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Autore: Vì Cullen    21/08/2010    4 recensioni
-Bella, ti prego-, ci riprovò con sguardo implorante.
-Edward, basta-, sussurrai senza staccare gli occhi dal pavimento.
Il silenzio regnò per qualche istante.
-Lo sapevo-, dissi lentamente, -sono sempre stata come tutte le altre per te-
Se fossi stata umana probabilmente avrei avuto gli occhi rossi dalle troppe lacrime che ne uscivano.
-Bella...-, cominciò, ma lo interruppi.
-Non serve che ti scusi, ho capito-, mormorai con un sorriso.
Dovevo lasciarlo andare...
All'improvviso si mise ad urlare.
-Grissino, Bella, mi lasci parlare?! Per me sei importante, non vedo altre che te dal primo momento in cui sei entrata in mensa, il mio primo giorno qui! E mi fa letteralmente impazzire-, continuò ansante, -che tu sia sinceramente convinta che io non ti voglia-
-E allora dimostramelo!-, gridai anch'io con voce spezzata.
-Come?! Mi sono praticamente dichiarato qui davanti a te!-
Le mie riflessioni durarono l'esatto tempo di un battito del suo dolce cuore.
-Baciami, Edward-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Eccomi qui con un altro capitolo!! Purtroppo ho visto che le recensioni sono davvero poche, ma cercherò di scoraggiarmi, visto che siamo solo al secondo capitolo! E vorrei ringraziare tutte le persone che mi hanno messe nelle storie seguite, e nelle ricordate!! Grazie davvero!

Bene, ci vediamo sotto!!

 

CAPITOLO 2

 

-Edward Masen?-, una voce mi chiamò. Mi voltai, e mi trovai davanti un uomo sui trent’anni, biondo, occhi azzurri, che mi sorrideva cortese. Era pomeriggio tardi, ero appena atterrato da Los Angeles.

-Sono io-, confermai, squadrandolo. Chi era?

-Mi chiamo Carlisle. Carlisle Cullen. Io e mia moglie Esme siamo le persone che ti hanno adottato-, mi sorrise ancora.

Non me la sentivo di deludere quell’uomo; anche se la mia vita ormai si riduceva a giornate passate in quella che era la mia stanza a guardare il soffitto, e il mio cuore era in mille pezzi, proprio non me la sentivo di non rispondere al sorriso, così ci provai.

-Oh…piacere-, e provai a sorridere. Probabilmente non mi uscii molto bene, Carlisle scoppiò a ridere davanti alla mia smorfia stentata e mi diede una pacca sulla spalla.

-Non preoccuparti, Edward, non cercare di mostrarti felice. Ti aiuto?-, si offrì indicando la mia valigia.

-Non si preoccupi, è leggera-

-Credo sia meglio che tu mi dia del “tu”, che ne dici? In fondo d’ora in poi vivrai con noi-

Ah davvero? Per quanto starò con te? Due mesi? Tre?

-D’accordo-, acconsentii.

Mi guidò verso l’auto. Quando la vidi mi prese un colpo. Era bella, elegante, nera. Senza un graffio, pareva fosse nuova. Mentre sistemavo la valigia nel cofano, mi invitò a parlare di me, della mia vita. Lo guardai stranito. Parlare di me?? E perché mai? Salimmo a bordo.

-L’ho detto, Edward, starai con noi. Non faremo come le altre famiglie. Non ti sbatteremo fuori perché sei silenzioso e solitario. A me e ad Esme non interessa, vogliamo solo che tu d’ora in poi viva serenamente-. Con quelle parole mi stupì, nessuno mi aveva mai detto una cosa simile, ma restai in silenzio, un silenzio che durò per buona parte del viaggio.

-Bene, sembra proprio che tu non voglia parlare. Ti dispiace se lo faccio io?-, mi chiese ad un tratto. Con un cenno lo invitai a proseguire.

-Mi chiamo Carlisle, sono un medico, lavoro all’ospedale di Forks, la cittadina nella quale stiamo andando. Io e mia moglie Esme siamo sposati da circa dieci anni, ma non possiamo avere figli, cosa che Esme desidera con tutto il cuore. Abbiamo girato per vari orfanotrofi, ma non trovavamo la persona giusta, fino a quando ci è capitata la tua scheda in mano. Avevamo perso la speranza. Ma tu eri perfetto, eri il ragazzo che volevamo. Conosco la tua storia, Edward, e me ne dispiaccio, ma la vita va avanti. Abbiamo subito deciso di adottarti, abbiamo contattato la famiglia di Los Angeles a cui eri stato affidato. Avevano già intenzione di lasciarti andare, così abbiamo chiesto se per loro andava bene se partivi subito, e hanno acconsentito immediatamente. Non devi aver paura di mostrare i tuoi sentimenti. Hai diciassette anni, giusto?-

-Sì…- mormorai io. Il discorso di Carlisle mi aveva colpito. Sembrava sinceramente capire la mia sofferenza, voleva che ne parlassi.

-Sei ancora giovane per lasciarti andare così. Come stai?-

Come? Come stavo? Non ne avevo la minima idea. Nessuno me lo aveva mai chiesto, e di fronte ad una domanda così semplice mi trovai impreparato.

-Io…non lo so. Non sento più niente, non provo più nessuna emozione. È come se vivessi in una grande bolla d’aria, le parole mi arrivano strane, come sbiadite-, per la prima volta fui sincero. Non sapevo perché, ma sentivo che Carlisle era diverso dagli altri. Sembrava sinceramente interessato a me; non provavo una cosa del genere da… da prima della morte dei miei genitori.

-Ti capisco, Edward. È una cosa normale-, poi piombò il silenzio, all’improvviso, senza che me ne rendessi conto.

Dopo una pausa infinita, parlò. –Ecco, siamo arrivati-

Alzai lo sguardo e mi ritrovai nel verde. Era tutto, completamente verde, anche i tronchi degli alberi. Carlisle proseguì per quella che doveva essere la strada principale. Non c’erano persone in giro, tutto sembrava immerso nel silenzio. Superammo un fiume di cui non sapevo il nome e svoltammo a sinistra, dove si snodava una strada nascosta tra gli alberi. La seguimmo per poche centinaia di metri, poi dal nulla, mi parve, sbucò una villa. Era bella, grande, di tre piani, con un’ ampia terrazza. Le pareti erano bianche, le finestre originali, sembrava appartenere al secolo passato. Stranamente, mi piacque. Carlisle parcheggiò nel garage, un edificio dietro la villa, che ospitava anche una Volvo grigio metallizzato.

-Vieni, ti presento Esme. È impaziente di conoscerti-, e mi guidò in casa.

Appena entrato, mi si presentò il salotto, di varie tonalità di bianco, tutto coordinato. Sulla destra vidi un pianoforte, bellissimo. Quasi mi vennero le lacrime agli occhi. Sapevo suonarlo, mia madre me lo aveva insegnato, ma non avevo più toccato un tasto dalla sua morte, anche se adoravo comporre.

-Oh!-, gridò una voce. Dalle scale, in fondo alla stanza, scese una donna. I tratti erano molto dolci, l’espressione esprimeva solo piacere e sollievo nel vedermi. Aveva i capelli mossi castani, occhi marrone chiaro. Inaspettatamente, appena mi vide fece gli ultimi gradini di corsa e, di fronte a me, mi abbracciò. Mi irrigidii di fronte a quel gesto, era da tantissimo che non avevo un contatto fisico di quel genere con qualcuno. Dopo lo stupore iniziale, mi sciolsi pian piano. La donna, che doveva essere Esme, non si staccò, rimase attaccata a me per cinque minuti buoni. Carlisle, di fianco a me, alzò gli occhi al cielo e sorrise, quasi intenerito da quell’atteggiamento.

-Scusa, Edward, mi sono fatta prendere dalla situazione! Sono Esme, mi fa molto piacere conoscerti-, si presentò stringendomi la mano con calore e delicatezza.

-Il piacere è mio-, dissi abbozzando un sorriso, ma stavolta non era perché temevo un’espressione delusa. Era perché…mi sentivo…bene. Mi faceva un immenso piacere il comportamento di Esme. Mi sentivo strano. Carlisle, di fianco a me, mi guardò incuriosito, ma decisi di ignorarlo.

-Sei stanco, Edward? Hai fame? Sete?-, domandò Esme preoccupata, -Guardalo, Carlisle-, aggiunse guardando il marito,- è pallido e ha le occhiaie-.

-Sono solo un po’ stanco, grazie-, risposi sincero.

-E’ stato duro il viaggio? Vuoi dormire un po’?-, a quella proposta annuii. Sììì, fatemi dormire, per favore!

-Vieni, ti mostro la stanza-, Esme sorrise e mi condusse su per le scale. Attraversammo un corridoio e salimmo ancora. Aprì l’ultima porta. La stanza era grande, forse un po’ spoglia, ma mi piaceva.

-Puoi fare tutti i cambiamenti che vuoi, non preoccuparti-, disse Esme vedendomi assorto, -ora vado a lavorare. Ho aspettato perché volevo conoscerti, ma adesso puoi dormire-, mi sorrise un’ultima volta e uscì. Mi guardai attorno un’ultima volta. Il letto era al centro della stanza; mi ci volle poco per raggiungerlo, e caderci di peso, per poi abbandonarmi ad un sonno senza sogni.

 

Ecco qui!! Edward migliorerà, non preoccupatevi! Ma so che ora vi starete chiedendo: ma Bella? Dov'è?

Non preoccupatevi, arriverà! Magari se troverò tante recensioni (non troppe, non mi piace pretendere dai miei lettori) la faccio arrivare prima del previsto xDxD

Un bacio, Ve

  
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