Choice, Chocolate and Memories
Ogni volta che
mi metto a pensare finisce sempre così. Mi maledico, mi chiudo in me stessa e
mi odio. Ogni volta che chiudo gli occhi mi torna in mente quella maledetta
sera e il bacio tra Vic e Ted. Loro stanno insieme e molto probabilmente
staranno già pensando alla loro Luna di Miele, mentre io me ne sto qui,
immobile e incinta. Cosa devo fare adesso? Qual è il prossimo passo da fare? La
prossima carta da buttare sul tavolo? Il prossimo scacco da muovere? E’ come se
volessi una risposta che mi dica qual è la cosa giusta da fare. Una risposta
che mi aiuti ad andare avanti, senza sbagliare nuovamente. Perché, diciamocelo,
ho già sbagliato troppe volte. E mi sono anche illusa, troppe volte. Al
diavolo Ted e la sua bionda e bella Veela. Al diavolo
mio padre e questa gravidanza indesiderata. Al diavolo tutto. Beh, ma il
fatto è che sono ripetitiva e noiosa, lo so. Ma penso che tutti - o meglio,
tutte - lo sarebbero se si trovassero nella mia stessa situazione.
“Cosa vuoi
fare?” mi chiede come se non avesse capito. La voce di Al è particolarmente
preoccupata allarmata. Mi strattona e mi mette con le spalle al muro,
costringendomi a guardarlo negli occhi. Jamie si
avvicina a noi e mi guarda a sua volta, facendomi capire che è preoccupato
quanto Albus, “Lil?!”.
Mi limito a
sospirare, abbassando lo sguardo e cercando di non guardare nessuno dei due
negli occhi. Ma Al mi costringe a riportare i miei occhi sulle sue iridi
smeraldine – uguali a quelle di papà -, alzandomi il mento con un pollice,
“voglio dare il bambino in adozione”.
“Perché?” mi
chiede Jamie, dandomi una giustificazione per poter
spostare lo sguardo dagli occhi di Al, al suo volto. Il perché è molto
semplice. Non riuscirei mai a crescere una creatura da sola. So che
naturalmente sia loro che mamma mi starebbero accanto, ma non me la sento. Non
posso farlo. Non dopo essere stata spettatrice del bacio tra Ted e Vic, il
quale mi ha fatto rimanere davvero male.
“Perché non ce
la faccio, Jamie” rispondo, sull’orlo delle lacrime,
“ho diciassette anni, non posso riuscire a crescere un bambino da sola. Certo,
voi mi stareste accanto e mi aiutereste a crescerlo, lo so. Ma non mi sento in
grado di prendermi cura di un’altra vita”.
“E Ted?” ecco
la domanda che non volevo mi venisse posta. Dovevo per forza innamorarmi di
lui? Non potevo prendermi una cotta per… non lo so… per uno come Scorp, magari. Mia cugina è davvero
fortunata, molto più fortunata di me. Prima di tutto non aspetta un bambino,
secondo di poi, non è innamorata di uno come Ted.
“Ha già un
altro bambino da crescere e soprattutto è già impegnato con Vic. Così,
dando il bambino in adozione sarebbe tutto più facile e semplice. Io potrei
tranquillamente prendere i M.A.G.O. e Ted potrebbe
benissimo sposarsi con Victoire e crescere il loro bambino insieme. La loro è
una fiaba a lieto fine scritta il giorno in cui è nata Vic” mi limito a
sussurrare, abbassando lo sguardo sulle mie mani.
“Odio quando
fai così” la voce di Al mi costringe a portare nuovamente lo sguardo sul suo
volto.
“Così come?”
gli chiedo, guardandolo con uno sguardo interrogativo. Non ho la minima idea a
cosa si stia riferendo.
“Metti sempre
la felicità altrui davanti alla tua, invece che combattere e fare di tutto per
essere tu quella felice”.
“Non c’è niente
da combattere!” sbotto, staccando la schiena dal muro e avvicinandomi a lui e a
Jamie.
“Si, invece,
Lily” ribatte Jay, guardandomi e facendomi spostare lo sguardo da Al a lui. Lo
guardo decisamente accigliata, non capendo dove voglia arrivare.
“E cosa? Sentiamo…”.
“Ted” mi
risponde Jamie, guardandomi con ovvietà. Lo guardo
ancora più incredula, con un sorriso amaro stampato sul volto.
“Ted?” rido una
risata che non ha niente d’allegro, “non credo proprio a giudicare dal bacio
appassionato che si è scambiato con Vic poco fa. E comunque, darò il bambino in
adozione, che vi piaccia o no”.
Senza
aspettarmi le loro risposte negative, corro giù per le scale, fino ad arrivare
in salotto. Mi siedo su una poltrona e mi circondo le ginocchia con le braccia.
Tra un paio di mesi, la mia pancia sarà talmente enorme che mi sarà impossibile
ripiegarmi su me stessa come sto facendo ora. Chiudo gli occhi e tutto mi torna
nitidamente alla mente, facendomi male.
“Ted!” esclamo,
rompendo il bacio e allontanandomi di qualche passo da lui. Lo guardo con
sguardo interrogativo, mentre si avvicina nuovamente a me, “sei completamente
ubriaco e poi questa sarebbe la tua fantastica idea per dimenticare Vic? Non mi
sembra per niente la soluzione migliore”.
“Io ho bisogno
di te, Lils. Non è soltanto il fatto di voler dimenticare Vic… è anche perché
io ti amo” si avvicina ancora di più a me, facendomi indietreggiare ancora di
più. Da quando Ted mi ama? Ci sono dei Babbani che dicono che quando uno è
ubriaco dice solo e soltanto la verità. Beh, stento decisamente a crederlo,
visto che lui ama solo e soltanto Vic.
“Non posso,
anzi, non possiamo” dico, accorgendomi di essere rimasta con le spalle al muro
e di essere in trappola, visto che Ted mi blocca tutte le possibili vie
d’uscita. Si avvicina e mi lascia un bacio a fior di labbra, prima che io metta
le mani sul suo petto, cercando di tenerlo lontano da me.
“Sentiamo perché…” mi dice, guardandomi negli occhi e continuando a
tenermi bloccata, con la schiena al muro.
“Sei totalmente
ubriaco e non sei consapevole delle tue azioni, io sono la figlia del tuo
padrino, sono dieci anni più piccola di te, sono la cugina della tua fidanzata… devo continuare?” la mia voce suona ovvia, ma
anche terribilmente tremante – ed è molto difficile che la mia voce tremi –.
“Penso che ci
siano fattori che non vanno d’accordo con la tua mente razionale, o sbaglio?”
un sorrisetto beffardo appare sulle sue labbra, prima che si avvicini di nuovo
a me e cerchi di baciarmi. Riesco a fermarlo allontanandolo da me, ma non so
per quanto ancora potrò resistere senza crollare, “per esempio, è molto
difficile che la tua voce tremi”.
“Trema perché
non riesce a spiegarti la motivazione del perché non possiamo” rispondo,
cercando di sembrare più convincente possibile. Non riesco ad aggiungere altro
perché le sue labbra si impossessano nuovamente delle mie, cogliendomi alla
sprovvista e non riuscendo ad impedirgli di baciarmi, “Ted! Ho detto che non possiamo,
quindi ora tu mi lascerai andare via, anche perché devo andare da Rose e anche
inventarmi la scusa del mio ritardo”, mi invento il fatto di dovermi vedere con
mia cugina sul momento, cercando di convincerlo a lasciarmi andare.
“D’accordo,
questo vuol dire che tu non provi niente per me e che non ti importa che io
stia bene o male, giusto?” la sua voce è spezzata, forse sta recitando
con scopo quello di non farmi andare via, oppure no. Mi libera tutte le vie
d’uscita, permettendomi di andare via, ma senza dimenticarsi di darmi un ultimo
bacio. Forse la sua era tutta una strategia, fatto sta che mi ritrovo a
baciarlo appassionatamente con le braccia strette intorno al suo collo. I
motivi del perché non possiamo non mi passano neanche per l’anticamera del
cervello, quando sento le sue braccia intorno ai fianchi che mi stringono a sé.
“Non dovremmo…” sussurro tra un bacio e l’altro, staccandomi
leggermente per riuscire a guardarlo negli occhi.
“Lascia stare
la razionalità per una buona volta” poi riporta nuovamente le sue labbra sulle
mie, senza che io protesti o che altro.
Riapro gli
occhi, continuando a maledirmi per quello che è successo, per quello che ho
lasciato che accadesse. Ora basta, davvero, non posso continuare così. Devo
smetterla e andare avanti. Tra qualche mese sarà finito tutto. Io sarò tornata
ad essere la ragazza che si prepara per i M.A.G.O. e
questo bambino avrà una famiglia che lo amerà senza riserve. Ted e Vic saranno
tornati insieme e avranno anche un figlio.
“Lily” la voce
di mia madre mi fa sobbalzare. Mi volto verso di lei e vedo che mi guarda con
uno sguardo preoccupato.
“Mamma! La
prossima volta vedi di non farmi prendere un coccolone” dissi cercando di
ridere e riuscendoci parzialmente.
“Ho parlato con
Jamie e Al”.
“Devo dire che
le informazioni in questa casa circolano più velocemente di quanto mi
aspettassi” effettivamente sono molto sorpresa che mamma abbia già parlato con
i nuovi Fred e George. Mi alzo dalla poltrona e capisco che l’unico posto dove
posso stare da sola a riflettere sul fatto dell’adozione è camera mia. Forse
addirittura lì non riuscirei ad essere da sola.
“Lily non dare
il bambino in adozione” ecco che ci si mette anche mia madre.
“Devo!”
esclamo, iniziando a camminare verso le scale e poi voltandomi verso di lei,
dopo essermi fermata sul primo scalino, “non sono in grado di crescere un
bambino da sola a questa età”.
“Ma tu non sei
sola”.
“Non lo sono
perché ho te, Al e Jamie. Ma lo rimango lo stesso,
visto che papà ancora non si è deciso a rivolgermi la parola e che Ted è troppo
impegnato a sbaciucchiare Vic e ad interessarsi all’altro suo figlio, che stare
accanto a me e fare un discorso sensato, invece che cercare di giustificarsi
con parole false”.
“Lily…”.
“Sai che io
tengo a questo bambino, ma non penso di essere in grado di prendermene cura”
abbasso lo sguardo sulle mie mani.
“La scelta è
tua” mi sembra non sia rimasta molto bene della mia scelta, anzi…
Senza
aggiungere altro, salgo in camera mia e mi butto a penso morto sul letto. Afferro
il mio cellulare babbano – che si trova sul comodino – e prendo il biglietto da
visita che mi ha dato oggi Scorpius. Compongo il numero del suo cellulare e mi
porto il telefono all’orecchio, aspettando, impazientemente, che risponda.
“Pronto?” la
voce scozzese di Scorpius echeggia dall’altra parte della chiamata.
“Ciao, Scorp.
Sono Lily Potter… ti disturbo? Vorrei parlarti di una
cosa importante” dico tutto d’un fiato, respirando soltanto alla fine della
frase. Potrei giurare di sentirlo ridacchiare.
“Ciao Lily, di
cosa si tratta?”.
“Sto pensando
all’adozione” dico, pronunciando le parole ad occhi chiusi, come se tappandomi
la vista riuscissi a cambiare qualcosa. Mi mordo un labbro, in attesa della sua
risposta. Sento Scorp lasciarsi scappare un sospiro.
“Ci hai
riflettuto bene?” la sua voce è placida e calma, come se avesse tutto il tempo
del mondo nelle sue mani. Continuo a mordicchiarmi il labbro di sotto a sangue,
cercando di rimanere calma.
“Veramente ho
pensato che forse parlarne con te era la cosa migliore da fare, visto che sei
il mio medico”.
“Oh, d’accordo… se vuoi possiamo parlarne domani al San Mungo, va
bene?”.
“Ok, allora a
domani”.
“Ciao”.
Ho già detto
che mia cugina è fortunata. Beh, lo ripeto. Riposo il cellulare sul comodino e
chiudo gli occhi, cercando di pensare a qualsiasi cosa che non riguardi Ted.
Beh, come faccio a non pensarlo se sto pensando di voler smettere di pensare a
lui? Lasciamo perdere, forse è meglio…
Apro gli occhi
e improvvisamente vedo mia cugina apparire davanti a me. Scommetto che Scorp le
ha detto tutto e forse le ha anche raccomandato di venire a parlarmi, così da
cercare di dissuadermi da quello che voglio fare. Non mi stupisco del fatto che
nella mia famiglia le voci corrano così velocemente e non mi stupirei neanche
se, dopo un solo pomeriggio, la notizia del fatto che io voglia dare il bambino
in adozione fosse arrivata addirittura a zio Charlie che si trova ancora in
Romania.
“Ciao, Rosie.
Qual buon vento?” le chiedo, sbuffando sonoramente e annotandomi mentalmente di
tenermi le cose per me la prossima volta. Beh, do la mia parola di strega che
la prossima volta me ne starò zitta.
“Scorp mi ha
detto che vuoi dare il bambino in adozione” C.V.D. –
Come Volevasi Dimostrare –.
“Ma il tuo
ragazzo non mantiene il segreto professionale tra lui ed i suoi pazienti?” le
chiedo, alzandomi a sedere e guardandola mentre si siede accanto a me,
“scommetto che domani tutta la famiglia – compreso zio Fred dal paradiso –
saprà che voglio dare il bambino in adozione”.
“Non da…”.
“…re il bambino in adozione” dico al suo posto,
interrompendola, “sei la terza persona che me lo dice”.
“Lily, dico sul
serio”.
“Anche io”
sbuffo, “non posso tenerlo… è mai possibile che non
riusciate a capirlo? Prima di tutto è una scelta mia, secondo di poi – e lo
ripeto per la terza volta in un solo pomeriggio – non posso prendermi cura di
questo bambino, non ci riesco” dico con voce ormai stanca di ripetere sempre le
stesse frasi. Grimmauld Place
sarebbe il posto perfetto per riuscire a ragionare con calma, ma non penso che
cambiare nuovamente abitazione sarebbe la cosa giusta.
“Lil…”.
“Lil un corno!”.
***
E’ un colpo
proveniente dalla mia pancia che mi fa sobbalzare e svegliare dal sonno
profondo in cui ero addormentata. Mi porto le mani alla pancia, sentendomi, per
un millesimo di secondo, in colpa. Forse per un po’ di più di un millesimo di
secondo. Il fatto è che sono confusa. In un momento la scelta di dare il bambino
in adozione mi sembra la più sensata e la migliore, ma il momento dopo non
cederei a nessuno mio figlio. Le madri fanno sempre quello che è meglio per i
propri figli, no? Beh, penso che, nonostante io non mi possa definire una
madre, stia facendo di tutto per cercare di fare il meglio per questa creatura
che tra circa cinque mesi verrà al mondo.
Mi sporgo verso
il comodino e guardo l’orologio che segna le tre. Mi alzo dal letto e, non
avendo più sonno – ma in compenso una voglia incontrollabile di nutella –, mi
dirigo fino in cucina, prendo il barattolo e un cucchiaino, prima di sedermi al
tavolo e di iniziare ad inghiottirmi di cioccolata. Devo ammetterlo: la nutella
è la cosa più buona del mondo.
Sento dei passi
dirigersi verso la cucina e porto lo sguardo sulla porta, mettendomi una
cucchiaiata abbondante di nutella in bocca. Vedo mio padre varcare la soglia e
non stupirsi più quando mi vede. Vedo un piccolo sorrisetto formarsi sul suo
volto, mentre si avvicina al frigorifero e si versa un bicchiere d’acqua.
“Cosa c’è da
ridere?” gli chiedo, affondando il cucchiaino nel barattolo mezzo pieno.
“Niente… solo che quando tua madre era incinta di te anche
lei non faceva altro che mangiare nutella” mi risponde, prendendo il bicchiere
pieno di acqua e sedendosi nella sedia accanto a me. Il sorriso che gli si è
formato sulla bocca continua a tirargli le labbra, facendolo sorridere ancora,
“mentre quando era incinta sia di Al che di Jamie,
l’unica cosa che voleva mangiare era burro d’arachidi”.
“Forse vuol dire
che il tuo nipotino sarà una nipotina, no? E’ una cosa molto probabile”
commento, mettendomi in bocca un’altra cucchiaiata di nutella. Stranamente,
vedo il sorriso rimanergli sul volto, senza sparire quando pronuncio le parole nipotino
e nipotina.
“Già” dice,
portandosi il bicchiere alle labbra e svuotandolo in un solo sorso, “mamma mi
ha detto della tua decisione”.
“Pensavo che
non ti importasse, visto che quando hai cacciato Ted di casa e io l’ho seguito,
automaticamente sono sparita dalla tua vita” sbuffo, portando i miei occhi sui
suoi, “comunque si, sto riflettendo su quella che potrebbe essere la scelta
giusta per il bambino, visto che non mi sento in grado di tenerlo sia per il
fatto che suo nonno non mi parli più che per il fatto che suo padre sia troppo
impegnato a sbaciucchiarsi con la cugina di sua madre, piuttosto che
interessarsi a lui – o lei –”.
“Ted si
sbaciucchia con Vic?”.
“Se preferisci
dire così…” mormoro, continuando a mangiare nutella,
“e non dire che gli lancerai un Avada Kevadra dietro, oppure non ridire tutte quelle brutte cose
che hai già detto su di lui, mi fa stare male sentirle”.
“Sei innamorata
di lui, vero?” non mi sarei mai aspettata che mio padre mi rivolgesse questa
domanda. Forse mamma, ma non mi sarei davvero mai immaginata che me lo avesse
chiesto papà.
“Si ed è per
questo se è successo tutto” continuo a dire a bassa voce, mordendomi il labbro
inferiore – lo stesso che prima mi sono morsa durante la conversazione con Scorp
–, “e non smetterò mai di dire che mi dispiace. Ho sbagliato e ora devo
rimediare. E la cosa più giusta da fare penso che sia quella di dare il bambino
in adozione, visto che non riuscirei mai a crescerlo da sola”.
“Io non ti
imploro, non ti dico fai questo o fai quello. Ti chiedo soltanto di pensarci
bene prima di fare scelte di cui potresti pentirtene” un sorriso benevolo si
allarga sul suo volto, “ho avuto il tempo per riflettere e mi sono comportato
da stupido e da immaturo, ma scoprire che tua figlia è incinta del tuo
figlioccio non è una notizia di tutti i giorni, no? Comunque, io ti voglio dire
che mi dispiace e spero che mi perdonerai, Orsacchiotta”
è da tanto che non mi chiama in questo modo. Mi chiamava Orsacchiotta
quando ero piccola – otto o nove anni, al massimo –.
Il groppo che
ho in gola mi impedisce di rispondere a parole, quindi mi alzo, lasciando il
cucchiaino nel barattolo, e lo abbraccio con tutta me stessa, iniziando a
piangere su una sua spalla. Sento una sua mano che mi accarezza i capelli
rossi, come quelli di mamma. Non mi importa se mi ha trattata male per giorni,
non potrei mai e poi mai restare in combutta con mio padre, dopo che mi chiede
scusa per come si è comportato. Beh, con Ted non mi sarei comportata proprio
nello stesso modo..
“Ora mi devi
promettere che penserai molto bene se tenere il bambino o no, d’accordo?” mi
sussurra in un orecchio.
“Te lo
prometto”.