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Autore: allanon9    03/09/2010    3 recensioni
Cosa succede se i nostri 5 venissero costretti a passare un intero weekend in una splendida casetta sulla spiaggia di Malibù?
Genere: Commedia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Sasita: "da quando è diventata un randu robin???" che cosa vuoi dire non capisco. Comunque grazie.

Evelyn_Cla: No, Jane era proprio addormentato, le pillole ricordi? Grazie anche a te.

Giulia: Ti piace Rigsby vero? Effettivamente è così dolce a volte, ma Jane è Jane. Grazie cmq per le tue belle parole.

Vi avverto che non sarà molto lunga uno o due capitoli ancora, i weekend sono brevi purtroppo!!!!!

Terza parte

La mattina successiva lei e Jane si svegliarono prima degli altri per la loro gara di nuoto che, tra una rivincita e l’altra, divenne quasi un torneo.

Un paio di volte Lisbon riuscì anche a batterlo, guadagnandosi il suo broncio offeso.

“Hai imbrogliato!” l’accusò lui “Mi hai afferrato per la caviglia!”

“Sei proprio un bambino Jane.” Gli disse lei ridendo “Ti ho solo sfiorato senza farlo apposta.”

Lui, abbandonata l’espressione seccata, le sorrise in modo affascinante dicendole: “Non sono un bambino, e che forse tu sei troppo…adulta.”

Lei gli lanciò un cucchiaio dietro finendo per svegliare tutti, visto che lui si era spostato e il cucchiaio aveva colpito il frigo.

Passarono la giornata in spiaggia, ridendo degli scherzi senza fine di Jane e della goffagine di Rigsby nel cercare di ignorare quello che la vicinanza di Van Pelt gli stava facendo.

Nel pomeriggio, durante una passeggiata in centro,  incontrarono un paio di star del cinema che avevano le loro residenze nella zona.

Si divertirono parecchio in giro per i negozi che si aprivano quasi sulla spiaggia, mangiarono gelato e per un po’si scordarono di essere agenti di polizia, sentendosi delle persone normali.

Né Lisbon né Jane parlarono più delle confidenze che Jane le aveva fatto la sera prima.

Tornati a casa decisero di cenare lì invece di uscire di nuovo, era piacevole stare tutti insieme senza crimini e omicidi ad accomunarli, uniti solo dall’amicizia e dall’affetto reciproco.

Mangiarono del cibo cinese, comprato in un negozio che Jane conosceva bene e quando Rigsby, dopo cena, si allontanò per fare una passeggiata notturna sulla spiaggia, Jane disse a Van Pelt:

“Muori dalla voglia di seguirlo Grace, la tua mente me lo sta gridando. E allora fallo, che aspetti!”

“Non è vero Jane, ti sbagli proprio.” Disse lei, rossa quasi quanto i suoi capelli.

Lui le sorrise e le prese le mani tra le sue stringendole leggermente e la fissò dritto negli occhi castani con i suoi incredibilmente azzurri.

“Bugiarda. Va da lui.”

Lei ingoiò a vuoto un paio di volte prima di alzarsi e correre dietro al suo ex.

Si allontanarono insieme, senza nemmeno sfiorarsi, ma la tensione tra loro era palpabile.

“Perché l’hai fatto Jane, sei crudele.” Gli disse Lisbon severa.

“Se Hightower lo sapesse ci licenzierebbe tutti e tre.”

Jane si sedette sulle scale dandole le spalle, voltò la testa nella sua direzione e col suo solito sorriso sornione le rispose: “Non lo farà perché non lo saprà mai, a meno che tu o Cho non cantiate come usignoli.”

Cho fece spallucce.

“Io non ho visto niente. Vi auguro la buonanotte, domani dovremo alzarci presto.” Disse salutandoli con la sua espressione calma e rilassata che avrebbe fatto invidia a qualunque guru yoga.

Il sorriso di Jane si allargò e, dopo aver fatto un cenno a Cho con la mano, si voltò completamente verso di lei con aria interrogativa.

Lisbon si morse le labbra e alzò gli occhi al cielo esasperata, il suo consulente aveva l’espressione di un folletto dispettoso.

“Patrick Jane, tu sarai la rovina della mia carriera!!!”

Lui rise nervosamente.

“Lo sai che non ti farei mai del male consapevolmente Lisbon, ma io sono convinto che, con o senza il mio aiuto, prima o poi, quei due esploderanno e si salteranno addosso l’un l’altro con conseguenze catastrofiche.”

La raggiunse sul divanetto di vimini e le sorrise, uno dei suoi rari sorrisi sinceri.

“Tu non li vorresti vedere felici? Io sì, adoro le storie a lieto fine.”

Lisbon si ritrovò ad annegare nell’oceano azzurro dei suoi occhi, la gola le divenne secca per la sua improvvisa vicinanza e dovette deglutire forte per liberarsi dal nodo che gliela serrava.

“Le regole…”

“Andiamo Lisbon, le regole sono fatte per essere infrante.” Sbuffò lui esasperato.

“Non si può rinunciare a vivere una cosa così grande come l’amore che provano Grace e Wayne l’uno per l’altra, per delle stupide regole! Tu dovresti sapere cosa vuol dire rinunciare all’amore!” esclamò.

Lei lo guardò torva. “Che diavolo intendi dire?”

“Lo sai. Tu e Bosco…lui ti amava, tu lo amavi…ma le regole sono regole.” Disse con l’aria di chi la sa lunga.

Lisbon divenne scarlatta.

“Come osi?” Disse alzandosi in piedi.

“Tu non sai niente di me e di Bosco. Lui era un uomo sposato, fedele, onesto e sì rispettoso delle regole, tutto quello che tu non sarai mai!” gridò sconvolta.

Jane la guardò un momento, gli occhi grandi e velati, segno che le sue parole l’avevano ferito, ma la sua maschera beffarda tornò immediatamente al suo posto.

“Uh…vero, almeno fino ad un certo punto. Io comunque sono stato un marito fedele Lisbon.” Si alzò lentamente anche lui.

“Mi dispiace se ho esagerato, ma non permettere che la tua personale esperienza negativa rovini la felicità di quei due. Io spero davvero che tu un giorno riesca a dimenticare Bosco e ad andare avanti con la tua vita, mi piacerebbe vederti felice.” Le sussurrò con un sorriso strano.

Lisbon strinse le labbra ancora furiosa.

“Forse riuscirò a dimenticare quando dimenticherai anche tu Jane.” Gli disse entrando in casa.

Un sospiro sfuggì dalle labbra di Jane che alzò gli occhi al cielo.

” Dimenticare…e come?”  disse a voce appena udibile dalle sue stesse orecchie. Se qualcuno avesse potuto insegnarglielo gliene sarebbe stato grato per l’eternità.

Entrò anche lui.

Lisbon era in cucina che beveva un bicchier d’acqua.

“Non è colpa mia se Grace e Wayne si sono lasciati, Jane.” Disse guardandolo con gli occhi verdi che ancora mandavano bagliori di rabbia.

“Lo so. E che a volte sono un inguaribile romantico. Dimentica quello che ti ho detto, ho passato una bella vacanza sai?”

Lisbon lo fissò negli occhi sperando di potervi leggere qualcosa, ma Jane era così dannatamente bravo a nascondersi…

Alzò gli occhi al cielo, perché non riusciva a rimanere arrabbiata con lui per troppo a lungo?

“Lo farò se anche tu dimenticherai quello che ti ho detto io, la rabbia è una cattiva consigliera.”

Lui parve pensarci su. Poi, ondeggiando un po’ la testa come suo solito rispose:

“Meh, suppongo di poterlo fare Lisbon. Allora pace?” le disse porgendole la mano.

Lei gli sorrise. “Pace.” E a sua volta gli porse la sua.

Lui l’afferrò saldamente e la tirò verso di sé in un fugace ma forte abbraccio.

“Grazie.” Mormorò nel suo orecchio prima di allontanarsi con un affascinante sorriso da almeno mille watt. 

  
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