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Autore: PaleMagnolia    06/09/2010    1 recensioni
Credere di essere migliori degli altri è un potente catalizzatore di eventi. E frequentare le persone sbagliate può condurre a scelte pericolose."[...]“Con questo, naturalmente, non voglio dire che non debbano avere le stesse opportunità di istruzione di tutti gli altri”, stava dicendo lei. “Però non si può nemmeno negare che le classi con un’alta percentuale di nati Babbani siano parecchio indietro col programma. Insomma, come si può parlare di Cura delle Creature Magiche, quando metà della classe non è nemmeno sicura che le creature magiche *esistano davvero*?”...".
Cosa possono condurti a fare le cattive compagnie lo sa fin troppo bene Severus Snape, che vive tormentato dai rimorsi per le sue azioni. Non lo sa altrettanto bene Altea Von Wasser, la cui giovane, suggestionabile mente sarà profondamente condizionata dall'incontro con uno studente dagli occhi neri... E quando quel ragazzo emaciato le ricomparirà davanti qualche anno dopo, adulto e perseguitato dai ricordi, nei panni austeri dell'insegnante di Pozioni...
PS: sto cercando di mantenere Snape IC. E' un tentativo disperato e uno sforzo quasi disumano (per una Snapeaholic come me), ma ci sto provando. Apprezzate l'impegno :)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mangiamorte, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Altea si trovò presto a condividere tutti i pasti con Elessa e i suoi amici

Altea si trovò presto a condividere tutti i pasti con Elessa e i suoi amici. Tutti loro sembravano beneducati e intelligenti, e spiccavano fra gli altri studenti perché condividevano un freddo fascino, una manierata cortesia, una raffinatezza da aristocrazia decaduta.

Si somigliavano molto, anche, con quei loro volti sereni e gli abiti di buon taglio, i loro gesti misurati e le voci basse e melodiose. I loro discorsi erano arguti, brillanti, spesso spiritosi, e infinitamente più interessanti di quelli delle sue compagne, e Altea si trovò sempre più spesso, il pomeriggio, a studiare con loro invece che coi ragazzi della sua Casa.

Avevano un metodo di studio che ammirava molto - rigoroso, strutturato ed estremamente efficiente: ognuno di loro aveva specifiche mansioni – Elessa, sveglia e pratica, faceva accurate liste delle domande (complete di risposta corretta) più probabili durante le interrogazioni; Lena era l’indiscussa esperta nel preparare tabelle, grafici e diagrammi ed era l’unica a ricordare le date di Storia della Magia; Norma faceva elaborate ricerche in biblioteca e scriveva splendide relazioni per tutti... mentre i ragazzi più grandi si prodigavano a informarle degli argomenti favoriti di ogni insegnante, delle domande che facevano più spesso, delle piccole manie di ognuno di loro.

Ne veniva fuori un meccanismo perfetto, scorrevole ed efficace, e nessuno di loro era mai stato colto impreparato. Mentre gli altri studenti sgobbavano tutto il pomeriggio memorizzando la metà delle informazioni utili, loro lavoravano come una ingegnosa catena di montaggio, e per l’ora del tè erano già ampiamente liberi dall’obbligo dei compiti.

Tutti loro avevano ottimi voti, e se qualcuno mostrava qualche difficoltà in una materia o trovava ostico un argomento – Norma, ad esempio, non aveva un buon rapporto con Trasfigurazione -, gli altri si attivavano in massa per aiutarlo, così da offrire all’esterno un’immagine compatta, senza falle: in questo modo tutti loro sembravano, ad un osservatore estraneo al gruppo, ugualmente brillanti, ugualmente preparati su tutto, inattaccabili da qualunque lato.

Altea li invidiava e li trovava incredibilmente attraenti: ammirava la loro aria di impenetrabile solidarietà, e li sentiva molto più vicini di quanto non avesse mai fatto coi suoi compagni di classe.

Desiderava molto essere come loro, e dato che le loro qualità non sembravano dovute ad una predisposizione naturale ma apparivano intensamente coltivate, decise che le avrebbe acquisite anche lei... e che il modo migliore per farlo era di passare in loro compagnia il più tempo possibile.

 

“... Con questo, naturalmente, non voglio dire che non debbano avere le stesse opportunità di istruzione di tutti gli altri”, stava dicendo Elessa. Altea si sedette accanto a Norma, che le rivolse un rapido sorriso, e posò i libri. Lena le sillabò un "ciao" senza voce, per non interrompere l'amica che parlava. Attorno al tavolo della biblioteca c'erano anche Nathan e il fratello di Norma, che le rivolsero cenni di saluto.

“Però non si può negare che le classi con un’alta percentuale di nati Babbani siano parecchio indietro col programma. Insomma, come si può parlare di Cura delle Creature Magiche, quando metà della classe non è nemmeno sicura che le Creature Magiche esistano davvero?

Risatine.

Elessa riflettè un attimo. “Voglio dire, è chiaro che c’è bisogno di un percorso di studi differenziato... non è molto logico che i figli dei maghi debbano aspettare che i loro compagni Babbani accettino l’esistenza dei Marciotti, per imparare a difendersene, no? Se volete la mia opinione, le classi miste non sono poi questa grande idea. Gli studenti partono con un livello troppo, troppo diverso di preparazione iniziale; e a parer mio serve un qualche tipo di test di valutazione iniziale, in modo da inserire gli alunni in classi differenziate in base al livello di conoscenza. Voi cosa ne pensate?” Girò intorno lo sguardo e vide Altea. “Ah, Tea, sei arrivata." Sorrise. "Tu che ne dici?”

“Sono d’accordo con te”, rispose Altea con decisione. “È impossibile insegnare Trasfigurazione, Pozioni, qualsiasi materia, se prima non si conosce e si accetta il mondo magico. Non si può dare una bacchetta in mano ad un Babbano che non ne ha mai vista una, e pretendere che la sappia usare... Non è certo colpa sua”, aggiunse in fretta “non voglio assolutamente dire che i nati Babbani non possano diventare ottimi maghi, tutt'altro... Però è chiaro che partono svantaggiati: se i tuoi fratelli sono maghi, i tuoi genitori sono maghi, persino i tuoi nonni erano maghi, e tutti i tuoi amici sono maghi, hai un approccio decisamente più naturale - come posso dire?, facilitato - alla magia, di quanto non possa avere qualcuno i cui genitori sono, che so io, fruttivendoli.”

Altre risatine.

Lena intervenne. “Prendete quella biondina, come si chiama? Amy Abbott. Secondo me, è brava quanto e più di molti Purosangue di mia conoscenza – vero, Nathan?” Gli altri risero. “Ma la fatica che ha fatto i primi mesi...!”, riprese. “La maggior parte delle volte, quella povera ragazza non riusciva nemmeno a capire di cosa diavolo stesse parlando l’insegnante!”

Si guardò intorno: molti annuivano.

“La presenza dei figli di Babbani in classe rallenta l’apprendimento degli altri, ma soprattutto è un disagio per loro stessi!” Altro giro di sguardi d’approvazione. Lucien Macmillan assentì energicamente. “Insomma, vi piacerebbe, da un momento all’altro, essere scaraventati in una classe Babbana e dovere improvvisamente imparare a usare tutti i loro strani concetti e quei buffi congegni – le penne a sfera e il sussidiario e il sistema metrico decimale, e quell’altra cosa, com’è che si dice...? Ah, sì, la calcolatrice - e a studiare la storia Babbana e la loro letteratura? Come pensate che vi sentireste? Spiazzati, ecco come. Personalmente, io non so se ce la farei.”

“Per non parlare del fatto che la quantità di magia che possiede un nato Babbano non può essere di certo pari a quella di un figlio di maghi!”, dichiarò Nathan, del tutto a sproposito.

“Nat!”, lo interruppero tutti gli altri a una voce sola, indignati.

“Questo non... Non ci sono prove...” balbettò Lucien. “...che essere un mago da generazioni porti ad avere magia quantitativamente o qualitativamente superiore a...”

“Ma dai, pensateci!” ribattè Nathan. “Pensate alle piante, pensate a... pensate all’allevamento...”

“Ma, Nat, non puoi certo paragonare...” tentò di interromperlo Norma, ma senza successo.

“Pensate, ecco, all’allevamento dei cavalli.” Il padre di Nathan possedeva una scuderia di grande valore, e Nat parlava con competenza. Elessa storse la bocca, ma lui non la vide.

“Per ottenere un purosangue da competizione serve che abbia un’ottima genealogia, pura da generazioni. Non si ottiene un  magnifico Thoroughbred incrociando una coppia di Clydesdale, no? Al massimo potrai avere un buon animale da tiro, ma non un cavallo da corsa.”

“Ma Nat...” Fece Lena, debolmente. Altea era sdegnata quanto gli altri da quel ragionamento da fanatico, ma tuttavia si sentiva anche, stranamente, confortata, sicura di sé e a proprio agio nella sua posizione di Purosangue.

“Basta, questo tipo di discorsi non mi piace”, tagliò corto Elessa, fissando Nathan coi penetranti occhi azzurri. “Qui si parlava soltanto di differenze a livello di conoscenza.” Si guardò intorno, come a sfidare qualcuno a contraddirla, ma Nat - che aveva una cotta neanche troppo segreta per lei - si era zittito sotto il suo sguardo ammonitore.

“Su, torniamo a Storia della Magia" Aprì il libro con gesto secco, come a troncare qualsiasi obiezione. "Dove eravamo rimasti?”

 

 


Thiliol: tu mi fai troppo onore! Guarda che non so se riuscirò a mantenere questa storia - e la sua protagonista - interessanti fino alla fine... Ma sto facendo violenza a me stessa per mantenere IC Snape, questo te lo garantisco!
  
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