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Autore: Less_    07/09/2010    1 recensioni
Tutto normale. In fondo mi succedeva di sognare le ragazze, anche quelle che non avrebbero potuto mai, mai, mai nella vita...
Che succede? Mi sta... mi sta baciando!
… interessarmi.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sette – The strangest girl - POV: Alessia


A dire il vero, ero un po’ agitata.

Non perché non sapessi cosa mettere – sapevo già cosa avrei indossato. … okay, a dire il vero non lo sapevo. Ma non avevo intenzione di agghindarmi come un albero di Natale. Sarebbero bastati un paio di jeans e una maglietta.

No, ero agitata perché era il mio primo appuntamento, perché sarei uscita con Francesco e per il modo in cui si comportava quando stava con me.

Con Luca e Fabio e chiunque altro sembrava normale; con me si comportava come una statuina, confuso, silenzioso e, dovevo ammetterlo, anche decisamente idiota!

Non ero sicura che questo lato di lui mi piacesse... insomma, me ne ero innamorata sognando che fosse il mio migliore amico, il mio amante e tutto il resto, non una statuina confusa, silenziosa e idiota!

Ma era lui e, agitazione a parte, stavo per uscirci insieme.

Il mattino dopo riuscii a vederlo per un breve istante mentre entrava in casa di Fabio, e gli feci un cenno.

Alle tre del pomeriggio avevo lavato i denti, messo gli orecchini (l’unica vanteria che mi concedevo), fatto una doccia, lavato i capelli, riordinato la mia camera, riordinato la cucina, riordinato il salone e messo a posto i libri.

Non sapevo che cosa fare. Mi sedetti sul divano e fissai nervosamente l’orologio. Poi presi un libro e lo mollai alle cinque meno venti.

Feci un paio di respiri profondi, presi il cellulare ed uscii.

Andai al bar e iniziai a fissare i giocatori di biliardo. Francesco fu lì in dieci minuti.

«Ciao!» esclamai, un po’ troppo forte.

Lui sorrise e mi salutò.

«È una bella partita?» mi chiese.

«Non tanto. Cioè, non lo so. Non ho mai giocato, non ho idea di come funzioni» dissi.

«Non sai come si gioca a biliardo?» domandò ancora, sorpreso.

«So i principi base, ma non riconosco una bella partita» ironizzai.

Fece un mezzo sorriso e si appoggiò accanto a me.

La pallina rossa entrò in una buca d’angolo. Sentivo il suo sguardo su di me, ma non ero a disagio. Cercai i suoi occhi. Cominciava a diventare irritante quel suo modo di... impietrirsi.

Mi accorsi che scrutava la mia faccia in cerca di tracce di trucco.

«Non sono truccata» dissi. Lui strabuzzò gli occhi.

«Ma tu sei sempre così strana?» mi chiese, in mancanza di meglio.

Sorrisi, divertita.

«Non avrei utilizzato la stessa parola, ma ti trovo pervicace. Sì, sono sempre così» risposi.

Temetti che gli uscissero gli occhi dalle orbite.

«Ma come parli? Da dove vieni?».

«Parlo come una che legge troppo, e vengo da casa mia».

«Tu non sei una ragazza».

Risi di cuore. «No, forse no».

Lui sembrò mortificato.

«Scusa, non volevo dire che tu non sia femminile o altro» iniziò, e se avessi potuto sarei arrossita, «solo che non ti comporti come nessuna di mia conoscenza e fatico ad abituarmi».

«In che senso, non mi comporto come nessuna di tua conoscenza?» domandai. Lo sapevo benissimo, ma volevo sapere la sua risposta.

«Non ti trucchi, non ti vesti in modo appariscente, parli come un vocabolario, non ancheggi – a questo particolare, abbassammo gli occhi entrambi – e cose del genere...».






Salve! Questo è il capitolo sette. Dal nove incomincerà la parte più seria, e inserirò fra le note drammatico. Adesso inserisco il prossimo capitolo...
   
 
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