Inizialmente i capitoli 6 e 7 li avevo scritti tutti in uno, ma mi sembrava troppo lungo. La prima parte è una sorta di "terra di mezzo". Questo 6° capitolo torna un po' dalle parti del Signore Oscuro. Buona Lettura.
Ron
era di pessimo umore. Si costrinse ad indossare quella maschera che gli stava
stretta. Il finto sorriso carico di finta ignoranza, finta indifferenza, finta
felicità non si addiceva alla lotta che imperversava nel suo animo.
Scese
a colazione. Lungo le scale aveva abbandonato il suo tentativo di apparire
raggiante. Rimise quel broncio che si abbinava con la realtà.
Non
toccò cibo.
-
Vuoi far nevicare Ron?
Emise
un grugnito giusto per far capire all’amico che aveva sentito la sua domanda
sarcastica.
Harry
era dubbioso. Seguì lo verso i sotterranei. Fare pozioni con Lumacorno e il
Principe Mezzosangue lo aveva portato ad apprezzare quella materia tanto
odiata.
-
Ehi, che hai?
-
Cos’ho? Cos’ho? E vieni anche a chiedermelo – il rosso era furioso, sul punto
di esplodere. L’altro era stupito, perplesso.
-
Sai che succede? Succede che tu ed Hermione state insieme di nascosto. “Ron non
deve sapere”. Ma bravi. Fate i sensibili. Fingete che dei miei sentimenti ve ne
importi. Eri il mio migliore amico. Sapevi che la amavo -
Harry
scoppiò in una risata fragorosa, incapace di trattenersi.
-
Io e Hermione?
-
No, no. Parlava di te e mia zia Muriel – il giovane Weasley non riuscì a essere
sarcastico.
-
Mi dispiace tu sia arrivato a pensare tutto questo. È stato un malinteso. Un
terribile malinteso – Harry era a un tratto serio e cupo, Ron sbigottito e
incredulo.
-
La frase che hai citato era tratta da una conversazione che, se avessi
origliato per bene, ti avrebbe fatto capire molte cose. Io e Hermione parlavamo
di tua sorella. L’ho fatta stare male – Potter fissava le sue scarpe.
In
un altro momento Ron avrebbe mangiato vivo il suo compagno di avventure dopo
una simile affermazione, ma il sollievo di essersi sbagliato e la vergogna per
aver agito così d’impulso erano di gran lunga superiori al senso di protezione
e alla gelosia nei confronti della sorella minore.
Le
orecchie gli diventarono scarlatte.
-
Non state insieme?
-
No, Ron, no. Non ti farei mai questo.
I
due si abbracciarono. Il rosso nascose, in quel momento in cui l’amico non
poteva vedere il suo volto, una lacrima. Una sola, che gli rigò il volto. Era
felice. Una vocina urlava nel suo corpo che doveva dichiararsi a Hermione. La
mise a tacere.
Ma
lei non poteva resistergli. Nessuno poteva.
Si
ritrovò a pensare a Jude. Voleva incontrarla, sapere cos’aveva di tanto
speciale.
-
Signore sto facendo del mio meglio
-
Non basta!
-
Farò di più, ma posso rivolgerle una domanda?
-
Dipende.
-
Bonnie, dov’è finita? – se ne fregò della risposta che uscì da quel volto
pallido e serpentesco.
-
Bonnie non esiste. Ora ci sei solo tu, Jude! – Voldemort mantenne la calma solo
in apparenza, all’interno sentiva la rabbia aumentare. Era stato stupido a
credere alle parole di Silente. Quel vecchio pazzo gli aveva detto che il
potere più grande, la magia più efficace fosse l’amore.
Aveva,
con profondo disprezzo verso se stesso, seguito quell’assurda teoria che si
stava dimostrando un buco nell’acqua. L’ennesimo vaneggio di un uomo in là con
gli anni.
La
mossa più astuta fin’ora era farina del suo sacca. Sì, aveva scelto di rimanere
nell’ombra. Dopo l’apparizione al Ministero non si era fatto più vedere. I
Mangiamorte agivano, Lui era come un fantasma. Nell’aria carica di tensione si
avvertiva la sua presenza, ma non si vedeva.
Credeva
che avrebbe usato Draco Malfoy per far introdurre i suoi a Hogwarts e porre
fine alla vita dell’unico uomo che in verità temeva.
Poi
aveva sentito la sete di vendetta di Bonnie, l’odio di quella ragazza verso il
Preside della scuola che l’aveva prima accolta e subito dopo respinta. I
ricordi carichi di dolore di una semplice Babbana avevano sconfitto la magia di
esperti Auror.
L’aveva
trasformata.
L’aveva
resa sua, impresso il Marchio nero, mutato gli occhi bronzei in rossi.
L’aveva
trasformata nuovamente.
L’aveva
resa Jude, un cuore di ghiaccio che doveva fingere quel sentimento tanto caro
ai buoni.
Quell’arma
non era efficace. Non come avrebbe sperato.
Sapeva
che attraverso gli Armadi Svanitori poteva introdursi nel castello, ma Harry
ancora non crollava. Silente era sospettoso. Ci voleva troppo tempo. Aveva
voglia di agire.
Trattenne
il suo istinto.
-
Muoviti – un ordine verso quegli occhi così freddi da far tremare chiunque, ma
non lui.
Ora
Jude doveva smettere di giocare. Era arrivato il momento di mettere
definitivamente in gabbia Harry Potter. I pensieri del ragazzo erano colmi
della sua arma. Ora lei doveva porre fine alla vita di Albus Silente e doveva
portargli il Prescelto. Sapeva come fare. La bomba era innescata. La rabbia
sparì e si fece posto una risata interna e diabolica che pregustava la vittoria
ormai prossima.
Harry
si svegliò con un dolore lancinante al capo. La cicatrice.
Lui
era carico di rabbia e poi di una sottospecie di gioia.
Voleva
sapere cosa stava succedendo.
Trovò
sul comodino una lettera. L’ormai nota calligrafia sbilenca spiccava sulla
pergamena bianca grazie all’inchiostro verde. Un invito di Silente ad andare
nel suo studio.
Indossò
la divisa, prese la bacchetta e il mantello dell’invisibilità e senza
disturbare i sogni di Ron si diresse verso la Signora Grassa.
Angolo dell'autrice.
Ringrazio la mia Tony P. che mi segue fedelmente! :D Le tue recensioni sono sempre meravigliose. L'ultima mi ha tolto un grande peso :) Il prossimo capitolo farà un po' di luce sulla vicenda.