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Autore: Mile    28/09/2010    2 recensioni
Marco era il suo migliore amico, e anche il più sexy e donnaiolo della città. Si conoscevano l'un l'altro come due libri aperti.
Giorcelli era il suo storico fidanzato. Tre anni consecutivi di rapporto di coppia. Il più geloso in circolazione.
Rik era una parentesi che Amelia non sapeva proprio come era stata aperta.
Sono piccole one shot. Possono essere lette singolarmente ma in realtà sono un'unica storia.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La Stazione Fatiscente, La Panchina Imbrattata, Gli Ormoni Impazziti

 

 

«Due biglietti per Pavia»

L’impiegato, un individuo anziano con un pancia rotonda sulla quale il tessuto della camicia era teso ed i bottoni sembravano sul punto di staccarsi, consegnò loro due enormi biglietti della Trenitalia.

«9 euro e 40» Disse guardando in un’altra direzione.

Amelia gli passò prontamente una banconota da dieci sorridendo, conscia di essere osservata da un Marco molto contrariato.

Prese i biglietti e li obliterò.

«Al ritorno pago io» Disse Marco.

«Neanche per idea, tu mi scarrozzi in giro»

Dopo aver consultato il tabellone con gli orari scesero nel sottopasso per raggiungere il binario 4.

La minuscola stazione era desolata. Aleggiava un clima da film horror, accentuato dalla luce grigia della mattina e da una foschia biancastra.

L’intera struttura era vecchia e squallida. C’era da stupirsi che fosse ancora in funzione. Ma nei dintorni più o meno tutte le stazioni erano così.

«Come è andata con» Amelia si fermò un attimo a pensare. Ultimamente faceva fatica a ricordare tutti i nomi delle ragazze di Marco. Erano veramente tante « Valentina?»

Marco la guardò stranito «Valeria» specificò «Ma sì ci siamo visti venerdì scorso»

Si sedette su una panchina in cemento, completamente ricoperta di scritte idiote fatte con qualche pennarello indelebile nero.

Appoggiò il biglietto del treno di fianco a un gigantesco omaggio alla sessualità maschile senza aggiungere altro. Così Amelia decise di incitare il racconto con uno sguardo molto insistente e il suo tipico sogghigno storto «E…?».

«E…» Marco esitò un attimo prima di iniziare a parlare. Faceva sempre così, ma Amelia era ben conscia che in realtà non aspettava altro. Nonostante le sue insistenti dichiarazioni di timidezza e modestia, Marco era fondamentalmente un egocentrico, fottutamente sicuro di sé e amante dei riflettori.

E i riflettori in quel caso non erano altro che gli occhi nocciola di Amelia, che lo scrutavano attentamente, ironici e beffardi, già certi di ciò che avrebbe detto il loro migliore amico.
Amelia sapeva che Marco si sarebbe sistemato i riccioli sulla fronte, si sarebbe appoggiato alternativamente alle proprie ginocchia e allo schienale della panchina, avrebbe sospirato e raccontato per prima cosa un fatto del tutto irrilevante, per poi saltare direttamente al punto della situazione.

Infatti il ragazzo, come da programma, si appiattì i capelli sulla fronte fino a coprirsi parzialmente gli occhi di velluto, guardò un punto al di là del binario. Sospirò appoggiando i gomiti alle proprie ginocchia e finalmente, dopo questo rituale, iniziò a raccontare.

«Sono andata a prenderla alle cinque, e c’era un traffico della Madonna» disse «Al Cristo praticamente si stava fermi, infatti mi sono incazzato»

Si ritrasse e appoggiò la schiena alla panchina allungando leggermente le gambe in avanti mettendo in mostra le Converse nere.

«Insomma, già devo prendere io la macchina e pagare la benzina, in più devo perdere un sacco di tempo perché c’è traffico?»

Domandò retoricamente. Ogni tanto faceva ragionamenti simili. Un po’ idioti effettivamente.

«Comunque alla fine ci siamo baciati» dichiarò infine tornando ad appoggiare i gomiti sulle ginocchia.

Era riuscito a battere ogni record. Nel giro di una settimana se ne era fatte quattro. E bravo il futuro attore.

«Quello era implicito, se no non te lo chiedevo» Rise la sua amica «volevo sapere com’è andata»

E, come Amelia già sapeva, lui raddrizzò la schiena, guardò dalla parte opposta alla sua interlocutrice come in un inconscio istinto che lo portava a controllare di non essere osservato.

Poi tornò a guardare di fronte a se umettandosi le labbra perfettamente disegnate. E solo infine si morse il labbro inferiore e guardò l’espressione curiosa e sorniona di Amy.

«Kate…» mormorò «Kate mi dà più soddisfazioni»

Amelia scoppiò in una delle sue risate più genuine, che guarda caso le sgorgavano dalla gola solo in presenza del donnaiolo che le sedeva accanto.

Si sentiva troppo bene con lui, e lui lo sapeva bene.

«di tipo sessuale?» domandò Amelia

Marco arrossì leggermente e scoppiò a ridere.

«Ma va’, praticamente neanche mi ricordo come si fa» disse appoggiando nuovamente la schiena alla panchina e guardando chissà cosa sotto alla tettoia.

«Che cavaliere, non vieni neanche a vantarti»

«Perché non c’è niente da vantare»

Amelia rise e lo guardò con uno sguardo che rivolgeva spesso al suo amico e che diceva “è inutile che neghi tanto io ho sempre ragione”

«L’altro giorno» disse Marco «Kate ha detto che sono diverso»

Amelia non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere «Ma ti ha dato del gay!» Strillò

Anche Marco iniziò a ridere e finirono entrambi a sghignazzare, lui gettando la testa all’indietro, e lei premendosi una mano sulle labbra e una sulla pancia.

«È quello che ho detto io!» Esclamò il ragazzo ridendo. Aveva un sorriso favoloso, anche se a lui non piaceva. Scioglieva Amelia come ghiaccio in estate. Trasmetteva gioia di vivere.

«Lei ha riso e ha detto che lo ero» continuò a raccontare «E allora mi sono avvicinato» La guardò negli occhi «E le ho detto “sono gay?” e continuavo ad avvicinarmi così» e si avvicinò gradualmente al viso di Amelia.

Fu il panico.

Lei non riuscì più a comprendere se il proprio cuore si fosse fermato o se avesse accelerato la propria corsa.

«…le ripetevo “sono gay? Eh? Sono gay secondo te?”» Stava sussurrando ora.

Mentre Marco si avvicinava lentamente, Amelia sentiva l’eccitazione scorrerle nelle vene insieme a ormoni e adrenalina. E quando questo accadeva, la sua mente, inconsciamente, lasciava scorrere via tutte le bugie che servivano a proteggere la propria sanità mentale.

Perché se lei fosse stata certa di avere anche solo una possibilità con Marco, sarebbe stata in grado di mollare baracca e burattini, e avventarsi su quelle labbra a cuore.

Se non ci fosse stato Giorcelli… Ma quale Giorcelli. Il suo fidanzato diventava un vago ricordo quando passava un po’ di tempo con Marco.

Quindici centimetri e lei era allo stremo del proprio autocontrollo.

Altri cinque centimetri e non ce l’avrebbe fatta.

«Proprio così» e i centimetri divennero dieci.

«E poi alla fine» otto.

 «Ci siamo» sei centimetri

«Baciati».

 

*

 

Quando si allontanò Amelia si accorse di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo. Si passò una mano sulla frangetta per smaltire la tensione.

La regola era che fra loro non ci fosse alcun contatto. Se no addio amicizia, addio Giorcelli, addio sanità mentale e soprattutto addio vestiti.

E infatti il contatto non c’era stato. Purtroppo loro riuscivano a mandarsi gli ormoni in palla vicendevolmente anche senza toccarsi. Ed è noto quanto una cosa proibita ecciti ancora di più.

Si stampò in faccia la sua solita espressione sorniona cercando in tutti i modi di calmarsi.

«Non mi avvicino di più se no ti bacio» disse Marco.

«A proposito, sei arrossita»

Amelia ridacchiò e distolse lo sguardo guardando nella direzione opposta a lui

«Arriva il treno, finocchio»

 

*

 

 

 

Continua…

 

 

Note di Mile:

 

Che dire… non ho resistito a pubblicare un secondo capitolo, anche se c’è stata magra di recensioni.

Spero che questo piacerà più del precedente e che molti saranno così gentili da recensire.

Come al solito vi prego di farmi avere un commento anche se negativo.

Grazie

 

Un bacio

Mile

 

 

 

  
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