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Autore: Drops of Jupiter    12/08/2010    1 recensioni
Di sua sorella, Narcissa aveva sempre invidiato due cose: la scioltezza e la determinazione che riusciva ad imporsi in qualunque situazione e circostanza. Bellatrix aveva un temperamento, se così si può dire, selvaggio. Narcissa era sempre stata più schiva e propensa a tenere i propri pensieri per sè. O per il diario segreto dove aveva nascosto l'anno prima una foto di Lucius Malfoy che Bellatrix le aveva mostrato.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rabastan Lestrange, Rodolphus Lestrange | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Sala Grande era una festa di colori e allegria: ragazzi, professori e perfino i fantasmi sembravano eccitati da quel clima festaiolo che caratterizzava l’ultimo giorno di scuola ad Hogwarts. Il semestre scolastico s’era ormai chiuso, e nessuno era più preoccupato per i voti o per la quantità industriale di compiti assegnata da Lumacorno. Quel giorno l’ordine era uno ed uno soltanto: festeggiare. E così fecero gli studenti di Hogwarts.
Tutti tranne uno. Narcissa aveva aspettato con ansia crescente quella giornata, che avrebbe segnato la giornata in cui, forse, sarebbe riuscita a dire a Lucius Malfoy per quale motivo aveva accettato l’invito senza alcun indugio. Ma le parole delle concasate l’avevano lasciata talmente sgomenta e di malumore, che quel giorno non riuscì nemmeno ad alzarsi dal letto.
“Non ti prepari per la festa?”
Narcissa mugugnò un qualcosa di molto simile ad un no, privato di ogni qual sorta di entusiasmo con cui invece avrebbe voluto affrontare quella giornata. Leyla, dal canto suo, non aveva di che lamentarsi: non era stata invitata al ballo da nessuno, certo, ma era ottimista. Avrebbe mangiato a volontà e poi finalmente sarebbe tornata a casa per quasi un mese. Ed era più che soddisfatta di quel compromesso.
“Scendo dopo” si limitò a rispondere alla fine, onde evitare che la ragazzina potesse diventare più fastidiosamente impertinente ed impicciona. Leyla lasciò la stanza, lasciando così Narcissa sola con i suoi pensieri.
Narcissa era combattuta: una parte di lei la stava obbligando ad alzarsi dal letto ed a scendere in sala grande, l’altra, invece, le imponeva di restare attaccata a quel letto senza muovere un solo muscolo. Del resto, era certa che, se anche non si fosse presentata, Lucius non avrebbe avuto particolari problemi a trovarsi una nuova accompagnatrice. D’altronde, aveva la fila di spasimanti, come poterlo biasimare?

Ci vollero diversi minuti perché il cervello di Narcissa potesse trovare la soluzione ideale e le permettesse di trovare il compromesso fra la parte negativa di lei e quella invece più ottimista. S’alzò svogliatamente dal letto, magari un abito elegante l’avrebbe sicuramente aiutata a prendere una decisione migliore.
Senza indugio si recò in camera di Bellatrix. Bellatrix, a differenza sua, aveva una stanza tutta per sé, come Malfoy, ai prefetti venivano concessi lussi che agli studenti comuni come lei non potevano venire posti. Ormai Narcissa conosceva a memoria la stanza della sorella, vi si era introdotta diverse volte all’isaputa di Bellatrix. Quella volta, poi, avrebbe dovuto anche uscirne con qualcosa in mano. Sì, ma cosa avrebbe potuto prendere in prestito? L’armadio di Bellatrix non offriva poi molte possibilità di scelta: i vestiti erano tutto un carnevale di nero e grigio funereo. Narcissa, a differenza di Bella, detestava il nero, non le si addiceva per niente. Prediligeva l’azzurro, talvolta il rosa. Il nero faceva troppo contrasto con la sua carnagione candida. Per non parlare dei capelli biondo chiarissimo e degli occhi azzurri come il cielo. Sospirò, per la prima volta in vita sua era rimasta delusa da Bellatrix. Ma avrebbe dovuto aspettarselo: in tanti anni non l’aveva mai vista indossare nulla che non fosse rigorosamente nero.
Sospirò, escludendo a priori il guardaroba di Andromeda: la sorella non aveva gusti affini ai suoi, prediligeva abiti meno sofisticati, più sportivi. Lei non era il tipo di persona che avrebbe avuto il gusto di presentarsi in pubblico indossando qualcosa di elasticizzato. Druella non gliel’avrebbe mai perdonato, sosteneva che le avrebbe fatto perdere tutta la classe di cui la natura l’aveva abbondantemente dotata.
Si rese conto che forse l’unica soluzione plausibile non poteva essere nient’altro se non la famosa stanza delle necessità: avrebbe dovuto fare come le aveva chiesto Lucius Malfoy. Il suo orgoglio cominciava a sentirsi vagamente ammaccato ed altamente preso in giro.

Combattendo contro l’istinto che le suggeriva di rimanere nei sotterranei, Narcissa risalì lentamente le scale che dividevano la sala comune di Serpeverde dal settimo piano. Il corridoio era deserto, l’unica forma di vita che pareva popolare il castello in quel momento pareva essere rinchiusa parte nelle sale comuni, parte nella sala grande. Perfino i fantasmi quel giorno parevano non desiderosi di girovagare per il castello senza meta.
Finalmente Narcissa giunse di fronte alla parete che celava la stanza delle necessità. Nessuno aveva avuto l’idea di scorrazzare per il settimo piano, nemmeno i Grifondoro si vedevano da nessuna parte. Meglio così, pensò Narcissa, che non aveva la benché minima intenzione di svelare il segreto della stanza a tutto il corpo studentesco. Lucius era stato chiaro: meno persone ne sarebbero venute a conoscenza, meglio sarebbe stato.
Narcissa osservò intensamente la parete, apparentemente priva di vita, pensando intensamente a una stanza che le avrebbe concesso la possibilità di trovare diversi vestiti e di scegliere così quello che più le sarebbe stato meglio. Camminò avanti ed indietro per tre volte, finchè la parete non sussultò, scoprendo il passaggio segreto che l’avrebbe condotta nella cosiddetta stanza delle necessità.
Lo spettacolo che si parò dinnanzi a Narcissa contribuì a lasciarla a bocca aperta: la stanza straripava di manichini indossanti abiti colorati. C’era un carnevale di colori e pietruzze brillanti sotto gli occhi di Narcissa. La ragazza osservò i diversi modelli, ed adocchiò inoltre uno specchio, ubicato sul fondo della stanza, che avrebbe contribuito ad alimentare la vanità della ragazza.
Narcissa rimase fatalmente attratta da un tubino azzurro aderente: l’abito era profilato di gemme turchesi e si legava con due lacci che fungevano da unica spalla. Inutile dire che Narcissa ne rimase assolutamente stregata: lo indossò nel giro di pochi secondi, e si portò davanti allo specchio, osservando sbalordita la propria immagine. Stentava a credere d’essere proprio lei quella nello specchio: se generalmente si riteneva affascinante, ora si riteneva bella come una dea. Forse un po’ troppo presuntuoso, ma una come lei poteva concedersi tranquillamente il lusso di essere oggettiva.
Soddisfatta, Narcissa lasciò la stanza delle necessità. Ora aveva l’abito per la festa. E la determinazione di presentarsi in sala grande al solo scopo di stupire Lucius Malfoy.

La festa era iniziata ormai da un paio d’ore, e alcuni studenti del sesto e settimo anno avevano già mandato giù tanto di quel whisky incendiario al solo scopo di mostrarsi ‘fighi’ agli occhi delle ragazze più carine, che ormai definirli alticci sarebbe stato un eufemismo. Dal canto suo, anche Lucius Malfoy non s’era dato molto contegno ed aveva alzato un po’ il gomito, incentivato dal fatto che la sua accompagnatrice non s’era fatta ancora viva.
Bellatrix, invece, pareva insofferente: non c’era nulla che la facesse divertire, a parte mandare giù quasi due bottiglie di whisky insieme al fidanzato, che ormai non faceva altro che sghignazzare senza motivo. Rabastan, invece, sembrava integrato molto bene nella festa, aveva lasciato in disparte il fratello e Bellatrix e s’era buttato nella mischia, prendendo a ballare con una bella ragazza dai capelli rossi e i lineamenti piuttosto affilati.
“Bella serata, eh?” domandò Rodolphus a Bellatrix, che rispose annuendo con sguardo vacuo. Avrebbe dovuto fare sorveglianza sugli studenti di Serpeverde, ma la sua mente, ormai annebbiata dai fumi dell’alcol, non rispondeva ai comandi se non a scoppio ritardato, inoltre un forte senso di sonnolenza si stava prendendo gioco di lei, costringendola a combattere con le palpebre che si richiudevano senza che lei glielo chiedesse.
Quando Narcissa entrò in sala grande, lo scenario che le si parò innanzi non fu molto diverso: gli studenti del primo anno osservavano sconcertati la scena, e le ragazze del primo più fortunate si concedevano il lusso di viaggiare appresso agli accompagnatori come diligenti cagnolini silenziosi.
Individuò quasi subito Lucius Malfoy, che spiccava come il leader di un gruppetto di ragazzi che non faceva altro che sghignazzare e che sembrava diligentemente pendere dalle sue labbra. Narcissa s’avvicinò con passo incerto.
“Ehi, Malfoy, arriva la tua nuova fiamma!”
Lucius si voltò, osservando Narcissa che s’avvicinava. Certo, generalmente era bella, ma quella sera… Era bellissima. Ne rimase letteralmente folgorato.
“Non è la mia fiamma, taci, Lawrence!”
Malfoy si congedò con un rimbecco dal gruppo e s’avvicinò a Narcissa, salutandola con un mezzo inchino. Narcissa arrossì violentemente, rossore che aumentò quando Lucius utilizzò i metodi da galantuomo insegnatogli dal padre Abraxas e le baciò la mano con fare da sciupa femmine.
“Pensavo non ti saresti presentata” le disse Lucius con voce suadente. Narcissa dal canto suo tentò di mantenere un contegno, ma con scarsi risultati. Tutta l’acidità che avrebbe voluto mettere nella sua risposta si sciolse quando il suo sguardo si specchiò in quello del ragazzo.
“L’intenzione era quella” rispose quindi, cercando di simulare con scarso successo un po’ di stizza.
“Non fare la sostenuta con me, Black” le disse Lucius, prendendola per mano e trascinandola in mezzo alla folla.
“Dove mi stai portando?”
“A Ballare”
“Ma io non so ballare” replicò Narcissa, preoccupata dalla figura che avrebbe potuto fare in mezzo alla pista. Non sapeva ballare, lei. O meglio, era abituata ai balli di classe cui l’avevano abituata i suoi genitori, quei balli da discoteca che avevano pensato di fare quell’anno non facevano per lei.
“Basterà che segui i miei movimenti” le disse Lucius, alzando gli occhi al cielo.
Narcissa s’arrese e seguì il ragazzo sotto lo sguardo di un gruppo di arpie invidiose, che non facevano altro che guardare con bramosia Lucius Malfoy. Narcissa intravide le loro espressioni straripanti di invidia e non potè non sorridere soddisfatta. Forse aveva fatto la scelta giusta, forse.

La musica proseguì finchè la McGranitt non stabilì che era giunto il momento che ognuno tornasse nella rispettiva sala comune. L’indomani mattina chi aveva firmato per tornare a casa avrebbe dovuto alzarsi presto, l’espresso per Hogwarts non avrebbe aspettato nessuno.
Sbuffando, Lucius si fece largo fino al tavolo dei professori, discutendo con la McGranitt perché la festa potesse continuare fino al mattino. La discussione s’accese, ma la spuntò la professoressa che, minacciando di portare a zero i punti dei Serpeverde se avesse continuato a rispondere alle sue obiezioni, spedì tutti gli studenti nei dormitori.
“Quella donna… la odio” si lamentò Lucius, una volta tornato da Narcissa.
La ragazza, in pieno imbarazzo ancora, annuì non sapendo che rispondere. A lei in fondo la McGranitt non faceva né caldo né freddo.
“Senti… come la vedi se io e te ce ne andiamo a fare un giro fuori?”
Narcissa fissò Lucius con gli occhi sbarrati, l’aria sbalordita.
“Un giro fuori? L’hai sentita? Se scopre qualcuno fuori lo espelle” replicò Narcissa preoccupata. Quando si trattava di infrangere le regole non era mai propriamente consenziente. Ma la presenza di Lucius le annullò totalmente le capacità di pensare, tanto che si ritrovò ad annuire di fronte allo sguardo annoiato del biondino, che sembrava accusarla d’essere una secchiona tale e quale a un Tassorosso.
“E va bene” s’arrese infine Narcissa, seguendo a ruota Lucius.

L’aria fredda di dicembre sferzò il viso di Narcissa, facendole arrossare visibilmente gli occhi. Lucius, con un pigro movimento della bacchetta, le fece comparire un giubbotto imbottito e una sciarpa di lana, cosicchè non avesse freddo. Narcissa arrossì nuovamente, questa volta però rincuorata dal fatto che Lucius avrebbe potuto pensare che il rossore non era dovuto alla sua presenza, ma al freddo.
Lucius osservava con aria assorta il cielo, silenziosamente. Narcissa, spiando di tanto in tanto il ragazzo con la coda dell’occhio, decise di fare altrettanto.
“Torni a casa?” le chiese di punto in bianco Lucius, abbassando lo sguardo e posandolo su Narcissa. Narcissa lo osservò silenziosamente per un po’, prima di rispondere annuendo col capo.
“Guarda che anche se mi rispondi usando le parole invece che i gesti non mi offendo” rispose Lucius scocciato, alzando gli occhi al cielo. Se c’era una cosa che non tollerava era il modo in cui tutte le ragazze, anche quelle apparentemente più spigliate, paressero perdere l’uso della parola in sua presenza.
“Scusa” disse Narcissa, abbassando gli occhi e fissandosi la punta delle scarpe.
“Pensavo fossi diversa” riprese Lucius.
Narcissa alzò un sopracciglio, domandando tacitamente di spiegare quell’affermazione, dato che lei non riusciva a capirne il nesso con tutto quello che era successo quella sera.
“Sei come tutte le altre: ti sei presentata in ritardo per farti desiderare. Ti sei presentata tutta ingioiellata e con vestiti degni di una regina. Per non parlare del trucco, sembra che tu abbia ingaggiato una troupe per farti tirare un filo d’ombretto”
Narcissa sbuffò.
“Non l’ho fatto per te, l’ho fatto perché mia madre vuole così” rispose acidamente, dando le spalle a Lucius.
“E tu fai tutto quello che vuole tua madre?”
“No. Ma i Black hanno un certo stampo da seguire, l’impronta che seguo è quella”
“Non mi pare che Bellatrix la segua, mi pareva ubriaca questa sera più del solito”
Narcissa strinse i pugni nervosamente. Ecco che Lucius aveva tirato in ballo Bellatrix. Allora avevano ragione quelle ragazze quando avevano detto che lei serviva solo come espediente.
“Se t’interessa quello che fa Bellatrix chiedilo a lei” rispose secca, allontanandosi da Lucius senza nemmeno salutarlo. L’argomento Bellatrix le andava stretto, mai come in quel momento era arrivata addirittura ad odiare la sorella e i suoi lineamenti così perfetti.
“Dove vai?”
“Non sono affari tuoi, Malfoy”
“Ah, adesso sono Malfoy”
“Lo sei sempre stato”
Con questa frase Narcissa scomparve nel castello, lasciando Lucius da solo nel cortile del castello.

“Non lo voglio mai più vedere” strillò Narcissa. Andromeda la guardava con compassione: anche Narcissa era rimasta scottata dalla presenza altisonante del bel Malfoy, ed ora ne stava pagando le conseguenze. Erano tante le ragazze che avevano subito la “maledizione di Malfoy”, lei ne era l’esempio vivente.
“Cosa ti ha fatto? Ha tentato di farti fare qualcosa che a te non andava?” domandò cautamente Andromeda, cercando di suonare quanto più discreta le fosse concessa. Narcissa si voltò di scatto verso la sorella, dopo aver lanciato l’ennesimo abito alla rinfusa dentro la valigia.
“No. Gli piace Bellatrix.”
Andromeda scoppiò in una risata liberatoria. Allora era tutto lì il problema, Narcissa s’era lasciata influenzare dalle voci che correvano a scuola. Voci, che per altro erano state diffuse da quelle ochette invaghite di Lucius, che si divertivano a farlo litigare con ogni sua possibile fiamma.
“E ora perché ridi?” domandò Narcissa freddamente.
“A Bellatrix non piace Malfoy”
“Questo lo so anch’io. Infatti ho detto: A Malfoy piace Bellatrix”
Andromeda scosse la testa con aria compassionevole.
“Cissy, ascoltami. A Malfoy piaci te, altrimenti non t’avrebbe mostrata alla scuola come il suo nuovo trofeo. Sa che con Bellatrix non ha possibilità. Bellatrix è apatica. Ha altri interessi. E sta con Rodolphus. Si sposeranno, e tu lo sai”
Narcissa sbuffò, effettivamente il ragionamento di Andromeda teneva ma…
“Ci sono pur sempre gli amanti che rovinano i matrimoni”
“Cissy, non complicarti la vita. Malfoy ha scelto te, tientelo senza farti problemi”
“Ma…”
“Shht, niente ma, Cissy. Sei tu che ti sei fasciata la testa prima del tempo”
Narcissa prese un’altra camicia dell’armadio e la lanciò nella valigia, scoccando nel mentre ad Andromeda un’occhiataccia infuocata.
“Ora è colpa mia, certo” borbottò nervosamente, mentre cercava di richiudere la valigia, i cui bordi faticavano a combaciare vista la precisione con cui Narcissa l’aveva riempita. Andromeda alzò gli occhi al cielo. Aveva capito che discutere con Narcissa era una battaglia persa. S'alzò dal letto e si diresse verso la porta.
"Ci vediamo alla banchina dell'espresso" le disse prima di richiudersi la porta alle spalle.

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Spazio Autore: Ed eccomi qua con un nuovo aggiornamento (:
Volevo innanzitutto ringraziare tutti i lettori che ho avuto con il primo capitolo di questa Fan Fiction.
Siete stati addirittura in 115 o_o
Volevo particolar modo ringraziare chi ha messo la FF nelle seguite e nelle ricordate, mi ha fatto davvero molto piacere, grazie! *_*
Volevo anche ringraziare Ale per aver recensito xD
Sta diventando la mia "recensitrice" di fiducia insieme a Vì *_*
Scusate, scusate, ho finito di annoiarvi xD
Spero vi piaccia questo nuovo capitolo, anche se devo ammettere che, nel corso della stesura, sono stata affetta da un invalicabile blocco dello scrittore, tant'è che ho postato soltanto ciò che sono riuscita a pubblicare che, ovviamente, avesse un senso logico (:
Fatemi sapere voi se il capitolo è stato all'altezza del precedente o meno :P
  
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