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Autore: Good Girl    08/09/2010    10 recensioni
[SPOILER - Future Fic - Titolo: Oh! Forever - Brakesbrakesbrakes] Come scrisse Thomas Jefferson nella Dichiarazione d'Indipendenza il 4 Luglio del 1776, ogni uomo ha il diritto inalienabile di ricercare la Felicità. Chuck e Blair, a 23 anni, possono dire di averla trovata: quella vera, quella che tutti ricercano. E questa è arrivata all'improvviso, senza che se l'aspettassero. Anton Pavlovič Čechov diceva, infatti, che la felicità è una ricompensa che giunge a chi non l’ha cercata. Ma può durare per sempre?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Empire State Of Waldass'
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AN: Eccoci all'epilogo della storia (:
Siamo al Giorno del Ringraziamento, un anno e (circa) un mese dopo la nascita di Charlotte.
GRAZIE a tutti per avermi seguito fino in fondo, faccio fatica ad esprimere quanto vi sia grata (:
Vi comunico che, dopo questo capitolo, ne aggiungerò un altro dove:
• Risponderò alle recensioni; (modificherò la pagina, qualora dovessero esserci ulteriori recensioni dopo la pubblicazione di questo capitolo)
• Farò ringraziamenti vari;
• Vi darò informazioni sul sequel (o sui sequel, dovrei dire. Il terzo però arriverà molto dopo);
• Presenterò alcuni miei progetti (e ho una proposta da farvi :D);
• Varie ed eventuali;
Ringraziamenti in fondo.

 

Capitolo 24

Epilogo

Oh! Forever

 

Blair's POV

"Cosa ne pensi, Charlie?" dissi mostrando a Charlotte due vestiti. "Quale preferisci?"
La bambina, seduta sulla poltrona della cabina armadio, rise e battè le mani felice, muovendo i corti boccoli color cioccolato, come i miei, che le incorniciavano il visino roseo, con le guancie perennemente rosse. Indicò il vestito alla mia destra e disse "Sì."

Aveva imparato a dire qualche parola, tra cui "Mamma", "Papà", "Sì" e "Challi Bass", che era il suo modo di dire "Charlie Bass". La prima volta che pronunciò la parola "mamma", mi vennero le lacrime agli occhi e cominciai a battere le mani entusiasta. Ovviamente, la prima parola da lei pronunciata era stata "papà", parola che esclamò quando Chuck, tornato da un viaggio di lavoro, varcò la porta di casa e trovò Charlie che, seduta sul tappeto della sala, giocava tranquilla. Io e Chuck, pietrificati, ci guardammo negli occhi, ben consapevoli del fatto che quella fosse la sua prima parola in assoluto. Mi sedetti accanto a lei e cominciai ad agire come la perfetta mamma orgogliosa della propria prole, complimentandomi con lei per la sua bravura. Chuck, invece, rimase in piedi davanti a noi, con la bocca semi aperta, e completamente stupito. Erano due le persone in grado di stupire Chuck Bass, e sua figlia di un anno era una di quelle.

"Hai ragione, questo è meglio." annuii sorridendo, mettendo da parte uno dei due vestiti e cominciando ad indossare quello che tenevo in mano.
Scelsi le scarpe e gli accessori, passando un ultimo secondo davanti allo specchio per controllare il trucco, che, ovviamente, era perfetto. Mentre mi stavo sistemando l'ultimo ciuffo di capelli, sentii qualcuno aggrapparsi al mio vestito. Abbassai lo sguardo e sorrisi, vedendo Charlotte che mi sorrideva mostrando i pochi dentini che aveva. Poteva essere più bella?
"Vuoi guardarti anche tu? Sappi che non ne hai bisogno, sei assolutamente perfetta." le dissi prendendola in braccio.
"Siete entrambe assolutamente perfette." precisò Chuck entrando nella stanza e raggiungendoci, accarezzando Charlie e dandomi un bacio sulla testa.
"Anche papà è perfetto, vero Charlie?" chiesi alla bambina, che, in risposta, esclamò un "Sì!".
Io e Chuck ci trovammo come ipnotizzati a quella vista. Charlotte era cresciuta talmente tanto, negli ultimi mesi, che ci spaventava. A volte avremmo voluto che si bloccasse il suo processo di crescita, così da farla rimanere piccola per sempre, così da impedirle di diventare troppo grande per essere presa in braccio. Ma questo era, purtroppo, impossibile.

I primi mesi di vita di Charlie erano stati un inferno. Non dormiva e continuava a piangere, portando all'esasperazione sia me che Chuck. Più di una volta mi ero sentita un fallimento completo come madre, poiché non riuscivo nemmeno a farla calmare, a farla dormire un po' la notte. Chuck si era preso un mese dal lavoro per aiutarmi a casa, non volendo lasciare la bambina in mano ad una tata. Entrambi avevamo deciso all'unanimità di crescere nostra figlia senza l'aiuto di governanti; l'avremmo cresciuta noi, dandole l'affetto che i nostri genitori ci avevano più volte negato quando eravamo piccoli. Non volevamo diventare come loro, che vedevano i loro figli solo la sera tardi, senza mai giocare con loro, senza prestare ascolto a ciò che dicevano. Avevo rinunciato a buona parte del mio lavoro, ma ancora potevo svolgere i miei incarichi da casa. Anche se, per i primi tre mesi, non riuscii nemmeno a toccare il computer per vedere le mail.
Dopo quel periodo buio, dove io e Chuck avevamo temuto di impazzire, Charlotte cominciò a dormire più frequentemente, diventando più "trattabile". Mia madre, ogni volta che ci veniva a trovare, cominciava a ridere, dicendo che Charlie era uguale a me quando avevo la sua età. Mi stupivo di essere sopravvissuta.

Chuck mi mise un braccio intorno alla vita, sussurrandomi nell'orecchio.
"Siete davvero splendide, ma se non vi sbrigate, il nostro 'elegantemente in ritardo', diventerà 'abbiamo perso la cena'." mi disse sorridendo.
"Ma noi siamo pronte." gli risposi sorridendo, guardando come Charlie osservava Chuck, completamente ammaliata.
Uscimmo tutti e tre dalla stanza e ci avviammo verso la sala, dove Elda aveva già tirato fuori le nostre giacche per uscire.
"Ci saranno proprio tutti stasera?" chiesi a Chuck innocentemente, mentre infilavo il cappotto verde scuro a Charlie.
"No, non preoccuparti, Jenny rimarrà da sua madre. Lily mi ha detto che dopo l'arresto, si sente a disagio a presentarsi qui."
"Ci credo, io mi vergognerei se fossi in lei." dissi acida.
"Blair." sospirò Chuck guardandomi, mentre si chiudeva la giacca.
"No, è vero, Chuck. E non cercare di difenderla, perché sai bene che potrei diventare parecchio suscettibile al riguardo. Più quella sta lontana da Manhattan, meglio è. Che vada a spacciare la droga da qualche altra parte."
Finii di sistemarmi la sciarpa dentro il cappotto e, prendendo in braccio Charlie, salutai Elda; ci dirigemmo fuori dall'edificio, dove la limo ci aspettava per condurci a casa di Lily, dove si sarebbe tenuta la solita cena del Ringraziamento. Era, infatti, ormai una tradizione festeggiare quella festività in casa Van der Woodsen, così come era tradizione celebrare il Natale a casa Bass, Capodanno a casa Archibald, Pasqua a casa Waldorf e il 4 Luglio agli Hamptons.
Entrammo nella limo, prima Chuck, poi io e Charlie. La bambina, di solito, veniva sistemata sul suo seggiolino ma, per quella volta, decidemmo di lasciarla libera, in braccio a me.
Voltai Charlotte verso di noi, in modo che potessimo guardarla in faccia.

Charlie era la bambina più bella e allegra che avessi mai visto. Sorrideva e rideva sempre ed era sempre talmente vivace ed energica che, a volte, facevamo fatica a starle dietro. Era tremendamente intelligente e, già alla sua età, presentava una strana passione per la moda. Adorava passare il suo tempo nell'armadio mio e di Chuck, giocando con i miei vecchi cerchietti e con i papillon del padre. Adorava indossare vestitini e voleva essere sempre pettinata come me. Era indubbiamente nostra figlia.

Charlie ci guardava sorridendo, stringendo con la sua piccola manina il mignolo di Chuck. Si voltò verso di me e scosse la testa: segno che il fermaglio che aveva tra i capelli le dava fastidio.
"Vuoi che ti metta a posto il fermaglio?" chiese Chuck.
"Ovvio che no, è compito della mamma." dissi orgogliosa, togliendo delicatamente la molletta con piccoli diamanti dalla sua testolina, per poi rimettergliela proprio come voleva lei.
Mi sfoderò un enorme sorriso e provò ad alzarsi in piedi.
"Tesoro, non credo sia una buona idea qui nella limo." le dissi aiutandola, comunque, a mettersi in piedi.
Lei rise e prese un boccolo dei miei capelli tra le mani. Ci giocò un po', seguendo il giro del ricciolo.
"Sei così una Waldorf, Charlotte Evelyn Amelie Bass." disse Chuck scuotendo la testa.
La bambina rise ancora, disse un "Papà" e si voltò verso il padre, aprendo le braccia e gettandosi al collo, affondando la testa nella spalla di Chuck.
"Suppongo che questa sia la risposta." dissi arrendendomi.
Quando si trattava di Chuck, non potevo vincere. Charlotte era perdutamente innamorata di suo padre, tanto che a volte sembrava preferisse lui a me. Ovviamente, sapevo che non era così, ma il modo in cui lo guardava, mi faceva invidiare la totale ammirazione che la bambina provava nei suoi confronti. E poi, era così bello vedere Chuck con lei!
Chuck la sostenne sotto le ascelle, in modo da aiutarla a stare in piedi. Charlie appoggiò le manine sulle guance di Chuck, avvicinando il viso al suo, in modo da trovarsi a pochi centimetri di distanza.
Si guardavano negli occhi, sorridendo. Il modo in cui Chuck guardava sua figlia era unico, non l'avevo mai visto guardare nessuno così.
Poi, Charlotte diede un bacio sul naso a Chuck, e lui cominciò a ridere.
"Comincio a pensare che ti preferisca a me." dissi fingendomi offesa.
"Sai bene che non è vero." disse senza perdere il contatto visivo con Charlie.
Roteai gli occhi e sorrisi; neanche mi guardava!
"Dici?" chiesi ridendo.
"Certo. E' solo che è per il 50 per cento una Waldorf: è attratta da me, legami chimici."
"Legami chimici, eh?"
Charlie alzò la testolina lentamente e mi guardò, consapevole del fatto che suo padre aveva concentrato un po' della sua attenzione su di me.
Mi sorrise. Ma non il solito sorriso. Mi sfoderò un vero e proprio sorriso alla Chuck Bass. A un anno!
"Chuck." dissi ridendo.
Lui si voltò verso di me, guardandomi.
"Tua figlia mi ha appena fatto il tuo sorriso."
E anche Chuck sfoderò il suo sorriso.
"Due in una sola limo? Non credo di potercela fare."
Charlie aprì un braccio verso di me, come per dirmi di avvicinarmi.
Lo feci e lei strinse me e Chuck in un abbraccio, facendoci ridere. Ci liberammo dalla debole stretta e diedi un bacio sulla guancia della bambina.
"Tu, Charlotte Bass, sei meravigliosa."
Charlie sorrise ancora e si sedette in mezzo a me e Chuck, prendendoci entrambi per mano.

Arrivammo pochi minuti dopo a casa Van der Woodsen. Entrando nell'atrio, tenendo il braccio destro di Chuck, notammo Dan e Vanessa che discutevano animatamente in un angolo. Alzai un sopracciglio nel vedere il modo in cui quella ragazza si era vesita. Indossava un orrendo abito a stampe floreali, con degli stivaletti neri che non erano per niente coordinati al resto dell'abbigliamento. Ma a cosa pensava, mi chiedevo, Vanessa Abrams quando doveva vestirsi?
Poi, guardai Humphrey, con un altrettanto orrendo completo grigio. Quei due si erano totalmente trovati.
Guardai Chuck, nel suo perfetto completo Armani con il papillon verde scuro e fazzoletto coordinato nel taschino. Poi, osservai me e Charlie, che indossavamo entrambe un vestito verde scuro, con il cappotto del medesimo colore. Ovviamente, i vestiti non erano uguali, ma andavano perfettamente d'accordo. Eravamo tutti e tre perfettamente raccordati, come, del resto, era naturale che fossimo. I Bass coordinano sempre i loro colori.
Charlie indicò Dan e sorrise. Quest'ultimo si voltò verso di noi e abbozzò un sorriso, ignorando le nostre facce divertite.
"Hey, Charlie." disse salutando la bambina, che era in braccio a Chuck.
Charlotte sventolò la manina e sorrise ancora.
"Humphrey." disse Chuck salutandolo con un cenno del capo.
Io mi limitai ad alzare le sopracciglia e poi sorridere alla "Queen Bee". Nonostante tutti gli anni passati, e nonostante ormai considerassi Dan Humphrey una specie di famigliare (era, in fondo, il fratellastro di Chuck), ancora non riuscivo a vederlo in buona luce. Forse per il fatto che fosse fratello di quel disastro di Jenny Humphrey, o forse perché avesse provato più volte di riprendersi Serena (invano) mentre lei stava con Nate, ma Dan Humphrey era proprio una di quelle persone che faticavo a tollerare.
Seguii Chuck verso l'ascensore e raggiungemmo l'attico dei Van der Woodsen. Non appena entrammo, mia madre ci venne incontro a braccia aperte.
"Dov'è, dov'è l'ottava meraviglia dell'Universo?" chiese puntando verso Charlie.
La bambina sorrise e stese le braccia verso di lei.
Che ruffiana che era, pensai divertita.
"Ohh, la mia nipotina preferita!" disse Eleanor prendendo Charlotte dalle braccia di Chuck.
"E' la tua unica nipote." precisai sorridendo.
"Che differenza fa? E' sempre la mia preferita." disse dandole un enorme bacio sulla guancia. "Vieni, tesoro, andiamo di là da nonno Harold, Cyrus e Roman. Mamma e papà ti portano sempre in ritardo."
Andò verso il salotto, dove mio padre e Cyrus stavano ridendo come due vecchi compagni di scuola. Avanzammo verso l'interno della casa, cominciando a slacciarci i cappotti.
"Charles, Blair!" esclamò Lily scendendo dalle scale. "Che bello che siete qui! Ma dov'è Charlie?"
Ci abbracciò ed attese una nostra risposta
"Eleanor." rispondemmo io e Chuck all'unisono.
Lily rise e, mettendo una mano sulla spalla di Chuck, disse. "Come biasimarla? Vostra figlia è troppo bella, per non volersela godere un po'!"
Sorridemmo alla gentilezza di Lily, mentre la governante ci toglieva i cappotti.
"B!" esclamò Serena venendomi incontro e stringendomi in un abbraccio soffocante.
"Ciao, S!" le risposi.
"Hey, dov'è Charlie?" chiese lei mentre abbracciava Chuck.
"Ok, Blair, cara, devo dirtelo: quella bambina è un capolavoro." disse Eleanor venendo verso di noi, indicando il salotto, dove Charlotte stava ridendo con Cyrus e i suoi altri due nonni.
"Lo sappiamo." disse Chuck orgoglioso.
"Ha le doti ammaliatrici dei Waldorf, questo è sicuro." esclamò Eleanor entusiasta.
"Serena, credo che Roy abbia fame." disse Nate camminando lentamente, con il piccolo Royal Benjamin Archibald, di 6 mesi circa, tra le mani.
"Ohhhh!" dissi andandogli incontro. "Hey, Roy, sono zia Blair." sussurrai sfiorandogli una guancia con il pollice. "Ma come sei cresciuto..."
Roy fece dei versetti felici e mi sorrise.
Ricambiai il sorriso e mi allontanai, vedendo Serena avvicinarsi per prenderlo in braccio.
"E' cresciuto tanto, vero?" disse sorridendo prendendo Roy in braccio.
"Decisamente! E pensare che l'ho una settimana fa, l'ultima volta."
"Oh, lo stesso per Charlie! Cresce a vista d'occhio, quella bambina. E diventa sempre più bella."
Ci avviammo verso la cucina, dove Serena aveva già preparato la cena per Roy.
Vidi mio padre raggiungermi, con un ampio e luminoso sorriso stampato sul volto. "La mia Blair Bear!"
Ci abbracciammo e lui mi accarezzò la testa.
"Mi sei mancata tanto. E anche Charlie! Sembra ieri che eravamo in ospedale per la sua nascita!"
Annuii, ben consapevole di quello che mio padre intendeva.
"Lo so, crescono in fretta." dissi lanciando uno sguardo a Charlie, ora impegnata con Chuck e Nate.
"Ti va di fare un giro per la casa con me?" chiese mio padre sorridendo.
Quando mi faceva proposte del genere, era perché aveva bisogni di parlarmi di qualcosa. Sapevo che prima o poi questo momento sarebbe arrivato, poiché, ogni volta che veniva a trovarci, ritagliava dieci minuti del suo tempo per parlarmi in privato, lontano da Roman, dagli occhi osservatori di Chuck e dal resto della nostra famiglia.
Lo presi sotto braccio e, insieme, ci dirigemmo verso il corridoio.
"Allora..." cominciò.
"Sì, sto bene, papà." dissi sorridendo, anticipando la domanda di mio padre.
Lui mi guardò, sorrise e riabbassò la testa.
"Mi manchi tanto, sai? Mi manca non poterti vedere ogni giorno." disse lui.
"Oh, anche a me."
Camminammo in silenzio per qualche secondo, fino a quando mio padre non si fermò, voltandosi verso di me.
"Sei felice, Blair Bear?" mi chiese, con lo sguardo carico di preoccupazione. Eppure, sapeva già la risposta.
"Sì."
"Si vede."
Mi sorrise e continuammo il nostro giro come se, invece di trovarci in un appartamento newyorkese, ci fossimo trovati a Parigi, passeggiando accanto alla Tour Eiffel.

 

 

Chuck's POV

Osservavo mia figlia, che stava sostenendo una discussione animata, in una lingua solo da lei comprensibile, con me e Nathaniel. Il modo in cui arricciava il labbro quando si accorgeva che non la stavamo capendo, il modo in cui muoveva la sua testolina per far danzare i corti riccioli castani, il modo in cui sorrideva per far notare a tutti che, sì, i dentini le stavano crescendo, non faceva altro che ricordarmi Blair. Charlie era davvero il perfetto mix di entrambi, sebbene fisicamente (e, talvolta, caratterialmente) avesse caratteristiche riconducibili più a me che a Blair.
Annuivo, sfonderandole il mio sorriso alla Chuck Bass, per darle l'impressione di star ascoltando tutto ciò che diceva.
"Mate, cosa sta dicendo?" chiese Nathaniel perplesso.
"Non ne ho idea."
Scossi la testa sorridendo, continuando ad osservare Charlotte che guardava me e Nathaniel, parlando probabilmente di una questione, ai suoi occhi, di fondamentale importanza.
"E' tua figlia, dovresti capire ciò che ti dice." disse, spero, per prendermi in giro.
Roteai gli occhi per la sua stupidità.
"Tu capisci quello che Roy dice quando fa dei versi?"
Nate mi guardò, con gli occhi persi in un punto non ben definito del mio viso.
"Ok, ho capito." disse alla fine.
"Sì!" esclamò Charlie arrabbiata.
"Scusa, Charlotte, hai ragione."
Le feci il mio sorriso e lei ricambiò, per poi ricominciare a parlare.
"Nate!" chiamò Serena.
"Charlie, devo andare. Scusa." disse Nathaniel alzandosi e dileguandosi, dando prima una carezza sui capelli di mia figlia.
"Zio Nate è stupido, lascialo perdere."
"Stupido." ripeté la bambina.
No, non poteva essere. Tra tutte le parole dette, aveva, giustamente, imparato quella meno consona.
"No, Charlie." le dissi, fingendomi serio.
Charlotte inarcò un sopracciglio. L'avevo appena detta io quella parola, ci arrivava anche lei.
"Papà stupido?"
"Charlotte, è una brutta, brutta parola. Mamma si arrabbierebbe moltissimo, se ti sentisse."
"Mamma stupido?" chiese la bambina, perplessa.
"Mamma, cosa?" chiese Blair, con le mani sui fianchi, venendoci incontro.
"Assolutamente nulla, Waldorf." dissi indifferente, rilassandomi contro lo schienale del divano.
Guardai Charlie, facendole un sorriso complice. Lei ricambiò, per poi voltarsi verso Blair e dirle "Papà stupido."
Chiusi gli occhi per qualche secondo, non volendo nemmeno immaginare la faccia di Blair.
Sentii solo dire "Charlotte Evelyn Amelie Bass, non ascoltare ciò che dice tuo padre. Questa parola non si dice!"
Riaprii gli occhi, vedendo Charlie che mi guardava con i suoi grandi occhioni color cioccolato. La bambina andò verso Blair e alzò le braccia verso di lei.
"Comunque sì, hai ragione, papà lo è." disse Blair roteando gli occhi, prendendo Charlotte in braccio.
Venne vicino a me e mi si sedette accanto, con nostra figlia sul suo grembo.
"E' pronto!" annunciò Rufus, con in mano una grossa pentola.
Evelyn venne verso di noi e prese Charlotte in braccio, dicendo "Ora è il turno della nonna più vecchia, se non vi dispiace." disse ridendo.
Charlie rise felice tra le braccia di Evelyn e ci salutò con la mano.

Chuck and Blair's POV

Osservarono Evelyn andare verso la sala da pranzo con Charlotte, mentre le sussurrava qualcosa nell'orecchio. Chuck mise un braccio intorno alle spalle della moglie, sorridendole.
"Allora, Waldorf, come stai?"
"Quando la smetterai di chiamarmi Waldorf? E' da un po' che sono anch'io una Bass, Bass." disse la ragazza sorridendo.
"Certe abitudini sono dure a morire, suppongo."
Blair roteò gli occhi divertita e appoggiò la testa sulla spalla di Chuck.
"Avresti mai pensato a tutto questo, all'età di 15 anni?" chiese il ragazzo.
"Con tutto questo intendi il fatto che io, Blair Waldorf, sono ora sposata all'età di 25 anni con Chuck Bass, l'ex womanizer dell'isola, con la quale ho una splendida figlia, che non sono stata accettata a Yale e che sono finita a fare il lavoro di mia madre? No, direi che non era, esattamente, ciò che avevo in mente..."
Lui si voltò a guardarla, con una luccichio di timore negli occhi. "Ti penti delle scelte che hai fatto?"
"Mai." ripose lei decisa.
Si sorrisero e lui la baciò delicatamente sulle labbra.
"Quanto pensi potrà durare tutto questo? Non è possibile essere felici così a lungo, vero?"
"Dipende da come la vedi, Waldorf. E dipende da quanto noi ci impegnamo affinché le cose rimangano tali."
"Ma non tutto è prevedibile, non possiamo controllare tutte le cose che ci accadono. Alcuni eventi esulano dalla competenza di Chuck Bass." disse la ragazza roteando, ancora, gli occhi.
"Sì, ma perché preoccuparsi ora?"
"Perché tutto potrebbe cambiare da un momento all'altro, Chuck."
"Questo è chiamato pessimismo."
"No, questa è chiamata realtà."
"Chi dice che questa sia la realtà? E se invece fosse un sogno? Cosa faresti in questo caso?"
"Non può essere un sogno, Chuck."
"Perchè no? Non è tutto come l'avevi sempre sognato?"
"No, è meglio, questo è il problema. Non può durare per sempre."
"Chi lo dice?"
"Chuck Bass."
"Oh, e da quando Chuck Bass controlla sogni e realtà?"
"Da quando il mio sogno coincide esattamente con la realtà."
"Ah, sì? Dunque se tu controlli la realtà, che in fondo coincide con il tuo sogno... Quanto dici durerà tutto questo?" disse con un tono ironico.
"Oh, forever."
Furono interrotti da Eric, che era venuto a chiamarli (come succedeva ogni volta) per mangiare.
La coppia si alzò mano nella mano, avviandosi nella sala da pranzo dove ormai tutti avevano preso posto, parlando con la persona accanto o davanti a loro.

 

Blair's POV

E, stando in mezzo ai miei famigliari, alle persone a cui tenevo di più nella mia vita, mi resi conto che, forse, le parole di Chuck non erano del tutto errate. Non sapevo se questo sogno - o realtà che fosse - sarebbe durato per sempre o sarebbe finito di lì a qualche giorno, ma sapevo che avrei dovuto godermi al massimo la mia vita, senza rimpianti. Perché alla fine, i veri rimpianti, si hanno quando non si vive al massimo, quando si vive senza sfruttare tutte le possibilità e le opportunità che ci vengono date. La mia vita era completamente diversa da quella che avevo pianificato anni prima, ma non poteva essere più bella.
Certo, era ancora difficile credere che tutto quello fosse vero, ma pian piano mi ci stavo abituando. Ogni volta che vedevo Chuck sorridermi o Charlie guardarmi, mi rendevo conto di quanto fortunata ero stata. Non avrei potuto chiedere di meglio.
Misi in bocca un pezzo di tacchino, guardando Serena di fronte a me, che mi fece l'occhiolino. Chuck mi accarezzò la mano da sotto il tavolo, Charlie mi sorrise mostrando i dentini dal seggiolone e mia madre, Evelyn, Lily, mio padre, Roman e Cyrus mi sorrisero tutti.
Se questo era un sogno, mi sarebbe andato bene non svegliarmi mai più.

 


Ok, se devo essere sincera, non sono molto entusiasta di questo capitolo... è da giorni che penso a una conclusione decente per la storia, ma non sono riuscita a farla uscire come volevo. Scusatemi! :S

Ringraziamenti:
ph1234567: Ti ringrazio, sono contenta che ti sia piaciuto! (:
Fiby Cullenina: Se prima non riuscivi a trovarlo, allora temo che con questo tu lo abbia trovato XD Grazie per la recensione e per i complimenti, comunque, sei gentilissima! (: E mi emozioni se dici che sono la tua preferita! *-* Graaaazie! <3
ele_06: Ahah, Ele, scrittrice nata mica tanto XD Sono ovviamente contenta che ti sia piaciuto *-* Grazie mille! :D
feffixoxo: Ahah, io e Josh avremmo delle lunghe chiacchierate da fare... ci sarebbero tante cose da discutere, in modo particolare un finale di stagione a caso! :S Grazie infinite per i complimenti! :D
ary_gg: Grazie, Ary, per la recensione! Sei stata gentilissima! :D Un bacione e mi scuso per l'epilogo, che fa, tipo, schifo ._.

Ringrazio infinitamente tutti, davvero. Non ho parole per descrivere quanto io apprezzi tutto ciò!
E SCUSATEMI PER LO SCHIFO DI EPILOGO!

xoxo, C 

   
 
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