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Autore: Kioto    31/08/2010    3 recensioni
Odiava quel ragazzo con tutto il cuore. Lo odiava perché si vestiva esattamente come lui, ascoltava la stessa musica che ascoltava lui e perché gli rispondeva a tono. Lo odiava perché era tremendamente fragile da colpire, cascava sempre al suolo. Lo odiava soprattutto perché non era un ragazzo e perché lo faceva sentire in colpa di tutto quello che gli aveva fatto in quei mesi.
Avvisi: OOC, AU, lemon, language, no-slash
A/N: I personaggi della storia non mi appartengono e non interpretano i loro reali ruoli. Tutto ciò che è scritto è puramente inventato ed è mio. Perciò non copiate e avvisatemi qualora prendeste la storia per postarla in altri posti.
Point of view: estraneo alla storia
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tom baciò gli occhi chiusi della ragazza, che li strabuzzò e se li stropicciò, fino ad aprirli.
« Buongiorno. »
Alex sorrise e circondò il corpo nudo di Tom con le sue braccia, riscaldandosi.
« Buongiorno. »
Tom affondò una mano fra i suoi capelli e con l’altra iniziò ad accarezzarle un fianco, sentendo i brividi risaltarle la pelle.
Il solo pensiero che aveva rischiato di perderla gli fece desiderare di rivivere la notte appena trascorsa, dall’inizio fino alla fine.
Sentì le gambe di Alex accarezzare le sue e sorrise.
« Mi stai provocando? »
Lei sollevò lo sguardo, con un mezzo sorriso.
« No, volevo solo ricordarti che ti amo. »
Oh Cristo santo.
Gli piaceva da morire sentirselo dire con quella spontaneità e naturalezza che solo Alex riusciva ad avere.
E contemporaneamente, Alex adorava dirglielo. Perché ogni volta sul viso di Tom si dipingeva un sorriso grande quanto tutta la sua faccia e arrossiva sulle gote, spostando lo sguardo altrove.
L’aveva notato fin dal primo momento in cui lei gliel’aveva detto e non le era più sfuggito.

Tom era vita.
« Ti amo anche io. »
Tutto di lui era vita. Le sue parole, i suoi gesti, la sua voce, le sue mani, i suoi capelli, le sue labbra, il suo collo, le sue braccia, il suo petto, il suo fondoschiena, le sue guance, i suoi occhi, il suo mento, il suo sorriso, la sua risata, il suo profumo, la sua camminata, i suoi abbracci, i suoi baci, le sue carezze, perfino i suoi nei.
Amava ogni singola imperfezione di Tom.
« Hai già deciso cosa farai una volta finita la scuola? » gli domandò, disegnandoli dei cerchi sul petto.
Tom inspirò, pensandoci su.
« Credo lavorerò con i miei. O in alternativa potrei sempre tentare la carriera da modello, no? »
« O da attore porno. »
« Esatto! »
Alex rise, iniziando a dipingergli dei triangoli.
« E tu? Vuoi tornare a Berlino o.. fare qualcosa qui? »
Alex scosse la testa, rompendo i triangoli e tracciando un percorso immaginario con l’unghia dell’indice.
« Non credo tornerò a Berlino. Non finché Amburgo non mi dà un motivo per essere odiata. Non so, mi piacerebbe aprire la mia scuola di danza, come mi hai suggerito tu… ma non saprei nemmeno da dove partire, forse dovrei iniziare a cercare qualche immobile e poi informarmi su prestiti e cose del genere. Tu che ne pensi? »
Tom fece spallucce, facendo balzare la sua testa.
« E’ una buona idea. »
« Hanna mi ha detto che parte per l’America per lavorare a Broadway e io ho davvero paura di non trovarmi bene con il prossimo insegnante. Perciò magari aprire una mia scuola… sì insomma, non mi sembra poi una così pessima idea. »
Tom strinse le sue braccia attorno al corpo della ragazza.
« E poi, mi sembra di stare più vicina a mia madre. »
Il ragazzo abbozzò un sorriso.
« Secondo me saresti perfetta. Hai già pensato a come la vorresti? »
Alex riprese a disegnare forme senza senso sugli addominali del ragazzo.
« Normale, non mi interessa che sia superlussuosa o altro. »
« Dovresti anche pensare ad un nome. »
« Troppe cose da fare, non ho nemmeno un posto dove costruirla! »
« Sì ma più idee hai, meglio è. E poi ci sono io che ti aiuto. »
« Oh sì, questo lo so. »
La ragazza sollevò il viso e inumidì il collo di Tom di piccoli e soffici baci.
« Ho sentito che a fine anno organizzano uno di quei balli in stile americano. » sussurrò lui.
« Oh, quelli con i vestiti pomposi, la palla al centro del soffitto e la musica soft a fine serata? »
« Sì esatto, quelli. »
« Grandioso! »
« Però non ho una compagna. Voglio dire, so già a chi potrei chiederlo, ma non ho la minima idea di come farlo. » Tom fece una pausa mentre lei lo fissava. « Forse tu potresti aiutarmi. Hai presente quella del secondo anno, che ha sempre le treccine? »
Alex lo guardò rassegnata.
« Non ce l’hai presente? Beh, io volevo chiederlo a lei. »
« Potrebbe anche dirti di no. »
« Appunto. Oppure c’è un’altra persona a cui potrei chiederlo. Sai la ballerina che sta al quarto, che si veste più o meno come me e che ha un sorriso bellissimo? Ecco, anche lei non sarebbe male. »
« Oh sì! Quella che ti deve insegnare a ballare, giusto? »
Tom si irrigidì.
« Veramente quel punto l’avrei volentieri omesso, ma comunque sì. Vedo che hai capito. »
« Oh dai, non dirmi che ti sei dimenticato delle nostre lezioni private di danza! »
Alex si mise a sedere, tenendosi il lenzuolo legato attorno al petto.
« No, ma speravo che almeno tu te ne fossi scordata. Ma a quanto vedo mi sbagliavo. » sbuffò lui.
La ballerina prese il lenzuolo e se lo legò addosso, scendendo dal letto.
« Hey no, ma che fai?! »
Tom gattonò sul materasso cercando di riprendersi il lenzuolo per coprirsi, ma Alex era al centro della stanza con un ammasso di tessuto bianco legato addosso.
« Andiamo, vieni qua. »
« Alex, lo sai che… »
La ragazza prese da terra i boxer di Tom e glieli lanciò dritti in faccia, zittendolo.
« Ok va bene: mi sto alzando. »
Tom si coprì le parti basse con i boxer scuri e poi si avvicinò alla ballerina, sbuffando.
« Allora? »
Alex gli prese una mano e la posò sulla sua vita, poi prese l’altra e la strinse con la sua.
« Un passo dopo l’altro, senza prendere i miei piedi, ok? »
« Oh sì, certo. Stai parlando con una sega del ballo, eh! »
Iniziarono a muoversi e Tom seguiva i suoi passi, guardando per terra e chiedendosi cosa avesse fatto di male in quei giorni per meritarsi quella tortura.
« Ecco, così. Vedi che non sei poi tanto sega? »
« Questo perché non ti ho ancora tranciato un piede! »
Detto fatto, la zattera di Tom andò a pestare il piede di Alex che balzò sul posto.
« Visto?! »
Lei lo pizzicò.
« Zitto e mettici impegno. Schiena dritta, braccia sicure e petto in fuori! »
« Se non faccio progressi io, di sicuro tu hai già l’autorità da insegnante di danza. »
Mezz’ora, poi un’altra e un’altra ancora.
Alex non smetteva di provarci, lo sgridava, lo punzecchiava e lo faceva continuare.
« Ecco, così sai come ballare con quella strafiga della treccinomane del secondo anno! »
Alex si spogliò del lenzuolo, mentre Tom si lanciava sul letto, esausto.
« Oh, certamente… hey! Sei nuda! »
La ballerina lo guardò aggrottando le sopracciglia.
« E allora?! Avevo caldo! »
Tom si mise a sedere e si avvicinò alla sua schiena, baciandole poi le spalle.
« Oh sì, anche io inizio ad avere caldo, signorina Meyer. »
« Molto divertente, signor Kaulitz. »
Alex gli legò le braccia attorno al collo e gli saltò addosso, lasciandolo cadere all’indietro.
« Sai che la mamma mi chiede sempre di te? »
Alex annuì.
« L’avevo immaginato. Mi chiama quasi ogni giorno. »
« Davvero?! »
La ragazza annuì.
« Molto probabilmente sta già pensando ai preparativi per il matrimonio! »
« Deduco che ci vedrebbe bene come marito e moglie. »
« Più che bene, secondo i suoi gusti. »
Alex si sdraiò al suo fianco, poggiandosi sulla sua spalla.
« Secondo te come sarebbe? Vivere sposati intendo. »
Tom inspirò.
« Dovremmo pensare alle bollette, alla casa, al lavoro, ai cani. »
« E magari anche a dei futuri bambini. »
« Già. »
Restarono in silenzio a fissare il soffitto.
Vivere con Alex. Dormire sempre al suo fianco, vederla svegliarsi ogni mattina, passare ogni giorno con le sue abitudini e prendersi cura di lei in ogni istante. Sapere di essere in attesa di un bambino, passare 9 mesi con la pancia che cresceva, sentire il battito cardiaco della creatura, toccare la pancia di sua moglie e sentire il loro bambino muoversi, assistere al parto e diventare padre.
Tutto questo faceva tremare lo stomaco di Tom in una maniera indescrivibile.
« Tu vorresti… sposarmi? » domandò.
Alex lo guardò.
« Mi stai chiedendo di sposarti? »
« No! » si affrettò a dire lui. « Stavo solo pensando ad una possibile vita da.. marito e moglie. Con bambini e altro. »
« Oh. » squittì lei. « Beh… perché no? Voglio dire, non puoi essere così rompipalle. »
Tom la guardò.
« A volte penso che lo spirito di mio fratello si stia impossessando di te. »
La ballerina rise e circondò di nuovo il corpo del ragazzo con le braccia.
« Ti sposerei ad una sola condizione. »
Tom abbozzò un sorriso.
« Quale? »
« Vieni al ballo con me? »

   
 
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