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Autore: Melina     15/09/2010    0 recensioni
[Traduzione da Katie Forsythe]
"Sono certamente contento di venire a conoscenza di nuove acclamazioni internazionali nei suoi confronti" sorrisi "Ma come potremmo mai essere d'aiuto noi?".
Si accese una sigaretta e diresse la sua attenzione verso il fuoco morente. "Infatti, Watson, penso che questo sia un affare che potrei meglio condurre senza la sua assistenza"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Untitled Document Non preoccupatevi XD ci siamo al momento clou



PARTE 3

La carrozza del treno che avevo scelto con tanta cura era, all'una del pomeriggio, praticamente vuota salvo per me e per una donna dai capelli rossi nello scompartimento opposto, la cui unica occupazione sembrava essere quella di controllare il suo orologio e confrontare l'ora con quella annunciata per la partenza del treno. Dieci minuti dopo, un educato pastore evangelico chiese se il sedile di fronte al mio fosse occupato. Gli assicurai che non lo era. Dopo altri venti minuti, il treno già sulla strada per la capitale, assistetti alla scena più seducente che potessi mai immaginare, della quale non mi sarei mai potuto stancare nemmeno in sei lunghi anni: Sherlock Holmes che si liberava lentamente degli indumenti di un'altra persona e tornava mano a mano ad essere se stesso.
"È stato difficile?" chiesi.
"Non difficile, no, ma tedioso" disse lui, tuffandosi sotto il collo dell'abito talare ed emergendone poi in maniche di camicia e gilet "Sono stato costretto a sedermi in diverse caffetterie per poi riprendere la strada. Solo così si può davvero sapere se si è seguiti"
"E lei lo era?"
"No di certo. Mi sarei fortemente stupito se lo fossi stato, perché ho eseguito diverse manovre elusive durante il tragitto. Sono molto contento di essere su questo treno… è un peccato lasciare mio cugino in questo assurdo stato di agitazione ma non ho nessun desiderio di portare guai a lui come al suo hotel, e saremo molto meno visibili a Parigi ben inteso"
"Sono immensamente sollevato. Ed esausto anche, devo dire" non potei trattenere uno sbadiglio a quel punto.
Holmes mi fissò in silenzio per un momento. Poi, rivolgendo lo sguardo in basso osservò "Ho un violino nella borsa, sa? Faceva parte del personaggio del vecchio pastore. È uno strumento di infima qualità… difficilmente meriterebbe le mie dita o la sua attenzio…"
"Le sarei profondamente grato se lo suonasse per me" risposi.
"Ah sì?" chiese, arrossendo all'improvviso "Non avevo intenzione di dirglielo, ma non suono da…"
"Holmes" ripetei gentilmente senza che i miei occhi lasciassero mai il suo viso "La pagherei una fortuna, se l'avessi, perché suonasse il violino per me in questo preciso istante"
"Non può dire sul serio" osservò con sagacia.
Mi avvicinai a lui. "Sa benissimo l'effetto che il suo violino ha sui miei nervi. Li distende in men che non si dica. Per quanto riguarda la questione se lo strumento valga o non valga il suo talento, be', la cosa si spiega da sola. Lei lo ha comprato per il suo travestimento da anziano pastore evangelico, ergo il violino doveva essere…"
Alzò un sopracciglio nella mia direzione e cominciò a suonare. Le note erano grezze, sì, ma impeccabilmente intonate.
"Il violino doveva essere di suo gradimento" finii. Appoggiai la testa alla parete della carrozza e chiusi gli occhi.
Avrebbe potuto aver suonato per minuti, o per ore. Non avrei saputo dirlo. Aveva tirato tutte le tendine del nostro scompartimento, dove per cui regnava un buio molto piacevole. Mi accorsi quando cambiò posto per mettersi dalla mia stessa parte dei sedili e mi accorsi anche quando smise di suonare, quando ripose il vecchio strumento affaticato nella sua custodia e quando si appoggiò contro i cuscini del sedile dondolante.
"Holmes?" sussurrai nell'oscurità.
"Che cosa c'è?" sospirò "Avevo quasi trovato una posizione per poter prendere sonno in questo ambiente così scomodo"
"Saremo a Parigi in poco più di un'ora comunque" sottolineai.
"Sì, Watson, quindi secondo lei io non potrei esimermi dal soddisfare la sua curiosità mentre viaggiamo trascurando ogni piccola occasione di riposo che avrei invece dovuto cogliere durante la strada"
La mia intenzione di dirigere la conversazione con Holmes sull'argomento desiderato sparì di colpo, ma ormai la questione era diventata per me troppo importante, sia che fosse stata ostile che no. Mi preparai ad introdurla.
"Holmes, c'è una cosa che non riseco a comprendere"
"Solo una?"
"Perché suo cugino avrebbe dovuto temere di disturbarci alle nove del mattino nella sua camera?"
Lo vidi sedere immobile come se si fosse trasformato in pietra. Un momento dopo, comunque, il sangue gli tornò al viso e le sue membra riacquistarono la facoltà di muoversi.
"Desidera seriamente che io deduca per lei le macchinazioni della mente di Michel? A che scopo, se posso chiederlo?" domandò.
"Sembrava una bizzarra considerazione"
"Lui è, come avrà potuto giudicare lei stesso, un uomo bizzarro. Forse ha pensato che fossi troppo delicato e che mi avrebbe disturbato. Ho cessato da tempo di essere curioso a proposito dei sentieri tortuosi delle menti dei Vernet, e le suggerisco di fare lo stesso"
"Mi piacerebbe saperlo"
"A me piacerebbe sapere cosa spinge un uomo ad uccidere quando un altro non si macchierebbe di spergiuro nemmeno per salvare la propria moglie" rispose il mio amico con la sua solita asprezza "Mi piacerebbe sapere se il Dio che ha creato tutto questo abbia mai tenuto in considerazione l'eventualità di avversità o problemi di ogni sorta; questo non significa che abbia la minima speranza di scoprire l'una o l'altra cosa"
"Sta davvero paragonando le osservazioni casuali di suo cugino ai più grandi misteri dell'universo?" esclamai incredulo.
"Watson, lasci perdere la prego. Non c'è nulla da guadagnare esplorando la questione"
"Siamo soli in uno scompartimento ferroviario, se non c'è nulla da guadagnare di sicuro non ci sarà nulla nemmeno da perdere. Mi sembra un modo abbastanza innocuo per passare il tempo"
Holmes si girò per guardarmi. I suoi occhi erano molto luminosi lì in quell'oscuro scompartimento, rassegnati eppure audaci allo stesso tempo. "Se desidera veramente saperlo glielo dirò" disse.
"Grazie" dissi io "vorrei davvero saperlo"
"Ma l'avverto" continuò sommessamente "lei e io non saremo mai più amici. O almeno non nel senso in cui intendo io la parola"
"Rimarrei suo amico anche quando uno dei due dovesse morire" gli assicurai mentre il mio cuore cominciava a battere più forte.
"Sta rischiando qualcosa che per me è di estrema importanza" rispose causticamente "Forse per lei la cosa avrà scarse conseguenze, ma lei è l'unico amico che abbia al mondo, l'unico a cui possa confidare i compiti più alti e delicati che mi vengono affidati, così come le questioni di minima importanza sottoposte alle mie cure"
Per quanto gratificanti e di certo inusuali queste asserzioni potessero essere state, mi ero ormai spinto troppo in là per fermarmi ad un punto tanto critico. "Holmes, sta dicendo che non prenderò più parte ai suoi casi se lei mi spiegasse il significato di un'affermazione casuale fatta nella sua camera da suo cugino?"
"Si arriverebbe a questo"
Riportai alla mente il calore del suo braccio che mi cingeva la vita alle prime ore del giorno e l'immagine mi conferì forza. "Tutto ciò ha per caso a che fare non solo con la domanda originale, cioè il motivo per cui Michel non voleva interromperci, ma anche con il fatto che io non sia riuscito a chiudere occhio per più di un quarto d'ora da quando lei è partito, sapendola alle prese con pericolosi assassini senza di me al suo fianco?" chiesi.
Sherlock Holmes diede un ultimo, infinitamente affezionato sguardo rivelatore al suo amico. E poi mi baciò. Non esagererei dicendo che mi aggredì.
Quindi era questo quello che si provava, pensai prima che la mia bocca si aprisse al suo volere e tutti i miei pensieri si allontanassero da me. Dopo un momento lui si scostò, e mentre la mia mano afferrava il retro del suo collo come in una muta protesta, l'accenno di un sorriso si disegnò agli angoli della sua bocca.
"John Watson, sembra che io sia giunto a conclusioni decisamente poco accurate sul tuo conto" sussurrò.
"Ed io sul tuo" risposi.
"È assolutamente sorprendente…" meditò. Fece scorrere languidamente una mano sul mio braccio come per valutare scientificamente le mie reazioni rispetto al suo intento. Quando non incontrò obiezione alcuna la mano si spostò sulla mia coscia "…pensare che tu mi possa aver ingannato per così tanto tempo e a una distanza così ravvicinata… è evidente che la mia osservazione nei tuoi riguardi è stata finora del tutto incostante"
"Holmes" lo pregai "non pensarci adesso"
"Molto bene" mormorò mentre il suo sorriso si allargava "non lo farò". Sporgendosi verso di me per baciarmi mi allentò velocemente la cravatta e si sbarazzò con violenza del mio colletto procedendo nello sbottonarmi la camicia con una mano mentre l'altra mi carezzava la guancia.
"Hai tirato completamente tutte le tendine?" dissi ansante mentre le sue dita ferme si spostavano alla mia mascella.
Non ebbe fretta nel rispondermi perché le sue mani erano occupate nell'aprirmi la camicia mentre la sua bocca giocava sulla mia clavicola. "È quello che ho fatto, anche se non per questi propositi".
Le sue labbra tracciavano sulla mia pelle disegni serpeggianti e vaghi, ma il loro calore bruciava su di me come se stesse scavando un sentiero scottante lungo il mio petto. Quando incontrarono la cicatrice sulla mia spalla la sfiorarono con un sospiro e la accarezzarono dolcemente mentre gli occhi di Holmes si muovevano rapidamente verso territori ancora inesplorati.
"La porta è chiusa a chiave?" potevo a mala pena riprendere fiato dato che il suo braccio muscoloso era scorso lungo la mia schiena attirandomi fermamente contro di lui mentre continuava la sua esplorazione del mio busto.
"Certo che lo è. Perché me lo chiedi?" mi ammonì con uno sguardo di indecente passione e riprese la sua precedente occupazione mentre la sua mano sinistra slacciava ordinatamente i miei pantaloni.
"Questo è illegale!" sibilai scorrendo le dita disperatamente nei suoi capelli scuri.
"No, non lo è" affermò allegramente mentre si inginocchiava sul pavimento della carrozza e esaminava quello che aveva lasciato scoperto come se fosse stato uno dei suoi complessi ed eccezionali rompicapo.
Anche se avessi avuto abbastanza aria nei polmoni per protestare, non lo feci appena mi accorsi che aveva ragione. Non eravamo nella nostra nazione, le quali leggi per cui non ci potevano danneggiare.
"È chiaro" continuò pensieroso, appoggiando un braccio casualmente sul mio ginocchio "che sarà molto illegale quando avremo fatto ritorno a Baker Street e eseguiremo simili atti trecentocinquanta o sessanta giorni all'anno. Ma io non ho intenzione di dirlo a nessuno e ti sarei grato se volessi restituirmi il favore".
Mi misi quasi a ridere alla sua formale richiesta posta con così tanta cortesia, ma invece il mio respiro si fece affannoso quando alla fine la sua testa scese lungo il mio corpo. La vista mi si annebbiò appena mi prese lentamente e fino in fondo nella sua bocca, e mi aggrappai al sedile dello scompartimento come se potessi volare fuori dal finestrino da un momento all'altro. Proprio quando avevo pensato che sarei stato fortunato a riuscire a resistere a più di trenta secondi di questo delicato anche se vigoroso trattamento, sentii il suo braccio contro la mia gamba mentre liberava la sua erezione dai confini dei suoi pantaloni e cominciava a massaggiarla con potenza, gemendo contro di me mentre io facevo lo stesso.
La sensazione era incredibile e le mie labbra quasi sanguinarono mentre cercavo di trattenermi dal gridare e mettere così in allarme l'intero treno. "Holmes" urlai alla fine, incapace di impedirlo a me stesso, ma nello stesso istante anche lui gridò di piacere soffocando il suono con il mio membro ancora nella sua gola. In quel momento abbandonai ogni parvenza di controllo perdendo la battaglia e lasciandomi trasportare al limite estremo del piacere, e tra brividi e sospiri sperimentai l'orgasmo più profondo che avessi mai potuto immaginare possibile.
Quando alla fine riuscii a riaprire gli occhi ed ebbi le prove che quello che era appena successo non era stato puramente il sogno più bello che avessi mai potuto fare, guardai Holmes che si rimetteva in tasca il fazzoletto dove evidentemente aveva avuto la previdenza di spendersi all'ultimo momento, e le ultime tracce delle nostre attività sparirono velocemente mentre finiva di riabbottonare i suoi pantaloni. Aveva già provveduto ai miei in precedenza. La preoccupazione e la cura per le inezie riguardo l'igiene erano entrambe così da lui da farmi scuotere la testa di meraviglia non appena Holmes si risedette accanto a me e appoggiò la testa sulle mie gambe con disinvoltura.
"Dove diavolo hai imparato a farlo?" chiesi, assolutamente stordito.
Si strinse nelle spalle e cominciò a sfregarsi le mani una contro l'altra in un languido tentativo di calmare il loro tremore. "Al college. Non l'hanno fatto tutti, forse?"
Risi di cuore a questa domanda brusca e indecente. "Be' io certamente sì, ma no, non penso che questa sia un'esperienza comune a tutta la gioventù britannica. Ma non parlavo in generale. Quel trucco di…"
"Oh" sorrise "ti è piaciuto allora?"
"È stato incredibile, ma sembra che tu mi abbia derubato dell'opportunità di restituirti il favore"
"Non è grave" sospirò con soddisfazione "rimetteremo presto le cose a posto. Ho una memoria eccezionale per questo tipo di debiti"
"La cosa non mi sorprende nemmeno un po'" sorrisi accarezzando gentilmente i suoi zigomi con il dorso della mia mano. "Holmes, mi stai guardano con un'espressione davvero straordinaria"
"Ah sì?" rise "stavo solo immaginandoti a diciassette anni, a malapena maturo per raderti, affannarti giocando a rugby e praticando poi ben altri tipi di sport nelle ore di tempo libero"
Non so per quale motivo questa frase casuale mi potesse aver scaldato il cuore come fece, ma fermai le sua mani e iniziai a massaggiarle con gentilezza, una per una.
"Come ti senti?"
"Malissimo" disse con un filo di voce. Era ancora spaventosamente pallido e potevo sentire il suo battito agitarsi sotto i suoi polsi impossibilmente magri. "E ovviamente mi sento anche meravigliosamente bene"
"Ne sono molto felice" mormorai "Ma Holmes, vorrei mi dicessi una cosa"
"D'accordo. Michel Vernet aveva paura di interromperci alle nove del mattino perché mi sapeva un invertito sin dal tempo della scuola. E anche Mycroft se è per questo"
"No, penso che a questo potessi arrivarci da solo" dissi dolcemente "Sono felice che alla tua famiglia questo genere di cose non provochi repulsione. Quello che intendevo dire è… non vorrei sembrare impaziente ma Holmes, perché diavolo mi ha lasciato in Baker Street per due mesi senza una parola mentre eri in giro a rischiare l'osso del collo?"
I suoi occhi grigi e stanchi scattarono premurosi al mio viso "Ho agito in tal maniera perché ho commesso due errori tattici" disse tetro.
"A quali errori tattici ti riferisci?"
"Il primo è stato immaginare che tu non fossi interessato agli uomini solo perché mostravi interesse anche verso le donne. Un'imperdonabile svista"
"Ho avuto la mia quota di esperienza con le donne" ammisi "ma se ti riferisci alle donne che continuavano a far mostra di sé nel nostro salotto solo per te, non ero affatto eccitato da loro; le odiavo"
"Ah!" disse Holmes ridendo "ecco un eccezionale esempio di pregiudizio dettato dalle emozioni che oscura i fatti"
"E il secondo?"
Fece una pausa come se stesse soppesando le parole da usare "Avevo pensato che se mi fossi tenuto lontano da te per un lungo periodo avrei potuto estirpare le perversioni che minacciavano il nostro sodalizio"
"Hai pensato di poter cambiare la tua natura?"
"No, certo che no. Ma ho pensato di poterti dimenticare" rispose, la sua voce improvvisamente molto triste "E questo, mio caro amico, è stato un errore talmente enorme che il pietoso risultato giace davanti a te"
"Sì, è stato molto stupido a parte tua" assentii affettuosamente, tentando di non apparire emozionato quanto in realtà mi sentissi. "Ti tirerà su il morale sapere che io non sono riuscito a fare meglio di te".
Alzò gli occhi verso di me con un'espressione di tale tenerezza che ebbi paura a muovermi, temendo di perdere un momento che non sarebbe mai più ritornato. "Mi tira su il morale ad una percentuale mai vista" sorrise "c'è qualcos'altro che vorresti sapere?"
"Sì, c'è una cosa" ammisi "hai detto che stiamo andando a Parigi. Ma quali sono i nostri piani?"
"Avevo pensato che avremmo potuto rimanere persi nella città per tutto il tempo che avessimo voluto" mormorò.
Non potei celare una fitta di disappunto, per quanto irrazionale essa fosse. In qualsiasi altro giorno della mia vita, se Sherlock Holmes mi avesse chiesto se avessi o no voluto vagare con lui per le strade di Parigi senza altro scopo se non quello di goderci il paesaggio, avrei risposto che niente al mondo mi avrebbe reso un uomo più soddisfatto. Quel pomeriggio, comunque, mentre lui era appoggiato a me, pallido in viso, ancora tremante e palesemente con i nervi a pezzi, non desideravo altro che riportarlo a Londra.
"Ho detto che avevo pensato" continuò vedendo la mia faccia "ma questo prima che tu domandassi spiegazioni sul significato dietro l'eccessiva sollecitudine di mio cugino"
"E questo farebbe qualche differenza?" chiesi.
"Watson, ti porterò a Parigi" affermò solennemente "Cammineremo per i boulevards a braccetto e ci fermeremo quanto ci andrà di restare e ti assicuro che sarà indimenticabile. Ti mostrerò tutto quello che amo della città. So che la conosci anche tu piuttosto bene, ma adorerei mostrarti la Parigi che vive nei miei ricordi e che la rende ai miei occhi la città più bella del Continente. Ho parecchi contatti laggiù così come ne ha il mio orribile cugino. Ma per quanto riguarda ora, ti prego di permettermi che mi lascerai usufruirne solo come fermata intermedia. Ora che sai tutto voglio andare a casa"
"Non ti preoccupare, vecchio mio" lo rassicurai "non potrei essere più d'accordo. Ma per LaRothiere?"
"L'unico modo per cui ci potrebbe essere d'ostacolo sarebbe se fosse abbastanza astuto da sorvegliare la stazione di Lione ventiquattrore su ventiquattro, anche perché avrebbe dovuto sapere che me ne sarei andato dall'hotel Dulong il più presto possibile"
"Come possiamo essere sicuri di esserci sbarazzati di lui?"
Holmes scosse la testa pensoso "Temo che non potremo saperlo prima di aver raggiunto la Manica. Cambiamo treno solo una volta prima di arrivarci, e anche se ci mettessimo a osservare ogni persona che trascorre con noi la seconda parte del viaggio non sapremmo lo stesso se uno di loro ci sta seguendo. È una situazione che non mi piace per niente, ed è completamente imperdonabile averti trascinato in essa con me"
"Non è colpa tua se un uomo ti sta seguendo per ucciderti, quanto a me sono rimasto relegato in Baker Street abbastanza tempo da bastarmi per una vita intera. In ogni caso ne è passato troppo dall'ultima volta che mi hai messo in pericolo"
"Non c'è niente da ridere, la cosa è seria" rispose irritato, anche se sembrava leggermente divertito.
"E la tratteremo come tale. Ci comporteremo come se sulle nostre teste pendesse una sentenza di morte che ci avesse derubato di tutto il nostro senso dell'umorismo"
"Watson" disse Holmes puntando gli occhi su di me "ti comporterai sempre in questo modo d'ora in poi, non è vero?"
"Non posso promettere niente" obiettai.
"Lasciamo perdere" sbadigliò in risposta "sono troppo stanco per considerare adesso l'eventualità di discutere di dialettica. Entro uno o due mesi saprò meglio in che razza di situazione mi sono andato a cacciare"
E così dicendo cadde addormentato.

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Quando scendemmo dal treno in una di quelle stazioni parigine sterminate e caotiche, fui sorpreso di notare che Holmes aveva ficcato tutto l'armamentario del suo travestimento nella sua valigetta e che non cercava in alcun modo di celare la sua identità.
"Non servirebbe a niente" mi disse in risposta alla mia espressione ansiosa "Se qualcuno mi ha riconosciuto a Lione, se non altro, la cosa li confonderà per un istante. Ora, cambieremo linea il più in fretta possibile e presto arriveremo a Calais per prendere il primo traghetto disponibile per Dover".
Dopo aver comprato i biglietti ci inoltrammo nel labirinto di corridoi della stazione, i nostri passi risuonavano insieme al concerto di quelli delle altre centinaia di persone che popolavano l'edificio. Pensai per un attimo a quanto potesse essere facile per qualcuno posizionarsi dietro di noi e far scivolare agevolmente la lama di un coltello in mezzo alle nostre costole, ma mi astenni dall'indugiare sul pensiero. Comunque non ero destinato al silenzio per molto, perché mi sembrò che Holmes stesse gradualmente rallentando il passo.
"Mio caro amico, va tutto bene?"
"Mi sento un po' debole" rispose tranquillo "e ho anche tutte le ragioni di ritenere che qualcuno ci stia seguendo.
"Holmes…"
"Da questa parte" sibilò, e si buttò improvvisamente in un corridoio meno affollato. Provando una porta vicina e trovandola chiusa a chiave, tirò fuori il suo coltello a serramanico dalla tasca e intervenne velocemente sulla serratura, anche se non potei vedere come. Ci infilammo svelti nella stanza che si rivelò non essere affatto una stanza ma un tunnel spazioso e scarsamente illuminato che conduceva all'accesso di servizio per i binari.
"Eccellente" Holmes rise sommessamente "Siamo davvero fortunati che LaRothiere sia stato così ben imbrigliato da mio cugino - che mi assicura di non aver perso tempo informando le autorità di Lione - e che sia stato costretto ad ingaggiare i servigi di un associato. Quest'uomo, se le mie supposizioni sono esatte, è un completo imbecille. E adesso forza… dietro quella grossa cassa per gli attrezzi di riparazione dei binari"
"Holmes, come diavolo hai fatto a capire che quel tipo ci stava seguendo?" intanto lui mi aveva preso la mano per condurmi verso una struttura di legno simile a un capannone contenete, senza dubbio, ogni sorta di attrezzo.
"Perché non è molto abile nel farlo" borbottò Holmes cingendomi la vita mentre lui si sistemava contro il muro dietro di me "ho cercato di osservare il maggior numero dei nostri compagni di carrozza che mi sia stato possibile selezionando i probabili acquirenti di un biglietto per Calais. Poi sono andato dalla parte opposta rispetto al binario dal quale doveva partire il treno suddetto. Esattamente dalla parte opposta. Quell'uomo ha seguito ogni nostro passo".
Intrecciai le mie dita con quelle che mi circondavano il petto chiedendomi per quale assurdo motivo io avessi potuto essere talmente stupido e per così tanto tempo, nonostante Holmes rivendicasse il nostro salotto come il luogo di affluenza dell'idiozia più assoluta "pensi che ci seguirà qui dentro?"
"Lo spero. Ci ha visto entrare, e la porta è solo accostata. In effetti sto facendo affidamento sulla mia reputazione per risparmiarci un bel po' di guai".
Non capii la sua ultima affermazione, ma ammutolii non appena la porta si aprì e un fascio di luce si insinuò nel buio della stanza. L'uomo non perse tempo e si affrettò a percorrere la strada che si inoltrava nel buio.
"E così fu" disse Holmes allegramente, la sua voce era ancora molto bassa "adesso via di qui, mio caro ragazzo, andiamo a prendere quel treno".
Quando fummo usciti dalla stanza Holmes tirò di nuovo fuori il suo coltellino e serrò la porta dietro di noi.
"Ora capisco tutto" dichiarai ridendo "Ti ha considerato una preda abbastanza formidabile da prendere il tunnel di servizio per arrivare in un punto vicino al binario del tuo treno e poi, senza sapere niente degli orari ferroviari, posizionarti sulle rotaie e lì eliminare ogni inseguitore".
Non poteva toccarmi in mezzo a un corridoio, ma fece del suo meglio per interpretare un'espressione di orgoglio irreparabilmente ferito. "E delude le tue aspettative sapere che questa operazione non potrebbe essere più lontana dal mio stile?" mi chiese.
"Non direi, no" risposi "Mi scuso invece per aver solo suggerito una cosa del genere. In avvenire farò tutto il possibile per esprimere la mia ammirazione per le tue abilità".
Holmes roteò gli occhi alla mia affermazione mentre ci affrettavamo verso il binario che ospitava il treno per Calais, ma io sapevo che la sua immaginazione era troppo sensibile perché la mia frase avesse del tutto fallito nel suo proposito.

 

   
 
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