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Autore: Evie08    01/09/2010    2 recensioni
Sono tornata,come promesso, con il tanto atteso seguito di "The Voice Of Heart" che ho intitolato - come potete vedere- "Damned Souls".
In questo nuovo 'volume' ne succederanno delle belle... ma davvero...
Leggete per saperne di più!!
Dal capitolo 4--"Forks"--:
“Josephine, ti rivedrò?”
“La città è molto piccola…”, fui molto vaga.
Sorrise.
“Nel caso voglia aiutare il destino, di chi devo chiedere?”
“Josephine Heart. Qualcuno in città saprà dirti di lei”.
“Nel caso tu voglia aiutare il destino chiedi di Kevan Uley. Qualcuno, giù in riserva, saprà dirti di lui”.
Uscii da quella porta riprendendo la corsa da dove l’avevo lasciata.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Nuovo personaggio, Sorpresa, Volturi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Voice Of Heart'
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Chi mi conosce bene e chi mi segue da tempo, sa che lo spazio che solitamente dedico ai ringraziamenti è quello a fine capitolo.
Ma oggi ho deciso di cambiare qualcosa.
A volte i cambiamenti sono necessari e fanno pure bene.
Quindi inauguriamo questo primo Settembre (oddio non ho ancora cambiato il calendario XD) con questa novità ed una prima svolta nel capitolo che leggerete oggi.

Piccola anticipazione: quasi sicuramente dal prossimo capitolo parte della scena si svolgerà a Forks e incontreremo i primi lupacchiotti della riserva.... muah... non aggiungo altro altrimenti vi rovino la surprise!

Come avrete notato ho messo una copertina a questo capitolo: bene vi annuncio che sto lavorando su quelle dei primi capitoli di Damend Souls e su quelle dell'ormai conclusa The Voice of Heart. :)

Grazie a tutti coloro che seguono la storia ed in particolare grazie a _Bri la my best friend (insieme alla mia sorellina frefro) e a Athena1
Grazie di cuore! <3

Prima di lasciarvi (direte finalmente) alla lettura del chappy , fo un pò di pubblicità:
Always and Forever (sezione Twilight) & Superstar (Generale) di _Bri- due storie assolutamente meravigliose
The Last Secret storia post Breaking Dawn che sto scrivendo a quattro mani con _Bri!

E ora...
Buona lettura!!!!!!

Bacioni




3. Imprinting


imprinting


JoPOV

Josephine POV


Erano passati diversi giorni dall’addio di Edward.
Era appena iniziato il periodo più brutto di tutta la mia vita.
Il mio peggiore incubo si era fatto realtà e mi tormentava ogni giorno con la sua assenza.
Mi ero persa nell’illusione che sarebbe durato per sempre, ed invece mi ritrovai a stingere tra le mani il mio cuore ferito e sanguinante.
Edward se n’era andato e sapevo non sarebbe tornato tanto presto.
Eravamo giunti ad un punto di rottura.
Possibile così presto? Così innamorati? Così dannatamente felici?
Passavo i giorni a darmi la colpa dell’accaduto, pur sapendo che il nostro punto di rottura non aveva un nome.
Non ancora almeno.
Il piccolo dormiva beato nella vecchia culla di mia sorella Katie che avevo accuratamente ripulito portandola dalla soffitta, al suo vecchio posto nella stanza dei miei genitori, quella più grande.
Quella piccolissima creatura aveva scombussolato le nostre vite, tanto da rendere la nostra separazione inesorabile.
Eppure non riuscivo ad odiarlo.
Lui era l’oggetto inconsapevole del mio grande amore, il mio piccolo centro di gravità che riusciva in qualche modo a tenermi ancora viva.
Lui era ciò che in natura chiamano imprinting.
Lui era il mio destino.
Lo sapevo, lo sentivo.
Altrimenti come avrei potuto spiegare il forte attaccamento che nutrivo nei suoi confronti?
“Signora, volete che vi prepari qualcosa?”
La voce sottile e squillante di Anne mi distrasse dai miei pensieri.
“No, ti ringrazio”, risposi cortesemente intravedendo la sua figura sulla soglia.
“Scusate se mi permetto…”, esitò; “.. ecco è da quando sono arrivata in questa casa che non vi ho visto toccare cibo. Siete così magra… e poi avete avuto da poco un bambino. Dovreste mettervi in forze”.
Anne, la balia che avevo preso per il piccolo, mi parlava a testa bassa, fissando il prezioso tappeto steso sul pavimento.
Aveva ragione. La mia copertura stava per saltare.
“Hai ragione. Scendo a prendere un po’ di tè con qualche biscotto, va bene?”
Il suo viso si arrossò nel constatare che avevo accettato il suo suggerimento.
Mi sorrise.
Anne aveva poco più di vent’anni.
Non era particolarmente alta, ma era ben fatta; la vita era stretta, i fianchi rotondi e gli occhi di un bellissimo verde scuro. Portava i lunghi capelli corvini legati sulla nuca: solo qualche ciocca sfuggiva alla presa circondando il viso tondo e roseo.
Avevo incontrato Anne al mercato una settima prima.
Continuavo ad imbattermi in lei, finché un giorno chiesi in giro se qualcuno conoscesse una buona balia e fu proprio lei a bussare alla mia porta.
Da quel giorno Anne era entrata nella mia bizzarra quanto distrutta famiglia.
Era una persona molto discreta; non mi fece mai domande sul perché il signor Masen non fosse in casa, e nemmeno sulla nascita del bambino.
La sua unica domanda fu: “Come si chiama questa splendida creaturina?”
Già il suo nome.
In tutto quel trambusto non avevamo pensato al suo nome.
Ricordai d’un tratto un vecchio discorso fatto con Edward, tempo prima.
Era un caldo pomeriggio e ce ne stavamo sdraiati a letto.
Parlavamo di come sarebbe potuta essere la nostra vita se non fossimo stati dei vampiri, se avessimo avuto delle vite normali.
Una famiglia normale.
“Edward posso chiederti una cosa?”
“Certo, dimmi pure”
“Se avessimo avuto un figlio maschio, come avresti voluto chiamarlo?”
“Mmmm… fammi pensare… Jayden mi piace molto! E’ moderno, non è scontato, originale. È nostro figlio!”
“Jayden… è musicale.. mi piace!”
Di getto dissi: “Jayden”.
“E’ meraviglioso”.





edPOV

Edward POV



“Edward ti serve qualcosa?”
“No, grazie”
“Bè se ti dovesse servire qualcosa mi trovi giù al bar, intesi?”.
Sophie si affacciò per un istante dalla porta della mia nuova e momentanea stanza.
Mi sorrise e scese al bar dove ci eravamo conosciuti la notte prima che prendessi la mia decisione.
Josephine mi mancava da morire, ma non sarebbe stata felice con me accanto arrivati a questo punto.
Non a lungo.
La mia era la decisione più giusta.
Passavo ormai le giornate a fissare la periferia di Chicago dalla finestrella della mansarda dove Sophie mi aveva gentilmente offerto di stare per il tempo necessario.
Necessario a prendere una vera decisione.
Dopo essere andato via di casa, vagai per un po’ per le strade della città chiedendomi il perché.
Perché eravamo arrivati a quel punto?
Perché avevo così paura di quel bambino?
Forse odiavo che tutte le attenzioni di Josephine fossero concentrate su di lui…
No, non era questo.
Avevo paura del futuro.
Per la prima volta nella mia vita temevo il futuro.
E mi sentii un mostro.
“Ehi, tu. Ci conosciamo vero?”
Alzai gli occhi e riconobbi la figura minuta che mi aveva servito il whisky in quella bettola la notte prima.
Non risposi, limitandomi a fissare i suoi grandi occhi nocciola.
“Oh no.. non è tornata da te vero?” , sussurrò con un filo di voce, stringendosi nel cappotto logoro.
Scossi la testa superandola.
Non mi andava di parlare dei miei problemi con una completa sconosciuta.
“Ehi, dove vai? Fermati!” , disse stringendo la sua mano sul mio braccio ne tentativo di fermarmi.
“Che vuoi?” , tuonai facendola spaventare.
Sophie ritrasse la mano e si allontanò di qualche passo terrorizzata.
“Scusa.. non volevo…”
Annuì debolmente.
“Hai almeno un posto dove stare?” , mi chiese avvicinandosi lentamente.
Scossi la testa.
“Non m’importa. Troverò qualcosa qui, in giro.. e anche se non dovessi, la mia vita non ha più senso..”
“Oddio, non dirmi che vuoi ammazzarti? Ti prego non lo fare.. sei così giovane.. sono sicura che andrà tutto a posto..”
A quelle parole scoppiai in un’amara risata.
Dio solo sapeva quanto desiderassi la morte, quanto l’avevo desiderata all’alba della mia trasformazione, e quanto la desideravo in quel momento.
“Vieni con me. Stasera il whisky lo offro io”.
Fu così che mi ritrovai a vivere in una vecchia soffitta polverosa nella periferia di Chicago.
Sophie si prendeva amorevolmente cura di me.
Cercava di convincermi che presto sarei stato di nuovo felice.
Ma io non le credevo.
Quelli come me non meritano la felicità.






Evie

   
 
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