storia è tra le seguite di: 47 persone
Un grazie speciale alle 11 persone (magnifiche) che hanno recensito.
09/04/10,
ore 00:11 - Capitolo 4: Capitolo 4 |
|
Ciao Sara,
questa storia continuerà. Anche se lentamente, anche se gli aggiornamenti non
saranno costanti, continuerà. Sai cosa spinge uno “scrittore” (anche se io
non lo sono assolutamente) a continuare a scrivere? Le persone che lo
sostengono. I commenti come il tuo, per esempio, sono d’aiuto. Allora, anche
se so che certe volte non si sa cosa scrivere, se questa storia ti piace
ancora, scrivimi quello che hai provato, pensato leggendo questo capitolo. Un
abbraccio. |
28/02/10,
ore 12:59 - Capitolo 4: Capitolo 4 |
|
(perché tu
azzecchi sempre la trama in un secondo?). Grazie mille per la recensione
carissima. Anzi, grazie per avermi aiutata a entrare in questo sito e tutto
il resto. Ti voglio bene. |
04/01/10,
ore 21:53 - Capitolo 4: Capitolo 4 |
|
Grazie
mille cara. Fa sempre piacere leggere le tue recensioni! Un abbraccio. |
03/01/10,
ore 18:51 - Capitolo 4: Capitolo 4 |
|
Aiuuuto. Ho paura di cosa scriverai di questo capitolo xD :) |
03/01/10,
ore 00:14 - Capitolo 4: Capitolo 4 |
|
Ciao! Avevi
scritto che avevi intenzione di leggere il libro. L’hai fatto? Spero che
questo capitolo ti sia piaciuto. Grazie per la recensione. Un abbraccio. |
02/01/10,
ore 14:43 - Capitolo 4: Capitolo 4 |
|
*me si nasconde in un’angolino* :S |
02/01/10,
ore 14:41 - Capitolo 4: Capitolo 4 |
|
Ciao Bell! È
bello sapere che qualcuno ha letto il libro originale, cosi può darmi un
parere diverso. Come ti sembra rispetto alla storia? Troppo simile? Troppo noioso?
Dimmi TUTTO quello che pensi. :) |
01/01/10,
ore 22:58 - Capitolo 4: Capitolo 4 |
|
Spero che
questo capitolo sia stato abbastanza lungo quanto desideri :) un abbraccio
anche a te. |
01/01/10,
ore 21:50 - Capitolo 4: Capitolo 4 |
|
cacchio,
niente sorprese per te! Ci hai preso alla grande. Avevo in mente proprio
quello. Seguirò abbastanza l’andamento del libro, ma ho in mente qualcosa di
diverso. Soprattutto nel libro non vengono descritte le giornate di Ever e Damen insieme. Io
cercherò di scriverne di più. Che ne pensi? |
01/01/10,
ore 21:47 - Capitolo 4: Capitolo 4 |
|
Grazie
mille carissima. Il tuo parere è molto molto
importante per me. Ricorda sempre che le tue recensioni mi stimolano molto.
Un abbraccio grande. |
01/01/10,
ore 18:35 - Capitolo 4: Capitolo 4 |
|
C’è
abbastanza mistero? Che ne pensi? :) non vorrei confondervi troppo però! Un abbraccio |