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Autore: Aimondev    27/09/2010    1 recensioni
In guerra, la verità è la prima vittima.(Eschilo)
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Selezionato per esordire nel rigoroso regime di educazione dei piccoli spartiati, strappato via dalle braccia amorevoli della madre, sottratto del giovane fratello reo unicamente di essere troppo gracile per gli standard spartani perciò gettato nel Taigeto: il giovane Kratos aveva avuto diversi traumi che segnarono il suo carattere.

Ed ora stava lì: abbandonato a sé stesso, nel fitto di una selva oscura; la luna piena era ampia e dominava le stelle, nella sconfinata volta celeste.
Un solo panno legato attorno alla vita lo riparava dalla furia di un vento raggelante che, pauroso, stridiva tra quegli alberi secchi.
Un focolare scoppiettante ardeva vicino, ed illuminava la carcassa fresca di un cinghiale appena cacciato, con diversi squarci all’altezza dell’addome che ne rivelavano le ossa.

Quello era l’esame finale dell’ agoghé, imposta a tutti i nascituri di Sparta per divenire spartani.
La cittadinanza spartana non era cosa facile da ottenere: i bambini venivano deportati lontani dalle loro case ed allenati duramente dai maestri per molti anni, ed infine venivano sottoposti a terribili prove dove si metteva in gioco la vita.
Bisognava dimostrare di essere degni per appellarsi con tale nome, bisognava provare di essere più fidati alla patria che alla stessa famiglia.

I fanciulli venivano abbandonati nel fitto della vicina foresta per alcuni mesi, senza cibo né acqua né coperte, in balia delle ferine belve che la abitavano; tutto ciò era finalizzato a far riemergere nella loro psiche una sorta di primordiale istinto di sopravvivenza. Al termine del tempo stabilito, sarebbero arrivati i precettori a recuperare i superstiti.

… una bestia in particolare disturbava i sonni tranquilli degli abitanti nei vicini villaggi. Un pitone di dimensioni spropositate si aggirava nei più remoti ed oscuri angoli di quella giungla palustre: i locali lo chiamavano Apep, ma nessuno poteva fornire una sua descrizione poiché nessuno che fosse ancora in vita poteva vantarsi di averlo veduto.

“Non addentratevi nel fitto di quella selva se volete vivere…limitate i vostri spazi ai bordi di essa” riecheggiavano le parole di un veterano nella mente di Kratos, che aveva appena terminato di aguzzare un secondo ceppo di legno.
Anche se non dava a vederlo neppure a sé stesso, nel profondo della sua anima gli mancava l’amorevole madre… e Lysandra… una ragazza che stregò il suo cuore ed alla quale promise che sarebbe tornato a casa tutto d’un pezzo; non le rivedeva ormai da diverse stagioni.

D’improvviso lo smuoversi innaturale di un cespo vicino lo distolse dai suoi pensieri; si alzò di scatto puntando le sue nuove armi lignee verso la potenziale minaccia.
Il vento batteva forte ed impediva al suo sensibile udito di reperire l’ubicazione precisa di certi inquietanti fruscii, allo stesso modo, scacciava via ogni odore che il suo sottile olfatto avrebbe potuto percepire.
Si appropinquò passo dopo passo verso l’arbusto mentre gocce di sudore freddo gli cadevano dalle tempie.

…che fosse lui?...la grande bestia...

Dal fogliame, emerse in un balzo un ombrosa figura che si scagliò incombente sul giovane. Un riflesso incontrollato manovrò il suo corpo prima ancora che la sua mente potesse comprendere la situazione e con una delle nuove armi sfiorò il viso dell’aggressore, che riuscì a spostarsi in tempo flettendosi all’indietro.

“sei abile” commentò la figura misteriosa che fu rivelata dalla luce lunare: era un esordiente come lui ma il suo fisico era più sviluppato, la corporatura più snella ed ondulata; gli occhi celesti parevano grondare di follia, e ad evidenziare un possibile stato mentale disturbato, ci si metteva anche uno spalancato sorriso intriso di pura eccitazione che manifestava l’intera dentatura.

“chi sei? cosa vuoi da me!?...” interrogò Kratos, per nulla impressionato.

“Astenos è il mio nome…credo… perlomeno è ciò che ha urlato una gemente puttana gettandomi fuori dalla sua vulva prima di crepare…” sghignazzò sonoramente, dilatando le narici fino ai loro possibili limiti.
“… mi chiedi cosa voglio, amico mio?....Solo mangiarti…oppure nutrirmi dell’animale morto alle tue spalle…” proseguì con quella sua intensa risata “…lascio a te l’onore della scelta”

“Questa preda è mia! L’ho cacciata io stesso! Trovati da solo da mangiare, trovati la tua…”
“chiacchiere…solo chiacchiere..” interruppe bruscamente l’altro, girandogli attorno
“…Si vede proprio che sei ancora un ragazzino! Non esiste un –mio- o un –tuo- qui…questa è una prova: questa è l’agoghé! Qui vige la legge del più forte, che, qualora optasse di essere misericordioso, come nel mio caso, potrà decidere di prendersi tutti gli averi del più debole risparmiandogli persino la vita!...”

“…allora preparati a darmi tutto ciò che possiedi…ma, a differenza tua, io non sarò misericordioso…”

il giovane cacciatore incombette incalzante sull’iniquo estorsore, che cercò di arrestarlo con un calcio laterale diretto al basso ventre; il colpo venne deviato incondizionatamente da un fulmineo palmo della mano, al ché Kratos a mente fredda si impressionò della sua stessa celerità che di comune aveva ben poco, ma la distrazione del momento gli costò un assestato colpo in piena faccia, anch’esso diretto con velocità rara.
Confuso, il giovane stramazzò a terra, mentre l’aggressore assuefatto da una squilibrata eccitazione, balzò sul suo corpo e ripetutamente continuò a colpirlo in piena faccia, mentre filamenti di saliva schiumosa fuoriuscivano dalla sua bocca.
“Quanto mi piace! Quanto mi piace! Quanto mi piace”

Ma la confusione nella mente del ragazzo assaltato, non era derivata dai terribili colpi dell’aggressore; al contrario: dal fatto che quei potenti fendenti erano appena avvertiti dai suoi sensi, e il dolore risultava sfuggevole ed elusivo.
Una volta scacciata tale confusione, riuscì a liberarsi da quella sfavorevole posizione con due pedate in pieno petto che scaraventarono Astenos sul fianco di un grosso albero, a diversi metri di distanza, che lo fece scuotere animatamente.

Kratos trasalì: quale potenza ospitava dentro di sé? Un’energia tanto grande, che persino egli stesso faceva fatica a controllare. Un rivolo di sangue fuoriusciva dalla sua bocca: a quanto pare il suo corpo non era poi tanto speciale; possedeva comunque una spoglia mortale.

“Hah…” si rialzò tutto imbrattato e sanguinante l’altro ragazzo tornato in sé da quell’ impazzata foga, ma con aria non più sana di prima, “…allora non sei proprio un novellino…”, un uomo qualsiasi avrebbe certamente accusato il colpo cedendo al buio di uno svenimento dopo un impatto di cotanta violenza, ma, di certo, non si trattava di una persona comune, questo era un dato assodato dal suo avversario.

Ingrugnito, il poderoso combattente si avvicinò sfoderando le precarie armi dalla cintola
“Cosa aspetti ad attaccarmi, Astenos? Uccidimi, se ne sei in grado”
“Vuoi proprio stuzzicarmi eh, amico mio? A giocare con il fuoco si rischia di scottarsi e…e….Ehi!..”
L’attenzione cadde sulla preda contesa, alle spalle di Kratos; un grossissimo lupo grigio l’aveva addentata e la stava trascinando nel fitto del bosco.



“Maledizione!” imprecarono entrambi, buttandosi tra quegli alberi e dando avvio ad un inseguimento.

I giovani senza patria non distoglievano un momento i loro occhi dal selvatico canide, che filava spedito.

“cosa vuoi ancora da me? Se sei tanto forte come dici procurati da mangiare da solo!”
proferì Kratos guardando di sottecchi, l’altro inseguitore che spariva e compariva con intermittenza tra quella moltitudine di tronchi.
“…E dove sarebbe il divertimento se mi trovassi un'altra preda?” ironizzò.
“Una volta che avrò ripreso il mio cinghiale…ti sistemerò in ogni caso”
“E’ quello che aspetto…dobbiamo terminare il nostro scontro”
“te ne pentirai, Astenos” rispose, e accelerò la sua corsa, staccandosi dal rivale ed arrivando a livelli di velocità che non avrebbe mai creduto di poter raggiungere.
L’altro tentò di stare dietro al suo passo, ma poco dopo, il fiato iniziò a fargli brutti scherzi e dovette rallentare per prevenire il collasso “…Come fa a correre così?” commentò sbalordito mentre la saettante figura davanti a sé scompariva nella vegetazione.

Kratos scalpitava a piedi nudi su quel terreno impervio e scosceso: ma la terra non lo avrebbe fermato;
gelidi raffiche di corrente gli correvano impetuose sul viso e sul corpo: ma il vento non l’avrebbe fermato.
La feroce fiera era vicina dall’essere raggiunta, e il guerriero strinse le sue armi pronto a balzare su di essa.

Invece, prima che potesse tentare nell’impresa, il lupo raggiunse uno spiazzo roccioso, e lasciò stare al centro di esso l’organica refurtiva, per poi dileguarsi dietro ad alcune rocce.

Il giovane, restò smarrito da tale comportamento, ma non ipotizzò nessuna possibile minaccia né sovrastimò l’arguzia dei predatori animali e si diresse, senza esitazione, verso l’agognata ricompensa dei suoi sforzi, e temporanea fonte di cibo. Ma mentre analizzava la carcassa, avvertì delle presenze attorniarlo, alzò lo sguardo e impallidì nel vedere un intero branco di lupi uscire dall’oscurità ed avvicinarsi minacciosi.

Tra di essi, spuntarono delle figure che non si sarebbe mai aspettato di vedere, non in un luogo come quello.
Avevano gli arti inferiori caprini e ricoperti di spesse setole come degli animali: ma camminavano eretti come normali esseri umani; il torace era asciutto ed al contempo massiccio come quello di un uomo, ma si colorava di violaceo; le braccia snelle terminavano con dei notevoli artigli come quelli di un leone, ma in contrasto possedevano delle lunghe verghe metalliche di fabbricazione umana; i visi lasciavano vagamente ricordare lineamenti antropici, ma delle grosse corna di ariete smentivano tutto.
Erano tanto uomini quanto il loro contrario: meticci di Dionisio, la loro sola esistenza era vista come un insulto alla specie umana per Kratos.



“Satiri!....” notò preoccupato il ragazzo guardandosi attorno “…cosa ci fate qui?...solo un intelligenza divina può spingervi ad attaccare di vostra iniziativa e….”

Non fece in tempo a finire la frase che uno dei lupi si scagliò su di lui con tutto il peso del corpo gettandolo al suolo. Aveva le fauci spalancate increspate di bava a qualche centimetro di distanza da lui ed i fluidi della gola gli scivolavano sulla fronte; con le braccia arrestava un’ ulteriore avanzata dell’animale.
L’esordiente strinse i denti ed accartocciò il naso, i suoi occhi si riempirono di furia e con uno scatto di potenza riuscì a prendere il sopravvento, e la feroce fiera fu messa a terra, invertendo così le loro parti. Prima ancora che essa potesse reagire, gli piantò i due acuminati bastoni nei bulbi oculari, innaffiandosi del suo sangue, quindi la bestia si spense con un lamento.

Repentino, il ragazzo estrasse le armi ed incrociandole parò il devastante colpo a martello di uno scettro di quei satiri, poi con sveltezza assoluta allontanò l’aggressore con un calcio ben assestato, si rivolse alle sue spalle e con un gancio bucò la bassa mascella di un canide che stava per caricarlo e con uno possente strattone gliela asportò facendolo contorcere dal dolore.

Incombette verso un altro satiro, ma prima che potesse raggiungerlo questo lo scavalcò con un ampio salto per poi lacerargli una spalla con un colpo circolare del suo bastone fissando l’affilato gancio, all’ estremità, sulle sue carni.
Questa volta il dolore era stato avvertito più intensamente, tanto che riuscì a strappargli un urlo, che si amplificò quando venne trascinato con moto rotatorio e poi scaraventato verso un piccolo arbusto, che non resse all’impatto e supino cadde con un tonfo.

Due voluminosi lupi si avventarono sulla preda inerme, mentre questa si accingeva a riprendersi dall’urto , e, visto il pericolo non fece in tempo a prepararsi per il contrattacco quindi si approntò a subire il caro prezzo della fiacchezza di un momento.
Ma prima che quegli artigli letali potessero ghermirlo, una frusta arrestò la loro avanzata e un figuro balzò su una di quelle bestie aggrappandosi alla sua pelliccia mentre la bestia si divincolava.
Poi usò quella sferza per strangolare l’animale, facendo leva con le forti braccia, mentre intanto Kratos, che si era ripreso, se ne approfittò della distrazione di una fiera, per caricarla impetuoso su un fianco
premendo le punte contro il suo addome indifeso colpendola su un punto vitale che la uccise sul colpo.
Il ragazzo rivolse il suo sguardo verso il salvatore, che in quel mentre aveva abbattuto il suo bersaglio, e riconobbe in lui i caratteri di Astenos, che teneva in mano una lunga liana di una pianta.

“Ancora tu?... Non ho bisogno del tuo aiuto, vattene subito,mi sei solo di intralcio” disse con un sorriso di compiacimento che lo tradì
l’interlocutore sogghignò animatamente
“E rischiare che fottano la mia preda?… Mai!… ti farò fare un viaggetto di sola andata nell’Ade, e non dovrai neppure ringraziarmi” poi si diresse sghignazzante verso un satiro.
Quest’ultimo arretrò verso un albero, vi rimbalzò sopra e con una piroetta colpì l’umano impreparato che abbozzò quella bastonata sul dorso, cadendo in avanti con un lamento; ma anziché cadere a corpo morto, riuscì ad atterrare similmente ad un felino, e con una spazzata di gamba azzoppò l’avversario che perse l’equilibrio capitombolando rovinosamente e perdendo possesso del suo arnese che fu preso al volo dal ragazzo e senza indugio fu usato per dilaniare il suo ex possessore.

Intanto Kratos, ignorando la profonda lesione, si ripuliva di tutta quella polvere che infastidiva i suoi movimenti, poi accortosi di una minaccia alle sue spalle, senza neppure voltarsi, fermò con una mano un fendente, diretto da un ennesimo satiro uscito dal buio.
Stava imparando ad utilizzare al meglio le sue capacità con l’esperienza.

“io non mi faccio fregare due volte….” Trascinò a sé il mostro, usando il suo stesso bastone.

“schiva questo!” lo trafisse in pieno collo trapassandolo da parte a parte, e per qualche istante restò a fissarlo negli occhi appagato e soddisfatto mentre quell’essere perdeva della sua vitalità ed incombeva alla morte.

Era una sensazione meravigliosa quella, che di rado aveva provato: scrutare gli occhi imploranti e disperati di un essere vivente nei suoi ultimi istanti, che viveva solo in funzione di un volubile capriccio; sentirsi sommi giudici in terra dell’esistenza, detentori di vita e di morte, paventati da tutti per il supremo responso.

Estasiato da un senso di onnipotenza, estrasse la sua arma dalla gola della vittima, e la scagliò su una fiera colpendola in mezzo agli occhi ed arrestando così la sua corsa; poi raccolse il metallico scettro del satiro e incalzò su un suo simile, che aveva adocchiato Astenos, impegnato a sua volta in un combattimento, spaccandogli la testa.

”Ehi…mi hai parato il culo…mio salvatore!” gridò ironico il compagno che lentamente indietreggiava nella sua direzione.
“Non fraintendere…ho solamente pareggiato i conti, ora non ti devo nulla ” rispose acido l’altro ritirandosi in direzione opposta finché i due non furono schiena contro schiena a scrutare quella masnada.
“Forza eliminiamo dalla faccia della Terra questi ibridi bastardi!” imperò tuonante un nuovo e più sanguinario Kratos.


  
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