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Autore: Ginsecure    06/09/2010    1 recensioni
La mia prima FanFiction. Una folle idea nata mentre rileggevo "Harry Potter e il Principe Mezzosangue" e pensavo a come sarebbe cambiata la vita di una babbana allo scoprire che esiste un altro mondo. La domanda che mi sono posta é: Se Voldemort non avesse scelto Draco? Se la sua vittima da sacrificare non fosse stata il giovane Malfoy, ma qualcun altro?
Dedicate un pò del vostro tempo a questa storia e RECENSITE. Spero vi piacerà.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Il trio protagonista, Voldemort | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 6. Ricordi.

Inizialmente i capitoli 6 e 7 li avevo scritti tutti in uno, ma mi sembrava troppo lungo. La prima parte è una sorta di "terra di mezzo". Questo 6° capitolo torna un po' dalle parti del Signore Oscuro. Buona Lettura.

Ron era di pessimo umore. Si costrinse ad indossare quella maschera che gli stava stretta. Il finto sorriso carico di finta ignoranza, finta indifferenza, finta felicità non si addiceva alla lotta che imperversava nel suo animo.
Scese a colazione. Lungo le scale aveva abbandonato il suo tentativo di apparire raggiante. Rimise quel broncio che si abbinava con la realtà.
Non toccò cibo.
- Vuoi far nevicare Ron?
Emise un grugnito giusto per far capire all’amico che aveva sentito la sua domanda sarcastica.
Harry era dubbioso. Seguì lo verso i sotterranei. Fare pozioni con Lumacorno e il Principe Mezzosangue lo aveva portato ad apprezzare quella materia tanto odiata.
- Ehi, che hai?
- Cos’ho? Cos’ho? E vieni anche a chiedermelo – il rosso era furioso, sul punto di esplodere. L’altro era stupito, perplesso.
- Sai che succede? Succede che tu ed Hermione state insieme di nascosto. “Ron non deve sapere”. Ma bravi. Fate i sensibili. Fingete che dei miei sentimenti ve ne importi. Eri il mio migliore amico. Sapevi che la amavo -
Harry scoppiò in una risata fragorosa, incapace di trattenersi.
- Io e Hermione?
- No, no. Parlava di te e mia zia Muriel – il giovane Weasley non riuscì a essere sarcastico.
- Mi dispiace tu sia arrivato a pensare tutto questo. È stato un malinteso. Un terribile malinteso – Harry era a un tratto serio e cupo, Ron sbigottito e incredulo.
- La frase che hai citato era tratta da una conversazione che, se avessi origliato per bene, ti avrebbe fatto capire molte cose. Io e Hermione parlavamo di tua sorella. L’ho fatta stare male – Potter fissava le sue scarpe.
In un altro momento Ron avrebbe mangiato vivo il suo compagno di avventure dopo una simile affermazione, ma il sollievo di essersi sbagliato e la vergogna per aver agito così d’impulso erano di gran lunga superiori al senso di protezione e alla gelosia nei confronti della sorella minore.
Le orecchie gli diventarono scarlatte.
- Non state insieme?
- No, Ron, no. Non ti farei mai questo.
I due si abbracciarono. Il rosso nascose, in quel momento in cui l’amico non poteva vedere il suo volto, una lacrima. Una sola, che gli rigò il volto. Era felice. Una vocina urlava nel suo corpo che doveva dichiararsi a Hermione. La mise a tacere.

 Ginny era seduta sul suo letto. Aveva le ginocchia strette al petto come a colmare quella voragine che sentiva allargarsi al posto del cuore. Voleva quell’ambizioso, presuntuoso, narcisista. Voleva quel biondo dagli occhi grigi, inespressivi.

 Draco era fiero della sua bravura in Occlumanzia. Sapeva nascondere i suoi sentimenti. Riusciva, in questo caso, a usare la Weasley senza farle intendere che la voleva. Desiderava ancora baciarla, sfiorare quelle labbra prima con delicatezza e poi con una passione sempre più travolgente. Se solo la zia Bellatrix gli avesse insegnato anche la Legilimanzia, il pensiero della rossa gli sarebbe apparso più chiaro.
Ma lei non poteva resistergli. Nessuno poteva.
Si ritrovò a pensare a Jude. Voleva incontrarla, sapere cos’aveva di tanto speciale.

 - Jude, devi muoverti. L’attesa è snervante anche per chi ha un’eternità davanti.
- Signore sto facendo del mio meglio
- Non basta!
- Farò di più, ma posso rivolgerle una domanda?
- Dipende.
- Bonnie, dov’è finita? – se ne fregò della risposta che uscì da quel volto pallido e serpentesco.
- Bonnie non esiste. Ora ci sei solo tu, Jude! – Voldemort mantenne la calma solo in apparenza, all’interno sentiva la rabbia aumentare. Era stato stupido a credere alle parole di Silente. Quel vecchio pazzo gli aveva detto che il potere più grande, la magia più efficace fosse l’amore.
Aveva, con profondo disprezzo verso se stesso, seguito quell’assurda teoria che si stava dimostrando un buco nell’acqua. L’ennesimo vaneggio di un uomo in là con gli anni.
La mossa più astuta fin’ora era farina del suo sacca. Sì, aveva scelto di rimanere nell’ombra. Dopo l’apparizione al Ministero non si era fatto più vedere. I Mangiamorte agivano, Lui era come un fantasma. Nell’aria carica di tensione si avvertiva la sua presenza, ma non si vedeva.
Credeva che avrebbe usato Draco Malfoy per far introdurre i suoi a Hogwarts e porre fine alla vita dell’unico uomo che in verità temeva.
Poi aveva sentito la sete di vendetta di Bonnie, l’odio di quella ragazza verso il Preside della scuola che l’aveva prima accolta e subito dopo respinta. I ricordi carichi di dolore di una semplice Babbana avevano sconfitto la magia di esperti Auror.
L’aveva trasformata.
L’aveva resa sua, impresso il Marchio nero, mutato gli occhi bronzei in rossi.
L’aveva trasformata nuovamente.
L’aveva resa Jude, un cuore di ghiaccio che doveva fingere quel sentimento tanto caro ai buoni.
Quell’arma non era efficace. Non come avrebbe sperato.
Sapeva che attraverso gli Armadi Svanitori poteva introdursi nel castello, ma Harry ancora non crollava. Silente era sospettoso. Ci voleva troppo tempo. Aveva voglia di agire.
Trattenne il suo istinto.
- Muoviti – un ordine verso quegli occhi così freddi da far tremare chiunque, ma non lui.
Ora Jude doveva smettere di giocare. Era arrivato il momento di mettere definitivamente in gabbia Harry Potter. I pensieri del ragazzo erano colmi della sua arma. Ora lei doveva porre fine alla vita di Albus Silente e doveva portargli il Prescelto. Sapeva come fare. La bomba era innescata. La rabbia sparì e si fece posto una risata interna e diabolica che pregustava la vittoria ormai prossima.

 

Harry si svegliò con un dolore lancinante al capo. La cicatrice.
Lui era carico di rabbia e poi di una sottospecie di gioia.
Voleva sapere cosa stava succedendo.
Trovò sul comodino una lettera. L’ormai nota calligrafia sbilenca spiccava sulla pergamena bianca grazie all’inchiostro verde. Un invito di Silente ad andare nel suo studio.
Indossò la divisa, prese la bacchetta e il mantello dell’invisibilità e senza disturbare i sogni di Ron si diresse verso la Signora Grassa.

 

Angolo dell'autrice.

Ringrazio la mia Tony P. che mi segue fedelmente! :D  Le tue recensioni sono sempre meravigliose. L'ultima mi ha tolto un grande peso :) Il prossimo capitolo farà un po' di luce sulla vicenda.

  
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