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Autore: imtheonekeepingyoualive    12/09/2010    8 recensioni
Rimase ancora cinque minuti a bordo dell'auto, controllando l'ora sul quadrante dell'orologio. Avevano detto alle due, erano le due e dieci, poteva andare.
Scese e camminò attraverso il porto sotto l'acqua scrosciante, facendo scricchiolare i sassolini sotto le scarpe e dondolando appena, un pochino più sicuro sulle sue gambe.
L' acqua l'aveva rinvigorito, quel tanto per fargli passare il caldo opprimente che sentiva addosso.
Nascose meglio la mano destra dietro la gamba, ma era sicuro che l'altro comunque non l'avrebbe notata. Quando arrivò al piazzale lo vide.
Era girato di tre quarti verso l'altra entrata, aspettandosi di vederlo comparire da un momento all'altro, la testa incassata nelle spalle e il piede che tamburellava di nervosismo.
- Bri! - Lo chiamò ad alta voce.
Lo vide girarsi, squadrarlo e fare una specie di sorriso.
Ride, vedi?
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Johnny Christ, Matthew Shadows, Synyster Gates, The Rev, Zacky Vengeance
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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sidewinders13
Questo  l'ultimo capitolo, se non avete letto il 12 cliccate lì sopra. Li ho postati insieme *D*
Sempre meglio specificare ù.ù
Enjoy!
Ci vediamo là dabbasso <3



Sidewinders

Capitolo 13: Spara spara spara






"Passion in my eyes, I lived it everyday, but how could you go throw it all away?
In my dreams it's me and you, it's there I saw it all come true
As time went by faith in you grew, so one thing's left for me to do
In my dreams it's me and you, it's there I saw it all come true
As time went by faith in you grew, so one thing's left to finish you (hahaha)"





- Io sono preoccupato da morire, va bene? - Esclamò Johnny, seduto sul divano che ormai era diventato parte di lui.
Brian gli stava cambiando le bende, dopo avergli pulito la ferita, sotto lo sguardo di Jimmy e di Zacky. Nessuno aveva parlato fino a quel momento e al suono della voce del ragazzo, tutti avevano alzato la testa per guardarlo in viso.
Brian era sorpreso, più che altro perchè non si aspettava che Johnny si mettesse a berciare, si era abituato all'opprimente silenzio, ormai.
Da quando Matt se n'era andato tre giorni prima, le parole erano lentamente diminuite fino a spegnersi ed ormai si sentivano tutti soli e colpevoli. Gates aveva riferito della telefonata agli altri, che dapprima gli avevano urlato dietro che non era riuscito a sapere niente di niente, poi si erano scusati e da allora non facevano altro che tenersi vicini i telefoni in attesa di una chiamata da parte di Matt, che non arrivava mai.
Avevano persino provato a contattarlo, ma il telefono era sempre spento.
Erano arrivati a pensare il peggio, che fosse davvero partito come aveva detto a Brian, senza nemmeno avvertirli. Forse non l'avrebbero sentito più. Non l'avrebbero rivisto più.
Erano così tesi e preoccupati da non aver nemmeno voglia di sfogarsi.
Fino a quel momento in cui Johnny sbottò.
- Voglio uscire a cercarlo! - Disse, indicando fuori dalla finestra con la mano guardandoli tutti.
- Siamo andati io e Brian ieri ed il giorno prima. Abbiamo setacciato tutto il lungomare, ovunque. Ogni locale, ogni bar che conosciamo. Non c'è! - Rispose Jimmy, con tono stanco.
- Non può essersi volatilizzato, Matt non l'avrebbe mai fatto! - Continuò il più piccolo, convinto delle proprie parole.
- Matt non è più Matt, John. E' come impazzito, l'hai visto anche tu. - Riprese allora Jim.
Sembravano essere gli unici due ad aver voglia di parlare. Zacky si limitava a fissare un punto del pavimento, rigido e teso, da un'ora ormai. Sembrava perso nei suoi pensieri, aveva una mano sulle labbra, il gomito appoggiato al bracciolo della poltrona, lo sguardo duro.
Brian gli lanciava delle occhiate preoccupate di tanto in tanto mentre fasciava la gamba di Johnny. Il giorno prima avevano avuto una piccola discussione.
No beh, una discussione fatta e finita, in realtà. Zacky si era incazzato a morte con lui e l'altro sapeva che aveva ragione.
Aveva scoperto che Brian aveva portato a Matt la droga, senza neppure dirglielo, e poi l'aveva dimenticata a casa dell'altro. Dopo avergli urlato contro per qualche mezz'ora, l'aveva spinto ad andare a prenderla a casa di Shadz e, nel frattempo controllare che non fosse lì, così lui e Jimmy acconsentirono ad andare alla villa del loro capo.
Avevano scoperto che no, neppure lì si era rifugiato e, oltretutto, si era portato via anche la scatoletta con la droga.
Ci fu un'altra lite quando Brian lo disse a Zacky, che si infuriò ancora di più perchè quella era la sua refurtiva, aveva rischiato la vita per quella ed ora era in mano di Matt, che poteva farci chissà cosa.
Syn aveva dato ragione a Zacky, lo sapeva che aveva sbagliato, ma semplicemente non ci aveva pensato quando lo aveva fatto. Era tutto in buona fede, chi avrebbe mai immaginato che poi sarebbe successo quello che era successo?
Syn ricordò agli altri e soprattutto al suo ragazzo (perchè ormai lo era, anche se non l'avevano ufficilizzato per bene) che Matt rimaneva sempre il loro leader.
Fino a quel momento, in cui erano in balia degli eventi e non sapevano come comportarsi.
Johnny sbuffò, facendo un movimento del capo come a significare che era una gran cazzata e Jimmy alzò gli occhi al cielo, stremato.
Appuntò la garza cosicchè non si aprisse ed abbassò il gambale dei jeans di Johnny, per poi alzarsi dal pavimento su cui si era inginocchiato. Evitò di guardare JC che gli stava praticamente dicendo con lo sguardo di dargli una speranza anche minima che Matt si potesse ritrovare.
- Vedete come fate? Non possiamo lasciare tutto così! -
- Johnny piantala, siamo tutti esausti. Io e Brian stanotte abbiamo guidato fino a tardi per cercare ovunque, ogni fottuto centimetro di Huntington fottuta Beach e nessuna fottuta traccia di Matt. Stammi su da dosso. - Tagliò il discorso Jimmy col suo peggiore tono.
Nessuno poi aveva più voglia di contraddirlo una volta che si era arrivati a quel punto e nemmeno Johnny ce la fece, anche se comunque continuava a guardarli con una sorta di preoccupazione muta e ben visibile negli occhi.
Brian si sentiva mille volte colpevole, per tutto. Avrebbe solo voluto che tutto si aggiustasse, se non avesse fatto la cazzata di fare sesso sia con Matt che con Vee a quest'ora sarebbero tutti felici come prima.
Si avvicinò a Zacky, intenzionato a cambiare il bendaggio anche a lui, ma l'altro si irrigidì di più.
- Jimmy, potresti farlo tu per piacere? - Disse, freddo, sempre guardando il pavimento.
- Zacky, cazzo, adesso non vuoi più nemmeno che ti lavi e ti cambi le bende? - Gli buttò addosso, incazzato, alzando la voce.
- Jim. Per favore. - Lo ignorò l'altro.
Il terzo interpellato si alzò con un sospiro dalla poltrona che stava così comodamente occupando, avvicinandosi a Gates e Zacky, per prendere la bacinella dalle mani di Brian, che lo guardò come se gli stesse togliendo qualcosa di vitale, ma non aggiunse nulla.
Ben presto Jimmy aveva tolto la camicia a Zacky e gli stava lavando la ferita, con calma e delicatezza.
Brian se ne andò dal salotto, infuriato, per andare in cucina a prendersi una birra che forse gli avrebbe disteso almeno un pò i nervi.
Poi il telefono vibrò nella sua tasca facendolo trasalire visibilmente, tanto che si rovesciò un pò di birra sulla maglietta.
L'afferrò immediatamente e lesse il numero sul display. Era un numero pubblico.
Si accigliò e rispose, incerto ed un pò irritato.
- Pronto? -
- Brian, sono io. -
Spalancò gli occhi e la bocca, così sorpreso che quasi smise di respirare.
- Matt! - Gridò, al limite del magone.
Fottuto Shadows, era bastato saperlo vivo e vegeto che gli aveva fatto spuntare le lacrime. Cazzo se gli mancava, cazzo se l'aveva fatto preoccupare e cazzo se voleva riaverlo fra loro.
- Sì, contento di risentirmi? - Gli chiese, con una risata roca e un pò strana.
- Fanculo, bastardo, dove sei? Certo che sono contento di risentirti, io e Jimmy ti abbiamo cercato per due fottutissimi giorni per tutta Huntington Beach e di te nessuna traccia! - Gli spuntò addosso, ansioso.
L'altro rise di nuovo, sempre con quella cazzo di risata fredda e roca. Quasi metallica.
Non era quella bella di Matt, era diversa. Come se ridesse ma in realtà non fosse divertito.
Questa cosa fece battere il cuore di Brian in maniera differente, ma non se ne accorse, era troppo occupato a pensare dove fosse il loro amico.
- Proprio per questo ti chiamo, Brian. Voglio che tu venga qui e che parliamo. -
Aggrottò la fronte. - Qui dove? -
- Al porto, stanotte. -
- Stanotte al porto? Perchè proprio lì e perchè non adesso? - Gli domandò, confuso, velocemente.
- Perchè ho delle cose da fare. Dimmi che verrai. Da solo. -
Brian ci pensò un attimo su. Non gli piaceva il tono di Matt, era... Preoccupante. Ma era peggiore il fatto che era stato via tre giorni senza dare notizie e li aveva fatti quasi impazzire dall'apprensione.
- Okay, verrò. Da solo. -
Gli sembrò quasi di percepire il sorriso dell'altro attraverso la cornetta. - Bene, perfetto. Stanotte, alle due, al piazzale del porto. -
- Va bene. -
- A dopo Brian. -
- A dopo, Matt. -
Ci fu un click e poi niente, Shadz aveva semplicemente messo giù.
Brian non capiva il perchè di quell'appuntamento, a quell'ora impensabile, proprio al porto. Da soli.
Se dovevano parlare potevano farlo a casa o in un locale, di pomeriggio o di sera. Che cosa doveva mai fare da essere impegnato?
Sospirò e tornò in salotto a dare la notizia agli altri, con un timore sordo che gli faceva provare un'angoscia inspiegabile.


Ci aveva pensato per così tanto che ormai gli sembrava la cosa più giusta da fare. L'unica cosa possibile.
Se ne sarebbe andato, qui non aveva più niente. Era rimasto solo.
Dopo che Brian gli aveva buttato addosso il suo sentimento per Zacky, si era sentito scoppiare il cuore di sofferenza. Era un dolore talmente forte da renderlo sordo a qualsiasi altra cosa.
Aveva continuato a camminare per la spiaggia, non seppe per quanto, fino ad arrivare sugli scogli dall'altra parte della battigia. Li aveva scalati, senza preoccuparsi della possibilità di scivolare e farsi seriamente male, ed era arrivato sul lungomare, proprio sulla strada asfaltata che conduceva al parcheggio, ora gremita di gente, data l'ora.
Aveva trascorso tre giorni a guidare, facendo soste in posti che mai aveva degnato di attenzione, arrivando persino a bere qualcosa in uno del locali più malfamati del circondario.
Era il terzo giorno lontano dagli altri, lontano da Brian, e ormai si sentiva vuoto dentro, come scavato e privato di ogni cosa, e si era diretto barcollante al bancone per sedercisi davanti su uno sgabello.
Il barista lo notò immediatamente, la sua stazza era ben visibile, e lo avvicinò. Matt alzò lo sguardo vitreo su di lui, che l'altro ricambiò con uno annoiato mentre masticava una gomma a bocca aperta e puliva un boccale di birra con uno straccio.
- Cosa prendi? - Gli chiese, brusco.
- Fai tu, qualcosa di forte. - Rispose atono.
Il barista fece uno sbuffo dal naso e si girò verso le file di alcoolici esposti sulla specchiera dietro di lui, per afferrare una bottiglia ed un bicchierino. Si voltò nuovamente verso Matt e sbattè il bicchiere sul bancone di legno, per poi versarci dentro il liquido ambrato.
Quando fece per portare via la bottiglia, Matt lo fermò. - Lasciala. -
Il barista eseguì, per poi abbandonarlo come se avesse cose migliori da fare piuttosto che stare a guardarlo bere. Semplicemente tornò a masticare e a strofinare bicchieri.
Shadz bevve velocemente tre bicchieri di quella roba, che doveva essere bella forte per quanto bruciava, ma a lui non importava. A lui non importava più nulla.
Quando era pronto a buttare giù la quarta botta, una voce gli arrivò all'orecchio, facendolo voltare a sinistra, un pò annebbiato.
Fece un grugnito in direzione dell'uomo di fianco, che lo stava guardando.
- Sembri distrutto, che ti è successo? - Gli chiese.
Matt afferrò qualcosa delle parole e biascicò una specie di risposta. - Non sono cazzi tuoi. -
L'altro rise, facendolo accigliare irritato. - Sei parecchio irritabile eh, dopo quattro bicchieri di scotch. -
- 'Fanculo. - Disse, bevendo di colpo l'alcoolico, strizzando poi gli occhi.
Sentiva ancora ridacchiare il tizio vicino e la cosa gli dava enormemente fastidio.
- Smettila di ridere. - Gli intimò con voce atona e arrochita dall'alcool.
- Hai parecchi tatuaggi. - Esclamò l'altro, come se Matt non gli avesse appena detto di farsi i fottuti cazzi suoi.
Matt non disse nulla, magari avrebbe capito che non aveva voglia di fare conversazione e avrebbe finalmente smesso di irritarlo con la sua voce.
Passò qualche minuto, altri tre bicchieri, mezza bottiglia dopo, quando di nuovo lo sconosciuto parlò.
- Sai, io quando sono infuriato prendo la mia pistola e vado a sparare un pò. - Mormorò tranquillamente, come se fosse una cosa più che normale.
- Non sono amante del poligono. - Borbottò, ormai completamente brillo.
- Nemmeno io. -
- Non ho capito. - Scosse appena la testa, aggrottando la fronte, per riservargli poi uno sguardo ubriaco.
- Semplicemente prendo la mia pistola e faccio fuori lo stronzo che mi ha rovinato la giornata. Dopo tutto va meglio. -
Matt ci mise un pò a capire quello che gli aveva detto. Barcollò un pò sullo sgabello, instabile.
- Dovresti farlo anche tu, è un vero toccasana. - Aggiunse l'altro, guardandolo.
- Non credo faccia per me. -
- Perchè no? Tu sembri uno che ha dei problemi gravi, altrimenti non staresti qui a scolarti una bottiglia intera di scotch. -
- Mi hanno portato via una cosa importante. - Confessò Shadows, senza pensare.
- Davvero? Che genere di cosa? - Gli chiese, curioso.
Matt mugolò, sentendo lo stomaco farsi sottosopra per aver bevuto troppo senza aver mangiato niente prima.
- Checcazzo sembra che tu stia per vomitare, alzati e vieni fuori con me. - Gridò l'altro, prendendolo per la maglietta e facendolo alzare dallo sgabello.
Matt dondolò spaventosamente e si resse in piedi solo perchè l'altro lo stava sostenendo. Sentì sbattere sul legno del bancone e poi venne sospinto verso la porta.
- 'Fanculo quanto cazzo sei pesante! - Gli urlò lo sconosciuto vicino all'orecchio.
Il sole gli bruciò gli occhi quando uscirono all'esterno, sbattendo contro la porta per aprirla. Faceva caldo, troppo caldo.
Fece appena in tempo a voltare il viso che vomitò tutto quello che aveva ingerito fino a quel momento proprio vicino al muro del locale. - Uoh, cazzo amico, stai prosciugandoti. -
Si sentiva malissimo, non solo aveva appena rimesso l'anima, ma non riusciva nemmeno a stare in piedi come si doveva. Si appoggiò al muro con una mano e si tenne su mentre aveva un altro attacco.
- Ehi, sicuro di stare bene? Non hai una bella cera. Beh, non che l'avessi quando sei entrato, sembravi un morto che cammina. - Non stava un secondo zitto quello stronzo.
Cercò di respirare normalmente, dopo che ebbe finito. Non c'era un filo d'aria quel giorno, o forse era il posto dove si trovavano ad essere un forno.
- Stai bene? - Ripetè l'altro, dandogli una pacca sulla spalla.
- No. - Rispose solamente.
- Hai bisogno che ti dia qualcosa? -
- No, grazie, non voglio niente. - Gli disse, mentre si rimetteva leggermente più dritto.
- Okay, ho pagato io la tua ordinazione prima, comunque. -
- Ti darò i soldi, aspetta solo che finisca di decorare il muro. -
L'altro rise di gusto, dandogli due pacche d'incoraggiamento nello stesso punto di prima, visto che non aveva tolto la mano.
- Comunque io sono Jared, ti ho visto vomitare, posso dire che siamo intimi amici ora. - Ridacchiò divertito.
Matt fece uno sbuffo irritato. - Matt. E non siamo amici. -
Si puntò contro la mano e si tirò su, un pò più lucido dopo aver rigettato tutto l'alcool che gli annebbiava il cervello. Fece un sospiro e si pulì la bocca con la mano. - Ah, che schifo, ho bisogno di sciacquarmi la bocca. - Mormorò a mezza voce.
Il tizio stava sempre fermo lì, a guardarlo, con un sorriso sul viso. Matt si girò verso di lui, infastidito dal fatto di essere osservato così insistentemente, e fece lo stesso.
Era un ragazzo magro, castano, con due grandi occhi azzurri. Si accigliò. Non l'aveva visto prima quando erano seduti accanto, ma era un bel tipo.
- Come hai detto che ti chiami? - Domandò mentre guardava il paesaggio, per capire dove fosse.
Doveva essere il retro del locale, perchè erano in un piazzale sterrato dove erano posizionati dei cassonetti, in quel momento straripanti di cartoni di bottiglie e di bottiglie stesse.
- Mi chiamo Jared, ho detto. E tu sei Matt. - Rispose quell'altro.
- Shadows. -
- Matt Shadows? Che strano nome... - Ripetè il tizio, divertito.
- E' il nome che uso da quando sono entrato in una banda... - Disse Shadz, senza enfasi.
- Uh, interessante! Di che tipo? - Si illuminò l'altro. Matt lo guardò stranito.
Quel tizio era fuori come un balcone.
- Di nessun tipo, una banda. -
Cominciò a camminare lungo il piazzale, seguendo il muro. Voleva tornare alla sua auto ed andarsene. Si sarebbe fermato da qualche parte a prendere qualcosa da mangiare e da bere, e poi sarebbe partito.
Doveva anche passare da casa a prendere due o tre cose da portare con sé, soldi, il caribatterie del telefono, qualche vestito. Non sapeva dove sarebbe andato, ma non gli importava nemmeno, bastava andarsene.
Magari sarebbe andato a sud, verso il Messico e poi sarebbe proseguito se avesse voluto. Gli sarebbe sempre piaciuto andare a fare un viaggio nel Sud America, bene, ecco l'occasione.
Sicuramente non pensava che ci sarebbe andato da solo, nè grazie a quella situazione, ma tanto valeva.
L'uomo, Jared, lo seguì, camminandogli dietro di fretta, Matt aveva il passo veloce ed era più alto di lui di una quindicina di centimetri, un suo passo erano due di quell'altro.
- Sì, okay, una banda. Ma cosa fate? Uccidete la gente per la droga? -
Cristo era seriamente interessato a quelle cose. Matt fece un segno infastidito con la mano, senza nemmeno voltarsi.
- Ma che dici? No. Rubacchiavamo qualcosa dai negozi, poi li rivendevamo per intascare la grana. Niente droga. -
- Ow, ma così non è divertente! - Si lamentò quell'altro.
- Ma chi te lo dice? Non sono affari tuoi. - Ritorse Matt, piccato.
- Ehi, che ti hanno portato via? - Chiese quell'altro, facendoglisi vicino. Matt gli rivolse uno sguardo, scostandosi un pò da lui.
- Chi ti ha detto che mi hanno portato via qualcosa? - Ringhiò al suo indirizzo.
Era petulante, impiccione ed i suoi occhi erano troppo chiari alla luce del sole. Pareva di parlare con una bambola, perchè non sembravano umani dal colore.
- Tu me l'hai detto, prima, al bancone del locale. - Rispose l'altro, con un'alzata di spalle.
Matt si diede mentalmente del coglione, aveva aperto la bocca a sproposito. Lo infastidiva che gli altri sapessero i fatti suoi.
Ma visto che stavolta era stato lui stesso a mettersi nella merda, non aveva nessuno con cui prendersela come faceva di solito. E questo lo irritò maggiormente.
Cristo, ma c'era una cosa che andava nel verso giusto oppure era destinato alla sfiga?
Sbuffò col naso, addocchiando il parcheggio una volta che ebbero sorpassato l'angolo e camminato ancora per qualche metro lungo la parete scura. La sua auto luccicava sotto il sole cocente.
- Beh, - Cominciò, facendo voltare l'altro a guardarlo. Oh, allora era capace di girare il viso da qualche altra parte e non solo su di lui. Consolante. - Non mi hanno portato via un oggetto. -
- Ah no? - Disse stupito.
- No. E'... - Si zittì per un secondo, avvicinandosi alla sua auto.
Ci si fermò davanti e si appoggiò contro la carrozzeria col sedere, sedendocisi appena sopra. Jared gli si mise davanti, a braccia incrociate, in attesa che riprendesse a parlare.
- Mi hanno portato via la persona che amo. - Disse in un soffio.
L'uomo rimase zitto per qualche secondo, ma vide la presa delle sue braccia allentare e poi lentamente abbassarsi lungo i fianchi.
- Cazzo amico, questa è bella tosta! -
Matt fece una smorfia e non disse nulla.
- E tu la rivuoi, non è vero? -
- Beh sì, ma lui è innamorato. Non di me. - Rispose, mormorando.
- Lui? -
- Lui, Brian, la persona che amo. - Chiarì Matt, con tono contrariato.
- Oh, capisco. -
- Cos'è, sei contro gli omosessuali? - Lo sfidò, facendo anche un movimento col capo.
L'altro rise ad alta voce, facendolo bloccare. Quello era veramente matto.
- Io contro gli omosessuali? Ma figuriamoci. Sono felicemente bisessuale ed il fatto che tu ami un uomo non mi fa nè caldo nè freddo. -
- Ah. Okay. -
- Comunque, te l'ha detto lui che non ti ama? -
- E' un pò complicata la cosa. -
- No, o ti ama o non ti ama. Non c'è una via di mezzo. -
- No, non mi ama, si è messo con uno dei nostri migliori amici. Quindi no. - Sbottò, già esasperato dal discorso. Non voleva parlarne, faceva ancora troppo male.
- Pure. E tu cosa hai intenzione di fare? -
- Me ne vado, prendo la macchina e faccio un viaggio. -
- No. - Disse risoluto l'altro.
Matt lo guardò stupito. Come?
- Eh? -
- Se te ne vai la darai vinta a loro. - Continuò come se fosse una cosa che sanno tutti.
- E sentiamo, secondo te cosa dovrei fare? Andare là e fare una scenata? Rapire Brian? -
- Far provare loro ciò che hai provato tu. -
- Avere il cuore a pezzi? E come? -
- Riprenditi ciò che è tuo, in tutti i modi. -
- Ma non posso. Brian è con Zacky, non lo lascia mai, Zacky è ferito, gli hanno sparato mentre facevamo un colpo. Siamo già abbastanza nei guai. -
- Non capisci. -
- Tu non capisci. - Ritorse Matt, guardandolo male.
- Oh, no, io capisco benissimo. Ci sono passato anche io. -
- Ah ma davvero? E cosa hai fatto tu? - Chiese Matt, incrociando le braccia e guardandolo col mento alzato.
Jared rise appena e poi portò una mano al retro dei pantaloni, dopo aver alzato un pò la maglietta. Ne tirò fuori una pistola.
Matt si mise più dritto, messo in allarme alla vista dell'arma.
- Te l'ho detto prima, quando sono infuriato vado a sparare. - Disse semplicemente l'altro, prima di mettere via di nuovo la pistola.
Matt lo guardava con gli occhi spalancati.
- Hai sparato a chi? -
- Al mio amante. Mi ha spezzato il cuore? Ed io ho fermato il suo. Il suo amore è morto di sofferenza. Poco male, ho risparmiato una pallottola. -


Non era riuscito a tornare a casa dopo aver avuto quella discussione con quel tizio.
Si era dovuto fermare al molo, per fare una camminata. Era un pazzo, sicuramente. E si chiese come non fosse stato ancora messo dentro.
Doveva essere furbo, unica soluzione.
Aveva sparato alla persona che amava perchè l'aveva tradito, e dire che non sembrava tipo dalla pistola facile a guardarlo in viso. Non sembrava tipo nemmeno da possedere una pistola, a guardarlo in faccia, ma si era dovuto ricredere quando l'aveva tirata fuori così e gliel'aveva mostrata, con quel ghigno.
Mentre camminava fra la le coppiette, i genitori ed i ragazzini urlanti, continuava a pensare alle parole di Jared: "Mi ha spezzato il cuore? Ed io ho fermato il suo."  Era come se ogni volta che cercava di dimenticarle, loro tornassero indietro più forti.
Erano ormai due ore che si erano detti addio, Jared era salito sulla sua auto e Matt sulla sua, Jared aveva comunque ricalcato il suo pensiero e Matt non aveva detto nulla, aveva giusto fatto un cenno della mano mentre quell'altro gli passava davanti con la sua auto d'epoca ben tenuta.
Arrivò fino al chiosco di Gianni e si fermò. Rimase lì per qualche secondo, guardando dapprima il mare, poi passando su tutto il molo e poi sul chiosco.
Li avrebbe più rivisti questi posti? Sarebbe ritornato?
Se davvero non sarebbe più tornato per tanto tempo, valeva la pena fare un'ultima tappa per ricordare i vecchi tempi. Si avvicinò al banco e si sporse, rinfrancato dall'ombra che la tenda appesa sopra al chiosco proiettava a terra.
- Matt! Quanto tempo è passato dall'ultima volta! - Lo salutò il vecchio Gianni, cordiale come sempre.
Matt fece un sorriso triste e ricambiò. - Ciao Gianni. Sono stato impegnato ultimamente, non ho avuto tempo di venire a farti visita. -
- Non preoccuparti, sei giovane, sei impegnato sicuramente. Ma tanto il mio chiosco non si muove mai di qui, quindi non c'è pericolo. - Gli offrì un grande sorriso e poi si fermò davanti a lui, appoggiandosi coi gomiti al banco e guardandolo. - Allora, cosa ti posso dare? -
- Un panino e una birra, grazie. -
- Il solito? -
Matt rise un pò, si vedeva che erano anni che andava lì. - Esatto. -
- Arriva subito. -
- Okay. -
Si mise le mani in tasca, mentre aspettava e toccò la scatoletta con la droga. Già, la droga.
Cosa doveva farne? Portarsela dietro?
Non che ne avesse voglia, sinceramente. Se l'avessero scoperto alla frontiera l'avrebbero spedito in galera.
Poteva buttarla, come diceva Brian. Tanto non pensava più di rivenderla a nessuno, non ora che era da solo. Prima avrebbero diviso il guadagno in cinque, ora tanti soldi sarebbero stati solo un problema.
- Matt. - Lo richiamò Gianni, facendolo sobbalzare.
Si voltò verso di lui e lo guardò. Stava sorridendo mentre gli porgeva un panino e una bottiglia di birra.
Tirò fuori una banconota da venti e la lasciò sul bancone.
- Ti do il resto, aspetta qui. -
Matt alzò la mano che teneva la birra e lo fermò. - No, tieni pure il resto. Ci vediamo Gianni. - Gli disse, un pò malinconico.
L'uomo sembrò accorgersene, perchè cambiò espressione. - A presto, Matthew. -
Decise di scendere sotto al molo, tramite la scalinata poco lontano. Una volta che fu giù camminò per qualche secondo, fino agli scogli dove si sedeva sempre.
Era l'unico posto veramente suo, quello. Non ci era mai venuto con nessuno, anche se quando era in motel aveva pensato che avrebbe voluto portarci Brian una volta tornati. E invece, eccolo lì, come sempre senza nessuno.
Appoggiò la birra fra le gambe, per tenerla ferma, ed addentò il panino. L'odore salmastro del mare lo calmava, il rumore della risacca gli fece chiudere gli occhi mentre masticava.
Il fatto di mettere qualcosa nello stomaco lo fece sentire più franco sulle sue stesse articolazioni, si ricordò che in effetti era dal pomeriggio prima che non mangiava.
Se la prese comoda, tanto non aveva fretta e in un'oretta finì sia il panino che la birra. Ne rimaneva ancora un goccio quando si mise in tasca il tovagliolo con cui era avvolto il pranzo.
Si fermò con la mano lì, poi la mosse ed afferrò la scatoletta, per tirarla fuori. La guardò per qualche secondo, pensando a cosa farne.
Poteva semplicemente gettarla nell'oceano, nessuno l'avrebbe trovata. Oppure...
L'aprì, facendo scattare la scatola e ci guardò dentro. Era una pastiglia, non troppo grossa, rossa.
E così quella piccola cosina che nemmeno si vedeva, valeva tutto quello?
- E' per colpa tua se ora Brian non è più mio. - Disse rivolto alla piccola pasticca.
La prese fra le dita, se la rigirò un pò sul palmo della mano, guardandola rotolare avanti ed indietro e poi rivolse uno sguardo all'oceano.
Con un lancio forte poteva spedirla lontano, si sarebbe sciolta nell'acqua e nessuno avrebbe saputo mai di quella droga. Tutti sarebbero stati contenti, Brian che non l'avesse venduta, Zacky che Simon fosse stato fregato e tutti gli altri perchè il mondo non aveva bisogno di altri tipi di sballo.
Abbassò di nuovo lo sguardo sulla pillola e chiuse la mano, per poi alzarla verso l'alto, per dare forza al lancio. Rimase fermo mezzo secondo, poi riabbassò lentamente l'arto.
Sospirò e poi, prima di ripensarci, se la mise in bocca, buttandoci detro il poco di birra che rimaneva.
Sarebbero stati felici tutti, anche lui fra poco.



Doveva. Sì, doveva assolutamente andare a casa sua.
Rise e quasi si scontrò con un ragazzo, che lo prese a male parole. Aveva appena chiamato Brian.
Non era riuscito a resistere ed era arrivato al primo telefono pubblico che aveva trovato e poi, ricordandosi a malapena a memoria il numero di Brian, lo compose, dovendolo rifare tre volte perchè sbagliava tasto spesso e volentieri.
Gli aveva detto di incontrarsi quella stessa notte al porto, verso le due. L'avrebbe salutato per l'ultima volta prima di partire.
Si sarebbe lasciato tutto alle spalle, si disse.
Una volta salito in auto, fece il giro più lungo per arrivare a casa, passando persino col rosso ad un certo punto. Se n'era accorto perchè una macchina gli stava venendo addosso.
Scoppiò a ridere e tirò dritto per la sua strada, incurante.
Parcheggiò quasi in giardino, l'auto storta che invadeva l'erba e metà vialetto. Non ci fece caso e si chiuse dentro casa.
Sembrava che tutto attorno a lui si muovesse, o forse era lui che non riusciva a stare in piedi decentemente e continuava a barcollare instabile. Si aggrappò al corrimano della scala e salì, cominciando a sudare.
Vide che fuori dalle finestre il sole stava tramontando, le pareti che si coloravano di arancione, gli occhi che rifuggivano il contatto troppo forte.
Una volta arrivato in camera, dopo aver aperto la porta cadendoci sopra con la spalla, si buttò sul letto sfatto dalla notte passata con Brian, con un mugugno. Rimase fermo perchè la testa gli pulsava e gli veniva da vomitare.
Doveva... Doveva fare qualcosa, solo che non riusciva a ricordare cosa.
Si girò sulla schiena, prendendo un respiro profondo, ed aprì gli occhi per puntarli sul soffitto. C'era il disegno della finestra che si allungava lungo la parete, grazie agli ultimi raggi del sole.
Doveva fare la valigia. Ecco.
Cercò di mettersi a sedere, ringhiando di fatica. Faceva maledettamente caldo in quella stanza.
Si alzò lentamente dal letto, per raggiungere le imposte ed aprirle. Non gli piacevano gli effetti di quella droga, all'inizio era euforico e tutto sembrava divertente, ma ora si sentiva male, faceva caldo, sudava, era quasi stanco.
Ma soprattutto non riusciva a pensare lucidamente. Era davvero come aver bevuto troppo e poi essere stati investiti da un tram.
Fanculo anche alla droga, che cosa gli era venuto in mente?
Prese una boccata d'aria ma non servì a molto, aveva ancora fottutamente caldo. Si sentiva bruciare.
Camminò all'indietro lentamente, rischiando d'inciampare nel tappeto, per raggiungere l'armadio che aprì con un movimento secco. Afferrò il borsone dal fondo e lo tirò fuori.
Lo buttò sul letto e cominciò a prendere vestiti a caso, qualche maglietta, qualche pantalone, dei boxer e infilò tutto malamente dentro alla borsa.
Non andava bene però, si sentiva male.
Chiuse gli occhi quando diventò tutto nero, portandosi una mano alla fronte. Era sudato da far paura.
Si abbassò sul materanno, appoggiandocisi con l'altra mano ed il ginocchio e si stese. Aveva la nausea ma non riusciva a raggiungere il bagno, era sicuro che se si fosse alzato sarebbe svenuto lungo disteso sul pavimento.
Aprì gli occhi, ma non fu una buona idea. Vedeva solo il lampadario sfocato e in movimento, come se ci fosse il terremoto. Eppure il letto sotto di sé era perfettamente immobile.
- Merda... - Sussurrò con la bocca impastata.
Li richiuse e cercò di calmarsi.
Non se ne accorse neppure, ma si addormentò. Si agitò parecchio, continuando a sudare e a mormorare qualcosa.
Qualcosa.
Brian.



- Dove vai a quest'ora? -
Si voltò verso la voce che aveva interrotto la quiete. Era Jimmy, in piedi accanto allo stipite della porta del salotto.
- A fare un giro, devo schiarirmi le idee. - Rispose, mentendo.
Se avesse detto che andava da Shadz avrebbe voluto sicuramente seguirlo e non avrebbe sentito ragioni. Quel pomeriggio aveva omesso che Matt gli aveva dato appuntamento al porto di notte.
Erano quasi le due meno venti, mancava poco, e lui era ancora in casa. Aveva cercato di risolvere con Zacky fino a quel momento, ma ne aveva ricavato solo un 'Forse, Brian' ed un bacio che gli aveva rubato.
Meglio che niente, ma ancora non andava bene.
- Un giro sotto al temporale? - Rimarcò Jimmy.
- Vado in auto, mica a piedi. Devo solo uscire di casa, la discussione con Zacky mi ha provato. -
Afferrò le chiavi della macchina ed il cellulare, che mise in tasca, per poi avviarsi alla porta d'ingresso.
- Okay, ma non tornare troppo tardi, basta già la latitanza di Matt a farci stare in pensiero quanto basta. -
- Tornerò a casa il prima possibile. - Disse prima di chiudersi la porta alle spalle ed uscire.
Corse velocemente sotto alla pioggia, per poi salire in auto, già fradicio. Cazzo, doveva piovere proprio quella notte?
Accese il motore ed uscì dal cortile, immettendosi sulla strada principale in pochi minuti. C'era poca gente in giro, grazie all'acquazzone, ed il traffico era congestionato come succedeva sempre quando faceva brutto.
Prese una scorciatoia, perchè avrebbe tardato troppo altrimenti, e lasciò l'auto parcheggiata fuori dal molo. Avrebbe dovuto fare un pò di strada a piedi, ma era già bagnato, tanto valeva.
Chiuse la vettura con l'allarme e corse attraverso il lungomare, sbirciando l'ora sul display del telefono. Erano le due meno cinque, doveva affrettarsi.
Quasi scivolò ad un certo punto, ma riuscì a rimanere in piedi per pura fortuna e velocizzò l'andatura.
Arrivò al porto dopo dieci minuti, appena in tempo e vide che era vuoto.
Si guardò in giro per controllare che Matt non fosse nascosto da qualche parte per ripararsi dall'acqua, ma non che ci vedesse poi così bene perchè pioveva troppo fitto. Comunque sembrava non esserci nessuno e si strinse nelle spalle, con l'acqua che gli entrava direttamente nelle ossa ed il freddo che cominciava a dargli fastidio.
Erano le due e dieci e ancora Shadows non si vedeva. Se l'aveva fatto arrivare fino a lì per poi dargli buca, l'avrebbe cercato per tutto il fottuto globo e lo avrebbe ammazzato.
Proprio mentre imprecava, però, una voce lo chiamò.
- Bri! -
Si voltò ed incontrò la figura enorme di Matt, che lo fissava da un punto non troppo lontano del porto.
Eccolo, fottuto Shadows, dopo tre giorni. Prese un respiro di sollievo e fece una specie di sorriso appena accennato.
- Cazzo! Mi hai fatto aspettare una vita sotto 'sta cazzo di pioggia! -



Si risvegliò di soprassalto, aprendo gli occhi di scatto nel bel mezzo di un lamento.
Rimase fermo ed ansante a fissare preoccupato il soffitto. Sentiva ancora le voci nella sua testa, era come essere ancora nel sogno, come se non si fosse svegliato.
Vedeva ancora Zacky e Brian fare la coppietta felice, scambiarsi baci e carezze davanti al suo sguardo, come se non importasse niente a loro dei suoi sentimenti.
E poi... Poi sentiva le risate dei due, nella sua direzione, come a prendersi gioco di lui.
Sentiva la rabbia crescere di minuto in minuto, era così allora. Si divertivano a vederlo soffrire. Si divertivano a fare così ben sapendo quanto lui ci stesse male.
Si alzò di scatto dal letto, buttando per aria tutto, lenzuola il borsone che cadde a terra riversando fuori i vestiti, la sveglia che cominciò a suonare. Era buio fuori, non sapeva neppure che ore fossero, ma non era un problema.
Aprì la porta del bagno con un calcio, facendola sbattere contro la vasca da bagno, ed accese la luce. Aprì l'acqua del lavandino e si sciacquò il viso, ancora sudato.
Le fottute risate non volevano andarsene, erano ancora lì, che gli martellavano il cervello, che lo facevano ammattire. Si appoggiò al lavabo con le mani, cercando di calmarsi quanto poteva.
Ma non apoena chiuse gli occhi per un secondo, rivide Brian baciare Zacky ed ebbe uno scatto di rabbia che gli fece lanciare tutto il contenuto del ripiano vicino allo specchio a terra, in un concerto di vetri infranti e oggetti di plastica che sbattevano al suolo.
Respirò affannosamente, per poi guardarsi allo specchio. Non era più lui, le vene degli occhi in vista, il viso arrossato dal caldo e dalla rabbia, il petto che si alzava ed abbassava velocemente.
Sentì un tuono superare appena il rumore delle voci nella sua mente e poi gli parve di sentire della pioggia.
Oh, povero piccolo Matt, diceva una di queste, stai soffrendo?
Sembrava una voce che aveva già sentito, ma non era nè quella di Brian, nè tantomento quella di Zacky. Le mani di Zacky superavanao la barriera della maglietta di Brian, infilandosi sotto per accarezzare la pelle del più alto.
A loro non importa che tu stia male. A loro importa solo stare insieme.
No, non voleva. Non voleva vederli assieme.
Lui voleva Brian solo per sé.
Uccidilo.
Chiuse gli occhi, ma la cosa non migliorò, anzi. Brian stava leccando il collo di Zacky, sotto il suo sguardo sofferente.
Uccidilo, se tu non puoi averlo, nemmeno Zacky può.
No, non voleva arrivare a quello.
Sì, invece. Fallo e tutto si risolverà.
Ucciderlo? Come avrebbe potuto?
Sai, quando io quando sono infuriato prendo la mia pistola e vado a sparare un pò.
Le aveva già sentite quelle stesse parole. Quel pomeriggio, al locale, quel tizio matto che non stava zitto. Quello dalla pistola facile.
Doveva sparargli?
Sì, sparagli. Bang, qui, dritto al cuore.
...No.
Lui ti ha spezzato il cuore? Tu fermerai il suo.
Scosse la testa, ma si sentiva ormai in balia della sua mente. Non poteva continuare a vedere quelle cose, stava impazzendo.
Eppure Brian e Zacky continuavano a fare sesso lì, così reali da sembrare veri, e ridevano, ridevano perchè lui li stava guardando e sapevano, sapevano che soffriva.
Non rideranno più se tu gli sparerai. Credimi.
Ma lui non voleva...
Fallo. Uccidilo.
Puntò gli occhi nello specchio, spalancandoli, e poi si mosse dal lavandino, camminando senza guardare dove andasse, in balia delle voci. Barcollò fino in camera, cadendo quasi sopra al comodino prima di aprirlo.
Afferrò la pistola, sapeva che era carica, la teneva lì pronta in caso di bisogno e poi si buttò giù per le scale, senza quasi pensare, come se fosse vuoto, con gli occhi spiritati e pieni di lacrime.
Scese malamente, sbattendo contro la parete con la spalla e dondolando pericolosamente per l'ingresso.
Le chiavi.
Le chiavi dov'erano?
Lì, sul mobiletto, prendile.
Le afferrò seguendo la voce, per poi uscire di casa. Non chiuse nemmeno la porta, la voce gli diceva solamente di mettersi in macchina e partire, andare al porto.
Hai un appuntamento, ricordi? Con Brian. Oh, quale occasione migliore per finire tutto?
Si immise sulla strada, guidando come un pazzo, senza rispettare i segnali nè i semafori, quasi investendo alcuni ragazzi che stavano attraversando la strada, ma comunque riuscì ad arrivare al porto nonostante vedesse male e fosse ancora sotto effetto di quella droga.
Rimase ancora cinque minuti a bordo dell'auto, controllando l'ora sul quadrante dell'orologio. Avevano detto alle due, erano le due e dieci, poteva andare.
Scese e camminò attraverso il porto sotto l'acqua scrosciante, facendo scricchiolare i sassolini sotto le scarpe e dondolando appena, un pochino più sicuro sulle sue gambe.
L' acqua l'aveva rinvigorito, quel tanto per fargli passare il caldo opprimente che sentiva addosso.
Nascose meglio la mano destra dietro la gamba, ma era sicuro che l'altro comunque non l'avrebbe notata. Quando arrivò al piazzale lo vide.
Era girato di tre quarti verso l'altra entrata, aspettandosi di vederlo comparire da un momento all'altro, la testa incassata nelle spalle e il piede che tamburellava di nervosismo.
- Bri! - Lo chiamò ad alta voce.
Lo vide girarsi, squadrarlo e fare una specie di sorriso.
Ride, vedi?
Prese un respiro profondo, stringendo la presa della mano attorno all'oggetto che teneva fra le dita.
- Cazzo! Mi hai fatto aspettare una vita sotto 'sta cazzo di pioggia! - Iniziò l'altro, con voce tesa ma divertita, avvicinandolo di qualche passo. - Si può sapere dove sei stato fino ad oggi? E perchè hai voluto vedermi qui al porto a quest'ora? -
Cercò di fare una smorfia che somigliasse ad un sorriso, la voce nella sua testa che continuava a dirgli di farlo.
Spara spara spara.
- In giro, a pensare. Ti ho voluto vedere qui stanotte per salutarti. - Disse, con voce roca e lo sguardo freddo.
Lo vide accigliarsi. - Salutarmi? -
- Per. L'ultima. Volta. - Scandì bene, mettendo il dito sul grilletto pronto a fare fuoco non appena avesse alzato il braccio.
L'altro spalancò gli occhi sorpreso, colse anche una punta di angoscia nei suoi occhi, o forse era paura.
- Sai Brian? Mi dispiace. -
- Per cosa? -
- Per questo. -
Alzò il braccio destro e gli puntò l'arma contro. Brian indietreggiò immediatamente, spaventato, alzando le mani in segno di resa, facendo un verso di paura.
- Ehi, Matt, fermo! - Urlò, guardando sia lui che la pistola.
Spara spara spara.
- Non sai neppure quanto ti amo. -
- Aspetta! -

BANG.


Ritornò in sé solo quando sentì il rumore della pistola che cadeva a terra.
Abbassò lo sguardo e lo vide. Era steso, i capelli sparsi e bagnati, gli occhi chiusi, c'era del sangue rosso che veniva lavato via dall'acqua della pioggia. Sembrava dormisse.
Si accorse di stare tremando, terribilmente, conscio di quello che aveva fatto. Gli uscì un lamento dalle labbra, mentre si inginocchiava a terra, prendendo atto che aveva sparato a Brian.
A Brian, la persona che amava di più al mondo. L'aveva uccisa.
Singhiozzò a voce alta, il corpo scosso dai sussulti. Gli si avvicinò, per accarezzargli il viso. Era freddo per via della pioggia, gli sfiorò le labbra col pollice, piangendo sopra di lui.
Che cosa aveva fatto? Che cosa aveva fatto?
Forse era ancora vivo, lui non voleva ucciderlo. Non voleva.
Era Brian, per Dio, Brian. Come era arrivato fino a quel punto? Non ricordava bene.
Mise una mano sulla ferita, cercando di frenare la fuoriuscita di sangue, poi tastò i pantaloni di Brian, in cerca del suo cellulare.
Quando lo trovò, lo prese e digitò il 911.
- 911, qual'è l'emergenza? - Disse una voce di donna, dall'altra parte del telefono.
Cercò di calmare il singhiozzi, ma fece fatica a parlare senza mangiarsi le parole. - Ho... Sparato ad una persona, ho bisogno di aiuto. -
Gli sfuggì un altro singhiozzo, mentre la donna gli chiedeva dove fossero. - Al porto di Huntington Beach, banchina cinque. Fate presto, vi prego. -
La donna gli disse che aveva allertato un'ambulanza e che stavano arrivando, nel frattempo gli parlava, chiedeva in che condizioni fosse l'altra persona, diceva che sì, doveva tenere premuto con la mano sopra alla ferita e cercare di non far uscire ulteriore sangue.
Non riusciva a dire niente, solo a mormorare mezze preghiere perchè Brian non fosse davvero morto, singhiozzi e sussulti.
Sembrò passata un'eternità quando finalmente sentì in lontananza le sirene della polizia e dell'ambulanza. Quando finalmente un furgone rosso si fermò poco lontano da loro e due ragazzi saltarono giù da quello, per poi spostarlo per controllare le condizioni di Brian, smise di lamentarsi ad alta voce.
Pianse ancora, ma nessuno se ne accorse perchè la pioggia confondeva le lacrime con le gocce. Sentì una presa forte sulle spalle e poi la voce di un uomo, fredda, che gli arrivava alle orecchie.
- Hai sparato tu il colpo? -
- Sì, sono stato io. -
- Allora sei in arresto, alzati in piedi. - Gli disse, prendendolo per il gomito e tirandolo su.
Matt si alzò, sempre rimanendo con gli occhi fissi su Brian che veniva caricato su una barella e portato sull'ambulanza.
- Voglio sapere come sta. - Esclamò, verso il poliziotto che lo stava ammanettando.
- Ha il diritto di rimanere in silenzio, altrimenti tutto quello che dirà potrà essere usato contro di lei in tribunale. Può chiamare il suo avvocato, se non ne ha a disposizione uno, gliene verrà assegnato uno d'ufficio. - Cominciò a recitargli i suoi diritti.
Si mosse un pò, cercando di voltarsi. Il poliziotto la prese male, perchè lo spinse più violentemente verso la macchina.
- Voglio sapere come sta! - Ripetè, a voce più alta.
- Prima gli spara e poi si preoccupa di come sta, certo che non si sa più che pensare della gente che c'è in giro. - Disse un agente a quello che lo teneva.
- Davvero. Attenzione alla testa. -
Non lo ascoltavano minimamente, anzi chiacchieravano fra di loro.
Dio, lui voleva solo sapere se fosse vivo o morto.
Abbassò il capo mentre entrava in auto e guardò l'ambulanza andare via con Brian all'interno,  la portiera accanto a lui che si chiudeva con un rumore forte.



- Nome. -
- Matthew Charles Sanders. -
- Età. -
- Ventisei. -
- Profilo destro. Profilo sinistro. Di fronte. - Disse un'altra voce, mentre scattava le foto segnaletiche.
- Venga qui. - Lasciò il cartello col numero d'immatricolazione e si avvicinò al tavolo. - Impronte digitali. -
Gli schiacciarono le dita sull'inchiostro e poi trasferirono le sue impronte su una scheda, che finì nella sua fedina penale già abbastanza macchiata.
- Matthew Charles Sanders, nato il 31 luglio 1981 ad Huntington Beach. Già conosciuto dalle forze dell'ordine in precedenza per furti, risse e rapine a mano armata. Non sei un ragazzo tranquillo, eh? - Lo prese in giro uno dei poliziotti, facendo scoppiare a ridere gli altri due.
Matt si limitò a guardarlo freddamente, senza rispondere.
- Vedo che qui c'è qualcuno che non ha voglia di parlare. - Aggiunse quindi l'uomo seduto dall'altra parte del tavolo, di fronte a lui.
Lo guardò abbassare lo sguardo su una nuova cartella e poi buttare via il mozzicone di sigaretta nel posacenere poco lontano.
- Ci sei venuto a fare visita perchè hai sparato a qualcuno. -
- Posso sapere come sta? - Chiese, sporgendosi un pò con le spalle.
Subito venne riportato al suo posto da due paia di mani forti.
- Qui siamo noi che facciamo le domande, stai calmo. - Gli sussurrò uno all'orecchio.
- Passerai un bel pò di tempo qui con noi, non sei felice? - Scherzò il poliziotto con il senso dell'umorismo spiccato.
Di nuovo Matt non rispose.
- Perchè gli hai sparato? Chi era? Uno dei tuoi amichetti della tua banda, vero? -
- Abbiamo litigato, non volevo sparargli. -
- Non volevi, ma l'hai fatto. In tribunale questo non varrà come attenuante. - Esclamò il poliziotto alla sua destra.
- Hai una sola telefonata, non sprecarla. Se non hai un avvocato ne chiameremo uno noi. -
- Non ce l'ho un avvocato. - Disse, a bassa voce.
- Bene, te ne sarà affidato uno d'ufficio al più presto. Chuck, Albert, accompagnate il nostro amico al telefono. -
Matt si alzò sospinto dalle mani dei due poliziotti, che lo condussero fuori dalla camera attraverso un lungo corridoio pieno di porte di legno aperte, da cui uscivano stralci di conversazioni ed interrogatori.
Passarono attraverso l'ufficio ed uscirono all'ingresso, per poi girare a sinistra, in un altro corridoio.
Lo lasciarono davanti al telefono, le manette ancora ai polsi. - Hai dieci minuti, non uno di più, capito? -
Matt annuì e questi si allontanarono verso l'ufficio, sempre tenendolo d'occhio.
Prese la cornetta dal ricevitore appeso al muro e se lo portò all'orecchio. Compose il primo numero che gli venne in mente.
Ascoltò il famigliare tuut-tuut fino a quando un clack non gli fece capire che la comunicazione era stata aperta.
- Pronto? -
Sospirò al suono preoccupato della voce dell'altro, appoggiando la fronte al telefono.
- Jim, sono Matt. -
- Matt, dove sei? Cazzo, prima tu e adesso Brian. E' sparito da ore, era uscito a fare un giro in auto e non è ancora tornato. -
- Lo so. -
- ...Come lo sai? E' lì con te? Vi siete visti? -
Chiuse gli occhi e sospirò nuovamente. - Matt, cazzo, dimmi che cazzo succede. -
- Sono in commissariato, Jim, mi hanno arrestato. - Disse, piano.
- Cazzo. Ti hanno beccato? -
- Li ho chiamati io... -
- Li hai chia... -
- Ho sparato a Brian, Jim. -




Ultimo capitolo. Ufficialmente Sidewinders si ferma qui.
Matt ha sparato a Brian, sotto effetto della droga che voleva rivendere. Ho evitato apposta di dirvi che fine ha fatto Brian, immaginatelo voi.
Sappiate solo che nella mia mente c'è un sequel, già plottato, che non so quando vedrà la luce. Detto questo, dovrei avervi fatto capire cosa è successo a Brian. Credo XD

Ora, visto che non so mai che scrivere nelle note finali, scrivo ciò che mi hanno suggerito dalla regia:

"Si ok vi amo, grazie a tutti. non ho voglia di scrivere granchè, e Bri dice di scrivere due minchiate quindi, baci baci e grazie per le ventordicimila recensioni. -Gerard/Giorard" [Cit. Synyster Sinner aka Brian Haner Jr.]

Detto ciò, vi ringrazio davvero per tutto l'enorme supporto che mi avete sempre mostrato, anche dopo averla abbandonata per un anno siete addirittura aumentati.
Spero di non avervi deluso, le aspettative forse erano alte, però davvero, mi ci sono impegnata da morire e, sinceramente, non è così malaccio. Soprattutto perchè l'ho terminata! E ciò è un evento.

Uh sì, Jared Leto. Lui. Ecco in realtà non doveva esserci uno famoso, doveva essere un tizio qualsiasi che si trova in un bar malfamato, solo che lo stavo ascoltando cantare e ciò è quello che succede quando ascolti i Mars mentre scrivi. S'infilano.
Entra ed esce, non è un personaggio. Cioè. Credo.
A meno che non lo infili da qualche parte nel sequel, no, ecco. Non penso.

Okay, ora vado davvero.
Grazie grazie a tutti, per davvero. Vi amo sul serio <3

XoXo Gee <3



   
 
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