Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Taila    13/08/2010    4 recensioni
La Regina Bianca e Alice sono nello studio di quest'ultima. Per convincere la ragazza a combattere contro il Ciciarampa l'indomani, la Regina le racconta la storia di Eileen, una ragazza venuta dal Sopramondo che, molto tempo addietro, divenne una Paladina di Sottomondo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Liddell, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve salvino gentili lettrici e ben ritrovate ^O^ Mi scuso per il piccolo ritardo nell’aggiornare, ma in queste settimane ho avuto qualche problemino logistico. Ancora non è stato risolto, ma sono riuscita a strappare questo momento per aggiornare ^__^ Ma torniamo a noi. Ringrazio: Euridice Volturi: Ti ringrazio davvero tanto, me molto molto felice ^O^ Nella vita di Eileen ci sarà un matto, ma non il nostro Cappellaio: quello di Johnny Deep è talmento perfetto che non ho avuto il coraggio di metterci mano ^^''' Ringrazio Leia_the_Witch: Tessoroo *^* Io sto bene, tu? Sì, lo so, ormai sono una latitante a tutti gli effetti, ma spero di rimettermi in pari presto... spero... Anch'io ho amato profondamente il film di zio Tim *O* Sono convinta che abbia davvero superato se stesso questa volta e il Cappellaio Matto di Johnny è la classica ciliegina sulla torta ^O^ Ti ringrazio, il mio ego sta saltando felice al settimo cielo. Spero quindi che la storia di Eileen non deluda le tue alte aspettative ^^ Ringrazio Euridice Volturi che ha inserito questa fic tra i preferiti, Leia_the_Witch che ha inserito la fic tra i seguiti e tutti coloro che hanno anche solo letto (inchino ^___^). Adesso però si va a incominciare. Al prossimo capitolo, gente \^O^/

Capitolo I: È lei

Acquattato nell’erba tagliata di fresco, Stowe Cox scrutava il gruppo di umani che parlavano e ballavano a pochi passi da lui. Non gli piaceva quando gli umani si riunivano: erano terribilmente rumorosi. Storse il muso in una smorfia, facendo vibrare i lunghi baffi, al pensiero di tutto il tempo che era stato costretto a passare nel Sopramondo. I suoi simili vivevano in uno stato di totale barbarie, ancora prede dei più bassi istinti facevano i loro cianfrugli quando ne avevano voglia, incuranti di dove si trovassero e di chi li stesse guardando. Era stato terribilmente umiliante doversi confondere con essi, scappare per evitare di essere sbranato da altri animali o di diventare la cena di qualche essere umano.
Ma non aveva potuto fare altrimenti: il Brucaliffo gli aveva ordinato di cercare la prescelta e lui aveva potuto solo eseguire. Brucaliffo era l’essere più vecchio e saggio di tutta Sottomondo, la sua vera guida spirituale e trascendeva anche il potere dei re e delle regine che si succedevano al governo del suo mondo. Nessuno, nemmeno il più folle, si sarebbe azzardato a discutere i suoi ordini.
Il problema era che Stowe Cox non sapeva chi fosse la prescelta. Il Brucaliffo non gli aveva detto né come si chiamasse né quale fosse il suo aspetta. L’aveva solo rassicurato che sarebbe apparsa ai suoi occhi luminosa come una goccia di rugiada illuminata dal primo raggio del sole nascente. E lui aveva solo potuto fidarsi.
Con un piccolo balzo, il coniglio si avvicinò ancora un po’ agli esseri umani. Il tempo a sua disposizione stava scadendo, il giorno Gloriprincipio dell’Era della Regina Blu era alle porte e lui doveva trovare la ragazza il prima possibile.
- Un coniglio con il panciotto!- esclamò sorpresa una voce argentina alle sue spalle.
Stowe Cox si volse di scatto, spaventato. Davanti a lui c’era una ragazza fasciata in un abito acquamarina, con i lunghi capelli neri sciolti sulle spalle e gli occhi di un verde purissimo, le labbra stese in un sorriso dolcissimo. Le sua aura avvampò davanti agli occhi di Stowe Cox come una fiamma contro il cielo terso di metà pomeriggio, screziata d’oro e di ambra.
Era lei la prescelta.
Proprio come gli aveva assicurato Brucaliffo, quella ragazza brillava come se fosse stata un piccolo sole. E la luce della sua anima era pura e forte, doveva essere incredibilmente coraggiosa. Proprio ciò che serviva loro per fronteggiare la catastrofe che si stava abbattendo su Sottomondo.
Stowe Cox si sollevò sulle zampe posteriori e fissò la ragazza negli occhi, curioso. Rimasero a guardarsi per alcuni istanti, poi il coniglio tirò fuori dalla tasca del panciotto un orologio a cipolla e batté un paio di volte la zampa sul vetro, quindi spiccò un salto di lato e corse via.
Sperava che la ragazza capisse che era tardi e lo seguisse. Continuò a correre per il prato, in labirinto di cespugli e roseti che lo condusse fuori dal giardino, in aperta campagna. Si fermò su un piccolo rialzò del terreno e si guardò alle spalle: la ragazza stava correndo per raggiungerlo, poteva sentire il suo respiro ansante sciogliersi caldo nell’aria, poteva scorgere i suoi occhi lucidi e le sue guance arrossate per la fatica. Sorrise soddisfatto, lasciò che la ragazza gli fosse un po’ più vicino e riprese la sua folle corsa.
- Aspetta!- gli urlò dietro la ragazza.
Ma lui non si fermò, continuò a volare sull’erba badando a non distanziarla troppo: doveva portare la ragazza dal Brucaliffo al più presto.
Si attardò un attimo ai piedi un una vecchia quercia e, appena fu sicuro che la ragazza lo ebbe visto, si lasciò cadere in una buca che si apriva tra le sue radici.

Eileen correva a perdifiato per raggiungere quello strano coniglio con il panciotto. Non ne aveva mai visto uno prima d’allora e voleva scoprire chi fosse e da dove veniva. Magari da un posto dove tutti gli animali indossavano vestiti e prendevano il the con i biscotti alle cinque. Sorrise immaginando un coniglio, una volpe e un cane seduti a un tavolo mentre discorrevano amabilmente.
Aveva sempre avuto una fantasia molto fervida e per questo i suoi genitori la rimproveravano sempre. Aveva diciotto anni, era adulta oramai e non poteva più perdere tempo a sognare a occhi aperti. Ma lei davvero non riusciva a non provare a immaginare cosa volesse dire volare liberi nel cielo o nuotare placidi nelle acque di un lago. Sedeva spesso davanti alla finestra della sua stanza e vagheggiava su un mondo meraviglioso dove tutto era possibile.
Si attardò un attimo per riprendere fiato e vide che il coniglio si era fermato sotto una quercia. Sorrise pensando di averlo ormai raggiunto e riprese a correre, ma era ormai a pochi passi da lui, l’animale sparì all’interno di una grossa buca. Perplessa batté un paio di volte le palpebre e poi si avvicinò lentamente.
Si inginocchiò sul terreno e, puntellandosi con i palmi delle mani, si sporse in avanti per guardare all’interno di quella che sembrava una tana di coniglio. Per un attimo non accadde nulla, vedeva solo uno spesso buio senza fondo, ma l’attimo successivo sentì come due grandi mani invisibili che l’afferrarono per le braccia e la strattonarono verso il basso, facendola cadere nella fossa.
Non provò nemmeno ad aggrapparsi a qualcosa, per un po’ precipitò nel nulla, poi attorno a lei tutto iniziò a cambiare: c’erano scaffali pieni di libri, volumi e soprammobili che volavano a destra e a manca, pianoforti che suonavano cacofonie stonate e stridenti, letti e materassi e cuscini.
Alla fine di quella caduta che sembrava infinita, Eileen picchiò contro qualcosa di solido, rompendolo e precipitando ancora, fino a quando non si schiantò contro un pavimento. Rimase immobile per una manciata di secondi, cercando di ricordare come si respirasse e di capire qualcosa in mezzo a tutto quel dolore.
Piano si mise a sedere e si guardò intorno: si trovava in una stanza piccola e rotonda, il pavimento era a scacchi gialli e neri, dal soffitto pendeva un elegante lampadario a braccia che sembrava provenire da un’altra epoca, una serie di porte erano incassate nelle pareti rivestite di diverse carte da parati. Si alzò e provò ad aprire le porte, ma erano tutte chiuse. Notò poi una pesante tenda di velluto blu e scostandola trovò una porta così piccola e stretta che soltanto una delle bambole di porcellana di sua sorella avrebbe potuto passarci attraverso. Provò comunque ad abbassare la maniglia e scoprì che anch’essa era chiusa.
Sconsolata Eileen si guardò intorno e scoprì che al centro della stanza era comparso un tavolino in ferro battuto con il ripiano in vetro, su cui era stato posata una bottiglia contente un liquido ambrato. Inclinò la testa di lato, verso la spalla, perplessa: era sicura che fino a poco prima la stanza fosse vuota! Cauta, si avvicinò e vide che sul ripiano in vetro c’era anche una chiave, la prese in mano: era pesante e antica. Poi riportò la sua attenzione sulla bottiglia: legato al collo con un doppio giro di spago azzurro c’era un biglietto.
- Bevimi!- lesse Eileen.
Scrollò le spalle in una diplomatica alzata di spalle e portò la bottiglia alle labbra, bevendo un lungo sorso di quel liquido amaro che sembrava le stesse bruciando la gola: dopotutto non era che un sogno bizzarro!
Subito iniziò a rimpicciolire e tutto attorno a lei a ingrandire di conseguenza, persino il vestito che indossava. Quando il processo si bloccò, Eileen si ritrovò imprigionata in un mare di stoffa acquamarina. A fatica la scostò, facendosi strada e tenendo la chiave sempre stretta in pugno. Quando fu libera corse direttamente verso la piccola porta, infilò la chiave nella serratura e la girò, facendola scattare. Aprì il battente e uscì dalla stanza rotonda.

  
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