Buon inizio settimana, eccomi come
sempre con il post del lunedì ma prima, una piccola comunicazione:
purtroppo da quando la pubblico, ho notato che i commenti sono nulli... Quindi,
ho deciso che questo sarà il capitolo di "prova", se nemmeno questo
susciterà interesse, la storia verrà interrotta. Non
per cattiveria, ma scriverla mi porta via cmq del tempo e se fa così pena da non essere minimamente considerata, tanto vale non
sprecarci il mio tempo. Detto questo, vi lascio alla lettura del nuovo capitolo.
Amalia.
Capitolo 5
Altri due interminabili giorni erano passati, l’astio che
alcuni dei Cullen provano nei nostri confronti era smisuratamente aumentato
nelle ultime ventiquattro ore, causa l’imminente funerale dei due ragazzi che io e Fred avevamo ucciso.
Eravamo stati lasciati nelle mani di Carlisle ed Esme, non
si fidavano a lasciarci soli…
Di Diego ancora nessuna traccia, ma d'altronde, nessuno era
ancora andato a cercarlo, ci saremmo mossi l’indomani, tutti assieme.
Mi mancava terribilmente, ogni giorno era un nuovo strappo
nel mio cuore, non credevo davvero di riuscire a contenere tanto dolore.
«Bree, andiamo?». Carlisle richiamò la mia attenzione.
Ero seduta sul ramo di un albero che si trovava di fronte a
casa loro, assorta nei miei pensieri, sotto la pioggia battente.
Annuii senza parlare, scesi con un balzo ed
iniziai a correre nella foresta, dietro di me Fred ed Esme, mentre Carlisle ci
precedeva, stavamo andando a caccia.
Tutti gli altri si trovavano nella piccola chiesetta di
quella cittadina sperduta, a salutare per l’ultima volta i loro amici.
Un’altra fitta colpì il mio petto… Faceva male quel senso di
colpa, mi sentivo così orribile, un mostro senza cuore, senza sentimenti,
eppure sapevo di poter amare.
Scossi la testa confusa, concentrando tutte le mie
attenzioni sulla caccia, la gola bruciava ed il mio
corpo richiedeva sangue… e lo feci diventare il mio unico pensiero; sangue,
sangue e ancora sangue.
Accelerai il passo, il mio udito ed
il mio olfatto avevano captato una scia ed in lontananza potevo sentire lo
scalpitare degli zoccoli sulla terra.
Gli altri mi imitarono, non
sentendo più nulla se non la nostra preda che spaventata dalla nostra
vicinanza, provò a fuggire.
Era questo il momento che più preferivo, che più mi
eccitava; quando provavano a scappare.
Ci giocavo alle volte, gli facevo credere di potermi
sfuggire e quando ero stufa del gioco, affondavo i miei denti nella sua
giugulare, ma non oggi, ero troppo affamata per perdere tempo.
Balzai sulla schiena dell’enorme alce, mordendo con precisione
la vena arteriosa che passava sotto la sua spessa pelliccia.
Chiusi gli occhi, per godermi fino in fondo quel nettare
tanto desiderato.
Nonostante tutto il mio corpo fosse concentrato sulla mia
preda, la mia mente riusciva a vagare lontana da lì.
Anche Diego si stava nutrendo? Stava bene? Che stile di vita
aveva scelto? Gli mancavo quanto lui mancava a me?
Un brivido mi percorse lungo la schiena, costringendomi a
molare la presa sull’animale, le mani sporche di sangue, osservai le mie dita,
sentendo un enorme vuoto dentro il mio petto. Come poteva il mio umore cambiare
con tanta rapidità?
«Tutto bene?». Fred si avvicinò a me, poggiandomi una mano
sulla spalla.
L’osservai con sguardo vuoto,
assente… «No». Sussurrai, muovendo appena le labbra.
«Cos’hai cara?». Esme, premurosa
come sempre, prese il mio viso tra le mani e puntò i suoi occhi d’orati nei
miei.
Non riuscii a rispondere subito, era difficile spiegare
quello che stavo provando, era un turbinio d’emozioni che mi confondeva e
feriva.
«Diego». Sì, questa era l’unica parola che poteva descrivere
il mio stato d’animo, lui, il nome della persona che amavo e che in quel
momento, pensavo sperduta chissà dove.
La dolce donna mi abbracciò, accarezzandomi i capelli, se
non fossi stata in balia di tutte quelle emozioni, quel gesto mi avrebbe
profondamente stupita.
Singhiozzai, senza lacrime, come la mia nuova natura
m’imponeva. Avevo visto ogni sogno sgretolarsi sotto i miei occhi, la nostra
felicità, il nostro amore… la nostra eternità.
Tutto era sfuggito al mio controllo, senza che io avessi
potuto fare nulla… mi pentivo terribilmente d’averlo abbandonato ma mai avrei
creduto una cosa simile.
Lo conoscevo davvero così poco? Od
in qualunque caso non avrei potuto prevedere una sua simile reazione?
«Domani inizieremo le ricerche
Bree, vedrai che sta bene. Sa il fatto suo». Fred
provò a rassicurarmi.
Apprezzavo quel gesto, ma niente mi avrebbe fatta stare meglio, niente che fosse diverso da quei
meravigliosi capelli biondi, o da quel suo sorriso rassicurante.
«Forse è meglio se torniamo a casa». Propose Carlisle,
poggiando una mano sulla schiena della sua compagna.
Mi alzai, seguendo il mio piccolo gruppo, assorta
nei miei pensieri, ma poco dopo un particolare attirò la mia attenzione.
Captai la scia di un umano, ma non fu quello a colpirmi,
essa era mischiata con un odore che mi sembrava famigliare, ma era troppo
ingarbugliato per capire.
Deviai all’improvviso, seguita subito dagli altri. «Ferma
Bree!». Urlò Carlisle provando ad avvicinarmi.
«No Carlisle! Ho sentito la scia di
Diego!». Risposi, prima che fraintendesse le mie
intenzioni.
Lo vidi annusare l’aria, concentrato. «E’
vero! Anche se… non so è mischiata con quella di qualche altro vampiro».
Esclamò Fred, venendomi vicino.
«Carlisle... Non sento il battito di nessun cuore umano».
Aggiunse Esme.
Sorrisi. Correvo alla mia massima velocità, ne ero convinta:
presto si sarebbe risolto tutto, avrei riabbracciato l’uomo che amavo ed il puzzle della nostra vita si sarebbe ricomposto alla
perfezione.
«Bree rallenta e corri dietro ad Esme e me… Anche tu Fred,
non vogliamo correre inutili rischi». Dovetti dare fondo a tutto il mio
autocontrollo per ubbidire al suo ordine, ma non avevo altra scelta, se non
l’avessi ascoltato mi avrebbe fermata.
Lasciai che mi superassero e Fred mi fece un cenno con la
testa, cime a dire: “ci siamo Bree”.
L’odore si stava facendo sempre più forte, ed ora potevo chiaramente distinguere tutte le scie e quella
del sangue umano, era la più persistente.
Sentii la gola incendiarsi, ma deglutii la boccata di
veleno, ero lì per Diego, solo ed esclusivamente per lui.
I due Cullen arrestarono improvvisamente la loro corsa,
allargando le braccia, come a volerci tenere distanti da quella situazione.
Mi fermai, guardando oltre a loro e quel che vidi mi
agghiacciò. C’erano tre vampiri, chini ognuno sul suo corpo, erano tre poveri
escursionisti che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Si accorsero della nostra presenza ed
in contemporanea, alzarono il capo ringhiando e fu in quel momento che i miei
occhi incontrarono quelli scarlatti del mio compagno.
Scopriva i denti sporchi di sangue, non c’era più traccia di
umanità in lui, era spietato, un assassino perfetto.
Passai sotto la barriera creata da Esme e Carlisle, non
credendo ai miei occhi, non accettando quello che stava succedendo.
«Diego…». Lo chiamai debolmente, con la voce tremante.
Lui sgranò gli occhi, incredulo quasi quanto me. Per un
attimo potei vedere lo sguardo del quale mi ero innamorata, ma non durò più di
una frazione di secondo.
Anche Fred avanzò, non servì aggiungere altro, i due amici
si osservarono senza spiccicare parola.
«Felice di vedere che sei ancora vivo». Osservò Diego.
La sua voce mi fece rabbrividire, fredda incolore… dov’era
finito il tono dolce che ricordavo?
«Che hai fatto?». Domandai, lasciando uscire un singhiozzo
dalla mia bocca.
«Mi sono creato una famiglia, non era quello che volevi?».
Rispose arrogante.
Osservai gli altri due vampiri, un maschio ed una femmina.
«Oh tesoro, non mi presenti?». La vampira si avvicinò a
Diego.
Era alta quasi quanto lui, merito anche dei vertiginosi
tacchi che portava. Il corpo statuario avvolto in un impeccabile vestito di
seta azzurra, i lunghi capelli neri le sfioravano i fianchi e le sue dita
affusolate, erano posate sul collo del mio compagno o meglio, di quello che era il mio compagno.
Si scambiarono un bacio profondo,
carico di violenza, nulla a che vedere con quelli che un tempo ci eravamo
scambiati noi.
Non c’erano parole per descrivere il dolore intenso che quel
bacio mi stava provocando, era come se ogni centimetro del mio corpo stesse
bruciando tra le fiamme, lentamente, era peggio di
quello che avevo dovuto sopportare durante la trasformazione.
«Ehm! Visto che
ora sono impegnati, ci penso io… lei è mia sorella Adelaide ed io sono Ted,
siete amici di Diego?». L’altro vampiro avanzò, interrompendo le effusioni che
i due si stavano scambiando.
Strinsi le labbra ed i pugni lungo
i fianchi, a quanto pareva stava più che bene e aveva preso la sua decisione.
«Mi hai deluso Diego, non ti facevo così pezzente». Osservò
Fred ad alta voce.
Lui non rispose, né mi guardò negli occhi mentre io, tenevo
il mio sguardo fisso su di lui.
Esme e Carlisle non sapevano come comportarsi ed il silenzio improvviso che calò non aiutò per niente la
situazione.
Non potevo sopportare oltre, mi voltai e ritornai a correre
dalla parte opposta alla loro, sentii gli altri seguirmi ma Diego, non mosse
nemmeno un muscolo, non sussurrò niente.
Serrai gli occhi cercando di eliminare quell’orrenda
immagine dalla mia mente, quell’orrendo mostro che era
diventato, non era lui che amavo, non più.
Ora non avevo davvero più nulla per cui vivere, la mia
eternità sarebbe stata vuota, così come il mio cuore.