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Autore: Piccolo Fiore del Deserto    20/09/2010    2 recensioni
In una stazione di un paesino in Germania, c’è una colonna in marmo bianco, sulla cui sommità è scolpito un drago grigio, con due rubini rossi al posto degli occhi. Lui non può muoversi, parlare, o altro, ma può pensare. Questi sono i pensieri di un drago di pietra, e del suo rapporto speciale con Sophie, una bambina, poi ragazza, poi donna e infine anziana, cui il Drago starà a fianco sempre, fino al momento ultimo della vita. [Storia partecipante al Contest "La Stazione e...il Drago" di Eylis]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Il Drago e la Vecchia

 


Ora sono passati troppi anni da quel fatidico giorno. La guerra è finita, ma altre cose sono accadute. Non m’interessa raccontarle. Io faccio parte di questa stazione e di Sophie, solo loro sono importanti.
I segni del tempo però ci hanno mutato violentemente.
Ho sempre pensato che la vecchiaia non potesse colpirmi, che la pietra di cui sono fatto, non potesse essere scalfita, che potessi rimanere in questa stazione, sopra quella colonna di marmo bianco, per sempre allo stesso modo eppure, anche un drago può sbagliare.
Troppi anni sono passati, quasi ne ho perso il conto. Cinquanta o forse sessanta? Mi sembra veramente di sentirmi vecchio, anche mentalmente. Forse ho pensato troppo, forse ho osservato troppo, forse i cambiamenti mi hanno scombussolato, facendomi invecchiare precocemente.

La stazione è stata modificata. Non è più quella semplice e sobria costruzione in mattoni di un tempo. Il nostro paese è stato accorpato a una città vicina e, le idee innovative degli uomini e le nuove tecnologie hanno portato molti cambiamenti. Quasi non la riconosco. Ora il ferro e altri materiali a me sconosciuti e di difficile comprensione hanno occupato il posto di quei semplici mattoni rossi. Tutto qui è più veloce, i treni stessi. Tutto è stato modificato, eccetto la colonna che mi sostiene. Essa c’è ancora, come un ricordo intangibile dei tempi andati. Come il simbolo, quasi, del paese ormai mutato.
Eppure, anch’io sono mutato.
La statua splendida che ero un tempo ha subito i segni del tempo: la coda risulta essere spezzata alla sua fine e anche le ali hanno perso dei pezzi. Fossi un essere reale, avrei provato un estremo dolore, anche se l’ho comunque provato mentalmente. È come perdere realmente qualcosa di sé.
Al centro del paese, un’altra statua ha preso comunque più considerazione: una statua di un uomo, che commemora il sacrificio dei caduti per la guerra. Quella statua ha di certo più importanza di me. Ma c’è sempre lei a non dimenticarmi.
No, lei non si è mai allontanata da me e, con lei, spesso mi viene a trovare suo figlio. Un uomo ormai, che ha messo su famiglia, rallegrando sua madre anche con l’arrivo di splendidi nipotini.
Lei non si è mai risposata. Amava troppo Daniel e sapeva bene che non sarebbe stata capace di amare più nessuno. Con lui era cresciuta. Si conoscevano sin da bambini, avevano trascorso l’adolescenza insieme, imparando ad amarsi allora, e poi il loro amore aveva dato un frutto splendido: il loro bambino.
No, lei non voleva altri.
Con la sua grande forza è riuscita ad andare avanti. Ma anche in lei i segni del tempo l’hanno profondamente cambiata: sembra essere più bassa, forse un poco curva. I biondi capelli ora sono completamente bianchi. Una serie di rughe solcano il suo viso, i cui tratti però riescono sempre ad esprimere una dolcezza infinita. Il suo corpo è più magro e più fragile. Si tiene a stento con un bastone. A volte vorrei spingerla a non venire più da me da sola. Ma lei è testarda e viene ogni giorno, a meno che non stia troppo male per alzarsi. L’unica cosa che è rimasta immutata sono i suoi grandi occhi azzurri, che continuano a guardarmi con amore.
Mi raggiunge e si siede su una panchina, costruita da pochi anni proprio nei pressi della colonna in cui poso. Fa un profondo respiro, che le costa anche un poco di fatica, ed osserva il binario davanti a sé, sembra quasi che ancora attenda il suo amore.
Poi torna a guardarmi e prende parola.
« Sai Zefiro. Penso di essere proprio arrivata alla fine dei miei giorni, ma sono felice della mia vita, di tutto ciò che ho fatto, delle persone che ho conosciuto, di quel che è successo. Certo, i segni della guerra mi hanno profondamente colpita, la ferita nel mio cuore non si è mai completamente sanata. Daniel mi manca, non ho mai smesso di amarlo, di pensare a lui, di sognare una vita con lui. Ma è andata così e non si può tornare indietro. Lui è stato un uomo stupendo. Sono sempre stata così orgogliosa di lui e, anche se il mio Christopher non l’ha mai veramente conosciuto, sono contenta che, grazie alle mie parole e ai miei racconti, sia riuscito ad amarlo quasi quanto lo amo io. È così orgoglioso di lui, e gli somiglia così tanto. È come se il mio Daniel fosse tornato in Christopher. Lui è sempre vicino a me sai? Tu la senti la sua presenza? Mi è vicino come lo sei sempre stato tu. Il mio amico Daco. » cerca di sorridere, ma poi si ritrova a tossire più volte, e solo quando si calma, torna a parlare. « ti ho adorato sin dalla più tenera età. Non ero capace ancora di parlare bene, eppure non facevo altro che stare qui con te e raccontarti tutto. Poi sono cresciuta, e tu mano a mano hai visto tutti i momenti della mia vita. Ero solo una ragazzina quando mi sono innamorata di lui. Poi sono diventata donna, ed ora, guardami. Sono orrenda eh? »
Vorrei dirle di no, che per me è sempre la mia piccola Sophie ma lei, ancora una volta, sembra capirlo.
« No? Sei sempre stato un adulatore! Comunque sono felice di averti conosciuto e di avere avuto sempre te come il mio fido amico e custode di tutti i miei segreti. Ti voglio tanto bene Zefiro e chissà, magari anche da lassù riusciremo ad incontrarci di nuovo. Saremo io, Daniel e tu. Ne sono certa. »
Fa un altro respiro, un altro sforzo estremo, e poi la guardo chinar il capo sulla spalla. La mia Sophie sembra essersi addormentata. La guardo attento e vorrei davvero sfiorarla, ma so che lei sa già quanto bene le voglio. Lei è sempre riuscita a capirmi così bene…

Le ore passano, eppure lei non si sveglia. Osservo il suo viso e poi il suo corpo. Sembra essere diventata come me, una statua immobile, incapace anche di respirare.
Ma gli umani devono respirare per vivere.
E lei…
…non respira.
Solo in quell’attimo la consapevolezza della sua mancanza di respiro mi prende. No. Non Sophie. Non ora.
Ho ancora bisogno della mia unica amica.
Non ho mai pensato al giorno in cui sarebbe morta, forse perché la consideravo immortale.
Ma lei è mortale. E ora giace immobile in quella panchina, inerme, senza vita.
Vorrei gridare, vorrei muovermi, vorrei far qualcosa. Ma è tutto inutile.
Lei ha deciso di seguire il suo Daniel e forse dovrei essere felice di vederli di nuovo insieme.
Eppure mi accorgo che l’unica cosa che vorrei fare ora, è piangere. Ma non posso…
In quel momento, dal cielo s’ode un rumore sordo di un tuono. Le nuvole hanno coperto tutto, nuvole scure, che minacciano pioggia. Che anche il cielo pianga la sua morte? Anche lui può farlo, ed io no.
Mi sento un miserabile.
Sophie…
Ma poi una prima goccia cade dal cielo, seguita da altre. Una di queste mi colpisce in pieno il muso e sembra scorrere dal mio occhio, piccolo rubino rosso, e poi un’altra si posa sull’altro, scivolando verso il basso.
E così, alla fine, anche un drago di pietra può provare sentimenti. Può pensare, e può piangere la sua unica vera grande amica, che non potrà mai dimenticare.



_________________________
Ecco qui l'ultimo capitolo della storia. Spero di non aver deluso le aspettative di chi legge, ma sentivo che era giusto che finisse così.
Sperando che vi sia piaciuta, rinnovo i miei ringraziamenti a chi legge, ma soprattutto a Sachi Mitsuki e WingsofCrow che l'hanno inserita tra le Preferite, e hanno sempre lasciato dei commenti che mi hanno scaldato il cuore e risollevato un poco la mia scarsa autostima :P
Mi spiace per chi l'ha tolta dalle seguite, ma ognuno deve agire come meglio crede. Probabilmente non sono riuscita a farvela piacere, pazienza :)


Risposte alle Recensioni

Sachi Mitsuki: Sì, diciamo che Zefiro è una sorta di angelo custode e un amico e confidente di Sophie. Tra loro si è instaurato un rapporto magico, come se si comprendessero. E' solo fantasia, e Sophie può apparire matta nel parlare con una Statua, eppure ho voluto far nascere questa sorta di amicizia tra loro, e far capire tutta la sua vita attraverso i pensieri di una statua, un oggetto che non può parlare, nè muoversi e che non ha vita, nella realtà.
Comunque ti ringrazio tantissimo per le tue parole. Come già detto sopra, mi hanno scaldato il cuore. Fa sempre piacere a un "autore" ricevere recensioni, soprattutto se sono così positive e se la propria storia riesce a trasmettere qualcosa anche agli altri.

WingsofCrow: Fai vivere i personaggi, li rendi reali...e io che leggo, lo sento, lo provo.
Queste tue parole mi hanno davvero commossa; ho avuto gli occhi lucidi quando le ho lette, e non scherzo. Sono fortemente sensibile, e il sapere che ci sono persone cui le mie storie piacciono e suscitano sentimenti o sensazioni, mi riempie il cuore di gioia. Sono anche fortemente critica di me stessa e a ciò si unisce l'avere un autostima quasi pari a 0. Quindi leggere certi commenti così positivi, seppur pochi, mi fa stare bene. Davvero. Ti ringrazio di cuore. Spero che il finale sia anche di tuo gradimento. :)
   
 
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