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Autore: KatNbdwife    20/08/2010    2 recensioni
Elise, Rick, un matrimonio quasi perfetto e un ricordo che torna a bussare.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6. And every time I try to pick it up like falling sand, as fast as I pick it up it runs away through my clutching hands…

L’aereo atterrò all’aeroporto berlinese a mezzogiorno in punto. L’aria era fresca, quasi fredda ed Elise alzò il bavero della giacca nera, coprendosi il viso. Rick, al suo fianco, le cingeva la vita quasi a volerle infondere calore. Nei suoi gesti non c’era nulla di possessivo o studiato, Rick era mosso solo dal sentimento pulito e totalmente sincero che nutriva nei confronti di Elise fin dalla prima volta che l’aveva incontrata. La loro, a voler guardare, era una favola al contrario, perché di solito è la principessa a perdersi in sinfonie amorose, sogni a tinte rosa e battiti impazziti del cuore. In questo caso, invece, era Rick quello più romantico, quello che era in grado di passare una giornata intera ad osservare la sua dolce metà senza parlare o a sognare di lei anche se ce l’aveva sempre accanto.

“Chiamo un taxi, aspetta” le disse, dirigendosi verso il parcheggio. Dopo pochi istanti le fece un cenno ed Elise lo raggiunse alla macchina, dove un autista caricò i loro bagagli e li scortò fino all’hotel.
All’accettazione, un impiegato dall’aria stanca ed annoiata controllò la loro prenotazione e li fece scortare nella suite imperiale che Rick aveva scelto per lei.

“Ti piace?” domandò il ragazzo, non appena furono soli.
“E’ magnifica”

La stanza era gigantesca, anche se stanza non era il termine appropriato. Era più una specie di piccolo appartamento, suddiviso in due zone per il giorno e per la notte. L’arredamento era elegante mantenendo comunque un profilo sobrio ed nell’aria si avvertiva un lieve aroma di muschio bianco, uno dei profumi preferiti da Elise, tanto che la ragazza sospettò che quel tipo di deodorante non fosse stato spruzzato a caso. Del resto, nulla sembrava essere lasciato al caso, in quell’alloggio. La posizione dei mobili, il colore delle lenzuola, la disposizione dei soprammobili, perfino le piastrelle del bagno corrispondevano alla perfezione ai suoi gusti. Si immaginò Rick, all’agenzia viaggi, intento a spulciare le foto di ogni singola suite fino a trovare quella perfetta per lei e fu in quell’istante che si ritrovò a paragonare suo marito a Tom. Tom che non sapeva nulla di lei, che non conosceva i suoi colori preferiti ne i suoi gusti musicali, che non aveva la minima idea di quando compisse gli anni o di quale fosse il suo cibo prediletto. In fondo, erano anche queste le piccole cose che davano vita ad un grande amore, quello che Rick provava per lei. E Tom che c’entrava in tutto questo? Perché aveva ceduto? Perché gli aveva promesso quell’incontro che, sicuramente, avrebbe causato più danni che benefici?
Eppure, nonostante sapesse che tutta quella faccenda era tremendamente sbagliata, era intenzionata a rivederlo. Solo così avrebbe potuto, finalmente, cominciare una nuova vita con Rick.

“Se non ti scoccia, io mi stenderei un attimo. Il volo mi ha fatto venire mal di testa”
“Certo, dormi un po’. Io ne approfitto per fare un giro”
“Da sola? Sicura che non ti scocci?” domandò lui, apprensivo.
“Non ti preoccupare, saprò cavarmela!” lo baciò sulla guancia ed uscì dalla stanza.

Non prese l’ascensore ma fece le scale quasi di corsa, fino a ritrovarsi nella hall con il fiatone. Quando fu in strada, cercò il cellulare e selezionò il numero di Tom dal menu delle chiamate ricevute. Il rasta rispose immediatamente ed Elise pensò che stesse attendendo quella chiamata dalla sera precedente.

“Sono al Majestic Hotel, dove posso trovarti?” esordì, senza salutarlo.
“Ti vengo a prendere io”
“NO!” urlò Elise, accorgendosi solo in un secondo momento di aver usato un tono davvero eccessivo “No, meglio di no. Dammi un indirizzo, il nome di un bar, qualsiasi cosa. Prendo un taxi”
“Giant Bar, è vicino a casa mia”
“Quanto dista dal mio hotel?”
“Circa due chilometri, metro più metro meno”
“Va bene, aspettami lì”

**

Il Giant Bar non era altro che un piccolo pub aperto anche di giorno, accogliente e silenzioso. In un angolo, Elise scorse un piccolo palco sul quale, probabilmente, erano soliti esibirsi artisti locali. Scrutò il locale in cerca del ragazzo e quando non lo vide, provò l’impulso di tornare in albergo. Mentre faceva dietrofront, si ritrovò il torace del rasta a pochi centimetri da lei, rischiando così di finirgli direttamente fra le braccia. Alzò la testa lentamente e incontrò gli occhi di Tom.
Nella sua mente, una giravolta di ricordi rischiò di farla svenire e le mani presero a tremarle.

“Ciao Elise” mormorò lui, in tedesco. Ad Elise parve che quelle parole fossero musica.
“C-ciao”
“Ci sediamo?”

Senza dire nulla, seguì il rasta ad un tavolino appartato e poco dopo vennero raggiunti da un ragazzo che chiese loro cosa volessero da bere. Tom ordinò una bibita mentre Elise optò per un caffè. Forte.

“E’ un piacere rivederti” disse lui, poggiandosi contro lo schienale della sedia. Elise notò che gli tremava leggermente la voce.
“Non dovrei essere qui”
“Il punto è che ora ci sei”
“Tom, ho pensato spesso a te in questi giorni e non so nemmeno il motivo” esordì. Aspettare a fargli quel discorso non sarebbe servito a nulla “Sono passati quasi due anni da quell’estate e io sono sposata”

Gli occhi di Tom cercarono l’anulare di Elise, istintivamente, e vi scorsero una fede.

“Vedo” mormorò.
“Ecco, appunto. Mio marito non sa che sono qui e non sa nemmeno di noi. Non gli ho mai parlato di te, non ne ho avuto il coraggio. Ora, devo sapere perché mi hai cercata. Perché?”
“Ho letto un articolo che parlava di te e delle tue nozze. Da quel giorno, ho continuato a pensare a te, incessantemente. Ho creduto di impazzire, mi è sembrato di tornare indietro, di tornare a quell’estate. Ho sofferto quando te ne sei andata, Elise” appoggiò le mani sul tavolo e gli venne voglia di allungarne una a cercare quella di Elise, ma lasciò perdere.

Il cameriere interruppe per un attimo il loro discorso. Solo quando se ne fu andato, Tom riprese “Poi ho cercato di scriverti una lettera, ma non ne sono capace. Così ho spulciato la rubrica del cellulare e ho scoperto di non aver mai cancellato il tuo numero”
“Perché mi hai chiamata?”
“Volevo sentirti” sospirò.
“Tom, certe cose non si possono cambiare. Avremmo dovuto pensarci prima ma tu avevi tuo tour e io Rick” disse, prima di buttare giù il caffè tutto d’un fiato.
“Il tour non c’entra nulla, tu mi hai lasciato per tuo marito” pronunciò quella parola con rabbia, come se gli risultasse impossibile associarla ad Elise.
“Io non ho lasciato nessuno” rispose lei, irritata “ Tu non hai mai espresso la volontà di volere qualcosa di serio!”
“Avresti dovuto capire!” Tom strinse i pugni, in preda alla rabbia. Gli occhi erano delle fessure. Era arrabbiato con sé stesso, per non averle detto quanto l’amava e con Elise, per non essersene accorta o per averlo ignorato.
“Devo andare, Tom. Scordiamoci questa storia, la vita prosegue. E’ l’unica soluzione, io non posso divorziare e tu… tu volevi solo verificare se il tuo sex appeal funzionasse ancora. Beh, come vedi no!” si alzò, girò sui tacchi ed uscì dal locale, lasciandolo solo e frustrato come mai si era sentito in vita sua.

7. But there’s nothing else I can really do…

Pochi secondi dopo l’uscita di Elise, Tom si alzò velocemente dalla sedia, pagò le consumazioni in fretta facendo cadere il portafoglio e tutti gli spiccioli che conteneva, e dopo averli raccolti frettolosamente uscì dal locale di corsa, voltando la testa a destra e a sinistra nel tentativo di scorgere Elise.
La vide a pochi metri da lui, mentre camminava impettita, il bavero della giacca tirato fin sulle orecchie e i capelli mossi dalla brezza berlinese.
La rincorse e quando la raggiunse le toccò un gomito, facendola sussultare.

“Sei scemo?” gracchiò la ragazza, strozzandosi con la sua stessa saliva “Mi hai quasi fatto venire un infarto! Cosa vuoi ancora?”
“Non ho ancora finito di parlarti”
Elise si fermò in mezzo al marciapiede, le braccia conserte e lo sguardo che cercava di sfuggire a quello di Tom che, invece, la fissava dritto negli occhi verdi.
“Cos’altro devi dirmi?”
“Possiamo tornare a sederci?”
“No, non ho tempo. Rick fra poco si sveglierà e non voglio che mi chiami proprio mentre sono con te. Lui non si merita tutte queste bugie”
“Mi pare un po’ tardi, no?” commentò Tom, sfoggiando il suo miglior sorriso, quello che una volta Elise aveva definito “da conquiste”.
“Senti Tom, le cose sono cambiate rispetto a due estati fa. Ora sono sposata, sto iniziando una vita nuova accanto a Rick e tu non ne fai più parte” alzò la testa e finalmente riuscì a guardarlo negli occhi.
“Sei tu che mi hai proposto l’incontro, Elise”
“E’ vero, ed ho sbagliato. Volevo solo essere certa che fosse tutto finito e che il tuo fantasma non mi perseguitasse più”
“Concedimi ancora mezz’ora, poi sparirò per sempre dalla tua vita se è questo che desideri. Vieni con me”

Elise, nell’arco di cinque secondi, analizzò velocemente i pro e i contro. Se fosse andata con lui avrebbe rischiato di trovarsi in una situazione assai compromettente, dal momento che Tom “Rasta” Kaulitz esercitava ancora un certo fascino su di lei.
D’altro canto, se non l’avesse seguito, si sarebbe domandata all’infinito come sarebbe stata la sua vita se quel giorno, a Berlino, avesse dato ascolto alla richiesta di Tom.
Decise così che un rimorso sarebbe stato comunque meglio di un rimpianto e accettò.
Tom, visibilmente tronfio, la condusse a casa sua dove, le assicurò, nessuno li avrebbe disturbati.

“Non voglio che mi vedano, Tom. Non voglio incontrare tuo fratello o i tuoi amici, sia chiaro” precisò Elise, camminando al suo fianco.
“Non li incontrerai. Bill non è in casa e Georg e Gustav non abitano con noi”

Il resto del breve tragitto che li separava dalla casa dei Kaulitz lo passarono in religioso silenzio. Più di una volta Tom represse l’istinto di cingerle le spalle con un braccio, bloccandosi solo per il timore che Elise si infuriasse e scappasse via.

Una volta varcata la soglia di casa, al riparo da sguardi indiscreti, Elise cercò di rilassarsi per quanto fosse possibile coniugare la parola “relax” con “Tom Kaulitz” e “casa vuota”, specie sapendo di avere un marito a pochi chilometri di distanza che, ignaro di tutto, dormiva beato credendo che la moglie fosse a passeggio.
Tom la fece accomodare in salotto, prese la sua giacca e, da perfetto padrone di casa, la appese in corridoio e le domandò se volesse qualcosa da bere o da mangiare. Elise rifiutò entrambe le proposte e si accinse ad ascoltare quello che Tom aveva da dire.

“Quindi?” esordì, dopo un lunghissimo minuto di pesante silenzio.
“Hai così fretta di andare via?”
“Tom, forse non ci siamo capiti” Elise poggiò le mani in grembo e, seduta con la schiena perfettamente dritta, aggiunse “Mio marito è in albergo e crede che io sia a passeggio per Berlino. Se mi dovesse chiamare per chiedermi dove sono, mi spieghi cosa dovrei dirgli?” e poi, portandosi il pollice all’orecchio e il mignolo alla bocca a mo’ di telefono, disse “Oh amore guarda, sono a casa di Tom Kaulitz. Sì, certo, quello con il quale ti ho tradita due anni fa anche se non te l’ho mai confessato e al quale pensavo anche mentre ti raggiungevo all’altare! Ma non preoccuparti, io ti amo eh!” quando terminò il vivace monologo, aveva la faccia rossa e gli occhi quasi fuori dalle orbite.
“Pensavi a me anche il giorno delle tue nozze?” Tom, che non si era lasciato sfuggire quel particolare, eluse la domanda di Elise.
“Non è questo il punto” ribatté lei, ricomponendosi.
“Rispondimi”
“Sì” mormorò “Più di qualsiasi altro giorno”

Tom, che fino a quel momento era rimasto in piedi di fronte a lei, le si sedette accanto, prendendole una mano.

“Pensavo a quanto è stato bello due anni fa” continuò Elise, gli occhi fissi sulle loro mani intrecciate “E a come la vita, a volte, è strana. Non ho mai amato Rick, in tutti questi anni, tanto quanto ho amato te in un mese e non sono stata in grado di dirtelo. Ho fatto di tutto per scordarmi di te, compreso l’accettare il matrimonio anche se sentivo che era troppo presto. Io amo mio marito, lo giuro” alzò gli occhi e incontrò quelli del chitarrista “ma tu occupi i miei pensieri da sempre”

Tom si avvicinò a lei cercando di baciarla ma Elise lo fermò “Tom, ti prego. Non so se sarò in grado di fermarmi, dopo”
“E chi dice che dobbiamo fermarci?” sussurrò Tom, tentando nuovamente di darle quel bacio che aspettava da due lunghissimi anni. Ancora una volta Elise si tirò indietro.

“Sono sposata da tre giorni. Solo tre giorni. Ho già tradito Rick una volta e non ho intenzione di farlo mai più”
“Ma sentivi il bisogno di vedermi, altrimenti mi avresti mandato a quel paese la sera in cui ti ho telefonato”
“Sento il bisogno di rivederti fin da quando sono partita due anni fa! Ma, delle volte, bisogna scegliere. Io ho scelto la strada più facile, lo ammetto. Ho scelto Rick e una vita normale, mentre con te sarebbe stato tutto più complicato”
“Dicono che la strada migliore è sempre quella meno battuta” commentò lui.
“Sarà anche la migliore, sarà anche quella che da più soddisfazioni., ma io non ho avuto il coraggio di percorrerla. Senza contare che la sera in cui ci siamo salutati, tu non hai fatto nulla per fermarmi”
“Cosa avrei dovuto fare? Buttarmi a terra implorandoti di restare? Io volevo te, non la tua pietà”

Elise tacque per un attimo, ripensando a quella sera e alla sua vita nei mesi successivi. Mai come in quel momento si pentì di non avere avuto la forza di dare un taglio netto con il passato. O, forse, di non avere dato un taglio netto alla sua storia con Rick.
Il suo animo era combattuto. Le pareva assurdo che, dopo tanto tempo passato insieme, Rick fosse semplicemente scomparso dal suo cuore eppure il calore che la mano di Tom emanava, la faceva stare così bene che le sembrava impossibile convincersi del contrario
Era certa di amare il marito ma la domanda che le attraversò la testa fu rivelatrice: che tipo di amore era? Era l’amore di due amanti o l’amore di due amici?

Pensò anche che una coppia di lunga data, come loro due, attraversava degli alti e bassi, ma non era normale a tre giorni dalle nozze.

“Devo andare” Elise si alzò lasciando la mano di Tom e si diresse verso il corridoio.

Fu un attimo: Tom la rincorse, la prese per un braccio e la spinse dolcemente contro il muro, sovrastandola con il suo corpo. Elise, dopo un debolissimo tentativo di fuga, si lasciò completamente andare a quella presa fino a quando le loro labbra non si incontrarono e tutto il resto sembrò sparire.
Tom la prese in braccio e la portò in stanza, la adagiò sul letto e la spogliò velocemente. Si stese sopra di lei e la fece sua in un attimo, perché non c’era tempo per le carezze o per le frasi d’amore, non c’era tempo per lunghi baci o per dolci promesse.
Il tempo o il destino gliel’avevano già portata via una volta e, in quel momento, Tom desiderava solo risentirla contro di sé, sentire i suoi gemiti e le sue mani sulla schiena.
Non c’era nulla che desiderasse di più.

**

“Pff, speravo che la nuova collezione fosse già uscita invece devo aspettare la prossima settimana. Dannazione, la prossima settimana non so nemmeno dove diamine sarò!”

Bill, salendo le scale di casa, sbuffava e imprecava da solo ad alta voce, insoddisfatto dopo il suo giro di shopping. Andreas lo aveva accompagnato su e giù per negozi tutta mattina ma il moro, nonostante fosse rincasato con varie borse piene di acquisti, lo aveva comunque avvisato che anche il giorno seguente sarebbero dovuti tornare in centro, perché aveva visto “degli occhiali da sole che….”

Con le mani occupate da tutte le sportine, Bill abbassò la maniglia della porta con il gomito ma, stranamente, non notò la presenza di un cappotto appeso in corridoio. Si diresse così a passo spigliato verso la camera del gemello e aprì la porta senza bussare, come era solito fare da sempre, specie se credeva che Tom fosse solo.

“Tom, guarda cosa ti ho comprato!” esordì, spalancando l’uscio. Per poco le borse non gli caddero dalle mani.
Prima di richiudere velocemente la porta, fece in tempo a scorgere una signorina nuda seduta sul bacino del fratello. Entrambi erano chiaramente impegnati in una danza “senza veli”.
Rosso in volto, raggiunse la cucina con ancora le mille borse in mano e le lasciò cadere sul pavimento. Non era di certo una novità il fatto che Tom portasse a casa le sue conquiste, come non lo era il fatto che il gemello avesse una vivace vita sessuale, ma era la prima volta che Bill lo beccava in atteggiamenti così esplicitamente intimi e questo lo scosse.
Era un po’ come immaginarsi i propri genitori a letto: imbarazzante.

Sorseggiando un bicchiere di acqua, aspettò in silenzio fino a quando Tom non lo raggiunse. Era ancora nudo, aveva solo un asciugamano in vita e le ciabatte ai piedi.

“Non si usa bussare?” lo ammonì, rosso in volto.
“Tom scusa! Non credevo che… cioè, non c’erano macchine in cortile, né indumenti strani in giro”
“C’è il suo cappotto appeso in corridoio, come hai fatto a non accorgertene? Noti sempre tutto!”
“Non l’ho visto, ero di fretta, stavo imprecando, non…” poi si fermò a riprendere fiato “Mi dispiace, è imbarazzante questa cosa!”
“Abbastanza”
“Lei chi è?” chiese Bill, per smorzare la tensione.
“Non credo vorresti saperlo” disse il rasta, che non aveva raccontato a Bill della sua telefonata né dell’arrivo di Elise.
“Non dirmi che si tratta di quella tizia dell’altra sera, quella odiosa e completamente rifatta! Era orribile e volgare!”
“No…”
“E quindi?”
“Elise”

**

Siete delle lettrici splendide! *_* Mi piace tantissimo leggere i vostri commenti, mi piace sapere che vi fate delle idee proprie sulla storia! Grazie, grazie davvero di cuore! *_*
Kate
   
 
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