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Autore: Mary00    13/08/2010    1 recensioni
Il mio nome è Alessandra. Vivevo con mio nonno, fino a che non è morto d'infarto, sono stata costretta a trasferirmi in un college, che non è per niente normale: Spiriti, angeli neri bianchi e grigi, gemelli innamorati, professori matti, compagni di classe anormali, stanze nascoste e molto, molto altro. "Il Green College è un collegio che accetta solo studenti d'un certo calibro, non accettiamo feccia o barboni. Vedi di non comportarti come tale se vuoi rimanere qui ancora al lungo!"
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Green college

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 2

First morning

 

 

 

 

La mia prima sveglia al Green College fu abbastanza faticosa, anche perché, a svegliarmi fu una specie d'apparecchio di Marina, che faceva un suono acuto e stridulo, mi svegliai malissimo, mollando all'apparecchio un meritato pugno, per far cessare quel suono fastidioso, poi ovviamente arrivarono le proteste di Marina:

<< Ehi! Quella era la mia sveglia, Sandra! Se volevi spegnerla bastava toccarla, accidenti. >> Sembrava davvero arrabbiata.

<< Scusami io... Mi devo abituare. Senti, qui bisogna indossare una divisa per caso? >> Cambiai discorso per alleggerire l'atmosfera creatasi.

<< Certo. >> Mi rispose seccamente senza aggiungere ulteriori dettagli.

<< E dove posso procurarmela? >> Le chiesi tentando d'alzarmi appoggiandomi al comodino, ma ricadendo nuovamente sul letto con la testa che ballava il samba senza darmi tregua.

<< Chiedi a qualche prof, a me l'hanno consegnata appena arrivata. >> Aveva preso in mano l'apparecchio che si era ammaccato dopo il mio pugno e cercava di capire quanto fosse grave il danno, ma pareva saperne davvero poco, quanto un muratore sa di abbigliamento almeno.

Mi alzai e mi diressi al bagno, dopo essermi lavata e pettinata uscii e tornai in camera, afferrando dall'armadio una camicietta e un gilet a caso di colore verde, che abbinai malamente ad una minigonna a quadri verde scuro, poi infilai le mie Adidas nere e misi un cerchietto in mezzo alla mia matassa di capelli mossi, provando a far risaltare il colore blu in mezzo al castano, con scarsi risultati.

Attesi che anche Marina finisse di vestirsi e di acconciarsi i capelli, non ci mise poco, poi mi lanciò uno sguardo sorpreso, come se avesse notato che stavo per uscire in mutande.

<< Ehi Sandra, vieni qui, ti faccio una treccia, non puoi uscire in quel modo, dai! >> Disse con un tono che non avrebbe accettato un rifiuto o una protesta, e si avvicinò a me con in mano la sua spazzola enorme, che forse sarebbe riuscita a domare i miei capelli ribelli in una passata, forse.

<< Bhe, una treccia magari no, ma una coda con un nastro o qualcosa di simile mi andrebbe bene. >> Le sorrisi solarmente anche per scusarmi dell'azione insensata (o magari no) di qualche decina di minuti prima, lei parve notarlo e ricambiò il sorriso, cominciando a pettinarmi e rimuovendo quasi a fatica il cerchietto dai capelli annodati. In meno di dieci minuti mi aveva fatto una coda degna di un primo premio di bellezza, con un nastro verde smeraldo, come le avevo chiesto, poi mi aveva sistemato il cerchietto appena dopo quello che sarebbe dovuto risultare un ciuffo laterale ma che sembrava solo un ammasso di capelli piazzatosi in quel punto per puro caso. Eravamo uscite di corsa e appena finita la rampa di scale, che la sera prima mi era sembrata lunghissima ma invece era molto più corta dei miei pensieri, ci ritrovammo in un corridoio con molte stanze, o forse aule, ci dirigemmo poi dritto per dritto in fondo al corridoio, dove si trovava un'enorme sala da pranzo, con più di dieci lunghissimi tavoli di legno e altrettante panche sempre in legno, dove già sedevano molti studenti di varie età, ma nessuno superava i sedici, o almeno così mi parve. Io e Marina prendemmo posto al secondo tavolo partendo da sinistra e dopo esserci sedute cominciammo entrambe a prendere e divorare alcune delle invitanti pietanze che erano sistemate sul tavolo come colazione:

Cornetti, brioches, fette biscottate, cereali d'ogni tipo, merende confezionate di marche di cui non conoscevo l'esistenza sino a quel momento e molto altro, intorno poi erano riposti molti barattoli contenenti creme e mieli di ogni sapore e provenienza.

Io addentai un cornetto ripieno di panna (sì, era panna davvero) e appena finito ne mangiai un altro uguale, poi afferrai la brocca di quello che mi parve caffè e ne versai una bella quantità nella mia tazza, dopodiché presi la brocca del latte freddo e ne versai altrettanto nella tazza, fino a colmarla. Non misi nemmeno lo zucchero, bevvi il liquido tiepido in un sorso e poi mi fermai un attimo, sazia, sì io mi sazio con molto poco. Marina invece mangiò tre brioches ripiene di marmellata ai frutti rossi e una bomba alla crema, poi bevve quasi un'intera brocca di latte caldo e mangiò una fetta biscottata dopo averla riempita di Nutella, quando fu sazia fissò me e sorrise colpevole come se avesse appena commesso un crimine imperdonabile. Io dopo averle ricambiato il sorriso cominciai a guardarmi intorno e notai che dalla nostra posizione si vedeva bene l'entrata da dove eravamo passate poco prima, da dove ancora in quel momento continuavano ad entrare studenti frettolosi, che, appena individuato il loro tavolo, ci si teletrasportavano correndo a perdifiato per poi abbandonarsi su una panca uguale alla nostra e cominciare a mangiare come noi pochi minuti prima. In particolare mi colpirono due studenti che sembravano avere più o meno la mia età, erano gemelli, entrarono nella sala con calma e si guardarono attorno, cercando il loro tavolo, guarda caso il nostro e si sedettero proprio davanti a noi, ma non rivolgendoci neanche uno sguardo, e cominciando a mangiare con una lentezza e una grazia esasperanti. Li osservai meglio mentre mangiavano entrambi una fetta biscottata con miele d'acacia:

Erano due ragazzi, avevano davvero la mia età, entrambi i capelli neri e lisci sino al collo, entrambi quella che capii era la divisa maschile ed entrambi gli occhi color ghiaccio. Sì, abbastanza belli nell'insieme, ma mi sembravano un po' altezzosi, considerazione che poco dopo si rivelò esatta. Marina gli parlò:

<< Ah buongiorno dormiglioni! Come va oggi? Che nemmeno vi degnate di salutarmi? >> Usava un tono abbastanza confidenziale, dedussi che era loro amica da un po'. I due alzarono lo sguardo contemporaneamente e non appena ebbero ingoiato l'ultimo boccone della fetta biscottata si scambiarono uno sguardo indecifrabile e poi uno dei due parlò:

<< Ciao Marina. Sai non è stata la nostra migliore notte, ma abbiamo dormito almeno. Tu invece? Ti trovo in forma se non erro. >> Aveva una voce suadente e leggera. Marina gli sorrise soddisfatta e poi mi lanciò un'occhiata per ricordarmi chi aveva ammaccato l'apparecchio, che in quel momento aveva ancora in mano.

<< Sì, sono in forma, grazie. Lei è l'ammaccatrice di sveglie. >> Scoppiò in una risatina candida. I due gemelli spostarono lo sguardo su di me e mi studiarono con scarso interesse, come fossi un libro rovinato e loro due esaminatori di biblioteche molto severi e famosi. Dopo essersi scambiati un'altra occhiata il gemello che aveva parlato poco prima con Marina mi rivolse la parola porgendomi una mano dai tratti sottili e le dite pallide e affusolate:

<< Molto lieto, sono Emanuele GreenFlowers e lui è mio fratello gemello Valerio. Tu sei? >>

<< Mi chiamo Alessandra Rains. >> Gli strinsi senza energia la mano, per paura (davvero) di spezzargliela. Dopo Emanuele anche Valerio mi porse la mano e gliela strinsi in egual modo, sempre con lo stesso timore. Dopo questa presentazione ci fu un silenzio tra di noi, Marina aveva ripreso a mangiare invece i due gemelli continuavano ad osservarmi, poi Emanuele distolse lo sguardo e si versò un po' di latte freddo nella sua tazza, mentre Valerio continuò a fissarmi, non riuscivo a captare nulla in quello sguardo, se non, forse, una leggera ostilità. Poi per la prima volta da quando era entrato in quella stanza Valerio parlò, rivolgendosi a me, la sua voce era quasi identica a quella di Emanuele, ma forse il tono era più pacato:

<< Perché "l'ammaccatrice"? >> A quel punto anche Emanuele spostò lo sguardo su di me, mentre Marina continuò a mangiare senza sentire nulla. 

<< Bhe, stamattina è successo un piccolo incidente con la sveglia di Marina e lei mi ha... Come dire, "rifilato" questo simpatico nomignolo. >> Nel pronunciare "simpatico" alzai un po' il tono, per intendere che non mi piaceva per nulla, e poi aggiunsi << Voi però potete chiamarmi Sandra. >> Conclusi con un sorriso amichevole, che non fu minimamente ricambiato. I due si scambiarono l'ennesima occhiata e alla fine Emanuele mi rispose:

<< Noi ti chiameremo Alessandra, e ti pregheremmo di fare lo stesso coi nostri nomi, se non rappresenta un fastidio per te. Preferiremmo che i nomignoli o i soprannomi non fossero usati su di noi. >>

<< Va bene, Emanuele e Valerio. >> Nel pronunciare i loro nomi mi sembrò che si fossero infastiditi, quasi avessi sbagliato accento su una parola scontata mentre leggevo un brano semplicissimo. Poi Emanuele aggiunse a nome di entrambi:

<< Grazie. >> E distolse lo sguardo continuando a bere il suo latte. Anche Valerio distolse lo sguardo e si concentrò nel fissare il gemello in modo enigmatico. Intanto Marina aveva finito le brioches alla crema, ai frutti e alla cioccolata e stava bevendo il latte caldo avidamente, quasi fosse la sua unica fonte di vita. Io abbassai lo sguardo alla mia minigonna, che intanto si era sgualcita e tentai di risistemarla, ricavando solo una perdita di tempo. Poi per rompere il silenzio e magari socializzare di più coi gemelli domandai a loro due:

<< Ehm, Emanuele, Valerio di che segno siete? >> Mostrai il mio miglior sorriso e provai a risultare interessata, con scarso successo.

<< Siamo entrambi del cancro. Come mai questa domanda? >> Mi chiese Valerio sospettoso prima che Emanuele avesse il tempo d'aprir bocca.

<< La faccio un po' a tutti, mi interesso d'astrologia, ma mi sembra che voi non siate molto interessati, o no? >> Provavo a mantenere il sorriso, ma dopo un po' s'indebolì, a vedere quei due così seri e impassibili. Rispose ancora Valerio:

<< Invece lo siamo e più di quanto credi. >> Mi rivolse uno sguardo intenso.

Suonò una campanella facendomi sobbalzare, e Marina, assieme a tutti gli altri ragazzi della sala si alzò, prendendomi per il braccio e dirigendosi all'uscita della sala, per poi farmi infilare in un'aula e trovare posto per me e lei in fondo all'aula, ad un banco vuoto. Attendemmo  che l'aula si riempisse e che il professore d'aritmetica entrasse, quindi ci alzammo in piedi e ci risedemmo velocemente. Notai, a due banchi avanti al nostro, ma ad una fila laterale, i due gemelli, intenti a tirar fuori il libro d'aritmetica, mi sembravano dei tipi con un passato abbastanza contorto, o perlomeno con abbastanza problemi da farli stare in quello stato triste a vedersi. Il professore d'aritmetica, notai, aveva portato sulla cattedra una brocca con dei cubetti di ghiaccio e un bicchiere di plastica, all'inizio pensai ad un esperimento scientifico, ma poi notai che si versò un po' di cubetti nel bicchiere e poi lo portò alle labbra, che dopo il contatto col ghiaccio gli divennero rosse carminie. Ci fissò uno per uno, banco per banco e poi si fermò su di me:

<< Avvicinati. >> Mi disse il professore con un mezzo sorriso. Tutta la classe si voltò verso dove il professore aveva rivolto lo sguardo e mi fissò perplessa. Io mi alzai e a passi abbastanza lenti raggiunsi la cattedra, il professore si alzò e dopo essersi schiarito velocemente la voce mi presentò:

<< Ragazzi, lei è Alessandra Rains, e da oggi sarà una vostra compagna di classe, mi aspetto che la trattiate con riguardo e simpatia, ha appena dovuto affrontare un lutto e quindi siate cordiali e non antipatici e maleducati come siete stati con lo scorso nuovo compagno di classe... Ma lasciamo stare il passato, vedo che hai già socializzato con la signorina Bells, molto bene, è una delle mie studenti migliori, mi auguro che anche tu possa diventarlo. Prego, torna al tuo posto e cominciamo la lezione, questo è il tuo libro di testo. >> Mi porse un volume identico a tutti quelli che gli altri compagni di classe avevano poggiato sul banco, non era enorme, ma nemmeno tanto sottile. Tornai a sedermi con la stessa lentezza di prima e cominciammo la lezione.

La prima e la seconda ora volarono senza che quasi me ne accorgessi, ma la lezione di educazione fisica non fu altrettanto rapida...

 

 

 

***

 

 

 

Ma ciao, ciao, ciao e ancora CIAOOO!!! Sono tornata per un altro capitolo e spero che vi sia piaciuto, anche se un po' corto =/ e di questo perdonatemi, e perdonate anche il leggero ritardo per l'aggiornamento, mi ero presa una piccola vacanza ^^''. Recensite ancora e grazie a quelli che l'hanno fatto fin'ora!

 

kakashina97100: Ottima osservazione, complimenti xD MA non preoccuparti, se sono sopravvissuta io ad un'escursione notturna a quell'età possono riuscirci anche i personaggi della storia u.u Grazie per la recensione ;)

KiarettaXMartyAiLovU: Sono felice di questo e spero che continuerà a piacerti =) Grazie per aver recensito ^^.

Aryadaughter: Mi fa piacere saperlo, e sappi che continuerà ad incuriosirti, e positivamente sempre e comunque :D Grazie per la recensione.

 

Grazie anche a chi ha inserito al storia nelle seguite e le preferite.

Continuate così lettori e lettrici!!

Mary00

  
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