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Autore: elyxyz    04/10/2010    33 recensioni
“Gaius! Aspettate! Cosa...?” esclamò il mago, squadrandolo come se fosse impazzito.
L’uomo ricambiò lo sguardo. “Perdonate l’ardire, ma... potrei sapere chi siete?”
“Sono
io!” sbottò allora, allargando le braccia “Gaius! Che scherzo è mai questo?!” domandò retorico, battendosi il petto. “Non mi ricono-” Merlin boccheggiò incredulo, accorgendosi di colpo del florido seno che stava toccando, e lanciò un gridolino terrorizzato. Fu per istinto che raccattò il lenzuolo e si coprì alla bell’e meglio.
Gaius se ne stava sull’uscio, sbigottito anche lui.
“Merlin?” bisbigliò alla fine, come se dirlo ad alta voce fosse davvero
troppo.
“Sì, sono io!” pigolò l’altro. “O almeno credo!”
“Che diamine ti ha fatto Ardof?!” l’interrogò l’archiatra.
(...) Merlin si coprì gli occhi con le mani, mugolando. “Come spiegherò questo ad Arthur?”
[Arthur x Merlin, of course!]
NB: nel cap. 80 è presente una TRASFORMAZIONE TEMPORANEA IN ANIMALE (Arthur!aquila) e può essere letto come one-shot nel caso in cui vi interessi questo genere di storie.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
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Note: Il seguente scritto inizia a contenere lievi (e confusi XD) riferimenti slash; più avanti si avrà lo slash più definito

Note: Il seguente scritto inizia a contenere lievi (e confusi XD) riferimenti slash; più avanti si avrà lo slash più definito.

 

Riassunto: Merlin è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito dall’incantesimo del malvagio Ardof, il nostro mago farà i conti con una sconvolgente novità: egli si risveglia trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché non troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle scuse plausibili e prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come riuscirà a conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si evolverà il suo rapporto con Arthur?

 

 

Grazie di tutte le recensioni ricevute. *inchin* Spero che la storia rimanga all’altezza delle vostre aspettative!

Vorrei dedicarla a quelle persone che hanno recensito il precedente capitolo:

Archangel 06, Tao, miticabenny, saisai_girl, Orchidea Rosa, Friducita, Tempest_the_Avatar, elfin emrys, Dasey91, Yuki Eiri Sensei, bilancina92, _AZRAEL_, Aleinad, chibimayu, _Saruwatari_, GiuLy93, GiulyB, damis, sushiprecotto_chan, mindyxx, angela90, Rozalia e Benzina.

E a quanti commenteranno (SE vi va di recensire anche dei capitoli più indietro di questo, il vostro parere non andrà perduto!).
Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She

 

(l’Essenza dentro l’Apparenza)

 

 

 

Capitolo XXVIII           

 

 

Appena superate le sentinelle di guardia davanti gli appartamenti dell’erede al trono, Merlin si coprì il viso con le mani, trattenendo a stento cocenti lacrime di vergogna.

Dio!, era sembrato una donnicciola isterica. Chissà che grasse risate si era fatto l’Asino alle sue spalle!, si biasimò, desideroso di sprofondare fin nelle viscere della Terra.

 

Linette?” si sentì chiamare a quel punto e sussultò, incrociando lo sguardo preoccupato di Gwen.

 

“Ti senti bene?” le domandò, accostandosi a lei, angustiata dal suo lividore spettrale.

 

“Io… non molto, a dire il vero…” ammise, strofinandosi il viso in un gesto di impotenza. “Devo sdraiarmi un po’.”

 

“Ma… dove stavi andando?” le chiese.

 

“A casa.” Rispose, sentendo l’emicrania e il dolore al ventre ritornare. “Il principe mi ha dispensata dai miei doveri.”

 

“Vieni, ti accompagno…” si offrì l’altra, prendendola sottobraccio.

 

Arrivate alla dimora del medico di corte, scoprirono purtroppo che Gaius era uscito per compiere delle visite nella città bassa – così diceva il messaggio sul tavolo – e che non sarebbe rientrato prima di sera.

 

“Per favore, Gwen, prendimi dell’Agnocasto dall’armadietto dei medicinali!” la supplicò il mago, stendendosi nello stesso punto dov’era collassato ore prima.

 

“Io, ehm…” tentennò l’altra, torturandosi le mani. “Non so leggere, Linette.” Ammise, imbarazzata.

 

Merlin, che se l’era dimenticato, cercò di farle superare il disagio chiedendole di attingere dell’acqua calda da sopra il fuoco ed egli si sollevò dal letto per cercare il medicinale da sé.

 

Dopo averlo bevuto, si riadagiò sulla branda, mugolando.

 

“Un panno caldo può aiutare…” le suggerì Guinevere a quel punto e, senza aspettare il consenso, armeggiò su dei canovacci che venivano usati per asciugarsi le mani. “E ti do un altro consiglio” riprese, porgendo all’amica una pezza bollente. “Dovresti allentare i lacci del corsetto, così il seno ti farà meno male.”

 

Il mago la scrutò come se parlasse una strana lingua.

 

“Sono sempre così dolorose, le tue cose?” s’interessò Gwen, accoccolatasi su una seggiola accanto a lui.

 

E Merlin avrebbe tanto, tanto voluto che lei non iniziasse quel discorso ‘da ragazze’.

Arrossendo inesorabilmente, pensò quasi di sprofondare sotto le coperte e di fingere un impellente bisogno di dormire – anche se nessuno si sarebbe mai addormentato, con tutto quel dolore, se non per sfinimento.

 

Egli si limitò ad una smorfia che non era né un sì né un no, ma incredibilmente bastò.

 

“Anche Lady Morgana soffre sempre tanto, poverina.” Le confidò la serva.

 

Oh, no. Per carità, no! Gemette lo stregone.

 

“Ed è per questo che giovedì scorso la Riunione di Ricamo è saltata, sai?” continuò l’altra, imperterrita. “La mia signora è costretta a starsene a letto, perché-”

 

Gweeennn…” latrò il mago, disperato, interrompendola.

 

“Sì?”

 

“Dell’acqua, ti prego. Dammi dell’acqua.” La supplicò, per distrarla da quei discorsi vergognosamente riservati.

 

E Guinevere si alzò prontamente, alla ricerca di un bicchiere e di una brocca per farlo dissetare.

Quando tornò ad accomodarsi, tuttavia, ella riprese, impietosa, esattamente dal punto in cui aveva interrotto.

 

“Sai? Lei tenderebbe ad avere delle-”

 

Gweeennn…” mugghiò nuovamente Merlin, angosciato, arrestando il flusso delle sue parole.

 

Mh? Dimmi, mia cara…” la sollecitò allora.

 

“Dell’altra acqua…” la scongiurò, col primo pensiero che ebbe in testa.

 

“Ma hai appena bevuto!” disapprovò l’altra. “Ti farà star male!”

 

Merlin si lasciò sfuggire un gemito di dolore, zittendo le proteste dell’amica.

 

“Se proprio vuoi, te la porto…” si offrì, compassionevole.

 

Lo stregone, tuttavia, cambiò idea con l’ultimo barlume di buonsenso che gli restava e, già che c’era, le disse ciò che pensava.

“Non voglio sapere degli affari privati di Lady Morgana!” ansimò, appallottolandosi su se stesso per bloccare un crampo.

 

“Oh, certo!” rispose Gwen, senza scomporsi. “L’avevo capito che sei timida! Ma io e la mia padrona parliamo di tutto! Lei non si offenderà se te lo rivelo!”

 

“Ma io non vo-” egli si arrestò di colpo, stordito da una fitta al capo.

 

Linette!” s’impensierì l’altra.

 

“Emicrania.” Biascicò solo, coprendosi il viso con le mani e, in un impeto di sconforto, senza volerlo, si mise a singhiozzare.

 

“Ehi…” la voce gentile della fanciulla accanto a sé non servì a molto.

 

Il sollievo però giunse con una pezzuola inumidita che si ritrovò sugli occhi e sulla fronte.

 

Gra-grazie…” balbettò, imbarazzato. “Mi sento uno schifo.” Le confidò. “Non mi riconosco più.”

 

“Oh, suvvia!” minimizzò l’altra, “Non è mica la tua prima volta!” la rassicurò, battendole affettuosamente una mano sul braccio.

 

Merlin gliela afferrò a tentoni, per istinto, e strinse i denti. Avrebbe voluto dirle che sì, invece, per lui era la prima volta e che non era preparato a tutto quello.

 

“Capisco che sei lontana da casa, Linette, ma abbiamo comprato tutto quello che ti serve al mercato, ricordi?” le rammentò. E, senza attendere replica, continuò. “Tu pensa! La prima volta che ho avuto le mie cose è stato invece un trauma! Mia madre era già morta, a quel tempo, e mio padre – pace all’anima sua – non si sarebbe mai sognato di informarmi di certe faccende.

 

“Ma allora… come…?” si ritrovò a chiederle.

 

“E’ stata una vicina di casa a spiegarmi ‘i fatti della vita’, come li chiamava lei.” Le confessò. “Era una cara signora che non aveva avuto figli, e che mi voleva un gran bene…

 

“E’ stata gentile con te…” considerò.

 

Gwen sorrise.

“Sì, molto.” Confermò. “E sai cosa mi preparava sempre, lei, le prime volte?”

 

Merlin scosse il capo in segno di diniego.

 

“Un bel brodo caldo!” le rivelò. “Scommetto che hai anche la nausea.”

 

“Un po’.” Ammise.

 

“Adesso facciamo così” propose, prendendo in mano le redini della situazione. “Tu, adesso, andrai a sdraiarti nella tua cameretta; penso che starai più comoda di là. E intanto io andrò nelle cucine a rimediare un po’ di minestra!” le spiegò, facendole l’occhiolino. “La signora Kate, la cuoca, è sempre generosa con le ragazze che sono indisposte…

 

“D’accordo.” Si rassegnò lo stregone, perché tanto quella branda gli spezzava la schiena più di quanto già non soffrisse.

Gwen lo aiutò a mettersi in piedi e a trascinarsi fino al suo letto.

 

“Linette?” la richiamò, prima che si sdraiasse.

 

Mh?”

 

“Ma non hai indossato le garze d’ovatta?”

 

Quali garze d’ovatta?, si chiese egli, dubbioso.

“No, perché avrei dovu-

 

“La tua gonna è… macchiata…” le appuntò.

 

“La mia… cosa?!” Merlin si chinò a guardare e inorridì. “Oddio, oddio…” farfugliò, sentendosi mancare. “Sto morendo!”

 

E invece svenne.

 

 

***

 

 

Quando Merlin riprese conoscenza, c’era Gaius al suo capezzale.

“Io… credo che…” farfugliò il giovane, confuso.

 

“Hai quasi fatto morire Gwen di paura!” la informò il vecchio medico, per prima cosa.

 

“Oh, cielo!” gemette il mago, dispiaciuto. “I-io…”

 

“Per fortuna che stavo rientrando, altrimenti avrebbe richiamato l’intera Guardia Reale, con le sue urla!”

 

E il ragazzo, immaginandosi la scena, impallidì.

 

“Come ti senti?” s’interessò il guaritore, con spirito clinico.

 

“Scombussolato.” Ammise l’altro, a disagio, strofinandosi la fronte. “Ma il dolore è diminuito.” Ammise.

 

“Bene.” Affermò il vecchio. “Ti va di mangiare?” gli suggerì. “C’è del brodo arrivato dalle cucine per te.” Lo informò. “La sguattera che me l’ha consegnato farfugliava qualcosa, su una strana usanza, che non ho ben capito.”

 

Merlin pensò alla gentilezza di Guinevere e, in cuor suo, la ringraziò. Ma si rannuvolò subito dopo, pensando allo spavento che le aveva arrecato.

“Devo andare da Gwen, per…”

 

“Ho già chiarito con lei, non temere.” Lo precedette il mentore, risollevandosi dallo sgabello. “Non ti farà domande.”

 

“Grazie.” Rispose egli, imitandolo nello spostare le coltri per alzarsi dal letto. In quel momento si accorse di non indossare più gli abiti di prima.

 

Gwen ha insistito per cambiarti.” Lo informò laconico, precedendolo verso l’uscita. “Ah, Merlin?” lo richiamò però, girandosi verso il suo discepolo. “Dubito che tua madre ti abbia mai fatto certi discorsi da donne, ma mi trovo costretto a sopperire a tale mancanza.” Lo avvertì.

 

Il ragazzo sussultò, intuendo dove l’altro sarebbe andato a parare.

 

“Preparati, perché stasera faremo un bella chiacchierata sui fatti della vita!” lo avvisò, stiracchiando le labbra in un ironico sorriso. “Così la prossima volta studierai tutti i manuali di Anatomia che ti ho dato, e non solo i libri di magia!” lo rimproverò.

 

 

***

 

 

Allorché Merlin si risvegliò, il mattino dopo, realizzò con sollievo che il peggio sembrava passato.

Certo, permaneva un leggero malessere, si sentiva ancora sottosopra e vagamente fragile a livello emotivo, ma non era niente in confronto a ciò che aveva provato il giorno prima.

Si sarebbe fatto dare da Gaius un altro po’ di brodaglia che lo avrebbe rimesso in sesto e sarebbe stato pronto a compiere i suoi doveri quotidiani per l’altra metà della sua medaglia.

 

Egli tuttavia arrossì vergognosamente, rammentando la lezione che il mentore gli aveva propinato prima di andare a letto, e si era ripromesso di studiare – da quel momento in poi – ogni cosa che il suo maestro gli avrebbe messo sotto al naso, per non incappare mai più in simili guai.

 

Aprendo gli scuri della sua stanza, respirò a pieni polmoni l’aria fresca dell’alba e si vestì in fretta – grato di avere la scusa giusta per poter indossare i propri pantaloni, con cui sentirsi più a suo agio, soprattutto in quel frangente – e si diresse a fare una veloce colazione, perché rammentava che, per quella mattina, lui e il principe avevano in programma una battuta di caccia; la prima dopo otto giorni, visto che Thomas e Ghillier avevano mandato a monte il loro precedente tentativo, sei giorni addietro.

L’Asino Reale sarebbe stato impaziente, ne era certo! meditò tra sé, sorridendo.

 

Quando, tuttavia, andò a destare il Nobile Babbeo, lo stregone trovò gli appartamenti reali stranamente vuoti.

Chiedendo informazioni alla sentinella di guardia in corridoio, Linette si sentì dire che il principe era uscito dalla sua camera giusto pochi minuti prima che lei arrivasse.

 

Richiamato dal vociare nel cortile, il mago sbirciò allora dalla finestra e si accorse che Arthur stava uscendo dalle stalle giusto in quel momento, conversando con un palafreniere che conduceva il suo stallone per le redini.

 

Merlin decise perciò di rincorrerlo, sorpreso da quell’atteggiamento.

Ma che diavolo combinava quella testa di legno?, si chiese, mentre si affrettava giù per le scale del castello e lo zaino, con le vivande per il pranzo, gli sbatacchiava sulla schiena.

 

Quando lo raggiunse, il servo si chinò in avanti, puntellandosi sulle ginocchia, per riprendere fiato.

 

L’erede al trono si stupì alquanto di trovarsi davanti la sua valletta, vestita di tutto punto per andare a caccia.

Linette!” la richiamò, perplesso. “Che diamine ci fai, qui?” volle sapere.

 

Fu solo allora che lo stregone si accorse della presenza di Sir Leon e Sir Duncan e delle rispettive cavalcature, in un angolo della piazza, in attesa.

 

“Sire, ma non dovevamo…?” Merlin gli lanciò uno sguardo incerto, inumidendosi le labbra nervosamente. “… Cacciare?”

 

“Non pensavo che…” iniziò egli, sconcertato. “Insomma! Stavi male!” la apostrofò, senza sapere bene che dire. “E… accidenti!” tentennò, a disagio. “Credevo avessi capito che eri dispensata anche da questo!” indicò con la testa i due nobili che aspettavano a debita distanza. “E così mi sono riorganizzato.”

 

La faccia dispiaciuta di Lin lo fece sentire terribilmente in colpa.

 

“Buona caccia, allora.” Bisbigliò lei, con gli occhi lucidi, facendo dietro-front. E corse dentro il laboratorio di Gaius, senza aspettare risposta.

 

Il giovane Pendragon imprecò a mezza voce, però in quel momento non poteva rincorrerla o avrebbe dovuto dare troppe spiegazioni ai suoi cavalieri.

Ma avrebbe chiarito al suo ritorno, si ripromise.

 

 

***

 

 

In realtà, al suo ritorno, Arthur non si era scusato con lei. E non lo fece neppure nei giorni seguenti.

 

Mentre si recava nel bosco, seguito dai suoi uomini, ci aveva riflettuto parecchio e credeva di essersi comportato correttamente nei riguardi della sua serva. Perciò non aveva nulla da biasimarsi.

 

Con che coraggio lei osava sfoderare quello sguardo ferito, come se si fosse sentita tradita da lui?

Loro due non avevano alcun accordo formale che prevedesse l’esclusiva delle sortite venatorie, e – se anche Linette lo avesse avuto, per assurdo – lui era il principe, dannazione!, e poteva fare ciò che voleva e uscire a caccia con chi più gli aggradava, senza dover rendere conto a nessuno, al di fuori del re!

 

Questa convinzione, tuttavia, non lo rinfrancò minimamente; e quella sera egli era rientrato al castello di malumore, benché con un considerevole bottino.

 

Sir Leon e Sir Duncan, infatti, avevano realizzato i suoi comandi alla lettera, talvolta persino prevedendo i suoi desideri, anticipando le sue intenzioni e le sue mosse.

Si erano dimostrati efficienti e solerti, soddisfacendo ogni sua velleità venatoria, perché erano ottimi ed esperti cacciatori.

Per tutto il tempo, avevano eseguito ogni suo minimo ordine senza fiatare.

 

Arthur era certo che, se avesse chiesto loro di improvvisare, intonando una Ballata una Carola o una Farandola –, l’avrebbero fatto senza batter ciglio. Ma questo l’aveva reso ancor più insoddisfatto e insofferente. E… in fondo… lui lo sapeva, il perché.

 

Nessuno aveva fatto scappare le prede, producendo rumori molesti nei momenti meno opportuni.

Nessuno era inciampato, ruzzolato, scivolato, rischiando di rompersi il collo o di travolgerlo nella caduta.

Nessuno aveva protestato sulle sue decisioni, sulla strada da prendere, o sull’ora in cui sfamarsi per pranzo.

Tutto si era svolto in modo assolutamente regolare.

 

Una noia, insomma.

 

L’erede al trono sbuffò, infastidito, smontando dalla sella; consegnò il proprio purosangue allo stalliere e, mentre con un cenno del capo licenziava i suoi accompagnatori, decise che avrebbe fatto finta di nulla, aspettando che le cose tornassero normali per Linette, e poi avrebbero ripreso a cacciare insieme, come in quell’ultimo periodo – ma senza partorienti, incontri clandestini nelle stalle e fastidiose indisposizioni a guastare i loro piani.

 

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3

 

Note: Non so voi, ma vedere l’invincibile eroe Merlin piegato dal ciclo me lo fa sentire più… umano.

So di esser stata cattiva con lui, ma il menarca è un trauma per tutte, figurarsi per questo povero, ignaro ragazzo! Dannati ormoni, eh? XD

 

Sembra una sciocchezza, ma a me la cosa della minestra piace molto.

Esprime un tipo di sorellanza diversa da quella delle Lezioni di Ricamo, ma comunque presente e forte tra le donne di Camelot.

 

Gwen chiama gli assorbenti ‘garze d’ovatta’ anche se sarebbe stato più corretto chiamarle ‘panno di cotone o di lino’ perché appunto erano costituiti da dei ritagli di questi materiali, che dopo il loro utilizzo (e frequente cambio) venivano lavati e riusati.

Interessante sapere che già allora, per sterilizzarli, adoperavano l’acqua bollente e il vapore, cosa che è rimasta fino al tempo delle nostre nonne.

 

La Ballata è detta anche ‘canzone da ballo’ ed è un componimento che riunisce canto e danza. Essa ha origini antichissime; ma la Ballata, propriamente detta, è di genesi medievale.

 

Una Carola (in cui si balla, si canta e si suona) o una Farandola sono anch’esse delle danze medievali.

 

La Vitex agnus-castus (Agnocasto) appartiene alla famiglia delle Verbenaceae e serve a combattere la sindrome pre-mestruale, sin dall’antichità.

 

 

Precisazioni al capitolo precedente e domande varie: (a random)

- Sì, Merlin si rigira Arthur come vuole e l’Asino ci casca sempre! *w*

- E così… voi dite che il principe la voglia scura ce l’ha? Ah! Solo chi seguirà la fic lo scoprirà! ^__=

- Riguardo al ciclo di Merlin… Temevo che avrei scatenato questo! XD

Alla fine dovrò aprire una rubrica “La posta e le cose di Linette: racconta anche tu la tua esperienza!” così potreste sbizzarrirvi nei vostri racconti e ricordi… ^__=

- Mi dispiace se rimarrete deluse dalla mancanza del “discorsetto” di Gaius sui ‘fatti della vita’, forse l’anticipazione è stata fuorviante in tal senso; ho notato che eravate curiose di leggerlo, ma non avevo preventivato di scriverlo, per evitare a Merlin (e al lettore) un confronto tragicamente imbarazzante su anatomia femminile, conoscenze mediche, costumanze e false credenze del tempo.

- Ah, io ho detto solo che un corteggiatore arriverà a tempo debito, non ho detto presto! XD

- Siete sadiche!… come fate a divertirvi leggendo del povero Merlin che soffre?? Buawahaha… per fortuna c’è ancora qualcuna che prova pena per lui…

- Per lui è molto peggio di tutto quello che ha passato finora, perché non è abituato! (in realtà, la soglia del dolore nelle femmine è stata tarata da Madre Natura ben più alta rispetto a quella dei maschi, altrimenti moriremmo di dolore durante il parto…)

 

 

Eccovi l’anticipazione del prossimo capitolo:

 

Erano trascorsi ormai quaranta giorni dalla partenza di Merlin e il principe cominciava a non farsi bastare più le ragionevoli scuse che Linette gli propinava.

“Ma tuo cugino non dà notizie?!” sbottava di frequente, di punto in bianco, aspettandosi da lei una risposta che non sarebbe arrivata.

 

 

Un grazie anche a Rosalie_, bilancina92, e Fix89thebest (c’è un problema con la recensione del cap 27, oppure ho frainteso le tue parole in quella del 26°?) per i commenti agli arretrati^^

 

 

Un’ultima cosa:

Un grazie enorme a chi ha letto e commentato l’altra mia fic di Merlin “Hurt Lookspoiler episodio 3x03. E un grazie di cuore a chi commenterà.

 

 

 

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Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

 

   
 
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