Non chiesi alcun dettaglio della missione: troppo eccitata, avevo preparato il mio piccolo baule in fretta e furia e lo avevo caricato su Jadis, la mia lupa, e mi ero apprestata a partire in groppa a Ombromanto, proprio davanti a Gandalf.
L'ora della partenza era fissata per il tramonto e avrei salutato lo zio alle porte di Isengard, dopo aver percorso con lui e Gandalf il lungo viale fiorito che conduceva al cancello principale.
<< sai dove andrai, Anna? >> mi chiese Saruman con voce profnda, e fu allora che mi resi conto di non saperlo.
<< no. >> ammisi, e mi rivolsi a Gandalf << dove mi porti, Gandalf? >>
<< ti porto a fare conoscenze utili e esperienze che sicuramente ti serviranno, piccola. Ti porto a Gondor. >>
<< GONDOR?? >> Jadis alzò la testa bianca incuriosita dalla mia voce così stridula, e mi guardò con aria stupita.
<< Gondor... >> dissi con più calma << che ci devi andare a fare a Gondor Gandalf? >>
notai lo sguardo che lui e Saruman si scambiarono, e capii che non dovevo sapere, non in quel momento, e che era inutile fare domande. Comunque, Gandalf mi guardò con aria affettuosa e mi accarezzò i capelli << devo fare delle ricerche, e devo vedere il Sovreintendente Denethor, per portargli notizie dal mondo e ricevere notizie. Nulla di più. >>
io annuii, poco convinta, ma scrollai le spalle e sospirai, guardando il tramonto << credo sia ora di andare, vero? >> guardai Isengard, la grande torre nera di quel materiale sconosciuto, e poi guardai lo zio, e non potei fare a meno di abbracciarlo.
<< mi mancherai, zio. Spero di tornare presto. >>
<< non così presto, figlia, non tornerai così presto. >> le sue parole erano serie, e io lo guardai con attenzione per vedere se scherzava. Ma non c'era riso nei suoi occhi.
<< zio, ma che dici...certo che tornerò presto!! >>
fu allora che sorrise come mai l'avevo visto fare, freddo e sprezzante, e desiderai essere lontano da lui. Metteva davvero paura.
Gandalf se ne accorse, e mi scostò da lui, e lo zio ritornò come sempre, calmo e riflessivo, e il sorriso era il suo solito calmo e quieto sorriso.
“mi devo essere sbagliata” pensai mentre montavo in sella davanti a Gandalf e Jadis scherzava con Ombromanto, ma in cuor mio seppi che quello era un addio, che mai più avrei rivisto Isengard, non l'Isengard buona in cui ero cresciuta.
La guerra l'avrebbe trasformata, quella cosa che Gandalf non mi aveva detto ecco cos'era : andavamo incontro alla guerra.
E io ero del tutto ignara di quello che mi aspettava.