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Autore: Frafra93    19/09/2010    0 recensioni
sono due persone diverse, non si conoscevano, entrambi hanno dei segreti e un passato oscuro....dal primo momento in cui si incontraro soprono un'intesa sempre più forte... e se il passato che volevano dimenticare tornasse? e se da soli non riuscissero a sconfiggerlo? e se i loro sentimenti li confondessero? se siete curiosi leggete...
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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INTRODUZIONE

Francesca

 

 Ciao mi chiamo Francesca e se volete sentire la mia storia prima dovete sapere alcune cose su di me.

Primo, io sono italiana e sono felice di esserlo, secondo, come quasi tutti gli italiani sono romantica, terzo, ma che va al primo posto io vivo praticamente solo di musica – è tutta la mia vita -, quarto, il mio passato non è dei migliori, infatti sono rimasta senza famiglia all’età di 7 anni, e ce ne ho messi altri  per trovare dei genitori che fossero disposti ad adottarmi; quindi ogni volta che qualcuno per prendermi in giro tocca la mia famiglia mi arrabbio e divento un pochettino isterica e furiosa.

I miei genitori biologici sono morti in un incidente d’auto davanti ai miei occhi, infatti nella macchina c’ero anche io e sono stata l’unica a salvarsi.

Nell’incidente sono morti i miei genitori Claudio e Laura e la mia sorellina più piccola Giada di appena 4 anni.

Ora starete pensando “che tragico”, bè a dir la verità si è parecchio tragico, ma seguendo i consigli di mia madre – Tieni alta la testa e va avanti – oppure – sorridi alla vita e la vita ti sorriderà – o ancora – quello che non ti uccide ti rafforza – in qualche modo dovevo capire che non dovevo arrendermi.

I primi tempi, e con primi tempi intento il primo anno, non volevo vedere delle persone a me sconosciute che volevano adottarmi, quindi ero restia ad affezionarmi alle nuove mamme o ai nuovi papà che poi finivano con il non volermi con loro e mi riportavano in orfanotrofio.

A quanto pare ho avuto un infanzia un po’ infelice, ma non mi lamento, in orfanotrofio avevo tanti amici che come me non riuscivano a trovare una famiglia.

Quando i miei erano ancora vivi, e io avevo 5 anni circa, ricordo che mi misero davanti ad un pianoforte e da li iniziò la mia lunga storia d’amore con la musica.

Quando mi sedevo sullo sgabello del pianoforte di mio padre ero talmente felice che mi dimenticavo di tutto e cominciavo a suonare tutte le note che mi ispiravano, anche se alla fine dei conti quello che ne veniva fuori non si poteva definire musica.

Per mia fortuna nell’orfanotrofio dove stavo, “L’orfanotrofio la nuova luna”, c’era un pianoforte, certo di sicuro non era il pianoforte nero a coda di mio padre,  dove potevo suonare e tornare con la mente a quando i miei genitori erano ancora vivi.

Dopo 3 anni tra orfanotrofio e famiglie affidatarie trovai una coppia di adulti pronti ad adottarmi.

Marco e Giulia, così si chiamavano i nuovi genitori, sembravano molto simpatici la prima volta che li ho visti; erano vestiti eleganti ma non troppo, lui sembrava un uomo d’affari e lei una dolce casalinga oppure un insegnante.

Quella nuova famiglia mi piaceva proprio tanto, Giulia non poteva avere figli a cuasa di un incidente ma ne voleva tanto uno.

Nell’identificare il lavoro che svolgevano entrambi avevo fatto centro, Marco, il padre, era uno dei dirigenti di una compagnia internazionale che aveva sedi in tutto il mondo, Giulia, la madre, era un insegnate che però non riusciva trovare un posto fisso.

Io ci misi un po’ ad abituarmi al nuovo ambiente e i miei nuovi genitori non fecero pressioni - del tipo se ti va puoi chiamarci mamma e papà – dopo qualche mese mi ero adattata così tanto bene che tentavo di fare il possibile per non farli arrabbiare e farmi rispedire diretta all’orfanotrofio, non volevo più andarmene da quella famiglia, mi ci trovavo troppo bene.

Per la prima volta da quando i miei genitori erano morti io stavo bene con gli altri e con me stessa senza sentirmi in colpa perché i miei genitori erano morti e io ero ancora viva.

Con il tempo iniziai a chiamare Marco e Giulia papà e mamma, e loro ne furono così contenti che mi regalarono un nuovo pianoforte a coda bianco lucido e una chitarra classica, tutto questo per incoraggiare il mio talento musicale.

Sono passati quasi 7 anni da quando ho lasciato per sempre l’orfanotrofio e la mia vita va benissimo così, certo i miei genitori naturali mi mancano, ma quelli nuovi sono dei bravissimi genitori.

 

Oggi ho 16 anni e ne compio 17 il 29 ottobre.

Come ogni giorno d’estate che si rispetti fa un caldo torrido e io sono nel retro di casa mia a farmi una nuotatina in piscina con la mia migliore amica Anna.

Anna è la ragazza più corteggiata della scuola dove sto, il liceo “ Jacopo da Montagnata” di Montagnana- pensate un po’ che fantasia -  in provincia di Padova.

Anna è una ragazza molto semplice che ride e scherza come se fosse solo una bambina di 10 anni ma invece ha l’intelligenza di una donna di 30, è alta circa 1 e 65 (all’incirca come me), una carnagione chiara, i capelli di color nero inchiostro troppo lisci per essere veri, gli occhi grigi con delle venature verdi ed è magra con le curve nei punti giusti, ha un viso dolce che ispira sempre fiducia in chi la guarda , con il naso un po’ all’ insù  che le dona molto e con un mento dalla curva molto dolce, della labbra rosse di natura (che i ragazzi trovavano molto sexy) e una fronte non troppo alta che dava il giusto spazio ad una frangetta molto carina.

Insomma la ragazza perfetta, carina, simpatica e intelligente; certe volte penso che lei si faccia vedere in giro con me solo perché così fa una figura ancora più bella come se non bastasse già essere ammirata da ogni ragazzo quando passa.

Ma credendo che comunque le voglio troppo bene per arrabbiarmi con lei, e tentando di credere che sono una bella ragazza anche io questo non mi infastidisce.

Mentre nuotiamo nella piscina una affianco all’altra mi fa uno dei suoi soli discorsi:

-tu sei una bellissima ragazza Fra, sei alta quanto me, se non di più,una bella carnagione chiara che, anche se non sembra, ti dona molto, hai dei bellissimi capelli castani che formano dei perfetti ricci a forma di piccoli boccoli,  hai un sorriso bellissimo e sfavillante, una bocca che potrebbe essere fatta di zucchero filato da quanto sembra dolce, un naso dalla curva dolcissima che serve solo a dare ancora più dolcezza la tuo viso, un mento pronunciato ma dall’aria molto dolce, il tuo viso non ha mai imperfezioni, e fra parentesi non so come fai dato che non usi nessun tipo di trattamento, e come se non bastasse hai anche dei bellissimi occhi. Ti rendi conto che i tuoi occhi sono dello stesso colore della Nutella e in più hai delle bellissime pagliuzze dorate che sembrano brillare?-

-si certo e scommetto che potrei diventare la nuova Miss Universo!!!- dissi in tono sarcastico. Anna non si arrese nel temermi testa e continuò il suo discorso come se non avessi aperto bocca.

-Tu non ti rendi conto di quanto sei speciale, hai un talento per la musica che farebbe impallidire persino Mozart, sei una della persone più simpatiche ed intelligenti che io abbia mai conosciuto,e fidati che ne ho conosciute tante di persone, hai un corpo perfetto con tutte le curve al posto giuste e in più sei dolce e trovi sempre il lato buono delle persone. Credimi non c’è ragazza migliore di te. Certo non sei perfetta perché tutti hanno qualche difetto, ma tu sei splendida così.-

- lo so a memoria questo discorso, me lo fai praticamente ogni volta che ci vediamo come fosse automatico, l’unica cosa che cambia dalle altre volte è che non hai elencato i miei difetti, e cioè che sono troppo modesta, che dovrei essere più sicura di me stessa (anche se lo sono già) e che dovrei curarmi di più del mo aspetto esteriore (anche se lo faccio già).-

- vedi lo dici anche tu che queste cose te le ripeto ogni volta che ci vediamo, e tu ancora non ci credi!!!- esclamò lei infine.

Uscendo dalla piscina sentì mio padre rientrare così mi misi addosso l’accappatoio addosso e andai a salutarlo.

Lo accolsi con un grande abbraccio dato che erano 4 giorni che non lo vedevo dato che era andato ad una convention per lavoro.

Lui saluto mia madre e me dicendo- sono tornato a casa tesori miei- e ci abbraccio di nuovo tutte e due.

Anna era dietro di me e si godeva la scena come se fosse un film dove il padre torna a casa dalla sua famiglia dopo tanto tempo e saluto mio padre con un “buongiorno Signor T” ( la “T” deriva dal cognome Terrale che è il cognome di mio padre e che ho avuto anche io quando sono stata adottata).

Quando Anna se ne torno a casa mi padre riunì me e mia madre nel salotto per parlare;

-Giulia, Francesca, ho una notizia da darvi che non è indifferente, vogliono trasferirmi in una nuova sede dove sarò presidente di filiale.-

mia madre iniziò subito a parlare presa dalla felicità che suo marito fosse stato promosso- davvero è una splendida notizia, dobbiamo subito festeggiare, adesso vado di la e preparo una bella torta!- mio padre la fermò prendendola per i polsi prima ancora che potesse alzarsi, ( di solito quando prendeva o mamma o me per i polsi è perché non aveva finito di parlare oppure aveva una brutta notizia da dare) in questo caso sarebbero state entrambe allo stesso tempo.

-Tesoro, aspetta deva ancora finire, purtroppo la sede è lontana da qui, e se non accetto questo posto mi licenzieranno.-

io piano, quasi fossi spaventata dalla domanda chiesi: - quanto lontano?-

mi padre visibilmente impaurito dalla reazione che io e la mamma potevamo avere iniziò a parlare piano.

-Francesca sai che la mia azienda ha sedi in tutto il mondo, e il mio capo ha detto che la filiale dove sarò mandato è a Magic Falls, una cittadina che si trova in Virginia, in America, hanno costruito una nuova sede li e vogliono che ne dia il presidente. Mi dispiace molto per tutto questo ma è l’unico modo per tenermi il lavoro, non vorrei proprio partire ma non posso rifiutare voi sapete quanto ci tengo a  tutto il lavoro che ho fatto per meritarmi la promozione.-

allora io cominciai blaterare. – ma ce ne restiamo poco lì, vero? Uno o due mesi e poi torniamo qui a casa, non è che dobbiamo restare la per sempre, un mese o due e poi torniamo qui giusto in tempo per la scuola,vero? non dovrò cambiare scuola e classe e restare senza amici e sentirmi sola vero papà? Poi torniamo a casa nostra, non possiamo restare la!.-

Mia madre era terrorizzata e non reagiva, come se fosse in una specie di trance, mio padre era terrorizzato, la mia voce era terrorizzata, IO ERO TERRORIZZATA.

Nessuno parlava, nella casa c’era un silenzio di tomba, gli unici segni di vita erano 2 mosche che ronzavano gironzolando per casa e le bistecche che friggevano nella padella.

Tutto d’un tratto mia madre disse: - Francesca so che stai maledicendo il mondo e soprattutto il capo di tuo padre, so che sei sconvolta del fatto che non potrai più vedere i tuoi amici, e io sono sconvolta quanto te, ma tuo padre ha sempre lavorato tanto per far felici tutti e tre, lui ha bisogno del nostro aiuto adesso, vuoi negarglielo?- io mi risvegliai dalla trance che aveva colpito anche me e risposi a mia madre.

-no, hai ragione mamma, papà ha bisogno di noi e di sicuro lui avrà bisogno di noi laggiù. Datemi solo il tempo di avvisare Anna e di impacchettare tutte le mie cose, papà quando si parte? Posso portare anche il mio piano con noi? Mi ci sono affezionata!-

- grazie piccola, certo che avrò bisogno di voi, partiamo tra una settimana. Per quanto riguarda il tuo piano avevo pensato di venderlo e di comprartene un altro ancora più bello quando siamo la, mi dispiace, ma tutti gli altri tuoi strumenti li portiamo via stai tranquilla.-

- va bè, sapevo che era l’unica soluzione ma speravo ne avessi un’altra, vi dispiace se lo vado a suonare un pochino per salutarlo?-

- no tranquilla tesoro vai pure.- rispose mio padre con aria triste.

Io, non sapendo cosa fare (ogni volta che succedeva io salivo le scale e mi dirigevo verso quella che chiamo la sala musica dove c’erano tutti i miei strumenti e dove andavo per sfogarmi) salì le scale e andai un po’ in quella stanza per la musica che mi faceva tornare sempre il buon umore.

Mercoledì 23 giugno, esattamente due giorni dopo la notizia del trasferimento, un uomo quasi completamente calvo con dei folti baffi sopra il labbro superiore e un accenno di barba, viene a casa mia per portarsi via il mio pianoforte a coda bianco lucido che suonavo con tanta passione da più di 6 anni.

In due giorni sono riuscita ad impacchettare tutto, dai vasi di mia madre, ai premi che avevo vinto suonando, a tutti i miei spartiti, tutti i cd, il mio computer portatile, quello di mio padre che usava per lavorare e quello di mia madre, che da brava insegnate di inglese stava scrivendo un romanzo in questa lingua. Tutto le cose che amavo di più erano imballate e rinchiuse al sicuro dentro a dei normali scatoloni marroni che da piccola usavo per giocare.

La casa che amavo era già vuota, dato che tutto il mobilio era stato tolto per venderlo separatamente, mi mette talmente tanta tristezza che non mi sono nemmeno accorda che stavo piangendo.

Mio padre mi cinge le spalle con un braccio e con l’altro prende per mano mia madre, accompagnandoci al taxi che ci porterà all’aeroporto dove prenderemo il volo 643 delle 22.30 che ci porterà all’aeroporto accanto a Magic Falls, la nostra nuova città.

Vedo Anna corrermi incontro con due pacchetti all’incirca della stessa dimensione in mano, e con al polso un altro sacchetto che ha l’aria di pesare,

- Questi sono regali della compagnia, abbiamo messo tutti una quota e siamo riusciti a comprate tutto quello di cui avevi bisogno, siccome vedo che avete fretta che ci metterai un mucchio ad aprire tutti i regali te li dico io, ok?.- senza riuscire a parlare non risposi e così lei inizia a parlare di nuovo.

- in questo pacchetto c’è il cellulare Nokia touch screen che ti piaceva tanto, c’è già una nuova sim inserita e una promozione già attiva che ti permette di parlare gratis con 6 numeri esteri quando vuoi, ho inserito nella promozione il mio numero, quello di Monica, quello di Giacomo, il numero di Giada, quello di Alessadro.tutti i tuoi amici migliori e ho messo anche il numero di casa mia così se non mi trovi al cellulare mi chiami a casa, soltanto stai attenta a quando chiami per i fusi orari di distanza da qui alla tua nuova casa sono parecchi.-

- si, lo so. Sono sei fusi orari di differenza indietro!-

-ok, hai imparato. Il secondo regalo è un macchina fotografica digitale do colr viola come piace a te, così fai un mucchio di foto e poi ce le invi via e-mail!!!!!-

-mio dio, ma quanto avete speso?????-

- non importa, fammi finire!!!!- Anna apre il sacchetto che porta sul polso ed estrae un porta gioie non molte grande che sembra fatto in argento con delle bellissime pietre colorate incastonate, alla luce del sole brilla tantissimo. Anna comincia a descrivere l’oggetto.

- è fatto in argento con pietre di vario tipo incastonate, lo userai per tenerci le tue cose più preziose compreso questo.- Anna apre il portagioie e l’interno è tutto ricoperto di velluto rosso dall’aria molto morbida. All’interno c’era un I-pod color viola splendente. Anna inizio a descrive anche quest’ultimo regalo.

- è un I-pod con 16 Giga di memoria, dentro ci sono già 300 canzoni che ascolterai durante il viaggio.-

Io guardo stupita tutti quei regali mentre Anna li sistema perfettamente tutti nel sacchetto e poi me lo porge, io senza resistere le getto le braccia al collo e le do un abbraccio fortissimo ( forse il più forte che abbia mai dato in vita mia) ed entrambe ci mettiamo a piangere.

Mio padre con molto dispiacere mi stacca da Anna e mi invita a salire nel taxi dato che eravamo già in ritardo così dovetti salutare Anna.

- ci sentiamo, appena arrivo la ti chiamo, sarai sempre la mia migliore amica, non dimenticarmi!!!!!- le urlo.

- non ti dimenticherò, e tu non dimenticare me, devi raccontarmi tutto di quello che ti succede là, hai capito?-

dopo 1 ora e mezza di macchina sono arrivata all’aeroporto aspettai per circa mezzora e poi Sali sull’aereo con la borsa piena di tutti i regali che i miei amici mi avevano appena comprato e alle 22.30 di giovedì 24 giugno sono salita su di un aereo che mi avrebbe portato alla mia nuova casa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INTRODUZIONE

Daniel

 

 

E’ il 22 giugno e sono appena tornato nella mia città natale dopo tanto tempo, dove far scomparire tutte le tracce nessuno doveva ricordarsi che esisto ancora.

Ho tantissimi ricordi di questa città, Magic Falls è stata la mia casa, qui è iniziata la mia nuova vita, questo posto è il luogo dove andavo ancora d’accordo con mio fratello Jonathan, quando non c’era quell’ odio reciproco che adesso sembra l’unica cosa che ci accomuna oltre al nostro legame di sangue.

Qui sono cresciuto, qui sono nato, morto e poi rinato con una vita tutta nuova, una vita che mi da sempre qualche problema, non so come descriverla, non ho molte occasioni per farlo, e non ne avrò mai molte.

Devo ammettere che Magic Falls è cambiata parecchio da quando me ne sono andato, ma non ne avevo dubbi, per fortuna la mia vecchia casa vicino al mio bosco preferito è ancora li, non è cambiata di una virgola, la dimora Salvatore è sempre stata molto grande vista da fuori.

Forse casa mia è l’unica cosa che non è cambiata ma dovevo immaginarlo, un liceo molto grande, una piazza molto più curata, una nuova chiesa (quella di prima era stata incendiata), e tutte le case del centro erano nuove di zecca e tutte dipinte di colori tenui, rosa, verde, azzurro, giallo.

L’unica casa che sembrava datata quanto la mia era quella che le era anche più vicina, anche se non aveva l’aria di essere abitata, e nel prato c’era un cartello con scritto venduta, forse avrei avuto dei nuovi vicini.

Busso alla porta di casa mia, e trovo un uomo di circa 30, con i capelli castani scuri, gli occhi marroni chiaro, di carnagione chiara, con la fronte alta e qualche ciuffo di capelli che gli scendevano davanti, il mento marcato e il naso pronunciato. Doveva essere Nicolas, gli avevo parlato al telefono qualche giorno fa per avvisarlo del mio arrivo.

-Ciao Nicolas, come stai?- dico salutando. Lui visibilmente preoccupato mi risponde. – Daniel, vieni dentro subito, cosa pensi di fare qui fuori?- mi fa entrare, mi fa appoggiare le valige, composte da un borsone grande ed un altro più piccolo, e poi inizia a parlare a tono basso ma visibilmente arrabbiato.

 -devi stare attento, sei forte ma non sei indistruttibile, sei fortunato che sta arrivando un temporale, che avresti fatto se non fosse stato quello?-

- rilassati, ti sei dimenticato che ho questo?- rispondo indicando l’anello di famiglia che porto nell’anulare della mano destra.

Nicolas con l’aria molto meno preoccupata e più sollevata riprende a parlare. – ok, hai ragione mi ero dimenticato che hai quell’anello. Sai hanno venduto la casa vicino alla nostra, a quanto pare prima era della famiglia Tenson, quella cha abitava vicino a voi prima, ha perso tutti i loro soldi e hanno dovuto vendere quella bellissima casa, loro se ne sono andati ma fra meno di una settimana arriverà una nuova famiglia, l’agente immobiliare con cui ho parlato qualche giorno fa dice che sono italiani che il marito sarà il presidente della nuova sede dell’azienda pubblicitaria PubblicPeople.

- tanto per sapere, tu sei disposto a dire al liceo della città che a settembre iscriverai tuo nipote Daniel alle lezioni vero? Comunque grazie per queste informazioni.-

- Prego per le informazioni, comunque vuoi davvero tornare a scuola? Insomma potresti farti scoprire, comunque si che posso iscriverti zio Daniel!-

-te l’ho detto un mucchio di volte di non chiamarmi così, non mi piace, io sono giovane, ho solo 17 anni, non ne ho 70!!!!!!-

- comunque, cambiamo discorso, la tua camera è sempre la stessa intatta, tuo fratello Jonathan l’hai più visto?- domanda Nicolas con fare spontaneo. Tanto spontaneo che mi che è venuta voglia di dire la verità su mio fratello per una volta.

- no, è da un po’ di tempo che volevo incontrarlo per fare pace, questa storia dell’odio va avanti da troppo tempo, sono stanco di questo litigio che dura da anni!!!-

-ok, hai provato a chiamarlo, magari ti risponde e viene qui.- consiglia lui tranquillamente. Così rispondo:

-no, non mi risponderebbe, lo farebbe di proposito solo per farmi innervosire ancora di più.- e questa di sicuro è la verità. Poi Nicolas

-ok, comunque io voglio andare a conoscere la famiglia che verrà a stare nella casa accanto, vieni anche tu così diremo subito che sei mio nipote e che stai con me perché i tuoi genitori sono morti.- rispondo all’affermazione di Nicolas un po’ svogliato.

-ok, mi sembra una buona idea, ma non puoi presentarti solo tu, io non ho voglia di uscire.-

-a proposito di questo- disse Nicolas con un sorrisetto un po’ maligno sulla faccia.

- sai, dovresti trovarti una fidanzata!-

-sai che non posso avere una fidanzata, mi piacerebbe, ma non posso averne una, stai tentando di farmi avere un appuntamento al buio? Perché non mi piace.- dico in tono quasi offeso a Nicolas. Lui risponde con aria dispiaciuta.

- senti, so che per te è difficile ma potresti almeno provarci, magari trovi qualcuna che ti piace veramente, non mi va di vederti da solo, sei giovane, sei un bravo ragazzo, sei sempre stato il fratello buono nella famiglia, ai tutta una vita davanti.- e allora io in tono scontroso e scocciato rispondo:

- si esatto ho tutta una vita davanti, perché dovrei pensarci proprio adesso?- allora Nicolas con un tono di voce che sembrava chiedere scusa mi risponde dicendo,

-non intendevo adesso in questo momento, ma ogni tanto pensaci, magari non saresti più solo.- io in tono ancora più scocciato i infastidito dico,

-la mia vita mi va bene già così come sono, o ti sei dimenticato il mio passato, la mia non è una storia bella, e non penso che qualcuno sarebbe mai in grado di capire la mia vita, non penso che qualcuno sarà in grado di capire ME. Solo le persone che mi stanno più vicine sono in grado di capirmi, sei una di quelle persone Nicolas, sei parte della mia famiglia, dovresti essere in grado di capire.-

- Si che ti capisco, o almeno tento. Cambiando il discorso un’altra volta, dov’eri prima? perché non me l’hai ancora detto, cosa hai fatto in questi anni?-

- niente di particolare, sono stato un po’ a Los Angeles, sono stato a Melbourn, poi ho fatto un giro dell’Italia, una vera meraviglia, poi sono tornato di nuovo su questo continente e sono andato in Canada qualche mese. Ho fatto un po’ di tutto.-

- bello, com’era l’Italia? Bella scommetto, quanto vorrei andarci?-

- si fantastica, comunque adesso sono un po’ stanco vorrei andarmi a riposare, ti va se continuiamo a parlare dei miei viaggi domani?-

. o certo vai pure a riposarti, ne parliamo in un altro momento.-

La mia vecchia camera che era rimasta completamente uguale, con la libreria di legno intarsiato e lavorato a mano stile 1800 accanto alla finestra alla destra del letto che dava sul giardino del lato est e da cui si vedeva la casa affianco, il letto a due piazze con le schienale e le gambe lavorate a mano con lo stesso tema della libreria, rivolto verso la parete riempita di quadri tutti disegnati da me molto tempo fa, e l’armadio e il comò che si trovano proprio dove li avevo lasciati, cioè affianco alla porta che si trovava nella parte sinistra della stanza.

Dopo due stressanti giorni in cui ho dovuto raccontare tutti i luoghi che ho visitato nel mio viaggio Nicolas dopo essersi arreso mi lasciò in pace; finalmente ho potuto smettere di parlare, non mi è mai piaciuto parlare della mia vita, così mi sono andato a fare una passeggiatina rigenerante nel bosco che si trovava poco distante da casa e dove c’erano tutte le rovine della vecchia chiesa del 1800 dove io ero entrato più volte, quella che è stata incendiata, nel 1854.

Si, ho avuto sempre un po’ di difficoltà ad ammetterlo da quando il 28 ottobre del 1854 sono stato trasformato, in realtà il processo di trasformazione è più lento e doloroso, bisogna morire con il sangue di un vampiro che scorre nelle tue vene per diventare uno di loro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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