Tom
baciò
gli occhi chiusi della ragazza, che li strabuzzò e se li
stropicciò, fino ad
aprirli.
«
Buongiorno. »
Alex
sorrise e circondò il corpo nudo di Tom con le sue braccia,
riscaldandosi.
« Buongiorno.
»
Tom
affondò una mano fra i suoi capelli e con l’altra
iniziò ad accarezzarle un
fianco, sentendo i brividi risaltarle la pelle.
Il solo
pensiero che aveva rischiato di perderla gli fece desiderare di
rivivere la
notte appena trascorsa, dall’inizio fino alla fine.
Sentì le
gambe di Alex accarezzare le sue e sorrise.
« Mi stai
provocando? »
Lei
sollevò lo sguardo, con un mezzo sorriso.
« No,
volevo solo ricordarti che ti amo. »
Oh Cristo
santo.
Gli
piaceva da morire sentirselo dire con quella spontaneità e
naturalezza che solo
Alex riusciva ad avere.
E
contemporaneamente, Alex adorava dirglielo. Perché ogni
volta sul viso di Tom
si dipingeva un sorriso grande quanto tutta la sua faccia e arrossiva
sulle
gote, spostando lo sguardo altrove.
L’aveva
notato fin dal primo momento in cui lei gliel’aveva detto e
non le era più
sfuggito.
Tom era vita.
« Ti amo
anche io. »
Tutto di
lui era vita. Le sue parole, i suoi gesti, la sua voce, le sue mani, i
suoi
capelli, le sue labbra, il suo collo, le sue braccia, il suo petto, il
suo
fondoschiena, le sue guance, i suoi occhi, il suo mento, il suo
sorriso, la sua
risata, il suo profumo, la sua camminata, i suoi abbracci, i suoi baci,
le sue
carezze, perfino i suoi nei.
Amava ogni
singola imperfezione di Tom.
« Hai già
deciso cosa farai una volta finita la scuola? » gli
domandò, disegnandoli dei
cerchi sul petto.
Tom
inspirò, pensandoci su.
« Credo
lavorerò con i miei. O in alternativa potrei sempre tentare
la carriera da
modello, no? »
« O da
attore porno. »
« Esatto! »
Alex rise,
iniziando a dipingergli dei triangoli.
« E tu?
Vuoi tornare a Berlino o.. fare qualcosa qui? »
Alex
scosse la testa, rompendo i triangoli e tracciando un percorso
immaginario con
l’unghia dell’indice.
« Non
credo tornerò a Berlino. Non finché Amburgo non
mi dà un motivo per essere
odiata. Non so, mi piacerebbe aprire la mia scuola di danza, come mi
hai
suggerito tu… ma non saprei nemmeno da dove partire, forse
dovrei iniziare a
cercare qualche immobile e poi informarmi su prestiti e cose del
genere. Tu che
ne pensi? »
Tom fece
spallucce, facendo balzare la sua testa.
« E’ una
buona idea. »
« Hanna mi
ha detto che parte per l’America per lavorare a Broadway e io
ho davvero paura
di non trovarmi bene con il prossimo insegnante. Perciò
magari aprire una mia
scuola… sì insomma, non mi sembra poi una
così pessima idea. »
Tom
strinse le sue braccia attorno al corpo della ragazza.
« E poi,
mi sembra di stare più vicina a mia madre. »
Il ragazzo
abbozzò un sorriso.
« Secondo
me saresti perfetta. Hai già pensato a come la vorresti?
»
Alex
riprese a disegnare forme senza senso sugli addominali del ragazzo.
« Normale,
non mi interessa che sia superlussuosa o altro. »
« Dovresti
anche pensare ad un nome. »
« Troppe
cose da fare, non ho nemmeno un posto dove costruirla! »
« Sì ma
più idee hai, meglio è. E poi ci sono io che ti
aiuto. »
« Oh sì,
questo lo so. »
La ragazza
sollevò il viso e inumidì il collo di Tom di
piccoli e soffici baci.
« Ho
sentito che a fine anno organizzano uno di quei balli in stile
americano. »
sussurrò lui.
« Oh,
quelli con i vestiti pomposi, la palla al centro del soffitto e la
musica soft
a fine serata? »
« Sì
esatto, quelli. »
«
Grandioso! »
« Però non
ho una compagna. Voglio dire, so già a chi potrei chiederlo,
ma non ho la
minima idea di come farlo. » Tom fece una pausa mentre lei lo
fissava. « Forse
tu potresti aiutarmi. Hai presente quella del secondo anno, che ha
sempre le
treccine? »
Alex lo
guardò rassegnata.
« Non ce
l’hai presente? Beh, io volevo chiederlo a lei. »
« Potrebbe
anche dirti di no. »
« Appunto.
Oppure c’è un’altra persona a cui potrei
chiederlo. Sai la ballerina che sta al
quarto, che si veste più o meno come me e che ha un sorriso
bellissimo? Ecco,
anche lei non sarebbe male. »
« Oh sì!
Quella che ti deve insegnare a ballare, giusto? »
Tom si
irrigidì.
«
Veramente quel punto l’avrei volentieri omesso, ma comunque
sì. Vedo che hai
capito. »
« Oh dai,
non dirmi che ti sei dimenticato delle nostre lezioni private di danza!
»
Alex si
mise a sedere, tenendosi il lenzuolo legato attorno al petto.
« No, ma
speravo che almeno tu te ne fossi scordata. Ma a quanto vedo mi
sbagliavo. »
sbuffò lui.
La
ballerina prese il lenzuolo e se lo legò addosso, scendendo
dal letto.
« Hey no,
ma che fai?! »
Tom
gattonò sul materasso cercando di riprendersi il lenzuolo
per coprirsi, ma Alex
era al centro della stanza con un ammasso di tessuto bianco legato
addosso.
« Andiamo,
vieni qua. »
« Alex, lo
sai che… »
La ragazza
prese da terra i boxer di Tom e glieli lanciò dritti in
faccia, zittendolo.
« Ok va
bene: mi sto alzando. »
Tom si
coprì le parti basse con i boxer scuri e poi si
avvicinò alla ballerina,
sbuffando.
« Allora? »
Alex gli
prese una mano e la posò sulla sua vita, poi prese
l’altra e la strinse con la
sua.
« Un passo
dopo l’altro, senza prendere i miei piedi, ok? »
« Oh sì,
certo. Stai parlando con una sega del ballo, eh! »
Iniziarono
a muoversi e Tom seguiva i suoi passi, guardando per terra e
chiedendosi cosa
avesse fatto di male in quei giorni per meritarsi quella tortura.
« Ecco,
così. Vedi che non sei poi tanto sega? »
« Questo
perché non ti ho ancora tranciato un piede! »
Detto
fatto, la zattera di Tom andò a pestare il piede di Alex che
balzò sul posto.
« Visto?! »
Lei lo
pizzicò.
« Zitto e
mettici impegno. Schiena dritta, braccia sicure e petto in fuori!
»
« Se non
faccio progressi io, di sicuro tu hai già
l’autorità da insegnante di danza. »
Mezz’ora,
poi un’altra e un’altra ancora.
Alex non
smetteva di provarci, lo sgridava, lo punzecchiava e lo faceva
continuare.
« Ecco,
così sai come ballare con quella strafiga della treccinomane
del secondo anno! »
Alex si
spogliò del lenzuolo, mentre Tom si lanciava sul letto,
esausto.
« Oh,
certamente… hey! Sei nuda! »
La
ballerina lo guardò aggrottando le sopracciglia.
« E
allora?! Avevo caldo! »
Tom si
mise a sedere e si avvicinò alla sua schiena, baciandole poi
le spalle.
« Oh sì,
anche io inizio ad avere caldo, signorina Meyer. »
« Molto
divertente, signor Kaulitz. »
Alex gli
legò le braccia attorno al collo e gli saltò
addosso, lasciandolo cadere
all’indietro.
« Sai che
la mamma mi chiede sempre di te? »
Alex annuì.
« L’avevo
immaginato. Mi chiama quasi ogni giorno. »
«
Davvero?! »
La ragazza
annuì.
« Molto
probabilmente sta già pensando ai preparativi per il
matrimonio! »
« Deduco
che ci vedrebbe bene come marito e moglie. »
« Più che
bene, secondo i suoi gusti. »
Alex si
sdraiò al suo fianco, poggiandosi sulla sua spalla.
« Secondo
te come sarebbe? Vivere sposati intendo. »
Tom
inspirò.
« Dovremmo
pensare alle bollette, alla casa, al lavoro, ai cani. »
« E magari
anche a dei futuri bambini. »
« Già. »
Restarono
in silenzio a fissare il soffitto.
Vivere con
Alex. Dormire sempre al suo fianco, vederla svegliarsi ogni mattina,
passare
ogni giorno con le sue abitudini e prendersi cura di lei in ogni
istante.
Sapere di essere in attesa di un bambino, passare 9 mesi con la pancia
che
cresceva, sentire il battito cardiaco della creatura, toccare la pancia
di sua moglie e sentire il loro bambino muoversi, assistere al
parto e diventare padre.
Tutto
questo faceva tremare lo stomaco di Tom in una maniera indescrivibile.
« Tu
vorresti… sposarmi? » domandò.
Alex lo
guardò.
« Mi stai
chiedendo di sposarti? »
« No! » si
affrettò a dire lui. « Stavo solo pensando ad una
possibile vita da.. marito e moglie.
Con bambini e altro. »
« Oh. »
squittì lei. « Beh… perché
no? Voglio dire, non puoi essere così rompipalle. »
Tom la
guardò.
« A volte
penso che lo spirito di mio fratello si stia impossessando di te.
»
La
ballerina rise e circondò di nuovo il corpo del ragazzo con
le braccia.
« Ti
sposerei ad una sola condizione. »
Tom
abbozzò un sorriso.
« Quale? »
« Vieni al
ballo con me? »