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Autore: Marselyn    14/09/2010    3 recensioni
"Erano dunque arrivati a quel punto.
Non si spiegava perché, ma il pensiero di dover rompere i rapporti con Elyn lo rattristava. C’erano poi molte altre cose che non si spiegava: il come era stato possibile creare quella sintonia, averla cercata e non aver capito che era, forse, importante per tutti loro. Non si spiegava come nessuno di loro, fino ad allora, si fosse mai chiesto quanto quei pomeriggi passati insieme, tra persone che dovevano spontaneamente odiarsi, fossero strani e illogici nel loro scorrere veloci e così vivi. Non riusciva a spiegarsi come fossero arrivati al punto di cercarsi, di trovarsi e consumare ore intere insieme, come fossero arrivati anche solo al punto di parlarsi senza urlare, senza mai rendersi conto di quanto solo tutto questo fosse già pazzesco e contro ogni loro coerenza. Tutto indicava quanto irragionevole fosse stata quella vicinanza e Sirius proprio non si spiegava come fossero arrivati a quel punto senza mai domandarsi come mai tutto stesse andando in modo così strano, così trasparente, così autonomo, vivo e senza controllo." [cap. 17]
Dall'autrice: Con ogni probabilità, potreste avere l'impressione che i primi e gli ultimi capitoli siano stati scritti da persone totalmente diverse.
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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13. Cambiamenti

«Giù dal letto voi due!» Con una rapidità stellare, Remus fece volare in aria le coperte dei due poltroni.
«Oh, avanti Lunastorta, non vedi come stiamo?» piagnucolò Sirius, nascondendo la testa sotto il cuscino.
«E’ appena la terza settimana di scuola e già cominciamo con queste tragedie! Giù dal letto tutti e due!»
«Ma Lunastorta mi sento caldo... ho la febbre» protestò James, tirandosi di nuovo su le coperte.
Remus sospirò.
«L’avevate in mente già da ieri sera, non è vero? Per Godric, perchè diavolo mi avete fatto spiegare l’intera storia delle Banshee dal ‘700 a questa parte, allora?!» sbottò. «Spero che vi venga una vera polmonite, prima o poi!» E uscì dal Dormitorio, sbattendosi dietro la porta e lasciando i due soli.
«Sai, James... a volte non capisco perchè se la preda così tanto»
«Sirius, amico, credo sia perchè poi deve sempre spiegarci le lezioni intere...»
«Bè, ma a lui può fare solo piacere, non credi? In questo modo ripassa in compagnia. Noi lo rinforziamo, piuttosto»
«E su questo hai ragione tu...» James fece spallucce. «Suppongo che dovremo farci perdonare»
«Tu dici?»
«Immagino di sì»
Sirius si fermò a meditare. «Già... ci penseremo più tardi. Buonanotte, Ramoso.»
«Buonanotte, Felpato.»
E si addormentarono di nuovo, quando il sole era già sorto in cielo.

*

«Corri, James!»
«Sto correndo!»
«Non abbastanza!»
James saltò tre gradini e scivolò sul pavimento. Curvò la schiena in avanti per mantenersi in equilibrio, e Sirius gli urtò dietro. Caddero tutti e due per terra, ma, in meno di un secondo, correvano già più di prima.
«Siamo in ritardo?» urlò James, obliando per un momento il fatto che stessero in una scuola.
«Di tre quarti d’ora» replicò Sirius, sgommando con le scarpe ad un angolo del corridoio.
«Oh, sciocchezze! Non se la prenderà, è una comprensiva la McGranitt!»
«Lo spero bene» ribatté Sirius, schivando per un pelo una Corvonero del primo anno. «Solo, avresti dovuto svegliarti prima! Se non avessi dormito tutto quel tempo adesso non ci ritroveremmo a correre per i corridoi di Hogwarts!»
«Ti ricordo che anche tu ronfavi come un ghiro!» esalò James, sfiatato dalla corsa e la voce incrinata dall’irritazione. «Se fosse stato per te, staremmo ancora a letto!»
Frenarono di botto davanti alla porta legnosa dell’ufficio della professoressa, e per poco non ci rimisero il naso. Inspirarono a pieni polmoni per frenare l’affanno, ed espirarono sbuffando.
«Vai» incitò James.
«Sì, » replicò, impaziente. Alzò il pugno e bussò.
«Avanti» Una voce severa risuonò dall’altra parte.
Sirius aprì la porta.
La McGranitt se ne stava, come al solito, seduta sulla sua sedia austera, dietro la scrivania affollata di pergamene e piume d’oca. Li guardava sottecchi, con occhi che sembravano fondere lo stesso vetro.
«Buonasera. Ci scusi per il ritardo» disse Sirius, reggendo a mala pena lo sguardo.
Nonostante loro fossero degli esperti sfidanti delle autorità di qualunque tipo, la McGranitt era dura a sciogliere. Era l’unica professoressa a riuscire ancora ad intimidirli, quando si ci metteva, superata soltanto da Silente, che emanava una naturale autorità bonaria, autorità che, però, era tutto un piacere rispettare. Anche se, dovevano ammetterlo, lei li appoggiava molto più nelle marachelle rispetto a tanti altri professori. Era come se, accanto all’esigenza del rispetto dell’ordine che le imponeva la coscienza, si divertisse a metterli in punizione perchè sapeva, in qualche modo, che loro stessi non la biasimavano per nulla. Quasi non aspettavano altro.
La loro era una perenne sfida alle autorità e a chiunque volesse imporre loro delle regole, e lei era tutto l’opposto, tutta norma e disciplina. Era per questo, forse, che era affezionata a loro più di quanto non lo fosse a tanti altri studenti.
In certi momenti, però, la complicità svaniva del tutto. E Sirius era indeciso se quello fosse precisamente uno di quei momenti. Aveva anche uno sguardo ingannevole, la McGranitt, delle volte, ed era difficile interpretare le sue intenzioni prima che proferisse parola.
«Buonasera» disse, con voce ferma. Li scrutò attentamente, poi alzò un millimetro il viso e li inquadrò per bene. Sirius trattenne il fiato. «Signor Potter, si dia una sistemata, sembra appena uscito dal letto» sentenziò, con una leggera nota di indignazione della voce. Sirius si rilassò, soffocando una risatina, e trattenendosi dal mandare segni equivoci che rivelassero la verità di quell’ipotesi, quando la McGranitt spostò lo sguardo su di lui. «Anche lei, signor Black, un po’ di decoro, per favore» proseguì, scrutando la sua cravatta penzoloni sulla spalla. Sirius l’afferrò e la infilò dentro il mantello.
«Oh» fece la McGranitt. «Non era esattamente quello che intendevo, ma è decisamente meglio. Ora, potete ritornarvene sui vostri passi.» concluse, ribrandendo una penna d’oca e riaffondando lo sguardo su una pergamena davanti a lei.
«Ma, professoressa, la nostra punizione...» ribatté James, nonostante il tono rivelasse un accenno di riluttanza dal ricordarglielo.
«Oh, certo» lo incalzò la professoressa. «Allora devo dirvi che rimanevano pochi volumi da catalogare, e la vostra compagna ha finito il lavoro appena dieci minuti fa, in vostra assenza. Diciamo che la vostra punizione si arresterà qui, ma saprò a chi rivolgermi quando avrò bisogno di qualche lavoretto durante il corso dell’anno, mi spiego? Ah, dimenticavo...» proseguì, scrutandoli saldamente.
Sirius deglutì. La parte “durante il corso dell’anno” non gli piaceva per niente, ma annuì senza distogliere lo sguardo: almeno il ritardo era passato inosservato.
James fece lo stesso.
«Buonasera» concluse, abbozzando un sottile sorriso di congedo, e ritornando alla sua pergamena. «Cinque punti in meno per ognuno: causa ritardo.»
Sirius e James non sbuffarono per puro puntiglio.

«Siamo liberi» esalò James, in uno spiro eccitato, una volta chiusasi la porta dell’ufficio dietro. Poi espirò rumorosamente.
«Già» convenne Sirius, tirando un sospiro gratificante. Nonostante i dieci punti in meno, non era poi andata tanto male. Erano liberi adesso. «Non voglio punizioni per almeno altri dieci giorni.»

*

Mezz’ora dopo Sirius e James procedevano a passo tranquillo, confondendosi tra la gente, diretti alle cucine.
«Non dare nell’occhio, Sirius»
«Di certo non sarò io ad attirare l’attenzione con uno che si scombina ogni tre secondi i capelli»
«Che pretendi? Vado in giro con te, Felpato, – non che ti ritenga più affascinante di me, naturalmente, ma sei un Black, è l’effetto della nomina – devo pur competere, cosa credi? Io...»
Ma Sirius non l’ascoltava... e neanche lo sentiva.
Era rimasto indietro, sull’uscio dell’imponente portone in quercia nella Sala d’Ingresso, e osservava fuori, la distesa erbosa.
«Per tutti i Troll! Che stai facendo qui? Stai mandando a monte il piano! Dobbiamo passare inosservati, ricordi?» bisbigliò James indignato, dopo averlo raggiunto.
Sirius lo ignorò, e concentrò lo sguardo su delle figure in piedi sul prato.
Elyn, all’ombra di un pioppo poco lontano dal loro faggio, era fronteggiata da due figure: Avery e Mulciber accanto a lui. Non c’erano bacchette tra loro, ma la situazione non sembrava tranquilla. Sirius si inquietò.
«Che stanno facendo?» chiese James, rintracciando il punto in cui finiva lo sguardo dell’amico e iniziavano le tre figure.
«Non lo so» rispose, lo sguardo assorto. Tacquero qualche secondo.
«Bè, mi sembra tranquillo, no? Quegli idioti non attaccheranno una della loro Casata, a meno che...»
Poi successe tutto all’improvviso.
Elyn afferrò la bacchetta, Avery alzò in uno scatto il braccio non visibile a Sirius, e la disarmò, puntandole minacciosamente la bacchetta sotto il mento e avvicinando con sfrontatezza il volto. Sirius saltò a due e due i gradini, si gettò giù per il prato e nel giro di pochi secondi si ritrovò con la bacchetta che sfiorava la tempia di Avery.
«Metti giù quella bacchetta» sibilò, vedendo Avery deglutire, colto alla sprovvista dalla repentina minaccia. Mulciber si preparò all’attacco, ma James, che era giunto dietro Sirius, lo disarmò prima che vibrasse la bacchetta in aria.
«Sei troppo lento, Mulciber» disse con un sorriso maligno in volto, l’arma in aria.
Avery abbassò la bacchetta e guardò Sirius con la coda dell’occhio. Non si voltò perchè quella dell’avversario non gli affondasse nella tempia.
«Sei diventato anche il paladino dei Serpeverde, eh Black?» fece, ghignando disgustosamente.
Sirius rise in tono maligno. «Paladino? Mi sopravvaluti, Avery, considerami pure il massacratore della feccia.»
Avery ghignò ancora una volta.
«Lascia che ti dia un consiglio, allora: comincia da quella che ti sta intorno»
Sirius gli premette la punta della bacchetta sulla tempia. Avery si mosse inquieto.
«E’ esattamente quello che sto facendo» replicò. «Gira al largo» concluse in tono velenoso.
Avery gonfiò in un tentativo impavido il petto, e indietreggiò, gli occhi avidi fermi su Elyn.
«Tanto noi ci rivediamo» disse, abbozzando un sorriso. Elyn gli sputò addosso.
Poi Avery si allontanò, insieme a Mulciber, pulendosi il mantello con la manica, lanciando un ultimo sguardo velenoso a Sirius, che se lo lasciò scivolare addosso. Lo tenne d’occhio finché non scomparve, dentro il castello.

«Non ti ho chiesto di aiutarmi» disse lei, in un filo aspro di voce.
Sirius si voltò lentamente a guardarla. Improvvisamente sentì le furie montargli addosso, i nervi inselvaggirsi come non mai. La rabbia ribolliva dentro come non avrebbe mai immaginato potesse succedere.
Lei reggeva il suo sguardo, impenetrabile, invernale.
«Cosa?» esclamò indignato James. Elyn non gli badò e continuò a fissare Sirius.

Si sentì annebbiato dalla rabbia, le parole gli rimbombavano nella testa.
«Non ti ho chiesto di aiutarmi»
Un’incredibile furia gli montava dentro, inesprimibile.
«Non ti ho chiesto di aiutarmi»
Ebbe l’impulso di urlarle di andare al diavolo, e di lanciarle una Cruciatus, senza pietà.
«Non ti ho chiesto di aiutarmi»
Vide il suo sguardo impenetrabile, duro, gelido, tagliente...
«Non ti ho chiesto di aiutarmi»
E poi, inaspettatamente, vide un debole frammento di silenziosa aspettativa. Lo lesse nel suo volto.
«Non ti ho chiesto di aiutarmi»
Come un fragile e invisibile fiocco di neve in mezzo alla tormenta, un’aspettativa. Qualcosa gli diceva che gridare non era la mossa giusta, adesso.
«Non ti ho chiesto di aiutarmi»
Il corpo e la mente gli si svuotarono, e la rabbia parve sfiorire, insieme alle sue spine.
«Non ti ho chiesto di aiutarmi»
Come un fiocco di neve, un’aspettativa...
«Non ti ho chiesto di aiutarmi»

Sospirò, rilassato. Chiuse un istante gli occhi, assorto, e poi li riaprì.
«Non mi importa» disse in tono sorprendentemente tranquillo. «Il fatto che tu me lo chieda o no è del tutto irrilevante. Che tu mi rivolga o no la parola, bene, anche questo mi scivola addosso. Non prendo ordini da nessuno, se mi va di puntare una bacchetta sulla tempia di Avery, lo faccio. Non m’importa che tu sia d’accordo o no, se a me va di aiutarti con Avery, Mulciber e altri mille di loro, lo faccio, semplicemente. Non m’importa che tu voglia o no, io ti aiuto quando voglio.»
Le parole suonarono tranquille, ferme, consapevoli della loro certezza irremovibile, inoppugnabile.
Vide lo sguardo di Elyn mutare, vacillare, da duro e inflessibile, divenire sorpreso, colpito.

Non lo constatò con i propri occhi, ma avvertì lo stupore di James, ed era pronto a giurare che in quel momento avesse la bocca spalancata e gli occhi sgranati su di lui.
Elyn esitò, lo guardò con sguardo confuso.
Il muro impenetrabile era forse crollato, disintegrato dalla certezza irremovibile.
Come sfere di cannone, come mille bombe esplose, le parole di Sirius avevano distrutto l’unica sua barriera,
l’unica sua difesa: la freddezza.

Elyn dischiuse la bocca per la sorpresa, rimase a fissarlo qualche secondo.
Poi, inaspettatamente come un fulmine col sole, scoppiò a ridere di una risata cristallina.
Cercò di frenare l’impulso mettendosi una mano davanti la bocca, e il suono delizioso si trasformò in un fantasma soffocato. Ma era lì, seppur soffocata, la risata c’era ancora.
La sua reazione era stata tutta un programma.
Sirius si sentì un guizzo dentro. Stentava quasi a crederci.
C’era forse riuscito?
«Va bene» disse lei dopo qualche istante, facendo appello alle ultime briciole di freddezza che le rimanevano. Aprì ancora la bocca, ma poi la richiuse, senza dire niente. Poi corrugò la fronte e lo scrutò, ridestando lo sguardo serio, come se stesse verificando che non ci fossero ripensamenti o vacillazioni. Poi annuì, constatando Sirius-non-sapeva-che-cosa, e sbatté le palpebre ripetutamente, in un gesto che aveva un’infinità di naturalezza. A Sirius fece quasi tenerezza, ma non lo lasciò ad intendere. Qualunque esitazione, al momento, avrebbe rovinato tutto.

E come se ne era venuta, se ne riandò, risalendo il prato, senza degnarli di alcun cenno di congedo.
Sirius trasse un sospiro di sollievo.
Era così leggero, adesso.

Si era quasi dimenticato di James, e lo guardò aspettandosi qualche scenata di indignazione, offesa o altro.
Invece era sconcertato. Semplicemente sconcertato.
James ricambiò lo sguardo con occhi scombussolati.
«Quella è matta, quella è un caso malato!» esordì, sbalordito. «E chissà-chi solo sa cosa state combinando tutti e due! Prima ti aggredisce e poi si mette a ridere! Non la capisco, sai, e non capisco neanche perchè tu adesso stia sorridendo!»
E così detto se ne risalì sul prato.
Sirius gli stette dietro, ridendo.

Quel pomeriggio, molti degli studenti che soggiornavano sul parco avrebbero detto che quel bel ragazzo, conosciuto a tutti come Sirius Black, che adesso rideva solo, cominciava decisamente ad avere qualche rotella fuori posto.


***


Note!
Mi scuso umilmente per il clamoroso ritardo della pubblicazione ç_ç Purtroppo non riesco a trovare il tempo e... l’ispirazione – sì, e sono piuttosto turbata per questo, spero passi presto -, per cui mi è difficile pubblicare con una certa regolarità. Scusate, scusate, scusate ç_ç
Ho stesi già altri due capitoli, però credo che aspetterò almeno una settimana prima di pubblicare il prossimo, perchè ho davvero bisogno di portarmi avanti: se li pubblico con rapidità finisce che passa ancora un altro mese prima di proseguire, perciò scusate, ma è l’unica soluzione ;(.

Ed ecco il nuovo capitolo, comunque xD
Spero vi sia piaciuto come a me è piaciuto scriverlo – frase di circostanza u.ù però vera ;> - muahuahauah, ok basta.
Ad ogni modo, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate (:

Ah! Non ho ancora messo il titolo, non riesco a trovarne uno decente - non che gli altri siano mai stati decenti, in effetti - quindi, se ve ne viene uno consono in mente, non esitate e suggerirmelo >.<

E adesso veniamo a voi.
Devo ringraziare in particolare come sempre quelle due personcine squisite che stanno sostenendo questa storia in prima linea, Sall e gianno11: non so come ringraziarvi! Mi sento così gratificata quando leggo le vostre recensioni, così mi fate montare la testa!! xD
In particolare, grazie Giulia per le bellissime parole in Linfa Nera... non puoi immaginare quanto piacere mi abbia fatto leggerle, davvero... non voglio rischiare di esagerare, rischiando magari di risultare ipocrita, ma ti giuro, mi hai reso davvero felice (: e ti ringrazio anche per la recensione all’ultima demenzialità che mi è uscita fuori, e già il titolo dice tutto: I Malandrini Ninja. Leggere di loro è divertente, sicuro, ma quando si parla dei Malandrini è uno spasso anche scrivere, giuro! Rido un sacco quando penso a certe idiozie che possono venire solo loro in mente xDD

Inoltre ringrazio chiunque abbia letto, recensito, aggiunto tra i preferiti e tra le ricordate le ultime mie storie, sperando che qualcuno passi a leggere anche di qui (:
E infine – pfuuu, che fatica :D – ringrazio chi leggerà o semplicemente recensirà questo nuovo capitolo.

Ah, un'altra cosa! Mi è venuto qualche dubbio riguardo il font, il carattere della scrittura che uso nei capitoli, secondo voi dovrei cambiarlo? XDD

Adesso filo via, giuro!
Grazie a tutti e a presto!

*Yuu yuu, corri come il vento Bullseyee!*
   
 
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